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  1. #21
    SENATORE di POL
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    Ah! Ecco! Lo Stato Palestinese vuol nascere scegliendosi unilateralmente il proprio territorio. E' quello che, tutti i NON antisemiti hanno capito da un pezzo! Arafat e i suoi, al di là delle dichiarazioni verbali (a corrente alternata, per la verità) vogliono NON la Pace e una Patria per i palestinesi (ossia gli arabi) ma la DISTRUZIONE totale di ISRAELE.

    Shalom!!!

  2. #22
    Hanno assassinato Calipari
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    Lo stato Palestinese non significa la "distruzione" di Israele.

    A me pare ovvio che sia un popolo a decidere, non i colonialisti.

  3. #23
    SENATORE di POL
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    A decidere cosa? L'estensione territoriale? Altro che colonialismo è il tuo....

  4. #24
    Hanno assassinato Calipari
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    Se è casa tua, decidi. Com'è diventata l'Italia regione europea in Stato? Con i cittadidi e i movimenti nazionali che hanno DECISO di farne parte. Ai palestinesi questo è NEGATO. Non possono farsi stato.

    Do you understand?

    Domani l'Olp potrebbe dire "nasce la palestina qui, qui e qui". E farsi tribunali, strutture, strade, etc etc etc.

    Cosa glielo impedisce nella pratica?

  5. #25
    Hanno assassinato Calipari
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    Noam Chomsky*
    Una guerra coloniale


    "Un anno fa il sociologo dell'università ebraica Baruch Kimmerling osservava: "Quello che temevamo si è avverato", israeliani e palestinesi stanno "regredendo a un tribalismo superstizioso… La guerra appare come un destino inevitabile", una "malvagia guerra coloniale". Dopo l'invasione dei campi profughi da parte di Israele, il suo collega Ze'ev Sternhell ha scritto che "nell'Israele colonialista… la vita umana non vale nulla".

    I suoi leader "non si vergognano più di parlare di guerra quando quella in cui sono realmente impegnati è un'operazione di polizia coloniale, che ricorda gli attacchi da parte della polizia dei bianchi ai quartieri neri poveri del Sudafrica all'epoca dell'apartheid". Entrambi sottolineano una cosa ovvia: non c'è simmetria tra i due gruppi etno-nazionali che sono regrediti al tribalismo. Il conflitto è in atto in territori che sono sottoposti a una dura occupazione militare da trentacinque anni.

    L'occupante è una grande potenza che agisce con il supporto militare, economico e diplomatico della più grande potenza mondiale. I suoi sudditi sono soli e inermi: molti sopravvivono in miserabili campi profughi, sottoposti a un clima di terrore sempre più brutale, simile a quello delle "malvagie guerre coloniali". E anche loro si vendicano con terribili atrocità.

    L'inganno di Camp David
    Il "processo di pace" avviato a Oslo ha cambiato le modalità dell'occupazione, ma non il concetto di base. Poco prima di entrare nel governo di Ehud Barak, lo storico Shlomo Ben-Ami scriveva che "gli accordi di Oslo erano fondati su una base neocolonialista, che prevedeva l'eterna dipendenza di una popolazione dall'altra". Ma divenne ben presto uno degli autori delle proposte israelo-americane di Camp David dell'estate del 2000, che non modificavano questo quadro.

    Queste proposte furono molto elogiate dai giornali americani. I palestinesi e il loro malvagio leader furono accusati di essere responsabili del fallimento delle proposte e della violenza che ne era conseguita. Ma era una menzogna bella e buona, come dichiararono Kimmerling e altri commentatori rigorosi.Nessuno può seriamente dubitare del fatto che il ruolo degli Stati Uniti continuerà a essere decisivo. È dunque di cruciale importanza capire quale sia stato questo ruolo, e come viene percepito all'interno del paese. La versione delle "colombe" è presentata dal New York Times, che il 7 aprile elogiava il discorso "di svolta" del presidente e la "nuova visione" emersa dalle sue parole. Se il terrore palestinese finirà, scriveva qualche tempo dopo il quotidiano statunitense, gli israeliani saranno incoraggiati a "prendere più sul serio la storica offerta della Lega araba che prevede pace totale e il riconoscimento in cambio del ritiro di Israele". Ma prima i leader palestinesi devono dimostrare di essere "partner diplomatici legittimi".

