LETTURE LIBERALI
E LIBERTARIE
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Bibliografia liberale, liberista e libertaria di tutto quel che attiene o conviene del Liberalismo
1. Adam Smith - "La ricchezza delle nazioni" 12.90 € Libro non presente nel catalogo. - Libro - IBS - -
commento di Elendil
Nel maggio del 1776, più di duecento anni fa, si pubblicava La ricchezza delle nazioni, con cui Adam Smith fondava la moderna scienza economica: ancor prima del pieno dispiegarsi della rivoluzione industriale questo testo ha offerto alcune delle principali categorie di interpretazione della nascente società capitalistica (divisione del lavoro, definizione delle classi, valore-lavoro) e straordinarie intuizioni sulla società borghese e sul suo evolversi. Al di là di ogni intento celebrativo, va ancora oggi riconosciuta la assoluta attualità delle questioni teoriche e pratiche trattate da Smith nel suo imponente lavoro. Non c’è nessuna questione di teoria e di politica economica che non sia stata in qualche modo almeno impostata ne La ricchezza delle nazioni, tanto che tutti gli sviluppi successivi del pensiero economico si trovano, magari allo stato embrionale, compresenti in questo libro fondamentale.
2. Ludwig Von Mises - "Human Action" (1949)
A) Mises Institute edition free.pdf Human Action Homepage - Ludwig von Mises :: Free classics from the Mises Institute
B) se interessati Ronnie et altri hanno ebook integrale italiano UTET
C) è possibile il download italiano gratuito qui commento di LiberalemisesianoNon so se vi è capitato di leggere Human Action di Von Mises io me ne sono innamorato, ritengo che questo possa anzi debba essere considerato il pensiero liberale liberista classico, per antonomasia e secondo me più che mai attuale...ma dopo aver letto il celebre studioso mi sorge una domanda, che cosa mai vorrà dire liberalsocialismo????
3. Andrew Gamble “Friedrich A. Von Hayek” Il Mulino, Bologna 2005 19.50 € Friedrich A. von Hayek - Gamble Andrew - Il Mulino - Libro
Commento di Beppi
<<L’evoluzione delle idee ha le sue leggi specifiche e dipende in misura assai ampia da sviluppi che non siamo in grado di prevedere. Con questo intendo dire che io sto cercando di dare un certo indirizzo all’opinione pubblica, senza però presumere di essere in grado di prevedere quale sarà davvero l’indirizzo che essa prenderà>>. L’impredicibilità degli effetti inintenzionali delle azioni intenzionali è uno dei fondamenti dell’insegnamento di von Hayek. E’ lui stesso che ce lo ricorda nella sua autobiografia con questa frase che chiude il libro di Andrew Gamble. Di qui la non definitiva sconfitta del socialismo e il trionfo del liberalismo. L’eclissi del socialismo alla fine del secolo XX e in questi primi anni del secolo XXI può essere solo temporaneo ed un suo risveglio può ricevere linfa anche dal pensiero di von Hayek. Quindi i liberali non hanno vinto una volta per tutte. Anzi i conservatori potrebbero prendere il sopravvento in questi anni, in cui la sicurezza viene spesso, troppo spesso, preferita alla libertà. Conciliare libertà e responsabilità con l’altruismo e con la solidarietà, da un lato e con la sicurezza e l’autorità dall’altro è il compito dell’uomo moderno.
E’ significativo il destino del liberale von Hayek. Lui, antisocialista ed anticonservatore, si è posto come antagonista del liberale Keynes. Il confronto tra liberali, anzi come von Hayek sosteneva, tra liberali veri e quelli falsi ossia i razionalisti critici contro i costruttivisti è il vero nocciolo della lotta politica. Il liberale costruttivista, infatti, è facilmente preso a rimorchio dai socialisti e dai conservatori, mentre il conservatore ed il socialista se hanno una visione da razionalisti critici ben possono essere dalla parte dei liberali per modernizzare le istituzioni, il mercato e la società civile. (bl)
4. Francesco Giavazzi “Lobby d'Italia” Rizzoli, Milano 2005
Lobby d'Italia. L'Italia dei monopoli, delle corporazioni e dei privilegi. Di giornalisti, farmacisti, professori, banchieri, notai... Le storture di un Paese... - Giavazzi Francesco - Libro - IBS - BUR Biblioteca Univ. Rizzoli - Futuropassato
commento di Beppi
<<E’ difficile liberalizzare perché gli interessi potenzialmente colpiti dalle liberalizzazioni sono forti, e le loro lobby potentissime>>. Così constata l’autore a conclusione di questo breve e chiaro libretto che contiene soprattutto gli articoli recentemente comparsi sul Corriere della Sera.
Francesco Giavazzi insegna Economia politica all’Università “Luigi Bocconi” e al MIT. Ha rifiutato l’incarico di “ragioniere generale dello Stato” offertogli da Tremonti. Oggi se ne rammarica perché con la sua presenza, forse, i governi Berlusconi avrebbero fatto un po’ di politica liberista.
