Se ci sentiremo minacciati, non escludiamo l’eventualità di ricorrere ad un attacco preventivo, anche nucleare.
Chi ha pronunciato questa frase?
E’ legittimo il ricorso della forza in via preventiva?
Fino a ieri sembrava di sì. Gli atlantici stanno per aggredire l’Iraq proprio con la motivazione della difesa preventiva ed il signor Bush non ha mai fatto mistero circa la possibilità di ricorrere al nucleare. Nessuno, tanto meno i nostri politicanti, ha mai osato mettere in dubbio la legittimità del comportamento della Casa Bianca.
Certo, qualcuno, più prudentemente, chiede un pronunciamento dell’Onu, ma nessuno in via di principio nega agli atlantici il diritto di guerra preventiva contro un pericolo definito reale ed immediato.
In fondo non è altro che l’allargamento del concetto di rappresaglia da sempre rivendicato dai sionisti: tu tiri un sasso contro di me, io tiro dieci missili contro i tuoi villaggi. Azioni criminali sempre giustificate dai nostri media ammaestrati con il diritto di rappresaglia.
Ieri è successo, però un fatto nuovo. Quella frase, quella stessa pronunciata tante volte dagli Usa è stata questa volta utilizzata dalla Corea del Nord.
Identiche le parole, identico il significato, completamente diverso l’atteggiamento dei media, che l’hanno presentata come una provocazione, l’arroganza di una dittatura.
Noi crediamo che i coreani abbiano tutto il diritto di bombardare per primi gli Usa e che non abbiano nessun obbligo per attendere che gli sceriffi atlantici, dopo aver distrutto l’Iraq e sterminato quel popolo, con tutta calma, possano rivolgere le loro armi contro la penisola asiatica.
La guerra preventiva non è un diritto esclusivo degli Usa e chi oggi pensa di criminalizzare il governo di Pyong Yang dovrebbe coerentemente accusare degli stessi delitti Washington e Londra.
Con una differenza. Finora i coreani si sono limitati alla minaccia, gli atlantici sono già responsabili di infiniti delitti.
Inoltre Bush ed i suoi compari vogliono privare i popoli del diritto all’autodifesa e vogliono vietare (agli altri) il possesso diquelle armi che massicciamente detengono nei loro arsenali e che, fatalmente, un giorno verranno usate contro l’Europa.