Risposta all'articolo de Il C. d. Sera: Monte Athos, la rivolta dei Monaci Talebani

[Qoelèt]

Gentile Direttore,
solo ora, di ritorno dalla Grecia, mi è stato mostrato il numero del Corriere del 13 gennaio dove è apparso un articolo di Antonio Ferrari intitolato: Monte Athos, la rivolta dei “Monaci Talebani”.
Sono il Presidente della ACO “Associazione dei Cristiani Ortodossi in Italia” Ente Morale di culto riconosciuto con DPR del 14/01/1998 ed ente esponenziale delle Giurisdizioni Ortodosse cosiddette “moderate” in Italia. In questa veste devo fare alcune precisazione sull’articolo in questione che corre il rischio di creare gravi fraintendimenti a causa di diversi errori e per la genericità e l’imprecisione che rivela un autore scarsamente informato sulle cose del Cristianesimo Ortodosso. Anzitutto l’espressione “Rito Greco” che appare nel grassetto non vuole dire in pratica nulla, tanto è generica. Di solito anzi con questa dizione si intendono i cosiddetti “uniati” ossia cattolici-romani di obbedienza papale che usano, appunto, il rito greco.
Inoltre si dice nell’articolo che i monaci del monastero di Esfigmenou si sono rifiutati di adottare il calendario gregoriano. Questo è falso perché tutti i Monasteri dell’Athos seguono il Calendario Giuliano Ecclesiastico. Il problema del calendario è certo grave perché, quando nel 1924 il patriarca Melezio. Eletto in modo anticanonico Patriarca di Costantinopoli cominciò una politica di “occidentalizzazione” introducendo il nuovo calendario, seguito quasi subito dalla Grecia e della Romania. Che questa introduzione fosse non-canonica è palese per il fatto che non tutte le Chiese locali parteciparono al Sinodo che ordinò le varie riforme e celebrare le feste alla stessa data è una cosa che riguarda la comunione tra tutti gli ortodossi e non può essere la decisione di una sola Chiesa. L’antica cristianità, cui l’Ortodossia è rimasta fedele non conosceva altra autorità che suprema della Chiesa che non fosse la coscienza di tutta la Chiesa di essere in continuità con la tradizione ricevuta . Nemmeno il Concilio è l’autorità suprema della Chiesa se non si colloca nella linea della fede ricevuta dagli Apostoli. Questo è il significato ortodosso dell’espressione che la Chiesa è cattolica ed apostolica. Per questo stesso motivo l’ortodosso si sente libero di disobbedire ad un Vescovo o ad un patriarca ove egli si discosti dalla tradizione ecclesiastica. Questo non è un arbitrio perché lui obbedisce a Dio, piuttosto che agli uomini. Questa libertà è riconosciuta ai cristiani dal Concilio detto “primo-secondo” convocato in Costantinopoli dal Patriarca San Fozio. Alla questione del calendario si è aggiunta quella ben più grave dell’Ecumenismo. Questo movimento relativizza la verità che la Chiesa di Cristo è Una ed è la Chiesa rimasta fedele alla tradizione apostolica, ossia la Chiesa Ortodossa. Questo non crea oscurantismo o fanatismo perché non mette in discussione né la libertà di religione che gli stati moderni e laici devono assicurare ai fedeli, né la possibilità di dialogare amichevolmente con tutti. Mette in discussione invece un problema interecclesiale, ossia se si possa riconoscere la continuità ecclesiale in chi, come gli ultimi Patriarchi di Costantinopoli partecipano a pubbliche celebrazioni e preghiere insieme al papa cattolico eretico e ad altri capi eretici delle chiese protestanti. E sia chiaro, la parola eretico qui non deve suonare un’offesa personale, è solo la constatazione che una persona si è posta fuori della tradizione dogmatica della Chiesa.
Dire quindi che gli Ortodossi Tradizionalisti sono Talebani suona offensivo. Quello che distingue l’integralismo islamico dal tradizionalismo ortodosso è che il primo confonde la sfera civile da quella religiosa, non ammette la libertà di culto, vorrebbe fare della svaria il codice dello Stato etc. Nulla di tutto questo nel tradizionalismo ortodosso che resta un fatto intraecclesiale, anche quello più estremista come quello a cui aderiscono i Monaci di Esfigmenu. Oggi gli Ortodossi Tradizionalisti aderiscono a posizioni più o meno moderate (la nostra, ad esempio, cui appartengono la Chiesa Greca del Sinodo della resistenza, la Chiesa Romena di vecchio Calendario, la Chiesa Bulgara di Vecchio calendario e la Chiesa Russa fuori Frontiera, riconosce la presenza della Grazia nei sacramenti delle Chiese devianti perché non c’è stato ancora un Decreto di Condanna da parte di un Concilio, anche se non sta in comunione con loro per richiamarli alla purezza della fede), ma nessuna di esse, anche la più estremista non può, pena commettere generalizzazioni “giornalistiche” può essere paragonata all’estremismo islamico. Il recente libro di Morini (tanto per non citare i miei), un non – ortodosso professore all’Università di Bologna, forse l’unico studioso serio e veramente informato sull’Ortodossia spiega molto bene “Ortodossi” edito dalla laicissima casa editrice “Il Mulino” la complessità del fatto ortodosso, ed inviterei il sig. Ferrari a leggerselo.
Qualora il suo giornale volesse fare un servizio sulla Ortodossia, mi tengo a disposizione.
La pubblicazione di questa mia non guasterebbe.


+Silvano Livi, Archimandrita-Esarca della Chiesa Greca Tradizionale in Italia e Presidente della ACO
Monastero di san serafino di Sarov – San Felice PT

[vescovosilvano]

Ringrazio Luca per avere postato la mia lettera di risposta al Corriere della Sera. Il giornale mi ha risposto che la lettera non era pubblicabile perchè troppo lunga. Sul forum di Orthodoxa, www.orthodoxia.it ho postato anche quella che ho rimandato abbreviata. Vi prego di andarla a leggere perchè ho citato una interessante distinzione tra fondamentalisti e tradizionalisti.