Porre al centro del confronto politico il “mercato” è il pallino dell’ex commissario UE Monti e questo libretto ne indica le ragioni e le difficoltà. E porre al centro la necessità delle liberalizzazioni dovrebbe essere primario per chi si adopera alla costruzione di un soggetto politico di liberali. Di qui la necessità dell’antagonismo nei confronti dei monopoli, delle corporazioni e dei privilegi, che costituiscono gli attuali poteri costituiti, o “poteri forti”. Giavazzi sostiene la difficoltà anche di piccole riforme come la vendita dell’aspirina nei supermercati osteggiata dalla forte lobby dei farmacisti. Non si può chiedere ai tacchini di festeggiare il Natale! Perciò il liberismo di un soggetto politico di liberali non potrà non renderlo antagonista e sovversivo dello status quo.
L’abolizione degli ordini professionali, come già auspicava il liberale Einaudi, dovrà essere un punto qualificante di una rivoluzione liberale che non potrà non essere anche liberista. (Ah, quanto male ha fatto al liberalismo Croce separando la teoria economica dalla teoria politica, quasi che l’una non fosse condizione necessaria, anche se non sufficiente, dell’altra!). Siccome i beneficiari saranno soprattutto i cittadini, dice Giavazzi, come fare a mobilitarli? E’ un problema che accomuna tutti coloro che vorrebbero porre fine al destino attuale che rende i cittadini prigionieri di se stessi. (bl)
5. John Stuart Mill "Saggio sulla Libertà" FREE: John Stuart Mill
Commento di Beppi
“Vi è un limite alla legittima interferenza dell’opinione collettiva sull’indipendenza individuale: e trovarlo, e difenderlo contro ogni abuso, è altrettanto indispensabile alla buona conduzione delle cose umane quanto la protezione dal dispotismo politico”. Lo scriveva Stuart Mill nel suo famosissimo saggio “On liberty” del 1859. Ci siamo trovati oggi, nel XXI secolo, nel bicentenario della nascita di questo grande liberale, di fronte ad una legge che proclamando il “dovere civico” del voto induce l’opinione collettiva ad interferire sull’indipendenza individuale considerando spregevoli coloro che, rivendicando il diritto di voto; invitano a disobbedire al dovere preteso dal potere politico. Il dovere, ossia l’obbligatorietà del voto è stato sempre richiesto da quei regimi politici che ritenevano formale la volontà popolare e che serviva solo a ratificare le scelte che i gerarchi avevano già compiuto per conto dei sudditi. Per questo l’invito a disobbedire alla pretesa del regime è stato un atto da liberali.
Il “Saggio sulla Libertà” contiene la denuncia del pericolo della “uniformità” della società civile e della “tirannia della maggioranza”. Il rimedio è la libertà di parola che è l’unica salvaguardia delle differenze delle opinioni. “Nella nostra epoca - scrive Mill - il semplice esempio di anticonformismo, il mero rifiuto di piegarsi alla consuetudine, è di per se stesso un servigio all’umanità. Proprio perché la tirannia dell’opinione è tale da rendere riprovevole l’eccentricità per infrangere l’oppressione è auspicabile che gli uomini siano eccentrici”. Quanto è simile ad una famosa esortazione di Pasolini questa frase. Pasolini esortava i radicali ad essere sempre “irriconoscibili”.
Per questo le istituzioni dovrebbero garantire la vita delle opinioni eccentriche. Per questo non sono liberali quelle istituzioni che, soffocando l’anticonformismo, lo rendono deplorevole.
“...il valore di uno stato è il valore degli individui che lo compongono...uno stato che rimpicciolisce i suoi uomini perché possano essere strumenti più docili nelle sue mani, anche se a fini benefici, scoprirà che con dei piccoli uomini non si possono compiere cose veramente grandi”.
De Ruggiero, nella sua storia del liberalismo europeo, giudicò il saggio di Mill “suggestivo, eppure manchevole, che si appiattisce a poco a poco, e lascia infine un’impressione di scontento e di vuoto. Sarà stato il suo hegelismo ed il suo storicismo a fargli avere questa impressione, invece, al sottoscritto, l’impressione di “vuoto e di scontento” lo danno le istituzioni e la società presente: l’eccentricità viene sempre deplorata. (bl)
(Aggiornamento di “Siate irriconoscibili” pubblicato da “Idea Liberale” n. 11, giugno-luglio 1998)
SOMMARIO: I. Introduzione – II. Della libertà di pensiero e discussione – III. Dell’individualità come elemento del bene comune – IV Dei limiti all’autorità della società sull’individuo – V. Applicazioni
6. AA. VV. “La teoria politica di Bruno Leoni” Rubettino, Soveria Mannelli (Cz) 2005
Commento di Beppi
Solo negli anni ’90 del secolo scorso ci si è resi conto dell’importanza del pensiero di Bruno Leoni. E dire che era lo studioso politico italiano più noto all’estero negli anni ’60. Infatti ricoprì l’incarico di segretario e presidente della Mont Pèlerin Society, il sodalizio culturale di liberali costituito da von Hayek. Solo nel 1995 l’editore Canovari (Liberilibri di Macerata) pubblicò in italiano “Freedom and the Law” che aveva visto la luce negli USA nel 1961. Grazie a Leonardo Morlino e a Raimondo Cubeddu il pensiero di questo studioso è stato portato alla conoscenza del grande pubblico. Se fosse stato conosciuto a suo tempo il liberalismo tricolore di tradizione moderata si sarebbe modernizzato da tempo. Prendiamo la diatriba tra liberalismo e liberismo che aveva messo l’uno contro l’altro Croce ed Einaudi, oppure il confronto tra liberali e liberals ed i rapporti tra diritto e mercato. Cubeddu nella introduzione al predetto testo di Leoni sottolinea che “la mitizzazione dello Stato come produttore di ordine tramite la legislazione e la pianificazione economico-sociale…è…uno dei temi sui quali Leoni si concentra, mostrandone le debolezze teoriche e i rischi politici…”. E negli anni ’60 la politica di piano e l’ipertrofia legislativa la facevano da padrone, mentre il normativismo positivista di influenza kelseniana-bobbiana influenzava grandemente anche il pensiero liberale.
