Parmigianino, l'artista rapito dall'alchimia
L'8 febbraio si inaugurano due mostre per celebrare i cinquecento anni dalla nascita di Francesco Mazzola. La prima a Parma. La seconda, a Casalmaggiore, illustra l'amore dell'artista per le pratiche alchemiche
di Laura Piccioni
CASALMAGGIORE (CR) – Esattamente cinquecento anni fa nasceva a Parma Francesco Mazzola, in arte Parmigianino. Un artista raffinato che, rifiutata la lezione classicistica del Bello che permeò la pittura italiana agli inizi del ‘500, indirizzò la sua arte verso la nascente “Maniera”. Un fare pittorico dagli esiti sorprendenti che ebbe in Parmigianino proprio uno dei suoi massimi interpreti. E proprio al Mazzola, ai cinquecento anni dalla sua nascita, è improntata parte della prossima stagione espositiva italiana: mentre Parma, città natale del pittore, celebra il suo illustre figlio con una rassegna-kolossal, Casalmaggiore presenterà l’ultima fase della sua vita con la mostra “Parmigianino e il Manierismo europeo – La pratica dell’alchimia”.
Un artista come Parmigianino (Parma 1503- Casalmaggiore 1540), la cui opera non ha nulla da invidiare a molti astri del firmamento artistico cinquecentesco, è stato tuttavia “trascurato” da gran parte della critica per molto tempo. Molteplici sono le ragioni di questo ostracismo storico. Certo sul Mazzola, ma anche su molti suoi “compagni di Maniera”, pesarono i giudizi in primis del Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574), l’autore de “Vite dè più eccellenti architetti, scultori e pittori”. Al di là delle querelle storico-artistiche, proprio nell’opera del biografo-pittore aretino si trovano anche indizi sulla predilezione del Parmigianino per le pratiche alchemiche. Un capitolo importante nella vita del Mazzola, ai più sconosciuto, che ora ben viene ricostruito dalla mostra di Casalmaggiore
La mostra – Sotto i riflettori gli ultimi mesi di vita dell’artista. Un periodo in cui il Parmigianino, attratto dall’alchimia, arrivò addirittura a trascurare gli impegni presi per la decorazione della chiesa di Santa Maria della Steccata a Parma. Un’inadempienza che avrebbe dovuto scontare con una richiesta di carcerazione. Una condanna che tuttavia riuscì ad evitare con la fuga a Casalmaggiore, dove morì dopo pochi mesi (secondo alcuni sostengono vittima proprio dei vapori nocivi prodotti dagli esperimenti alchemici).
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni: da una prima parte in cui vengono analizzati la componente alchemica e i rapporti con i committenti e l'ambiente culturale parmense ad una seconda che mette in luce il linguaggio alchemico nel XVI secolo attraverso manoscritti, libri antichi e incisioni. L’ultima parte, che ricostruisce anche il laboratorio alchemico, intende presentare in che modo l'interesse per l'alchimia si manifestò nella produzione artistica del Cinque e Seicento, anche a livello europeo. In tutto vengono esposti un centinaio di pezzi tra incisioni, bronzetti, dipinti del Parmigianino e altri autori dell’epoca
Parmigianino e il Manierismo europeo:
La pratica dell’alchimia
Casalmaggiore, Centro culturale Santa Chiara,
via Formis 1
8 febbraio - 15 maggio 2003
Curatrice della mostra: Sylvia Ferino-Pagden
Dal sito www.ilnuovo.it