Duecentotrentatrè norme di spesa sulla sanità in 45 mesi di governo regionale di centrosinistra. Le leggi che regolano la più grande fonte di spesa della Puglia, i 6 miliardi di euro del fondo sanitario regionale, dall’agosto 2005 a oggi sono state cambiate 50 volte l’anno. Quasi una volta alla settimana. Un complesso di norme spesso oscure, se non contraddittorie, emendamenti e subemendamenti che in molti casi servono a soddisfare gli interessi di pochi o di pochissimi. È tutto perfettamente lecito.

È il prezzo pagato dalla democrazia alle lobby delle cliniche private, dei laboratori di analisi, dei fornitori di materiali, di medicinali e di quanto ruota intorno alla salute dei cittadini. L’analisi della «Gazzetta», limitata alle sole norme contenute nelle leggi di bilancio, mostra risultati sorprendenti. Come le 47 disposizioni contenute nella variazione al bilancio preventivo 2008 approvata il 12 febbraio dello scorso anno e zeppa di variazioni a variazioni di legge (si veda l’esempio nel box sopra il titolo). Tanto che 20 di quelle 47 disposizioni modificavano norme emanate (o modificate) nella legge 40 del 2007, emanata a sua volta appena 49 giorni prima.

Qualche esempio chiarisce di cosa stiamo parlando. Nella legge 40/2007, la Regione stabilisce la possibilità di stabilizzare i titolari di incarico a tempo indeterminato presso le Asl: sono assunzioni mascherate, che costano alcune decine di migliaia di euro l’una all’anno. Ma a febbraio del 2008, le maglie vengono ulteriormente allargate: basta un emendamento di 20 parole (presentato da due consiglieri di maggioranza) per estendere l’assunzione anche a chi si trova «in posizione di comando». Non più di 10 persone in tutta la Puglia. Certo, non tutte le disposizioni portano spesa aggiuntiva. Alcune (molte) sono o dovrebbero essere di contenimento, come le famose norme per limitare gli acquisti per infungibilità (il grimaldello di Gianpaolo Tarantini): esistevano dal 2007, sono state inasprite nel 2008, sono in vigore praticamente da 9 mesi.

Ma è nelle disposizioni che riguardano gli accreditamenti, quasi sempre scritte in maniera incomprensibile ai comuni mortali, che si nascondono le vere sorprese: se qualcuno vuole divertirsi, vada a leggersi l’articolo 36 della legge 10/2007, intitolato «Attuazione dell’articolo 1, comma 796, lettera s) della legge 296/2006». Trentanove righe di testo per recepire una norma statale, ma anche per aprire un corridoio preferenziale verso l’accreditamento definitivo (il pezzo di carta che permette ai privati di lavorare per la Regione) ad alcune particolari cliniche.

Interrogati su questo mare di leggi e leggine in materia sanitaria, i consiglieri regionali fanno spallucce. «Nei resoconti di ogni seduta di Consiglio - dice un autorevole esponente della maggioranza che preferisce non essere citato - troverete le dichiarazioni di questo o quel consigliere che tuonano contro i 30, 40 o anche 100 emendamenti presentati sulla sanità. Ma in realtà, è ormai un sistema consolidato. Le norme sanitarie inserite nei bilanci sono assolutamente bipartisan, anzi spesso capita che il centrodestra presenti i nostri e viceversa».

Non tutti vengono approvati. Durante la discussione della legge 1/2008 (quella delle 47 norme) gli emendamenti sanitari presentati tra commissione e aula sono stati oltre 150: uno su tre, dunque, è stato respinto o ritirato. «Il vero problema - secondo Rocco Palese, coordinatore dell’opposizione - è che noi non siamo liberi di decidere. Fatevi un giro durante un consiglio regionale: troverete i rappresentanti delle lobby che girano per i corridoi, liberamente. In consiglio può entrare chiunque: fino a quando la Regione non avrà una sede degna, in cui i consiglieri possono essere isolati dall’esterno anche fisicamente, questo problema non sarà risolto».

Sarà. Ma forse conta anche il fatto che, fino a pochi mesi fa (quando è stato installato il sistema di voto elettronico), a meno di casi particolari nessuno teneva traccia del voto di un singolo consigliere: i verbali dell’Aula si limitano a riportare il numero dei voti, ma non c’è modo di sapere chi ha votato a favore e chi contro. E così, a volte, la si butta sull’ironia. Ecco cosa diceva l’ex consigliere Silvestris (An, oggi europarlamentare) in quella seduta del 12 febbraio 2008: «I nostri banchi sono innevati di subemendamenti che la Presidenza sta predisponendo su carta riciclata. In questo modo, evitiamo di abbattere altri alberi per preparare questi fiocchi di neve».

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