Risultati da 1 a 3 di 3
  1. #1
    brescianofobo
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    Predefinito Il Grande Raduno dei Stalinisti: conosciamoli meglio.

    Eccoli, finalmente, Gli Stalinisti, categoria alla quale i fessi mi ascrivono (in alternativa a terrorista e talebano) e che turbano la loro psiche.

    Si sono riuniti a Firenze per celebrare Baffone. Sono ben 200 persone. Nel 77 c'erano 100 partiti area stalinista. Ora ne è rimasto uno solo.

    Hanno il terrore degli agit-prop e amano appiccicare etichette associando il nome del "nemico" a quello di qualcun altro.

    Come del resto fanno sempre i fessi.

    Odiano i trozkisti, da quel che si capisce. Forse adesso si spiega perchè gli ex-trotzkisti (tipo i fessi "liberali") hanno così in odio gli stalinisti. Ruggini antiche tra ex compagni. Fessi.


    Corriere della sera, 03.03.03

    Gli stalinisti d’Italia celebrano «Baffone» «Crimini? No, fece solo qualche errore»


    DAL NOSTRO INVIATO
    FIRENZE - «Gulag?». E’ perplessa la giovanissima «compagna» Ilaria convenuta alla commemorazione di Stalin. «Non saprei». Occhiatacce, non sono gradite «provocazioni fasciste». Più preparato Mino Pasca, del Comitato centrale del Partito marxista-leninista italiano (Pmli): «Preferisco chiamarli campi di rieducazione. Hanno fatto grandiose opere di bonifiche e costruito il canale sul Volga». Però nei «campi» ci sono finiti oltre dieci milioni di persone e molte sono morte. «Sa nelle carceri in Italia quante persone muoiono ogni anno?». E i crimini di Stalin? «Quali crimini? Qualche errore, semmai. Ma ha fatto autocritica lui stesso. Errori marginali, dovuti a inesperienza. Comunque li ha rettificati Mao».
    Baffone è tornato, campeggia in una gigantografia del Palazzo dei Congressi di Firenze, anche se ogni tanto la testa si scolla e pencola pericolosamente. Allora interviene un «compagno» con l’ombrello che con il manico la rimette a posto. Eccoli qui gli unici, o quasi, in Italia a ricordare con affetto Stalin, «il grande maestro del proletariato», «un gigante del pensiero», morto il 5 marzo di 50 anni fa. Sono duecento, molti in camicia rossa, arrivati da tutta Italia. Quando comparve il Pmli, nel ’77, le sigle di quest’area erano un centinaio. Ora sono rimasti solo loro, con le ossessioni di sempre (i menscevichi, l’opportunismo, il movimentismo) e qualche nemico in più: il «nuovo Hitler Bush», «il nuovo Mussolini Berlusconi», «il nuovo Giuda Trotzkij Bertinotti».
    Sul palco c’è Giovanni Scuderi, segretario del partito. «Ma non rilascia interviste - dice un compagno dell’organizzazione -. Oggi parla solo Pasca». E’ il centralismo democratico, compagni, e i giornali borghesi non possono farci nulla. Nella sala proiettano un video sulla vita del «piccolo padre» georgiano, «che si muoveva tra le masse come un pesce nell’acqua». I sovietici innalzano la bandiera rossa sul Reichstag. Ovazione. Monica Martenghi, energica direttrice del Bolscevico, ringrazia commossa alcuni compagni messicani, si scaglia contro la «cricca togliattiana» e contro i trotzkisti «come Pintor, che dal manifesto ci ha vomitato addosso il suo veleno», poi scandisce: «Stalin vive con noi. Prepariamoci al conto finale con i fascisti». Scattano gli inni (L’Internazionale, Sole Rosso e Bandiera rossa), si canta in coro seguendo le parole sulle fotocopie.
    La «teppaglia fascista» non si è vista, nonostante gli annunci minacciosi di Forza nuova, e An si è limitata al convegno «Commemorare Stalin è un crimine». «In Italia per fortuna c’è l’articolo 21» dice Pasca. Nell’Urss di Stalin non era molto di moda la libertà di parola. «Scherza? La Costituzione garantiva libertà di parola per tutti. Tranne che per i nemici del popolo». Pasca elenca dieci meriti di Stalin, primo fra tutti «l’annientamento del mostro nazifascista». E gli errori? «Qualche eccesso nella collettivizzazione forzata». E basta? «No, anche l’aver privilegiato l’industria pesante». Va bene, ma la repressione, le grandi purghe, i gulag, l’antisemitismo, il culto della personalità? «Fandonie, nessuno è stato ucciso, se non gli infiltrati dalla quinta colonna nazista. I processi furono tutti alla luce del sole: occasione di grandi dibattiti democratici».
    Gli ultimi stalinisti d’Italia, prima di tornarsene a casa, leggono il retro della fotocopia: «Parole d’ordine da lanciare dopo il canto dei tre inni del Pmli: Stalin Stalin Stalin». Appuntamento a settembre, come ogni anno: c’è da commemorare Mao, «il grande condottiero».

    Alessandro Trocino

  2. #2
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    Predefinito

    Più o meno sono gli stessi fessi che quando vedono una svastica si mostrano atterriti, fanno interrogazioni parlamentari e fanno appello alla "memoria"....

