LIVORNO - Stavolta la contestazione, durissima, è toccata anche a Luca Casarini, leader dei Disobbedienti. Ieri pomeriggio a Livorno, durante un’assemblea del movimento che doveva decidere le azioni di lotta per bloccare «le navi della guerra» nel porto di Livorno, un gruppo livornese di dissidenti composto dal «Circolo politico 1921» e dalle «Bal» (Brigate autonome livornesi, un’organizzazione di ultrà livornesi su posizioni politiche di estrema sinistra) ha interrotto l’intervento di Casarini con urla e fischi. E al grido «Sei un un infame e un venduto», ha bloccato i lavori. I contestatori sono stati allontanati dall’assemblea, ma pochi minuti dopo hanno tentato, riuscendoci, di tornare nella palestra dove si svolgeva la riunione. Due disobbedienti sono rimasti feriti al naso e a un braccio, ma per almeno mezz’ora si è temuto il peggio. Il gruppo dei contestatori, almeno una cinquantina di giovani con le sciarpe amaranto, i colori sociali della squadra del Livorno, ha assediato Casarini. Il leader delle «tute bianche» è stato costretto a fuggire da una porta secondaria.
«Presto una macchina», ha gridato mentre si allontanava correndo insieme ad altre tre persone. Una ragazza gli ha suggerito di salire su un autobus pieno di gente che stava arrivando, altri hanno suggerito un taxi. La situazione si è sbloccata all’ultimo minuto, con l’arrivo di un’auto di alcuni amici. Casarini è salito a bordo e l’auto si è allontana velocemente.
La contestazione è avvenuta poco dopo le 16 all’Astra, un Circolo ricreativo dei lavoratori dei Cantieri navali Orlando. Qui si erano dati appuntamento circa trecento Disobbedienti. Gli ultrà, alcuni dei quali non erano presenti allo stadio dove si disputava la partita Livorno-Palermo perché diffidati dalla questura, sono entrati nella palestra pacificamente e si sono seduti su alcune sedie in fondo alla sala, lontani dagli altri partecipanti. Le contestazioni sono iniziate appena il leader del movimento ha afferrato il microfono. «Infame, via da Livorno», «Sei un venduto», «Ricordati di Genova», gli hanno gridato i giovani livornesi.
Casarini ha chiesto chi fossero i suoi contestatori, poi ironicamente ha aggiunto di non essere interessato al calcio e al tifo.
I motivi della contestazione sono stati chiariti più tardi dagli stessi protagonisti. «Casarini e i sui Disobbedienti, ormai obbedienti, hanno tentato di tapparci la bocca in svariati modi, tra i quali quelli più schietti. Era già accaduto a Genova al G8 contro alcuni di noi colpevoli di non gradire le pratiche di Casarini. Oggi volevamo parlare e ce l’ha impedito allora siamo entrati nella sua "zona rossa". Ristabilita la calma ce ne siamo andati tranquillamente. I Disobbedienti che abbiamo conosciuto non sono gente del popolo, ma borghesi, figli di papà, che non capiscono le esigenze dei lavoratori».
Replica Luca Casarini: «Quello che è successo a Livorno è un’aggressione che fa piacere soprattutto alla polizia e a chi non vuole iniziative di pace nel porto di Livorno. Non so perché mi abbiano contestato, non conosco queste persone, non so chi siano». Poi ha aggiunto che la lotta non è finita: «Dopo i treni ci concentreremo sul blocco merci. Se ci sarà la guerra cercheremo di bloccare i simboli delle istituzioni coinvolte».
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