Il Nuovo
Corte dei Conti: basta con l'Italia "sprecona"
Duro discorso del procuratore generale all'apertura dell'anno giudiziario del massimo organo contabile dello Stato: Troppi sprechi, negligenze, sviste. Lo stato soffre, per evasione e sperperi.
ROMA -_ Sprechi, sprechi e ancora sprechi. In gran parte legati a un fenomeno che il Procuratore generale della Corte dei Conti Vincenzo Apicella definisce "nascente", ovvero l'evasione delle imposte da parte dei cosiddetti "grandi contribuenti". Evasione in aumento, dunque, e casse dello Stato sempre più in sofferenza. Anche perché, segnala Apicella, "Continuano ad essere denunciati sempre più numerosi casi di generico spreco delle risorse". E' una fotografia impietosa, insomma, quella che il Pg scatta in occasione dell'apertura, alla presenza del primo cittadino (e primo magistrato) d'Italia, Carlo Azeglio Ciampi, dell'anno giudiziario del massimo organo contabile dello Stato, la Corte dei Conti.
Una fotografia che ritrae l'Italia (già nota, in verità) degli sprechi e dei "nuovi furbi", senza addolcirne i contorni. Apicella elenca come in una litania: comportamenti colposi di dipendenti pubblici, gestioni fuori bilancio, amministrazione del demanio e del patrimonio e del personale, recupero dei crediti, gestione della sanità, fenomeni di risarcimento di danni e di somme non dovute e frodi comunitarie. Ce n'è abbastanza, insomma, _perché i più alti "ragionieri" dello stato lancino un vero e proprio allarme sulle finanze pubbliche. Troppi gli errori delle istituzioni. Troppe le pastoie burocratiche, che impediscono chiarezza nell'attribuzione delle competenze e nella gestione delle controversie. Un caso emblematico? Le pensioni. Apicella se la prende con la "doppia indennità integrativa" ovvero con gli stipendi comulati con la pensione di chi ha continuato a lavorare anche in età avanzata. La definisce un "danno erariale".
Così come stigmatizza_ "l'orientamento largamente maggioritario nell'attribuire rilevanza alla buona fede" di fronte al "recupero dell'indebito maturato"_dalle casse dei pensionati. Chi ha "avuto troppo" insomma, viene spesso riconosciuto "in buona fede"_ con la conseguenza "che i risultati del contenzioso evidenziano quasi sempre la soccombenza dell'amministrazione". Apicella non lo dice espressamente, ma il tutto significa una cosa sola: che lo Stato "paga" aumentando le sofferenze erariali.
Certo i dati sul lavoro della Corte dei Conti appaiono confortanti: sarebbero aumentati del 36 per cento, nel 2002, gli importi delle sentenze di condanna emesse dalle sezioni giuridizionali. Ma la situazione resta poco rosea. Apicella chiede l'adozione di "rimedi urgenti", soprattutto contro l'evasione. "Anche per un doveroso rispetto verso i cittadini che compiono fedelmente, e anche con sacrificio, i loro obblighi di contribuenti".
Ad ascoltare il grido di allarme_ ci sono i ministri Roberto Castelli, Giulio Tremonti, Girolamo Sirchia, Rocco Buttiglione ed Enrico La Loggia. E l'ultimo appello riguarda la divisione "federalista " e decentralizzata dello Stato. Apicella evita giudizi politici. Ma da buon "contabile" taglia corto: "Le spinte federaliste - dice - anche sotto l'aspetto finanziario contabile devono trovare un giusto e felice assetto solo nella tutela del non inconciliablile principio dell'unità nazionale".
(30 GENNAIO 2003, ORE 12.02)