sottotitolo: cronaca di un ennesimo abominio
(fate caso alle immagini che mostrano il garrulo berlusca che scodinzola in modo indegno e quasi smania per stendersi a mò di pelle di leone.....)
Il ministro della Difesa Usa incontra il premier italiano
e avvisa: "Con l'Iraq la diplomazia internazionale ha fallito"
Rumsfeld a palazzo Chigi
"Grazie all'Italia e a Berlusconi"
Martino: "Siamo sulla stessa posizione degli Usa"
ROMA - E' volato a Palazzo Chigi il segretario alla Difesa americano Donald Rumsfeld per certificare l'unità di intenti fra Italia e Stati Uniti nella crisi europea. Una unità di intenti che il ministro della Difesa Antonio Martino ha riassunto così: "L'amministrazione Usa e il governo italiano condividono la stessa posizione". Mentre il suo omologo americano ringraziava "l'Italia per il suo supporto alla lotta al terrorismo e Berlusconi per la sua leadership nella messa a punto del documento firmato da 8 paesi che hanno espresso la loro determinazione per il disarmo dell'Iraq. E' un segnale importante perché il mondo si convinca che l'Iraq si deve disarmare".
I due ministri della Difesa, dopo l'incontro fra Rumsfeld e Berlusconi, hanno tenuto una conferenza stampa. Sottolineati gli "eccellenti rapporti con Berlusconi", Rumsfeld ha tirato una riga sulle possibilità di una via diplomatica. "Abbiamo a che fare - dice Rumsfeld - con un regime che ha programmi chimici, biologici e nucleari, e li ha utilizzati contro la sua gente e contro i suoi vicini. Ha invaso due suoi vicini, e ha minacciato di destabilizzare vari suoi paesi vicini". E poi prosegue: "La domanda è: cosa possiamo fare? La risposta è: proviamo con la diplomazia, dodici anni, proviamo con le sanzioni economiche, almeno cinque anni, e poi intervento militare limitato e cooperazione. Ma ancora prima dell'ultima scelta, quella della guerra, dobbiamo contemplare che il non agire può essere ancora più devastante dell'agire". Da questo assunto segue la tesi: "La diplomazia internazionale ha fallito nel suo intento di disarmare il regime di Saddam Hussein". Martino, invece, confida ancora in una soluzione pacifica.
Anche se un Rumsfeld sempre più falco avverte l'Iraq: "Se dovesse usare le armi chimiche", ha detto il ministro di Bush "si pentirà di averlo fatto". "Saddam - ha spiegato - non può usare le armi chimiche da solo, deve usare la sua catena di comando e stiamo parlando con questi e spiegando loro che farebbero meglio a non usarle. Nel caso lo facessero si pentiranno di averlo fatto".
Quanto all'Italia Martino ha ribadito che ''una eventuale partecipazione militare italiana ad una guerra contro l'Iraq è una responsabilità collegiale del governo. Ma comunque è una cosa che deve passare per l'approvazione del Parlamento''. Anche se al momento per il ministro italiano "non è il caso di fare congetture su qualcosa che potrebbe o non potrebbe accadere".
Ma Martino vede in pericolo la credibilità dell'Onu. "Se Saddam Hussein - ha detto - dovesse disattendere anche la diciassettesima risoluzione dell'Onu sarebbe uno smacco per le Nazioni Unite che vedrebbero a rischio la loro credibilità". Però, il governo italiano, continua a ritenere necessaria una nuova risoluzione dell'Onu dopo il rapporto degli ispettori.
(7 febbraio 2003)