Ciampi il patriota mancato ha scritto un diario

[Shaytan (POL)]

La marcia nella neve: i diari di guerra di Ciampi


Nel marzo del 1944 il presidente della Repubblica, allora sottotenente, attraversò la Maiella innevata. L'episodio è contenuto in un diario di prossima pubblicazione


ROMA – La marcia nella neve, il pericolo di finire in mano alle truppe tedesche, il sollievo di aver raggiunto una zona già liberata e, ancora una volta, il timore dei campi di concentramento. E’ il diario di guerra del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, sottotenente, nel 1944, dell’esercito italiano. E’ inserito in un libro della Laterza che racconta come oppositori al fascismo, renitenti alla Repubblica sociale Italiana e prigionieri attraversassero la Maiella per raggiungere le truppe alleate.

Per il giovane Ciampi si tratta di tre giorni cruciali: dal 24 marzo al 27 marzo del 1944 il sottotenente tenta il passaggio della Maiella con un gruppo di ex prigionieri inglesi. Sono ore terribili: una bufera di neve colpisce la piccola divisione. Piedi e mani si ghiacciano subito, il gelo fa intorpidire il corpo. “Proseguiamo ma poco dopo siamo costretti a fermarci; è cominciata una vera e propria tormenta di neve e le guise non osano andare avanti al buio. Attendiamo sotto un vento gelido e con nevischio, battendo i piedi pere non farli congelare: io li sento zuppi”.



Ma il peggio deve ancora arrivare: la guida perde la strada e il giovane Ciampi si trova a dover soccorrere un commilitone ed amico stremato dal freddo: “A un tratto Oscar si butta a terra dicendo di non farcela più, che si sente rompere il cuore e conclude: “Lasciatemi, andate pure avanti, io ho tanto sonno, dormo un po’ e poi vi raggiungo”. La fatica è insopportabile: “A vederci siamo assai mal ridotti: i piedi li sento gelati, specialmente il destro dato che si è scucito il tallone della scarpa...alle sopracciglia e ai capelli sulla fronte si è attaccata la neve che poi si è ghiacciata: non posso toglierla, altrimenti strapperei tutto”.



Il gruppo riesce ad arrivare a valle in un paese liberato da poco: il giorno dopo è portato a Casoli, dove al castello esiste, scrive Ciampi, un accantonamento per i “rifugge enemy territori”.

Il 27 marzo il giovane Ciampi subisce i primi interrogatori. Il sottotenente si accorge di destare sospetti: viene condotto alla caserma dei carabinieri per trascorrere la notte in una camera di sicurezza. Sono ore di angoscia: “Sono sereno perché ho la coscienza tranquilla, ma temo solo che questa gente così diffidente, formatosi chissà per quale ragione un sospetto...mi faccia languire chissà per quanti giorni in un campo di concentramento”.



(3 APRILE 2003, ORE 80)


Mio commento su ilnuovo:

Povero Ciampi chissà quanto deve avere sofferto, xò si è dimenticato gli anni prima del 44 quando ancora erano alleati ai tedeschi, ci racconti che porcherie faceva allora.

[asburgico]

Io dico una cosa, aldilà dei suoi diari con cui mi ci pulirei volentieri il cu..betto è mai possibile che un vecchio di 80 e passa anni abbia tutto questo potere in mano quando gli altri dipendenti statali sono obbligati ad andare in pensione prima dei 70??? Questo stato ha bisogno di una riforma in senso presidenziale.