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Risultati da 1 a 9 di 9
  1. #1
    SENATORE di POL
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    Predefinito LA POLITICA E LA RAI - di Giulio Andreotti

    da www.iltempo.it

    " La politica e la Rai


    di GIULIO ANDREOTTI

    Non nascondo che quando sento parlare di "prima Repubblica" con toni critici e saccenti mi infastidisco. Può darsi sia il difettuccio nostalgico di noi ultraottantenni. Passi. Ma quanto è accaduto sulle nomine del consiglio Rai mi sembra sintomo di notevole degrado anche metodologico. Credo siano in molti a riconsiderare il ruolo dei partiti, la cui scomparsa - lasciamo stare i metodi di affossamento - fu salutata come grande conquista. È vero che la legge prevista dall'art. 49 della Costituzione («Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale») non è mai venuta fuori. I comunisti temevano le schedature di polizia e i nostri vecchi avevano un cattivo ricordo delle interferenze giolittiane nelle prefetture. Comunque i partiti esistevano: facevano scuola politica, presentavano liste, controllavano amministrazioni, con un sistema proporzionale che dava a ciascuno il suo. Liberali, democristiani, socialisti, repubblicani storici: tutti a casa.
    Benvenuto al grande assortimento botanico di margherite, querce, ulivi al quale si contrappongono Leghe, Forze, Unioni e Alleanze. L'influenza diretta dei politici, privatizzando grandi comparti economici, è diminuita, non cancellata. Prima nel delicato campo Rai le scelte affidate all'Iri, con ruolo non effimero degli organi parlamentari, risultavano equilibrate. Che vi fossero impulsi governativi non scandalizzava. Fanfani paragonò l'apertura alla sinistra della terza rete come evento nazionale simile all'unificazione dell'Italia e all'autostrada del Sole. Un po' troppo, in verità. Di fatto sulle nomine il governo non era estraneo. Ricordo un lontano episodio. Candidato unico alla presidenza RAI era Mario Melloni, allora democristiano di ferro, direttore di giornali scudocrociati e deputato della Valtellina. In grande riservatezza Sandro Pertini venne da De Gasperi e confidò che Melloni era comunista. Sembrava un paradosso, ma era meglio cambiare cavallo; così avvenne. Più tardi Mario rispolverò le frequentazioni giovanili e divenne il brillante corsivista quotidiano dell'Unità. In Rai andò il capo ufficio stampa di De Gasperi, Cristano Ridomi. Non si gridò allo scandalo. Più tardi del validissimo Ettore Bernabei fu attribuita la paternità a Fanfani, senza che nessuno si stracciasse le vesti. Nel sistema vigente, liquidate le Partecipazioni Statali, il consiglio è scelto dai presidenti di Camera e Senato. Speakers super partes, ma non possono prescindere dal quadro politico-elettorale. Non siamo l'Inghilterra. Con la presidenza del prof. Baldassarre sembrò soddisfatta una certa extrapoliticità globale. Ma tre consiglieri si dissociarono, aprendosi una situazione paradossale. I due residui la considerarono un evento trascurabile e tirarono diritto, adottando anzi misure di straordinaria amministrazione. Subentrò la commissione di vigilanza con numeri sufficienti a sfiduciare il consiglio. Qui il penultimo atto del dramma. Nell'aula di Palazzo Madama si alza il sen. Angius e chiede al Presidente Pera se avesse un sosia; perché le agenzie annunciavano i nomi del nuovo consiglio che lo stesso Pera avrebbe in quel momento concordato con Pier Ferdinando Casini. Escluso che le agenzie se lo fossero inventato era evidente l'irrimediabile siluro all'operazione. Dopo qualche giorno veniva reso noto che i due Presidenti lasciavano la designazione del Presidente all'opposizione, che presentava una terna di tutto rispetto. Fumata bianca per Paolo Mieli. Tutto a posto? Nemmeno per sogno. Forse le condizioni di ingaggio (compenso e recupero di ex, peraltro uno già deciso dalla Magistratura del lavoro) potevano essere concordate prima dell'annuncio. A complicare le cose è giunto anche un infelice intermezzo razzista, ciliegina avvelenata sulla torta di sì lunga cottura.
    Mentre scrivo non so come andrà a finire. Forse Umberto Eco, che tra l'altro è eccelso cultore di bibliofilia antica, potrebbe dare una mano per uscire dalle strette di un deludente novismo. Per di più, Eco è uomo di brillanti soluzioni. Gli dissi una volta che mi ero arenato nella pagina del suo «Pendolo di Foucault» dove c'è una radice quadrata con tante cifre. Senza scomporsi, mi consigliò di saltare quella pagina e andare avanti. Forse potrebbe farsi un salto di qualità applicando alla Rai l'art. 47 della Costituzione (Azionariato popolare). Il canone diverrebbe la quota associativa di questa prima "compagnia pubblica" con molti milioni di soci. Altrove le pubbliche compagnie funzionano molto bene.