    La realtà ha ben poco a che fare con questo ritratto autogiustificatorio. La prima barriera contro la "nuova visione" è stata e rimane l'atteggiamento di rifiuto americano. Non c'è niente di nuovo nella "storica offerta della Lega araba". Riprende fondamentalmente i termini di una risoluzione del Consiglio di sicurezza del gennaio 1976 sostenuta praticamente da tutto il mondo, compresi i principali Stati arabi, l'Olp, l'Europa, il blocco sovietico - in pratica, tutti quelli che contavano. Israele si dichiarò contraria e gli Stati Uniti opposero il veto, impedendole quindi di entrare nella storia.

    La risoluzione invocava un accordo politico sulla base di confini riconosciuti a livello internazionale "con misure appropriate… per garantire… la sovranità, l'integrità territoriale e l'indipendenza politica di tutti gli Stati della regione e il loro diritto a vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti".

    Le linee guida di Kissinger
    L'atteggiamento di rifiuto statunitense risaliva già a cinque anni prima, al 1971, quando il presidente egiziano Sadat aveva offerto a Israele la pace totale in cambio del ritiro dal territorio egiziano, senza fare alcuna menzione dei diritti della nazione palestinese o del destino dei loro Territori occupati.

    Il governo laburista israeliano aveva riconosciuto che questa era una vera offerta di pace, ma l'aveva rifiutata, perché aveva intenzione di estendere i suoi insediamenti al Sinai nord-orientale; cosa che fece ben presto con estrema brutalità e che costituì la causa immediata della guerra del 1973. Kissinger riuscì a bloccare la pace, dichiarando la sua preferenza per quella che chiamava "una fase di stallo": niente negoziati, solo la forza. Anche le offerte di pace giordane furono respinte.

    Da allora, la politica ufficiale degli Stati Uniti si è attenuta al consenso internazionale sul ritiro - fino a Clinton, che ha efficacemente ignorato le risoluzioni delle Nazioni Unite e le considerazioni del diritto internazionale. Ma in pratica, la loro politica ha sempre seguito le linee guida di Kissinger, accettando di negoziare solo quando non potevano farne a meno.

    Degradante umiliazione

    Non c'è da sorprendersi che il principio fondamentale dell'occupazione sia sempre stato l'incessante e degradante umiliazione, insieme alla tortura, al terrore, alla distruzione delle proprietà, allo spostamento forzato e all'insediamento, e all'acquisizione delle risorse fondamentali, soprattutto l'acqua. Questo, naturalmente, ha richiesto il decisivo appoggio degli Stati Uniti per tutto il periodo Clinton. "Il governo Barak lascia al governo Sharon una sorprendente eredità", commentava la stampa israeliana all'epoca della transizione: "Il più alto numero di costruzioni avviate nei Territori dal tempo in cui Ariel Sharon era ministro dell'Edilizia e degli Insediamenti nel 1992, prima degli accordi di Oslo".
    I finanziamenti erano forniti tra gli altri dai contribuenti americani, ingannati da fantasiosi racconti sulle "visioni" e sulla "magnanimità" dei leader statunitensi, frustrate da terroristi come Arafat, che hanno tradito "la nostra fiducia" e forse anche da alcuni estremisti israeliani che reagiscono in modo eccessivo ai loro crimini. Come dovrebbe comportarsi Arafat per riconquistare la nostra fiducia viene spiegato in modo sintetico da Edward Walker, il funzionario del dipartimento di Stato responsabile della regione sotto Clinton. Il subdolo Arafat deve annunciare senza ambiguità: "Noi rimettiamo il nostro futuro e il nostro destino nelle mani degli Stati Uniti", che da trent'anni conducono la campagna contro i diritti dei palestinesi.