Oggi il clima è più favorevole ad un liberalismo che sostenga la centralità del mercato e dell’interesse dei consumatori nonché la concezione dell’ordinamento giuridico volto a tutelare la libertà individuale. Liberale, liberista è libertario è il trinomio necessario per individuare questo liberalismo moderno e modernizzatore che può essere anche utile a quei socialisti che ritengono necessario coniugare la libertà politica con il mercato e la libertà individuale.
Il libro, curato da Antonio Masala e con una introduzione di Angelo Panebianco, raccoglie gli atti di un convegno tenutosi a Forlì il 28 e 29 marzo 2003 dedicato appunto alla teoria politica di Bruno Leoni. Cubeddu ricorda che l’idea del convegno venne a Mario Stoppino che voleva rendere onore al suo maestro. Purtroppo il convegno si è tenuto dopo la morte di Stoppino.
Cubeddu, concludendo il convegno, non può non constatare che a trentacinque anni dalla scomparsa, Leoni ha finalmente conquistato il posto che gli spetta tra i protagonisti della cultura politica e giuridica della seconda metà del Novecento e tra i massimi esponenti del liberalismo italiano. E chi scrive non può non considerare il pensiero di Bruno Leoni una delle “luci” cui affidarsi per l’azione politica, soprattutto in questo periodo in cui la domanda di “cose” liberali sembra non trovare una “offerta” soddisfacente. (bl)
7. Montesquieu "Lo spirito delle Leggi" UTET
Lo spirito delle leggi - Montesquieu Charles L. de - UTET - Libro
Commento di Beppi
Raymond Aron - in Francia si diceva che era meglio aver torto con Sartre che ragione con Aron - sostiene che lo scopo di Locke è quello di limitare il potere del re per cui se oltrepassa certi limiti il popolo ha il diritto di reagire, mentre quello di Montesquieu è l'equilibrio dei poteri, quale condizione della libertà politica.
Locke e Montesqiueu sono i padri del liberalismo moderno, per cui Aron giustamente fa risalire a loro l'origine del diritto alla rivoluzione se il potere abusa delle proprie prerogative e del principio per cui il potere deve essere limitato da altro potere, se si vuole salvaguardare la libertà individuale.
Scrive Montesquieu nel cap. 6° del libro XI <<Tutto sarebbe perduto se lo stesso uomo, o lo stesso corpo di maggiorenti, o di nobili, o di popolo esercitasse questi tre poteri: quello di fare leggi, quello di eseguire le decisioni pubbliche, e quello di giudicare i delitti o le controversie dei privati>>. Il principio dei pesi e dei contrappesi che deve dominare qualsiasi costituzione che ambisce a dirsi liberale, trova qui la sua fonte primaria.
E la commistione e confusione dei poteri, senza adeguate contromisure, è la radice della crisi dello stato moderno che si crede liberale, ma che è al massimo semplicemente democratico solo perché formalmente la sovranità appartiene al popolo.
La salvaguardia dei diritti individuali (civili, economici e sociali) è la caratteristica dello stato liberale, ma che può ben conciliarsi con la democrazia se la sovranità popolare rispetta il limite delle libertà individuali.
Quest'anno ricorrono duecentocinquant'anni dalla morte di Montesquieu, ed i temi sollevati dal filosofo francese, sono ancora d'attualità. (bl)
8. Oscar Giannino "Contro le tasse" Mondadori € 12
Prodotto non trovato - Libri - BOL.IT
commentoIl giornalista economico Oscar Giannino si inserisce nell'antico dibattito "contro le tasse", e tenta di dare alcune risposte attraverso una panoramica che parte dalle origini storiche della querelle e giunge fino a oggi. Nel mondo globalizzato di oggi è la concorrenza tra i diversi ordinamenti giuridico-fiscali che costringe i governi a studiare sempre nuove misure di intervento. In Italia si è provato a fare di tutto pur di arginare l'esplosione della pressione fiscale: Giannino analizza quindi l'esperienza degli ultimi quindici anni, durante l'alternanza di governi di centrodestra e centrosinistra, e dimostra che, senza un limite costituzionale al prelievo fiscale, il rischio di veder sorgere una mobilitazione civile permanente contro lo stato si fa sempre più probabile.
9. Ernesto Rossi "Il sillabo e dopo" Euro 14,46
Ernesto Rossi, Il sillabo e dopo
Commento di Aguas
Questo è un libro anticlericale. Lo hanno scritto otto pontefici: Pio IX, Leone XIII, Pio X, Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI.
