In uno dei suoi Dialoghi, Luciano immagina che Giove e Mercurio si improvvisino venditori di filosofi e che uno scrupoloso acquirente interroghi ad uno ad uno i sapienti delle diverse scuole, per saggiare l'opportunità dell'acquisto. E così, dopo aver interrogato Pitagora e Diogene, questo strano compratore si trova di fronte ad uno spettacolo che lo colpisce: i due filosofi che Giove e Mercurio magnificano per la loro saggezza gli appaiono uniti da un singolare contrasto poiché l'uno continuamente ride, l'altro invece piange. Il filosofo che ride è Democrito: se tutto è davvero una danza di atomi nel vuoto allora ogni vicenda umana deve rinunciare alla sua pretesa di senso e risibili debbono apparire le preoccupazioni e le cure degli uomini che non sanno adeguare le proprie passioni a ciò che la ragione del mondo ci insegna. Al riso del filosofo cui la ragione insegna a prendere commiato dalle passioni del mondo fa da contrappunto il pianto di Eraclito, il filosofo del divenire che non può distogliere gli occhi dalla caducità degli eventi, e che nel tempo che travolge tutte le cose avverte la tragicità di un mondo in cui il senso trapassa nel non senso, il valore nel disvalore, ciò che è grande e suscita ammirazione e rispetto in ciò che è infimo e ........................

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