Dopo 19 mesi di cazzeggiamento con riforme "spezzatino", tipo falso in bilancio, rogatorie svizzere, legittimi sospetti, finalmente la Casa delle Libertà si occupa di noi cittadini, che siamo vessati da una giustizia lenta e farraginosa.

Una causa civile dura 10 anni minimo a causa della disorganizzazione dei tribunali e della scarsità di mezzi di cui i giudici dispongono.

Ecco come Berlusconi ha finalmente deciso di aiutare un pochino anche noi, dopo che ha tentato molto di aiutare Previti.

Penso che la prossima volta voterò anch'io Polo, ormai mi avete proprio convinto sul genuino disinteresse di Berlusconi e sul suo desiderio di riammodernamento.

Dai, finalmente avremo la giustizia che sognavamo tutti. L'avv. Pecorella sta lavorando sodo.

Il prossimo passo è passare dalla attuali 100 tasse a solo 8.

Avanti così, verso la Storia.

Corriere della Sera, 3.2.2003

Separazione delle carriere, immunità e commissione Sme: parte l’offensiva del Polo

Gargani: il disegno di legge del ministro Castelli è la prima cosa da approvare. Nel «pacchetto» anche la Procura federale lanciata da Pecorella



ROMA - L’ultima accelerazione risale a dicembre 2001: Berlusconi promise riforme in sei mesi anzichè in tre anni. Di mesi ne sono passati quattordici e per bocca dello stesso avvocato del premier, Gaetano Pecorella, nonchè presidente della commissione Giustizia della Camera, il centrodestra è riuscito ad approvare solo «riformicchie». Per la grande riforma la nuova promessa si chiama separazione delle carriere. Non più delle funzioni, o «dei ruoli», come una volta diceva lo stesso premier, come sta scritto nel disegno di legge del ministro della Giustizia, come per mesi il governo ha ritenuto di dover trattare con l’associazione dei magistrati. Alla luce dell’ennesimo scontro con le toghe è cambiato l’umore del centrodestra, vita e lavoro di giudici e pubblici ministeri si possono cambiare a colpi di maggioranza. Un percorso possibile lo traccia Giuseppe Gargani, responsabile giustizia di Forza Italia: «In Senato c’è il disegno di legge di Castelli ed è quella la prima cosa da approvare. Ma opportunamente integrata». In queste ore si studiano emendamenti e in testa alla lista c’è proprio una rigida separazione delle carriere. Primo punto: concorsi diversi per l’immissione in magistratura per giudici e pm. Altra correzione sulla scuola della magistratura, competente per formazione e aggiornamento delle toghe: non più presso la Cassazione, ma concepita come istituzione autonoma. Mentre sono giudicate irrinunciabili la fine della progressione automatica delle carriere dei magistrati e la temporaneità degli incarichi direttivi: la stessa poltrona non potrà essere conservata per più di quattro anni, rinnovabili solo una volta, e per non più di due anni.
Il secondo punto della riforma sarà l’applicazione del nuovo articolo 111 della Costituzione, quello sul giusto processo e sulla parità fra accusa e difesa. Nei mesi scorsi le proposte Anedda e Pittelli avevano prodotto polemiche prima ancora di essere discusse. In queste ore la squadra dei tecnici di Forza Italia sta esaminando, per ammissione di Gargani, «un fiume di ipotesi». Gargani non vuole sbilanciarsi, assicura che è prematuro formalizzare, ma una possibile modifica si impone: «Un termine preciso per indagare, per evitare che anche in futuro alcune Procure lo facciano all’infinito, tenendo aperti procedimenti praticamente sine die ».
In parallelo dovrà scorrere la modifica del regime delle immunità parlamentari. Congelare sino a fine legislatura i processi contro esponenti del governo, e dunque anche contro il premier, è ipotesi accarezzata in queste ore, insieme al ritorno tout court al regime delle immunità scritto dai padri costituenti e modificato dopo Tangentopoli. Nel primo caso potrebbe (ma non è certo) bastare una legge ordinaria, nel secondo occorre rivedere l’articolo 68 della Costituzione: dunque doppia lettura da parte del Parlamento e almeno un anno di tempo. Queste le ipotesi in campo, tutte avversate dai magistrati come dall’opposizione, anche se Gargani è certo che alla fine vincerà il dialogo: «Sono pronto a scommettere che riusciremo ad approvarle dialogando con l’Ulivo». Sembra una scommessa senza speranza, anche a giudicare dal resto delle proposte. Dalla procura federale lanciata da Pecorella, con a capo un magistrato nominato dal Parlamento (una procura con altre procure territoriali satelliti, con responsabili nominati a loro volta dai consigli regionali) a nuove commissioni parlamentari, in primo luogo sul caso Sme (il disegno di legge l’ha presentato proprio ieri l’azzurro Bettamio). Proprio il caso per il quale è imputato Silvio Berlusconi: «E’ ora - proclama una fetta di Casa delle Libertà - che si indaghi sulle mancate indagini, ovvero su Prodi, sul suo ruolo nella vendita della Sme».
Il clima è lo stesso di un anno fa, quando una mozione del centrodestra fu approvata dal Senato: conteneva una riforma della giustizia in 12 punti, compresi criteri di priorità per l’esercizio dell’azione penale, da fissare in Parlamento. Una delle tante proposte dirompenti che non hanno mai avuto seguito.

Marco Galluzzo