«Io appartengo alla sparutissima schiera di coloro che credono ancora sia dovere di ogni uomo civile prendere la difesa dello Stato laico contro le ingerenze della Chiesa in Parlamento, nella scuola, nella pubblica amministrazione, e riten- gono che quest’obiettivo sia, nel nostro paese, più importante di qualsiasi altro – politico, giuridico o economico – in quanto il suo con- seguimento costituirebbe la premessa indispen- sabile per qualsiasi seria riforma di struttura: io sono, cioè, sulle posizioni di quello che la maggior parte degli esponenti della nostra sinistra democratica oggi definisce “vieto anticlericalismo” e “pregiudizio piccolo-borghese”.»
Ernesto Rossi, 8 dicembre 1964
10. Giuseppe Bedeschi “Storia del pensiero liberale” Laterza, Roma – Bari 2004 Storia del pensiero liberale - Bedeschi Giuseppe - Laterza - Libro
commento di Beppi
Questo libro del prof. Bedeschi, riedito per l’ennesima volta, fa comprendere quanto le idee liberali ci sono familiari. Pur dicendoci liberali , però, è l’azione liberale quella che manca. E’ facili dirsi, ma è difficile essere liberali. Infatti non si sanno coltivare le virtù del dubbio e della tolleranza. Dubbio sulle proprie convinzioni e tolleranza, conseguente, nei confronti delle convinzioni altrui. E’ una prassi difficile da praticare di qui la necessità di un comportamento umile che vorremmo attuato anche da coloro che da anni si dicono liberali ma che non hanno saputo (o potuto) contribuire a rendere liberale l’Italia postfascista.
Comunque il libro del prof. Bedeschi, pur tra diverse “dimenticanze” (ma è inevitabile: il pensiero liberale non è unico. Di liberalismi ve ne sono diversi: se ne era accorto anche De Ruggiero negli anni ’30 dello scorso secolo!), è utile per rintracciare le radici di un pensiero che si fonda soprattutto sulle libertà individuali e sulle limitazioni del Potere. E’ questo il minimo comun denominatore che dovrebbe tenere uniti moderati e radicali, riformisti e riformatori cui l’Italia così com’è non piace. Di qui la necessità di un programma politico di modernizzazione delle istituzioni, del mercato e della società civile. Ossia realizzare la rivoluzione liberale. (bl)
11. Nicola Matteucci "Liberalismo" Il Mulino, Bologna 2005
Il liberalismo - Matteucci Nicola - Il Mulino - Libro
commento di Beppi
Devo agli scritti del prof. Nicola Matteucci se ho avuto la consapevolezza che il liberalismo, come teoria politica, non era affatto superata dal socialismo, al contrario di quanto allora appariva.
Nei primi anni ’70 dello scorso secolo, Nicola Matteucci tenne a Sirmione una corposa relazione che poi fu raccolta in un bel libro “Il liberalismo in un mondo in trasformazione” edito da Il Mulino. Lessi la relazione su “Biblioteca della libertà”, la bella rivista del “Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi”, di Torino. Nel 1992 la casa editrice, ripubblicando quella relazione, la faceva precedere e seguire da altri due scritti di Matteucci: “Ridefinire il liberalismo” e la “Rinascita del liberalismo”. L’agile volumetto che viene qui segnalato comprende proprio questi due scritti.
Matteucci esclude che il liberalismo possa essere considerato solo una ideologia in quanto esso è una teoria politica in quanto <<[…] è un criterio direttivo per la prassi politica […] non ha un interprete ufficiale ed ogni definizione nasce […] nel dialogo fra coloro che si sentono appartenenti a questa tradizione politica. Per questo il liberalismo è una concezione politica “aperta”[…]>>
Inoltre <<[…] il liberalismo […] rientra nella grande tradizione della “filosofia pratica”, la quale non cerca la “verità” ma la soluzione pratica di un problema pratico o, più in generale, la fondazione dell’ordine politico liberale […]>>. Perciò << […] la “forma” politica del liberalismo […] resta il governo limitato, il quale soltanto può consentire […] quell’ordine autonomo e spontaneo che nasce dalla libera interazione degli individui. Proprio per questo il liberalismo non può non rivendicare di continuo – contro vecchie e nuove minacce – i diritti dell’individuo […]>>.
Il liberalismo, afferma Matteucci si è dimostrato vitale in passato proprio come “risposta a sfida” ed oggi le sfide sono diverse. Infatti oggi <<[…] le prassi politiche neocorporate, in atto […] in molti paesi, fanno pendere la bilancia dalla parte dell’autorità e non da quella della libertà […]>>.
Di qui la sfida contemporanea al conservatorismo, almeno nel nostro paese ove le lobby corporative dettano sia l’agenda che le soluzioni politiche, con danni a carico dei cittadini senza potere.
Se nella seconda parte del XX secolo in Italia abbiamo avuto più pensatori liberali che al tempo di Croce ed Einaudi, un merito deve essere riconosciuto al prof. Nicola Matteucci. (bl)
12. Raimondo Cubeddu “Margini del Liberalismo”, Rubettino, Soveria Mannelli (Cz) 2003 Margini del liberalismo - Cubeddu Raimondo - Rubbettino - Libro
commento di Beppi
E’ un libro che consiglierei a coloro che si credono “autentici liberali”. Cubeddu sottolinea coloro che, secondo lui, non sono liberali e coloro che lo sono “borderline”. Ritiene liberale Hayek ma non Keynes, Einaudi e non Croce, Popper e non Rawls. In realtà il liberalismo non è una ideologia con testi sacri inconfutabili. Il liberalismo è una filosofia politica, o meglio, una teoria politica basata soprattutto sul pragmatismo. Di qui tante ricette liberali e tanti pensatori liberali. Di qui la posizione del “marginalista mengeriano” Cubeddu che si confronta con il pensiero cattolico e l’opinione pubblica, la dottrina del diritto naturale e quella delle scelte collettive.