    venerdì 14 marzo 2003
    "


    Cordiali saluti

  2. #2
    moderatore di bachelite
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    hai postato un'intervista di Andreotti. Bravo.
    Adesso però, visto che insieme a lui è stato condannato anche don Tano Badalamenti sulla base delle stesse prove e dallo stesso collegio giudicante e , quel ch'è peggio, nello styesso processo, posta anche qcosa di don Tanuzzo. Per solidarietà.

  3. #3
    SENATORE di POL
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    Potrei postare cosa scrivevano i magistrati "democratici" e i politici della sinistra, in testa Violante, di Giovanni Falcone, invece, perchè collaborava strettamente, nella lotta anti-mafiosa, con Giulio Andreotti, Claudio Martelli e l'Andreottiano Scotti.... prima che qualcuno, che di Falcone ne pensava altrettanto male, lo facesse saltare per aria.....
    Convergenze Parallele...

    Shalom !!!

  4. #4
    SENATORE di POL
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    OGNI ULTERIORE OFF TOPIC SARA' ELIMINATO E L'AUTORE CENSURATO a VISTA PER 48 ORE

  5. #5
    SENATORE di POL
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    da www.lastampa.it

    " SI SONO FATTI CARICO LORO DELLA SCELTA, BILANCI E PLURALISMO DIPENDERANNO DA LORO»
    Rutelli: ora la responsabilità sarà tutta di Pera e Casini
    «Lucia Annunziata è donna di notevoli qualità professionali ma non rappresenta l´Ulivo, la valuteremo per ciò che farà»

    14/3/2003

    ROMA LA telenovela si è conclusa da pochi attimi, l´emozione è ancora fresca e Francesco Rutelli, pur calibrando ogni aggettivo, con i Presidenti delle Camere va giù duro: «I Presidenti si sono fatti carico per intero delle nomine e dunque da domani mattina cade sotto la loro responsabilità la garanzia circa il pluralismo della Rai, ma anche sul bilancio dell´azienda: ogni disavanzo sarà da attribuire a scelte fatte sotto la loro sovranità».


    La scelta dei due Presidenti è stata particolarmente abile: la Annunziata è una «pasionaria rossa» con tratti pragmatici, buone relazioni a tutto campo e nel passato vanta una nomina al Tg3 su indicazione dei Ds...

    «Si tratta di una donna e questo è già un fatto positivo. Ed è una donna che ha notevoli qualità intellettuali e professionali. Ma non rappresenta l´Ulivo. E´ stata scelta dai presidenti delle Camere e andrà valutata per quel che saprà fare. E io ho già in mente dei significativi test...».

    Quali?

    «Non sono molto diversi da quelli che aveva posto un uomo come Paolo Mieli, anche più moderato per orientamento politico».

    Vuol dire che Lucia Annunziata non potrà non chiedere le garanzie già richieste da Mieli?

