Olindo e Rosa in carceri diverse Un giudice vuole rimetterli insieme - Corriere della Sera
La strage di Erba
Olindo e Rosa in carceri diverse
Un giudice vuole rimetterli insieme
«Non hanno mai dato problemi». Chiesti gli atti al ministero
Rosa Bazzi e Olindo Romano (Lapresse)
Rosa Bazzi e Olindo Romano (Lapresse)
COMO - «Basta che mi mettiate in una cella matrimoniale con la mia Ro*sa e io starò bene. Tanto vitto e allog*gio sono garantiti». Cinico, irridente, insensibile alla condanna all’ergastolo per la strage di Erba, Olindo Romano ha sempre sperato di poter trascorrere la detenzione in compagnia della sua moglie e complice Rosa Bazzi. Solo quello pareva importargli. Quella bi*slacca richiesta è ben lontana dall’esse*re accontentata ma — insomma — qualcosa potrebbe cambiare nel desti*no dei due coniugi oggi confinati lui nel carcere di Parma, lei in quello di Vercelli. Il magistrato di sorveglianza ha infatti raccomandato che a Olindo e Rosa siano sempre garantiti i colloqui mensili e ha chiesto conto del perché marito e moglie, subito dopo la senten*za, siano stati allontanati dal carcere di Como, decisione che agli occhi del giu*dice appare adesso ingiusta e immoti*vata.
«Cella matrimoniale? Mi auguro che quei due vengano separati e che non possano mai più rivedersi»: Ma*rio Frigerio, unico scampato alla stra*ge dell’11 dicembre del 2006, così ave*va commentato il verdetto della Corte d’assise di Como. La separazione co*me pena aggiuntiva, il dolore di non vedere più la persona che si ama co*me nemesi inflitta agli autori del qua*druplice delitto. Pareva che il deside*rio di Frigerio potesse essere esaudito e invece no: i ripetuti ricorsi degli av*vocati di Olindo e Rosa, convinti che i due non meritino una detenzione af*flittiva, paiono adesso aver aperto una breccia. Nadia Buttelli, giudice di sor*veglianza di Reggio Emilia (competen*te per il carcere di Parma) chiede di co*noscere le ragioni per cui la coppia dia*bolica venne allontanata da Como «do*ve non venivano mai segnalati proble*mi » e raccomanda che ai due siano ga*rantiti i colloqui che fino a oggi si so*no svolti solo a singhiozzo. La storia di questo marito e questa moglie uniti nell’amore e nel sangue è già spiazzante di suo: mai in contrasto tra loro nemmeno nei momenti più drammatici della vicenda giudiziaria, sempre mano nella mano durante le udienze in Corte d’Assise, lei — mania*ca compulsiva dell’ordine domestico — che gli aggiusta il colletto della ca*micia, lui che in mancanza di meglio le regala a Natale degli origami fatti con la stagnola dei pacchetti di sigaret*te.
Non il carcere a vita, non la vista in aula delle foto che ritraevano lo scem*pio commesso nell’appartamento di via Diaz parevano spaventare gli impu*tati. L’unico provvedimento che aver colpito al cuore Olindo e Rosa era sta*to quello del 23 dicembre 2008 con cui la direzione centrale degli istituti di pena (contro il parere della direzio*ne carceraria della Lombardia) stabili*va il trasferimento da Como dei due detenuti assegnando lei a Vercelli e lui a Piacenza. Dicono che Rosa fosse ca*duta in pianti interminabili e crisi de*pressive, il marito di contro era dive*nuto aggressivo con le guardie, tanto da dover essere spostato ulteriormen*te a Parma.
Enzo Pacìa, uno dei difensori della coppia aveva fatto ricorso contro quel*lo spostamento ritenendolo inumano e pericoloso per la salute della coppia. Gli avevano risposto picche: «Il trasfe*rimento dei detenuti...rientra nei pote*ri e nelle scelte dell’amministrazione, come tali insindacabili nel merito al fi*ne di garantire la sicurezza negli istitu*ti di pena».
Il perché di quello spostamento ri*maneva dunque un segreto, ma ades*so sul cono d’ombra vuole fare luce la giudice Buttelli («a parere di questo magistrato...non è possibile compren*dere le motivazioni di tale decisio*ne »). Una relazione del carcere di Parma descrive Olindo affet*to da «ansia e flessio*ne dell’umore legata all’inattività e alla di*minuita possibilità di contatto con la moglie, soffre della sorveglianza a vi*sta... non può fare so*cialità e questo è ul*teriore elemento di ansia e lamentela».
Insomma, Olindo separato dalla sua Rosa soffre e deperisce, anche per*ché i colloqui mensili sono saltati più volte per disguidi tecnici. E per questo il provvedimento della giudice Buttel*li, protocollato il primo settembre scorso, si chiude disponendo l’acquisi*zione delle ragioni che hanno determi*nato la separazione carceraria dei due condannati all’ergastolo. Olindo e Ro*sa continuano a passare i loro giorni a Parma e Vercelli; per loro si riaccende una speranza, per chi ha patito lo stra*zio della strage di Erba qualcos’altro.
Anna Campaniello
Claudio Del Frate