Nelle pagine di questo libro rivive la tradizione della scuola “austriaca” (Carl Menger, von Mises, von Hayek e Popper) e si ricostruisce magistralmente il pensiero di tre pensatori italiani dello scorso secolo: Francesco Saverio Merlino, Carlo Antoni e Bruno Leoni.
Perché lo consiglierei a coloro che sono convinti di essere gli “unici autentici liberali”? Perché Cubeddu, da buon liberale, sostiene che le azioni individuali producono sempre conseguenze sociali e queste possono essere inintenzionali pur essendo prodotte da azioni intenzionali. L’impredicibilità è la caratteristica del futuro, di qui la necessità di un sistema politico-culturale che possa facilmente adattarsi a fenomeni imprevisti affinché la libertà, la vita e il patrimonio individuale possano esplicare pienamente il proprio ruolo. La plasticità di un sistema politico-culturale, perciò, ha la necessità di fondarsi sul dubbio nei confronti delle proprie convinzioni e la tolleranza nei confronti delle convinzioni altrui. (bl)
13. Murray Newton Rothbard - Man Economy & State - Power & Market; Mises Institute free.pdf Man, Economy, and State (with Power and Market) by Murray N. Rothbard :: Free classics from the Mises Institute
commento di Ronnieil trattato generale di economia del più grande libertario del novecento e di uno dei più grandi intellettuali nella storia -capace di spaziare dalla matematica alla storia, all'economia e al diritto senza mai perdere lucidità-, padre del movimento libertario e animatore instancabile della nuova generazione della scuola austriaca negli US nonchè dell'attività politica del Libertarian Party. Questo libro è il logico coronamento di quel che Ludwig Von Mises aveva iniziato con Human Action: la sistemazione teorica dell'economia Austriaca.
14. Murray Netwon Rothbard - Per una nuova Libertà il manifesto libertario (2° edizione) venet.net - Diese Website steht zum Verkauf! - Informationen zum Thema venet.
also in English free.pdf: For a New Liberty: The Libertarian Manifesto - Murray N. Rothbard :: Free classics from the Mises Institute
commento di RonnieQuesto libro godibilissimo e dalle caratteristiche di consultabilità di un manuale traccia la linea per il movimento di chi crede alla Società e rifiuta nettamente lo Stato, il movimento libertario da questo libro ha tratto trent'anni di buone idee espresse sinteticamente come si conviene ad un manifesto politico, quel che mancava all'enorme produzione teorica sul libertarismo. Un must.
15. Murray Newton Rothbard - L'etica della Libertà
Introduzione di Luigi Marco Bassani - Liberilibri - 1996, Pagine 430 Prezzo €18,59 venet.net - Diese Website steht zum Verkauf! - Informationen zum Thema venet.
c'è in inglese gratis sul sito The Ethics of Liberty, by Murray N. Rothbard :: Free classics from the Mises Institute
commento di RonnieQuesto è il libro più importante dell'intera opera di Murray Newton Rothbard, e forse ne contiene anche gli unici limiti. La teoria della giustizia del movimento libertario è esposta con chiarezza e coraggio, senza mezzi termini. La sistemazione teorica nel solco Lockeano del pensiero libertario Rothbardiano ancora era mancante, in quest'opera che lui stesso considerava coronamento del suo lavoro M.N.R. concludeva il suo sistema con la fondazione etica di ciò che l'economia Austriaca richiede e con il rigetto dell'utilitarismo. Un'opera che non puo' mancare ai liberali e ai libertari e rappresenta il limite massimo dei diritti individuali mai raggiunto nella costruzione giusnaturalistica e libertaria.
16. Friedrich A. Von Hayek - La via della servitù ; 15 €
Road to Serfdom, The
commento di LIBERAL_quello che considero il testo più importante del '900 per quanto riguarda il pensiero liberale: La via della schiavitù di Von Hayek.
Non è tanto importante sotto il profilo culturale quanto sotto il profilo politico. Ha più una connotazione politica che filosofica. Cerca di aprire gli occhi ai lettori sul pericolo del socialismo strisciante. Dimostra come il passo sia breve tra la pianificazione economica, anche blanda, e il nazionalsocialismo. Dimostra come pochi oligarchi socialisti possano esautorare il parlamento e instaurare in pochi anni un regime.
Denuncia il prolungarsi delle politiche economiche di guerra anche in tempo di pace, denuncia l'abbandono totale durante i primi anni del '900 di quel liberalismo che aveva connotato l'800 e di quella libertà che aveva reso il regno unito il faro mondiale del liberalismo.
E' il testo che ha ispirato la Thatcher (lei stessa dice di aver avuto due grandi maestri: il padre droghiere e von hayek) e l'ha trasformata in quello straordinario personaggio che noi tutti conosciamo (e per quanto mi riguarda, amiamo).
Insomma un testo essenziale. Purtroppo non è in commercio e quindi per leggerlo è necessario prenderlo in una biblioteca.