    «Tocca a lei fare ciò che ritiene più giusto. Ma io penso che la scelta del direttore generale dovrà essere di novità e di assoluta garanzia. Già, perché finora è stata garantita la crescita degli ascolti di Mediaset e il tracollo di quelli Rai con la conseguente catastrofe nella raccolta pubblicitaria».

    Enzo Biagi e Michele Santoro?

    «Naturalmente vedremo se torneranno in prima serata e vedremo se sarà garantita la qualità complessiva dell´informazione, il pluralismo, l´approfondimento».

    I Presidenti delle Camere prima vi hanno chiesto di condividere un metodo, poi vi hanno chiesto una rosa e alla fine hanno scelto da soli?

    «La legge attribuisce loro la responsabilità di nomina del Cda: l´hanno esercitata senza alcuna consultazione per quanto mi riguarda e per quanto riguarda l´Ulivo: tutti e cinque i nomi sono scelte di cui risponderanno».

    I Presidenti delle Camere sono tornati ad essere espressione della maggioranza che li ha eletti, trovando qualche sponda nell´opposizione, a cominciare dai Ds?

    «Hanno scelto un Consiglio formato da persone che, prese una per una, hanno qualità. Avranno certamente valutato le capacità di gestione necessarie per governare quella che è la prima azienda culturale del Paese. E´ un´azienda che sta andando a rotoli e infatti quando ci è stato chiesto di indicare una rosa, abbiamo suggerito uomini di primo livello in termini di capacità gestionale come Mieli e Fabiani. E abbiamo chiesto la garanzia che gli amministratori potessero proporre in piena libertà il nome del direttore generale, che è la figura chiave per la gestione dell´azienda».

    Ma se alla fine hanno deciso tutto i Presidenti, la loro responsabilità aumenta?

    «A Pier Ferdinando Casini, che mi ha telefonato, ho detto di non farmi il nome che aveva appena comunicato a Marcello Pera perché riguardava tutta intera la sua responsabilità. I Presidenti delle Camere hanno nominato un Cda presieduto da Antonio Baldassarre e hanno dato il via libera alla direzione generale di Agostino Saccà: tutto questo ha portato la Rai ad un approdo disastroso, ma finora non ne abbiamo fatto carico a Marcello Pera e a Pier Ferdinando Casini. Ora è ovvio che - non essendo questo un Consiglio formato da tre di maggioranza e due di opposizione o da quattro e uno - ma da cinque scelti solo dai Presidenti, cadrà interamente sotto la loro responsabilità una doppia garanzia. La prima: che la Rai diventi pluralista. Un´informazione che restasse faziosa e settaria sarebbe da ascrivere ad una scelta sbagliata dei Presidenti e non solo alla cattiva conduzione degli amministratori».

    E la seconda?

    «La seconda riguarda i bilanci. Quando guidavo un´amministrazione con un bilancio di oltre 10.000 miliardi di lire all´anno mi era ben chiaro che nella scelta di un amministratore ero, io per primo, a doverne rispondere se i bilanci fossero andati male. Di questo aspetto, credo siano ben consci i due Presidenti, tanto più alla luce del conflitto di interessi».

    Sono dieci anni che il centro-sinistra denuncia vigorosamente il conflitto di interessi ma nel frattempo ha perse due elezioni politiche, due elezioni europee, un referendum specifico: se il messaggio è giusto, come mai non passa?

    «In Italia c´è il campione mondiale del conflitto di interessi che ha ingaggiato una fenomenale battaglia di resistenza e per il momento ha avuto successo».

    Con un centro-sinistra che da 10 anni pensa di specularci sopra e non ci riesce...

    «Berlusconi ha trovato, nel campo del centro-sinistra al governo, qualche incertezza e qualche attendismo di troppo. In questo campo ho avuto una responsabilità per sei mesi, quando ho guidato la campagna elettorale dell´Ulivo e in quel breve lasso di tempo siamo riusciti a far approvare una legge sul conflitto di interessi in uno dei due rami del Parlamento e alla fine i senatori si sono dovuti fermare per un gigantesco ostruzionismo del centro-destra. Ma non dimentichiamo che la responsabilità del conflitto ce l´ha chi lo "veste" tutti i giorni e da anni».