    Il problema fondamentale, ieri come oggi, rimanda a Washington, che ha sempre sostenuto il rifiuto di Israele di un accordo politico nei termini di un ampio consenso internazionale, ripreso nelle sue linee essenziali dalla "storica offerta della Lega araba".
    Gli attuali cambiamenti di questo atteggiamento di rifiuto sono solo tattiche di minore importanza. Per non mettere in pericolo il loro progetto di un attacco all'Iraq, gli Stati Uniti hanno approvato una risoluzione dell'Onu che chiedeva il ritiro di Israele dai Territori appena invasi "senza indugio" - cioè, "al più presto possibile", ha spiegato immediatamente il segretario di Stato Colin Powell.
    Il terrorismo palestinese deve fermarsi "immediatamente", ma l'ancor più estremo terrorismo israeliano - che va avanti da trentacinque anni - può prendersela comoda. Israele ha subito intensificato gli attacchi, portando Powell a dire: "Sono felice di sentire che il primo ministro ha accelerato le operazioni". Si sospetta fortemente che l'arrivo di Powell in Israele sia stato rimandato per permettere a Israele di "accelerare" ulteriormente. Questa posizione degli Stati Uniti potrebbe cambiare, ancora una volta per motivi tattici.

    Un regime cliente

    Gli Stati Uniti hanno anche approvato una risoluzione delle Nazioni Unite che invita a prevedere "l'idea" di uno Stato palestinese. Questa prova di disponibilità, che è stata molto elogiata, non arriva a livello del Sudafrica di quarant'anni fa, quando il regime dell'apartheid mise in atto la sua "idea" di Stati gestiti dai neri che erano realizzabili e legittimi almeno quanto la dipendenza neocoloniale che gli Stati Uniti e Israele hanno in mente per i Territori occupati.
    Nel frattempo gli Stati Uniti continuano a "fomentare il terrore", per usare le parole del presidente, fornendo a Israele mezzi di distruzione, come dimostra la recente spedizione dei più moderni elicotteri dell'arsenale statunitense. Questa è la normale reazione alle atrocità di un regime cliente.
    Per citare un solo distruttivo esempio, nei primi giorni dell'attuale intifada Israele ha usato gli elicotteri statunitensi per attaccare obiettivi civili, uccidendo dieci palestinesi e ferendone trentacinque, e non si può proprio dire che si trattasse di "autodifesa".
    Clinton, scrive Ha'aretz, ha risposto con un accordo per "il più importante acquisto di elicotteri militari da parte dell'aeronautica israeliana degli ultimi dieci anni", e di pezzi di ricambio per gli elicotteri da attacco Apache. E la stampa ha dato una mano rifiutando di diffondere la notizia. Qualche settimana dopo, Israele ha cominciato a usare gli elicotteri americani anche per assassinare. Uno dei primi atti dell'amministrazione Bush è stato quello di inviare in Israele gli elicotteri Apache Longbow, i più distruttivi che aveva a disposizione. Di questo si è parlato marginalmente, nelle notizie economiche.

    Washington ha dimostrato ancora una volta il proprio impegno a "fomentare il terrore" lo scorso dicembre, quando ha opposto il suo veto alla risoluzione delle Nazioni Unite che invocava l'applicazione del Piano Mitchell e l'invio di osservatori internazionali a verificare la riduzione degli atti di violenza, il sistema più efficace a detta di tutti, rifiutato da Israele e regolarmente bloccato da Washington. Il veto è stato posto durante un periodo di 21 giorni di calma - il che significa che un solo soldato di Israele era stato ucciso, rispetto a 21 palestinesi compresi 11 bambini, e c'erano state 16 incursioni israeliane nelle zone controllate dai palestinesi.
    Dieci giorni prima del veto, gli Stati Uniti avevano boicottato - e quindi vanificato - la conferenza internazionale di Ginevra che ancora una volta è giunta alla conclusione che la Quarta Convenzione di Ginevra è applicabile ai Territori occupati, così che praticamente tutto quello che gli Stati Uniti e Israele fanno lì è una "grave violazione", in parole povere un "crimine di guerra".