17. Pascal Salin - Liberalismo
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commento di JeffersonLibertà, responsabilità, proprietà. Sono questi i capisaldi del liberalismo. E il liberalismo è umanesimo. L’opera di Pascal Salin propone una rivalutazione profonda del pensiero liberale e, allo stesso tempo, un’applicazione concreta di questi principi nella soluzione dei problemi del nostro tempo. Dalla globalizzazione alla moneta unica europea, dalla legislazione sulla concorrenza alle leggi sull’immigrazione, dal monopolio pubblico della previdenza sociale ai problemi dell’ambiente, dai limiti di velocità alle politiche di stabilizzazione. Un’analisi liberale a tutto campo, che riscopre la centralità dell’individuo e il principio della responsabilità come base di un ordine sociale spontaneamente costituito.
(2002) pp. 682
ISBN: 88-498-0179-3
€. 33,57
18. Murray Newton Rothbard - Lo stato falsario
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commento di JeffersonGenere: Saggi
Editore: Leonardo Facco Editore
Pagine: 108, anno 2005
Descrizione:
La distruzione del “sistema aureo” e la progressiva appropriazione della politica monetaria da parte degli Stati hanno condotto il mondo ad un’instabilità monetaria le cui manifestazioni – inflazione ed erosione continua del potere d’acquisto delle valute – hanno avuto gravi ripercussioni sulla vita economica di tutti i giorni (ciclicità, depressioni, cattiva allocazione delle risorse). La moneta è, tra le questioni economiche, quella più incrostata da secoli di ingerenza governativa. Eppure, una banca centrale e un’unità cartacea mondiali, emanazione del “governo unico mondiale”, restano l’obiettivo finale dei leader politici di tendenza keynesiana. Sarebbe un danno senza eguali, incalcolabile. E in questo senso l’euro – di cui stiamo subendo l’influenza - ha già dimostrato i suoi effetti peggiori.
19. Carlo Stagnaro e David B.Kopel - Io sparo che me la cavo: quando essere armati è un diritto
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commento di JeffersonLibriccino piccolo piccolo, ma denso di significati: il tema del libero porto d'armi, troppo spesso sottovalutato o addirittura ignorato nel nostro paese, merita la ribalta.
20. Sergio Ricossa: da liberale a libertario
LINK
commento di JeffersonCinquant'anni fa gli pareva sufficiente dirsi liberale, o liberale einaudiano. Ma i tempi cambiano, la memoria di Luigi Einaudi sbiadisce a dispetto delle dichiarazioni dei suoi allievi improvvisati, lo stato si fa sempre pù prepotente. E così, a Sergio Ricossa, l'etichetta liberale comincia ad andare stretta. E' tempo di battere nuove strade, di cercare nuove prospettive. Il tutto nel segno dell'ironia e di un'istintiva simpatia per i paradossiintelligenti. In trenta articoli apparsi nel corso degli ultimi ventiquattro anni sulle pagine de "Il Giornale", "Da liberale a libertario" ripercorre le tappe dell'evoluzione del pensiero di Ricossa, economista di fama e fra le migliori penne della stampa nazionale, dal liberimo einaudiano all'anarco-individualismo.
Un itinerario complesso e lineare al tempo, affascinante e coinvolgente, che passa per tutte le sfaccettature e tutte le dimensioni della libertà individuale. Dai ritratti dei grandi del passato (come Adam Smith e Ludwig von Mises), ai commenti di attualità. Dal diritto di coniare monete rigorosamente private alle clamorose smentite delle "Cassandre" del capitalismo. Autentica "bussola" per orientarsi nel pensiero liberista e libertario, questa raccolta di scritti è assieme un tuffo nel passato e un volo nel futuro. Per non dimenticare la storia e guardare con speranza al domani. Ma è anche testimonianza - grazie al lungo dialogo fra Ricossa e il curatore del volume, Alberto Mingardi - della grandezza, non solo "scientifica" ma anche morale ed umana, del padre spirituale dei libertari della nuova generazione.
Sergio Ricossa: Nato a Torino nel 1927, accademico dei Lincei, membro della Mont Pèlerin Society, editorialista de "Il Giornale", Sergio Ricossa è l'esponente più noto e brillante del mondo libertario. Ordinario di politica economica presso la facoltà di Economia dell'Università di Torino, Ë autore di innumerevoli pubblicazioni scientifiche e di pamphlet di grande successo. Da sempre innamorato della libertà, è capace di tratteggiarla con grande maestria. In un articolo di giornale o su una tela.
