Veneto: due ordigni contro chiese, paura unabomber
Due bombe esplodono contro i portoni di altrettante chiese a distanza di 20 minuti l'una dall'altra. Una suora resta ferita. Si tratta di unabomber? Ma gli inquirenti frenano. Le indagini vanno avanti a tutto campo.
PADOVA - Due ordigni, contro altrettante chiese, entrambe nel Padovano. Uno di questi, esplodendo, ha ferito una suora, le cui condizioni non dovrebbero essere gravi. Venti minuti circa, dalle 23.05, ore della prima bomba, alle 23.25 momento del secondo scoppio: è questo l'arco di tempo che gli attentatori, o l'attentatore, assai probabilmente comunque la medesima mano, hanno avuto per spostarsi da una chiesa all'altra.
Due attentati a distanza di poco tempo l'uno dall'altro, fanno temere una nuova escalation della strategia del terrore che ciclicamente si ripropone nel nord est italiano è che ha, se non un volto e un identità, almeno un nome di battaglia: unabomber. Gli investigatori però, sembrano poco convinti nell'attribuire a lui i due ordigni. Prove che siano della stessa fattura e della stessa tipologia di quelli usati dal misterioso "bombarolo" veneto che da anni fa dannare le forze dell'ordine, non ce ne sono. Anche se, precisano gli esperti, le due bombe sono state confenzionate sicuramente da qualcuno che di esplosivi se ne intende. Insomma: non ci si troverebbe di fronte a una "ragazzata" ma a un'azione messa a punto con cura. E il questore di Padova Rodolfo Poli afferma: Veneto: due ordigni contro chiese, paura unabomber
Due bombe esplodono contro i portoni di altrettante chiese a distanza di 20 minuti l'una dall'altra. Una suora resta ferita. Si tratta di unabomber? Ma gli inquirenti frenano. Le indagini vanno avanti a tutto campo.
PADOVA - Due ordigni, contro altrettante chiese, entrambe nel Padovano. Uno di questi, esplodendo, ha ferito una suora, le cui condizioni non dovrebbero essere gravi. Venti minuti circa, dalle 23.05, ore della prima bomba, alle 23.25 momento del secondo scoppio: è questo l'arco di tempo che gli attentatori, o l'attentatore, assai probabilmente comunque la medesima mano, hanno avuto per spostarsi da una chiesa all'altra.
Due attentati a distanza di poco tempo l'uno dall'altro, fanno temere una nuova escalation della strategia del terrore che ciclicamente si ripropone nel nord est italiano è che ha, se non un volto e un identità, almeno un nome di battaglia: unabomber. Gli investigatori però, sembrano poco convinti nell'attribuire a lui i due ordigni. Prove che siano della stessa fattura e della stessa tipologia di quelli usati dal misterioso "bombarolo" veneto che da anni fa dannare le forze dell'ordine, non ce ne sono. Anche se, precisano gli esperti, le due bombe sono state confenzionate sicuramente da qualcuno che di esplosivi se ne intende. Insomma: non ci si troverebbe di fronte a una "ragazzata" ma a un'azione messa a punto con cura. E il questore di Padova Rodolfo Poli afferma: ''Non c'è per adesso nessun elemento che possa portare verso motivazioni di carattere razzista o islamico''
Per ora, di certo, ci sono solo i fatti: alle 23 e 15 della notte, una deflagrazione sconvolge la piazza di Reschigiano Campodarsego, a 5 chilometri da Padova. E' una bomba, esplosa davanti alla Chiesa del Paese. Non ci sono feriti, ma tanta paura e un po' di danni all'edificio: finestre rotte, e crepe nei muri.
Le sirene non si sono ancora spente, che un altro allarme fa rimettere in moto le gazzelle dei Carabinieri: a Villanova di Camposampiero, appena dieci chilometri dal luogo dove è espoloso il primo ordigno, circa 15 chilometri da Padova, un'altra deflagrazione, in tutto simile alla precedente. Anche qui viene presa di mira una chiesa.
La bomba fa saltare il portone dell'edificio e i vetri di quelli circostanti. Tra questi c'è l'asilo parrocchiale, al cui interno dorme una religiosa, che resta leggermente ferita. Finora, per i due gesti, nessuna rivendicazione. Le indagini ora vanno avanti a tutto campo: gli uomini della questura di Padova sono al lavoro seguiti in prima battuta dai carabinieri del comando provinciale di Padova.
Gli inquirenti finora non hanno privilegiato alcuna pista, pur non escludendone nessuna. E' certo, invece, che chi ha piazzato l'esplosivo volesse colpire un elemento simbolico, una chiesa cattolica, non tanto i due edifici specifici. I parroci delle due chiese, viene fatto notare al proposito, sono diversi. Inoltre, la mano che ha posto l'esplosivo - che nonostante la potenza sviluppata potrebbe essere in ciascun caso inferiore al chilo di materiale - non voleva probabilmente uccidere. Lo proverebbe il fatto che tutti e due gli ordigni sono stati posti all' esterno delle chiese e l'ora degli attentati, con pochissime persone in giro. L'impressione degli investigatori, secondo quanto si è appreso, è che possa trattarsi di ordigni non particolarmente sofisticati.
Le affermazioni più "forti", intanto, giungono invece dal parroco di una delle chiese colpite: "Siamo in guerra - dice riferendosi alla situazione internazionale - avevano detto che avrebbero colpito anche le Chiese e lo stanno facendo".
(9 FEBRAIO 2003, ORE 11.19 aggiornato alle 160)
Questo è il punto più bello: "il questore di Padova Rodolfo Poli afferma: ''Non c'è per adesso nessun elemento che possa portare verso motivazioni di carattere razzista o islamico'' EVVIVA !