Obama porta il change all'Onu
proponendo un nuovo ordine mondiale
I 4 pilastri fondamentali: disarmo, preservazione del pianeta, pace e sicurezza, crescita equilibrata e sostenibile
WASHINGTON - A vent’anni dal crollo del muro di Berlino, sulle cui rovine esso doveva sorgere ma non è ancora sorto, Obama ha proposto di formare un nuovo ordine mondiale, di fare delle Nazioni Unite una realtà vera, non virtuale. E ha delineato quelli che ha definito i suoi quattro pilastri, fondati, ha affermato, sulla democrazia e sul rispetto dei diritti umani: il disarmo atomico e convenzionale, la pace e la sicurezza, la preservazione del pianeta, una crescita economica equilibrata e sostenibile.
DIVISIONE - «Non dobbiamo passare alla storia come la generazione che trascinò le divisioni del secolo XX nel secolo XXI», ha ammonito. «Abbattiamo i muri del passato». Un grido che ricorda quello storico del presidente Reagan a Berlino negli anni Ottanta: «Gorbaciov, abbatti questo muro!». Il nuovo ordine mondiale, su cui Obama tornerà a giorni al G20 a Pittsburgh, è politico, sociale, finanziario ed economico assieme. Lo sognarono due suoi predecessori, Bush padre e Clinton, e svanì sotto Bush figlio, il presidente americano più unilateralista, a causa anche dell’attentato di Al Qaeda alle Torri gemelle nel 2001. A breve termine, esso rimane un sogno: come Obama ha lamentato, il mondo odierno è diviso, spesso in guerra. Ma a lungo termine è almeno in parte realizzabile. Il ritorno dell’America al multilateralismo, le chiare responsabilità internazionali che la Cina sta assumendo pur mancando allo interno di democrazia, la crescente coesione dell’Europa ne costituiscono i presupposti.
IPOTESI - Utopico o no che sia al momento, il disegno di Obama è quello delle nuove frontiere del terzo millennio. Frontiere non geopolitiche, ma delle grandi sfide all’umanità: la corsa agli armamenti appunto, il terrorismo il genocidio e le dittature, il surriscaldamento del globo, la povertà, le malattie, la sperequazione. Contro di essi la comunità globale può e deve battersi, ma all’unanimità. Ha ricordato Obama che da solo nessun Paese, neppure gli Stati Uniti, sarebbe in grado di sconfiggerli. Dove Bush parlava di una pax americana, il presidente ha parlato di una nuova era di coordinamento e collaborazione di tutti i membri dell’Onu, «un obbligo morale, un interesse pratico».
CAMBIAMENTO - Eletto per portare il cambiamento in casa e fuori, oggi Obama proclama che è il compito di ogni popolo e governo. Senza dirlo espressamente, segnala che sulla sua persona sono state poste eccessive aspettative: il presidente Usa può guidare, sottolinea, non imporre. È lo stesso appello al senso civico dei cittadini e dei politici di Roosevelt e di Kennedy, che il mondo lo cambiarono. Obama ha tradotto in termini universali l’invito kennediano agli americani: «Non chiedetevi che cosa l’America può fare per voi, ma che cosa voi potete fare per l’America».
Ennio Caretto
23 settembre 2009
Obama porta il change all'Onu proponendo un nuovo ordine mondiale - Corriere della Sera