21. E. von Böhm-Bawerk - La conclusione del sistema marxiano
La conclusione del sistema marxiano - Böhm Bawerk Eugen von - Etas - Libro
commento di JeffersonConsiderata ancora oggi la miglior critica alle teorie marxiane del valore e del plusvalore, La conclusione del sistema marxiano non costituisce però un attacco personale a Marx, né semplicemente la dissezione dell’opera di un teorico da parte di un altro teorico; essa è piuttosto l’esposizione sistematica del motivo per cui la «nuova economia» respinse totalmente il sistema marxiano. Come scrive Paul Sweezy, «Böhm-Bawerk, nella sua ben nota storia delle teorie del capitale e dell’interesse, aveva dedicato un intero capitolo alla critica delle teorie del valore e del plusvalore esposte nel primo volume del Capitale. Egli aveva osservato, tra l’altro, come Marx sapesse bene che, di fatto, le merci in condizioni di capitalismo avanzato non si vendono ai loro valori. Aveva anche preso nota della promessa di Marx di risolvere tale problema in un volume successivo, promessa che, ne era persuaso, Marx non avrebbe potuto mantenere. Perciò, quando comparve finalmente il terzo volume con la dettagliata trattazione dell’argomento, Böhm-Bawerk senza dubbio si sentì impegnato a esaminarlo con la massima cura e a pronunziare il proprio verdetto». È questa l’origine del presente saggio, che contiene la parte più importante di tutti gli scritti di Böhm-Bawerk sull’economia marxista.
Sommario
Nota introduttiva di Massimiliano Finazzer Flory
Introduzione di Paul M. Sweezy
Premessa
I. La teoria del valore e del plusvalore
II. La teoria del saggio medio del profitto e dei prezzi di produzione
III. Il problema della contraddizione
IV. L’apologia di Werner Sombart
Note
Eugen von Böhm-Bawerk (1851-1914) nacque a Vienna da una famiglia della grande aristocrazia burocratica che di fatto dominava l’impero austriaco. Fra il 1895 e il 1904 fu ministro delle Finanze e, dal 1904 fino alla morte, tenne una cattedra di Economia politica all’Università di Vienna. Come economista, Böhm-Bawerk fu il principale esponente della nuova teoria del valore soggettivo o dell’utilità marginale e, con Menger e Wieser, fu uno dei fondatori della cosiddetta «scuola austriaca». Nella sua qualità di studioso di massima reputazione internazionale, guidò il contrattacco scientifico alla rapida ascesa teorica e organizzativa del marxismo.
22. Ludwig Von Mises - Liberalismo
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commento di JeffersonLo stile di Mises è semplice, diretto, snello: un "bignamino" indispensabile per la biblioteca di ogni vero liberale.
23. Dario Antiseri - Cattolici a difesa del mercato
venet.net - Diese Website steht zum Verkauf! - Informationen zum Thema venet.
commento di JeffersonDedicato a chi pensa che cattolicesimo e libero mercato siano in contraddizione.
24. Dario Antiseri - Carl Menger, Joseph Schumpeter, Friedrich von Wieser, Eugen von Boehm-Bawerk, Ludwig von Mises, Friedrich A. von Hayek :epistemologia dell'economia nel "marginalismo" austriaco
http://www.societalibera.org/recensi...006_05_02.html
commento di JeffersonLe discussioni (e i relativi risultati) su problemi di metodologia della storiografia e delle scienze sociali interessano ed hanno interessato, e non da oggi, filosofi, sociologi, storici, antropologi, psicologi e non pochi economisti. Sennonché, si dà il caso che i risultati metodologici degli economisti sono stati, in gran parte, ignorati da filosofi, storici e sociologi, sia in Europa che negli Stati Uniti con la conseguenza che uno sguardo retrospettivo sulle vicende del Methodenstreit nelle scienze sociali permette di affermare che la sostanziale assenza di feconde 'contaminazioni' tra l'epistemologia degli economisti da una parte e quella degli storici e dei sociologi dall'altra non ha contribuito ad una migliore e più profonda soluzione dei problemi metodologici nelle scienze sociali.
Il presente volume Epistemologia dell'economia del marginalismo austriaco porta a conoscenza i contributi dei marginalisti austriaci alla metodologia dell'economia e, più ampiamente delle scienze sociali. Lo scontro tra Carl Menger e Gustav Schmoller sul primato o meno del teorico; le decise critiche di Friedrich von Wieser nei riguardi della concezione 'pragmatica' (cioè ‘machiana’) di Joseph ScLumpeter; la ripresa di temi mengeriani negli scritti epistemologici di Eugen von Bohm Bawerk; i teoremi 'prasseologici' e l'individualismo metodologico di Ludwig von Mises; la critica del 'costruttivismo', la metodologia individualistica e il compito dello scienziato sociale (quale analisi delle conseguenze inintenzionali delle azioni umane intenzionali) in Friedrich A. von Hayek: sono queste le tematiche di fondo affrontate dai più prestigiosi rappresentanti della Scuola austriaca di economia e all'interno delle quali si intessono riflessioni riguardanti i nuclei centrali della metodologia: il rapporto tra scienze fisico naturalistiche e scienze storico sociali; la spiegazione in fisica e in storiografia; questioni logiche connesse con l'idea di ‘verità’'; I'ipoteticità o meno della base empirica della scienza; il ruolo dell'immaginazione e lo sfruttamento dell'errore negli sviluppi della ricerca; il primato del teorico (deduttivismo) o dell'osservazione (induttivismo); il rapporto della scienza economica con la psicologia ecc.
Il volume arricchito di una documentatissima e funzionale (per ricerche in metodologia) bibliografia proposta da Enzo Grillo è un lavoro che si inserisce in un più ampio progetto di indagini sull'epistemologia dell'economia prima della Scuola austriaca e da analisi di ricerche successive agli Austriaci, con speciale riguardo ai neo austriaci interessati al rapporto tra economia ed ermeneutica.
