Ribadiamo
lo schedatore “democratico” dei fascisti il cui opuscolo “antifa” è propagandato dall’Unità è stato condannato

Denunciavamo ieri l’uscita insieme a L’Unità di un opuscolo di schedatura intitolato “Da Salò ad Arcore, storia della destra eversiva”. Facevamo notare che fra gli autori della squallida opera si trovava tal Saverio Ferrari dell’Osservatorio Democratico (sic!). Ricordavamo il palmarès del censore rosso dicendo che era stato condannato per l’assassinio di Sergio Ramelli, per la gestione del covo di Avanguardia Operaia in via Bligny (Milano), covo in cui vennero rinvenute schede di avversari da punire e da colpire e infine per l’aggressione con chiavi inglesi e sbarre di ferro degli avventori del bar “Porto di classe” che costò varie sequele (ivi compresa una paralisi) alle vittime.

Ci è stato fatto notare che tecnicamente e formalmente l’accusa è imprecisa. Il condannato per l’omicidio Ramelli è pressoché un omonimo di questo Saverio Ferrari; il quale è stato comunque condannato per via Bligny e per Porto di classe a undici anni di reclusione, proprio come scrivevamo ieri.

Tecnicamente e formalmente dunque quel Ferrari non fu assassino di Ramelli; così decise la corte benché fosse stata rinvenuta la scheda di Sergio proprio nel covo di quel Ferrari. Il “concorso” in Italia viene sentenziato in modo assai ineguale.

La sostanza non cambia di una virgola. A fare da schedatore dei fascisti è Saverio Ferrari, in ciò recidivo. È Saverio Ferrari, già condannato per misfatti vigliacchi. Accompagnarsi a gente simile dovrebbe far vergognare qualsiasi persona di pudore; incoraggiarne l’opera di schedatura e benedirne la funzione di censore è aberrante. Che lo faccia il giornale della forza che si è messa a pontificare su “presentabili” e “impresentabili” è letteralmente grottesco. Sappiamo ora con chi si accompagnano Fassino e Prodi. Come giustificherà Veltroni una simile contiguità alla luce del suo “outing” riguardo Cuori Neri?

Problemi loro; in quanto a noi ci limitiamo a vomitare.