    La conferenza ha dichiarato che gli insediamenti israeliani finanziati dagli Stati Uniti sono illegali, e ha condannato la pratica "illegale e arbitraria" di "uccidere deliberatamente, torturare, deportare illegalmente, privare del diritto a un processo giusto e regolare, danneggiare e appropriarsi dei beni". Gli Stati Uniti sono obbligati da un solenne accordo a perseguire le persone responsabili di questi crimini, compresi i loro stessi leader politici. Ma come al solito, tutto questo passa sotto silenzio.

    Gli Stati Uniti non hanno ufficialmente ritirato il loro riconoscimento dell'applicabilità delle Convenzioni di Ginevra ai Territori occupati, o la loro censura nei confronti delle violazioni di Israele in quanto "potenza occupante" (affermata per esempio da George Bush senior quando era ambasciatore presso le Nazioni Unite).

    Un vuoto nella memoria

    Nell'ottobre del 2000, il Consiglio di Sicurezza riaffermava la propria posizione, "invitando Israele, la potenza occupante, a rispettare scrupolosamente gli obblighi legali previsti dalla Quarta Convenzione di Ginevra".

    La votazione finì 14 a 0. Clinton si astenne, presumibilmente perché non voleva opporre il suo veto a uno dei principi basilari del diritto internazionale umanitario, soprattutto alla luce delle circostanze in cui era stato concepito: per condannare formalmente le atrocità commesse dai nazisti. Anche tutto questo è stato messo rapidamente nel dimenticatoio, un altro contributo al "potenziamento del terrore".

    Fino a quando non sarà possibile discutere di questi temi, e non saranno state comprese le loro implicazioni, non ha nessun senso parlare di "impegno degli Stati Uniti per il processo di pace", e le prospettive di un'azione costruttiva rimarranno scarse."

    Traduzione di Bruna Tortorella

    *Nato nel 1928 negli Stati Uniti, è un linguista di fama mondiale e un esponente della sinistra radicale nordamericana. Dal 1955 è professore di linguistica al Massachusetts Institute of Technology.

  6. #26
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    Sì negli anni settanta si rese famoso, questo grande intellettuale, anzi....genio, per aver negato l'esistenza del genocidio cambogiano, difendendo il compagno Pol Pot. Un vero esempio.

    Saluti liberali

  7. #27
    SENATORE di POL
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    Originally posted by yurj
    Se è casa tua, decidi. Com'è diventata l'Italia regione europea in Stato? Con i cittadidi e i movimenti nazionali che hanno DECISO di farne parte. Ai palestinesi questo è NEGATO. Non possono farsi stato.

    Do you understand?

    Domani l'Olp potrebbe dire "nasce la palestina qui, qui e qui". E farsi tribunali, strutture, strade, etc etc etc.

    Cosa glielo impedisce nella pratica?

    Il diritto dello Stato di Israele all'esistenza entro confini sicuri. E se non basta il diritto del popolo israeliano di dire Israele " è qui e qui". E se non basta ancora.....l'esercito della Stella di Davide, avamposto della civiltà occidentale e della democrazia in Medio Oriente.

    Shalom!!!

  8. #28
    Padania libera dai padioti
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    Predefinito Re: Quindi...

    Originally posted by Tsabar

    __________________________________________

    ...sarebbero gli Ebrei stessi i maggiori responsabili delle persecuzioni subite?

    Ecco uno dei clichè più usati dalla propaganda antisemita!