(2005) pp. 1236
ISBN: 88-498-1150-0
€. 42,00
25. Carlo Lottieri, Guglielmo Piombini - Privatizziamo il chiaro di luna
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commento di JeffersonAmbiente e privatizzazioni, un tema quanto mai attuale visto da una prospettiva "nuova"
26. Walter Block - Difendere l'indifendibile
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commento di JeffersonVivamente consigliato, specialmente a chi si sente culturalmente conservatore (come il sottoscritto), smonta pezzo per pezzo molti "miti" del 21° secolo
27. Alvaro Vargas Llosa - Il mito Che Guevara e il futuro della libertà
IBL - Il mito Che Guevara e il futuro della libertÃ*
commento di JeffersonSenz'altro utile per spiegare ai nostri coetanei e ai nostri figli che un criminale non puo' e non deve essere un mito.
28. Raimondo Cubeddu - Atlante del liberalismo
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commento di JeffersonPer districarsi fra i mille termini, interpretazioni e fraintendimenti della galassia liberale.
29. Frédéric Bastiat - La legge
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Recensione di Carlo ZucchiIn questo brillantissimo pamphlet del 1850 (anno della sua morte) Frederic Bastiat intraprende un’aperta difesa dei diritti individuali naturali che lo induce a riconoscere nella libertà che è propria dell’ordine di mercato l’unico modo legittimo, pacifico e davvero liberale di intendere le relazioni interpersonali. Alla pari, se non meglio, di tanti trattati di filosofia del diritto, La Legge mostra al lettore quale funzione debba avere la legge in un ordine autenticamente liberale.
Secondo Bastiat, “Non è perché gli uomini hanno emanato delle leggi che la Personalità, la Libertà e la Proprietà esistono. Al contrario, è perché la Personalità, la Libertà e la Proprietà preesistono che gli uomini fanno le Leggi”. Scopo della legge, quindi, è difendere il diritto di proprietà opponendo la forza collettiva alla spoliazione operata da chi cerca di appropriarsi con la forza di quanto prodotto dal lavoro altrui.
Proprio in quegli anni, attorno alla metà dell’Ottocento, si delineano i contorni dell’ideale democratico imperniato sul concetto roussoviano di Volontè generale, e Bastiat intravede appunto la pericolosità derivante dal fatto che la volontà generale può arrivare ad essere più “dispotica” di un monarca assoluto. A tal proposito dice: “Fino a quest’epoca la spoliazione legale era esercitata dal piccolo numero sul grande numero… Appena le classi diseredate hanno recuperato i loro diritti politici, il primo pensiero che le assale non è di liberarsi dalla spoliazione, ma di organizzare contro le altre classi, un sistema di rappresaglie…”.
La difesa del diritto di proprietà, quindi, e non una decisione presa a maggioranza deve essere il giusto criterio in base al quale giudicare la giustezza o meno di una legge. Una volta accettata la spoliazione come mezzo legale di redistribuzione del reddito, allora chiunque si sente in diritto di depredare chiunque in nome di qualsiasi interesse, sia questo l’agricoltura, piuttosto che il lavoro, o l’istruzione o il protezionismo commerciale. Ognuno con pari diritto (o con pari torto) a pretendere leggi in proprio favore.
Nella seconda parte del suo pamphlet, Bastiat ripercorre tutte le tappe che hanno portato il suo paese, la Francia, ad essere la culla dello statalismo, elencando tutti gli intellettuali che nel corso dei secoli hanno posato, ognuno, il proprio mattoncino all’edificio statalista, senza risparmiare persino esponenti ritenuti campioni di liberalismo come Montesquieu con il suo Espirit de Loi.
Qualche parola meritano anche la prefazione di Nicola Iannello e l’introduzione di Carlo Lottieri. La prima ripercorre brillantemente le tappe che hanno segnato la vita e le opere di Bastiat, queste ultime concentrate in un breve quanto entusiasmante periodo di soli 7 anni, dal 1844 al 1850, data della sua morte. Nella sua prefazione, Iannello sottolinea come con Bastiat, di cui La Legge è una delle opere più fortunate, si sia compiuta una rinascita del liberalismo classico di matrice giusnaturalistica e non è un caso che autori come Nock, Ayn Rand, Rothbard, Hayek e James Buchanan abbiano tutti preso qualcosa dal pensiero dell’economista francese.
Altrettanto interessante è l’analisi fatta da Carlo Lottieri nell’introduzione. Ponendo l’accento sul connubio tra Bastiat e le ragioni del diritto naturale, si può dedurre come il diritto non sia soltanto il diritto positivo che impregna le legislazioni moderne, nelle quali la “non coincidenza” tra legalità (il sistema delle istituzioni politiche e giuridiche in vigore) e legittimità (quell’ordine disarmato che può fare continuamente appello ai nostri scrupoli morali) è sempre più evidente. Altresì Lottieri pone in evidenza come quello di Bastiat sia un pensiero “realista” in quanto cattolico (di matrice tomista), e che l’individualismo di cui è permeato il pensiero dell’economista francese risiede nel fatto che ogni singolo uomo è stato concepito a immagine e somiglianza di Dio e come tale è meritevole di rispetto. Nel cattolicesimo Bastiat non trovò alcun limite alla propria passione per una libertà individuale senza compromessi. In questo senso, dice Lottieri, egli non fu un “cattolico liberale”, ma fu liberale, proprio perché cattolico.