L'Italia nella foto dell'Eurispes: un paese spaccato in due


Una polarità sempre più spinta tra ricchi e poveri. Tra Nord e Sud, legalità e illegalità, economia visibile e "sommerso". Un Italia senza grigi, ma tutta bianco e nero quella del Rapporto Eurispes 2003.
di Andrea Criscenti

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MILANO - Bianco e nero. Ricco e povero. Nascosto e palese. Legale e illegale. La fotografia dell’Italia di inizio millennio ha i caratteri della contraddizione. A cominciare da una incolmabile distanza che separa “l’Italia della vita comune” dalle strutture, politiche, economiche, sociali, che ne dovrebbero dare rappresentanza.

E’ questa la tesi che fa da sfondo al Rapporto Italia 2003 elaborato dall’Eurispes. “Mai come adesso invece ci sono due Italie, separate come forse non lo sono mai state: l’Italia della gente comune afflitta dalle ansie quotidiane, ma non per questo priva di vitalità, e l’Italia della politica che non riesce più a nascondere con le zuffe e le grida l’incapacità di elaborare un progetto per guidare il Paese”, spiega una nota introduttiva dell’Istituto di ricerca.

E’ un’analisi politica, per un verso, centrata sull’idea di un mondo politico, in senso ampio, immobile e incapace di raccogliere e interpretare le spinte più profonde della società attiva. Ma non c’è solo questo collaudato binomio “Palazzo”-“Paese”.

L’ambito del “nascosto” va molto al di là del problema della rappresentanza politica. Ne è esempio l’assoluta rilevanza che rappresenta in Italia il mondo del “sommerso”. Una vera caratteristica del nostro paese, secondo la ricerca. Tanto che l’Eurispes arriva a riformulare la celebre definizione degli italiani con un significativo: “Popolo di poeti, santi, navigatori e ... contraffattori”.

Non si tratta di un permanere nel carattere italiano della nota arte di arrangiarsi. Il “sommerso” e “truccato” nell’economia italiana ha un peso molto rilevante. L’Eurispes stima che in Italia nel biennio 2002-2003, il peso del sommerso sul Pil ufficiale è oscillato intorno al 29-30%, per un valore stimato in 306.125 milioni di euro per il 2002 (quasi 593mila miliardi di lire) e 316.852 milioni di euro (oltre 613mila miliardi vecchie lire) per il 2003. In relazione al fenomeno si stimano 128.754 milioni di euro (più di 249mila miliardi di lire) evasi al fisco nell’anno 2002, mentre la previsione per il 2003 è di 129.680 milioni di euro (circa 252mila miliardi di lire). E accanto all’ambito del sommerso c’è quello del mercato delle contraffazioni, nel quale l’Italia ha un vero primato. Basti pensare che il “clone illegale” rappresenta un quarto del mercato musicale.

Non è invece una novità, nell’ambito delle contraddizioni tutte italiane, quella sulla ricchezza. Ma tuttavia sembra che si stia polarizzando in termini più consistenti del passato. Basti pensare che il 10 per cento delle famiglie più ricche – concentrate prevalentemente al Nord – detiene quasi la metà (il 47,1%!) della ricchezza netta complessiva.

Ciò che non cambia è invece l'antichissima distanza Nord-Sud. Ma in questo caso più che di un dualismo, si deve parlare di un'Italia a tre velocità: Nord, Sud e Centro. La distribuzione delle famiglie per classe di reddito e ripartizione geografica mostra chiaramente il diverso tenore di vita che caratterizza i cittadini residenti nelle 3 Italie. Ben il 19,9% delle famiglie settentrionali (la maggior parte di esse) ha un reddito superiore ai 40mila euro, contro il 13% delle famiglie residenti al Centro e appena il 7,1% di quelle meridionali. Per contro è il Sud d’Italia a registrare la più alta percentuale di famiglie aventi un reddito inferiore ai 5mila euro (il 6,7%, contro l’1,2% del Nord e Centro Italia).

Ma anche in questo caso interviene un dualismo: quello che spinge l'Italia da una parte verso l'Europa centro-settentrionale e dall'altra verso l'universo mediterraneo.

(31 GENNAIO 2003, ORE 11:05)