    P.s.Non ti ho affatto accusato d'essere antisemita:anzi,ti pregherei di illustrare più diffusamente il tuo pensiero in merito,proprio per non dare adito a simili dubbi.

    Shalòm


    Tsabar - L'Entità un tempo nota come "Jeronimus"
    Caro Tsabar, non ho motivi per essere antisemita, anzi sono un grande ammiratore della cultura ebraica.

    Detto questo spiace dover constatare l'atteggiamento di alcuni esponenti dell'ebraismo come Elie Wiesel che nel 1982 si cancello da una conferenza sulla shoà durante la quale avrebbe dovuto parlare del genocidio armeno.

    Subì le pressioni del governo israeliano che si sarebbe sentito in imbarazzo con il governo turco.

    I turchi infatti ancora oggi "negano" l'olocausto armeno e sono alleati di Israele.

    Ora io mi chiedo cosa possa aver insegnato la storia agli ebrei se per calcolo politico si "dimenticano" di tragedie uguali a quelle che hanno dovuto subire loro.

  9. #29
    Hanno assassinato Calipari
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    Predefinito Re: Re: Quindi...

    Originally posted by LosVonRom


    Caro Tsabar, non ho motivi per essere antisemita, anzi sono un grande ammiratore della cultura ebraica.

    Detto questo spiace dover constatare l'atteggiamento di alcuni esponenti dell'ebraismo come Elie Wiesel che nel 1982 si cancello da una conferenza sulla shoà durante la quale avrebbe dovuto parlare del genocidio armeno.

    Subì le pressioni del governo israeliano che si sarebbe sentito in imbarazzo con il governo turco.

    I turchi infatti ancora oggi "negano" l'olocausto armeno e sono alleati di Israele.

    Ora io mi chiedo cosa possa aver insegnato la storia agli ebrei se per calcolo politico si "dimenticano" di tragedie uguali a quelle che hanno dovuto subire loro.
    Gli devi chiedere il certificato di "non antisemita" e fare il bravo, se no te lo tolgono e ti fanno arrestare...

  10. #30
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    Predefinito Sbagli...

    Originally posted by LosVonRom


    Caro Tsabar, non ho motivi per essere antisemita, anzi sono un grande ammiratore della cultura ebraica.

    Detto questo spiace dover constatare l'atteggiamento di alcuni esponenti dell'ebraismo come Elie Wiesel che nel 1982 si cancello da una conferenza sulla shoà durante la quale avrebbe dovuto parlare del genocidio armeno.

    Subì le pressioni del governo israeliano che si sarebbe sentito in imbarazzo con il governo turco.

    I turchi infatti ancora oggi "negano" l'olocausto armeno e sono alleati di Israele.

    Ora io mi chiedo cosa possa aver insegnato la storia agli ebrei se per calcolo politico si "dimenticano" di tragedie uguali a quelle che hanno dovuto subire loro.
    ______________________________________________

    ...perchè proprio da estimatore della cultura ebraica,per primo dovresti sapere come non esista una voce univoca dell'ebraismo mondiale:tanto più che Wiesel vive e lavora negli USA,quindi non capisco come gli si possa attribuire un inesistente ruolo di "portavoce nazionale" ed ufficiale israeliano.

    Quanto all'alleanza con il governo di Ankara,io mi domando:la Lega Araba ha scatenato varie guerre di aggressione contro Israele,quindi foraggiato il sanguinario terrorismo palestinese per distruggerlo alla lunga distanza,senza impelagarsi in un rovinoso scontro militare diretto,che dovrebbe fare Israele,se non allearsi con l'unico regime anti-fondamentalista dell'area?

    Quanto a negazionismi poi,gli Arabi sono maestri,visto che promuovono e foraggiano convegni,studi e pubblicazioni di storici,come David Irving,che a tutt'oggi negano che l'immane carneficina della Shoà sia mai avvenuta...

    Shalòm


    Tsabar - L'Entità un tempo nota come "Jeronimus"

 

 
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