  3. #3
    SENATORE di POL
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    Predefinito Re: Il Grande Raduno dei Stalinisti: conosciamoli meglio.

    Originally posted by brunik
    Eccoli, finalmente, Gli Stalinisti, categoria alla quale i fessi mi ascrivono (in alternativa a terrorista e talebano) e che turbano la loro psiche.

    Si sono riuniti a Firenze per celebrare Baffone. Sono ben 200 persone. Nel 77 c'erano 100 partiti area stalinista. Ora ne è rimasto uno solo.

    Hanno il terrore degli agit-prop e amano appiccicare etichette associando il nome del "nemico" a quello di qualcun altro.

    Come del resto fanno sempre i fessi.

    Odiano i trozkisti, da quel che si capisce. Forse adesso si spiega perchè gli ex-trotzkisti (tipo i fessi "liberali") hanno così in odio gli stalinisti. Ruggini antiche tra ex compagni. Fessi.


    Corriere della sera, 03.03.03

    Gli stalinisti d’Italia celebrano «Baffone» «Crimini? No, fece solo qualche errore»


    DAL NOSTRO INVIATO
    FIRENZE - «Gulag?». E’ perplessa la giovanissima «compagna» Ilaria convenuta alla commemorazione di Stalin. «Non saprei». Occhiatacce, non sono gradite «provocazioni fasciste». Più preparato Mino Pasca, del Comitato centrale del Partito marxista-leninista italiano (Pmli): «Preferisco chiamarli campi di rieducazione. Hanno fatto grandiose opere di bonifiche e costruito il canale sul Volga». Però nei «campi» ci sono finiti oltre dieci milioni di persone e molte sono morte. «Sa nelle carceri in Italia quante persone muoiono ogni anno?». E i crimini di Stalin? «Quali crimini? Qualche errore, semmai. Ma ha fatto autocritica lui stesso. Errori marginali, dovuti a inesperienza. Comunque li ha rettificati Mao».
    Baffone è tornato, campeggia in una gigantografia del Palazzo dei Congressi di Firenze, anche se ogni tanto la testa si scolla e pencola pericolosamente. Allora interviene un «compagno» con l’ombrello che con il manico la rimette a posto. Eccoli qui gli unici, o quasi, in Italia a ricordare con affetto Stalin, «il grande maestro del proletariato», «un gigante del pensiero», morto il 5 marzo di 50 anni fa. Sono duecento, molti in camicia rossa, arrivati da tutta Italia. Quando comparve il Pmli, nel ’77, le sigle di quest’area erano un centinaio. Ora sono rimasti solo loro, con le ossessioni di sempre (i menscevichi, l’opportunismo, il movimentismo) e qualche nemico in più: il «nuovo Hitler Bush», «il nuovo Mussolini Berlusconi», «il nuovo Giuda Trotzkij Bertinotti».
    Sul palco c’è Giovanni Scuderi, segretario del partito. «Ma non rilascia interviste - dice un compagno dell’organizzazione -. Oggi parla solo Pasca». E’ il centralismo democratico, compagni, e i giornali borghesi non possono farci nulla. Nella sala proiettano un video sulla vita del «piccolo padre» georgiano, «che si muoveva tra le masse come un pesce nell’acqua». I sovietici innalzano la bandiera rossa sul Reichstag. Ovazione. Monica Martenghi, energica direttrice del Bolscevico, ringrazia commossa alcuni compagni messicani, si scaglia contro la «cricca togliattiana» e contro i trotzkisti «come Pintor, che dal manifesto ci ha vomitato addosso il suo veleno», poi scandisce: «Stalin vive con noi. Prepariamoci al conto finale con i fascisti». Scattano gli inni (L’Internazionale, Sole Rosso e Bandiera rossa), si canta in coro seguendo le parole sulle fotocopie.
    La «teppaglia fascista» non si è vista, nonostante gli annunci minacciosi di Forza nuova, e An si è limitata al convegno «Commemorare Stalin è un crimine». «In Italia per fortuna c’è l’articolo 21» dice Pasca. Nell’Urss di Stalin non era molto di moda la libertà di parola. «Scherza? La Costituzione garantiva libertà di parola per tutti. Tranne che per i nemici del popolo». Pasca elenca dieci meriti di Stalin, primo fra tutti «l’annientamento del mostro nazifascista». E gli errori? «Qualche eccesso nella collettivizzazione forzata». E basta? «No, anche l’aver privilegiato l’industria pesante». Va bene, ma la repressione, le grandi purghe, i gulag, l’antisemitismo, il culto della personalità? «Fandonie, nessuno è stato ucciso, se non gli infiltrati dalla quinta colonna nazista. I processi furono tutti alla luce del sole: occasione di grandi dibattiti democratici».
    Gli ultimi stalinisti d’Italia, prima di tornarsene a casa, leggono il retro della fotocopia: «Parole d’ordine da lanciare dopo il canto dei tre inni del Pmli: Stalin Stalin Stalin». Appuntamento a settembre, come ogni anno: c’è da commemorare Mao, «il grande condottiero».

    Alessandro Trocino
    Sei un omuncolo, un uomo piccolo, piccolo, piccolo con un cervello proporzionato al tutto.

    Shalom!

 

 

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