    Ma è vero che porterete la questione in Europa?

    «Sto preparando un´interrogazione urgente degli europarlamentari dell´Ulivo, molto strutturata, alla Commissione Europea alla luce delle risoluzioni già approvate dal Parlamento europeo e nel Consiglio d´Europa. Condurrò una battaglia molto forte per ottenere dei risultati proprio nel campo del pluralismo dell´informazione».

    In questa vicenda lei ha eluso le pregiudiziali dei movimenti e di Cofferati, secondo i quali non si tratta mai col nemico: pentito?

    «Sin dall´inizio abbiamo preso una linea estremamente coerente, chiedendo un presidente e un direttore generale di garanzia, un Cda di qualità. Se altri la pensano diversamente, questo non mi scandalizza. Certo, fra quelli che hanno protestato, c´è chi nel passato non lo aveva fatto davanti a lottizzazioni di profilo modesto e in vari campi».

    Una per una le pregiudiziali di Paolo Mieli erano tutte plausibili: averle poste tutte assieme e subito, è stato un buon metodo?

    «E´ stato come immergere una pellicola nel liquido per svilupparla. E´ stata una scelta che ha rivelato i problemi irrisolti e dunque una scelta utile, una prova di trasparenza. Vedremo cosa farà adesso la Annunziata cui auguro sinceramente successo e alla quale prometto un controllo rigoroso».
    "

    Cordiali saluti

  6. #6
    SENATORE di POL
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    da www.lastampa.it

    " Fuori dagli schemi
    14 marzo 2003

    di Federico Geremicca

    PER quanto le vicende legate alla Rai abbiano abituato addetti ai lavori e opinione pubblica a convulsioni politiche e colpi di scena fin oltre l’ultimo minuto, stavolta il dado è tratto davvero. Con una assunzione di responsabilità diremmo quasi esclusivamente personale ed una rapidità nella quale pochi ormai speravano, Marcello Pera e Pierferdinando Casini hanno scelto il nuovo presidente della Rai, indicando per la poltrona più importante di viale Mazzini Lucia Annunziata. La proposta, secca, l’ha avanzata Casini: diciamo subito che si tratta di una scelta professionalmente eccellente, come testimoniato anche dai commenti largamente positivi che l’hanno accompagnata. Ma soprattutto di una scelta che si caratterizza per il suo essere fuori dagli schemi tradizionalmente consolidati. E non ci vuole poi molto a capire perché.

    Andando incontro alle ripetute sollecitazioni giunte dall’opposizione parlamentare, Pera e Casini hanno individuato in Lucia Annunziata quella presidenza di «garanzia» chiesta a gran voce dai leader dell’Ulivo. Eppure, è proprio dal centrosinistra - area politica alla quale la Annunziata ha fatto sempre trasparente riferimento - che è giunto alla neo-presidente qualche apprezzamento prudente e tiepido; mentre attestati di stima calorosi e incondizionati sono arrivati dal centrodestra. Si tratta di reazioni, dunque, se si vuole sorprendenti. Fuori dagli schemi, appunto. E comprensibili, al contrario, proprio e solo alla luce degli schemi così nettamente infranti dai presidenti di Senato e Camera.

    L’Ulivo, infatti, non riconosce a Lucia Annunziata quel profilo di garanzia sollecitato perché il suo nome - questo è il punto - non era tra quelli (Fabiani, Mieli ed Eco) indicati ai presidenti Pera e Casini. Il centrodestra, al contrario, applaude alla nomina di una giornalista non precisamente «amica» intanto perché vede così chiudersi una vicenda (la crisi Rai) politicamente imbarazzante; e soprattutto perché, considerando Lucia Annunziata circondata da quattro consiglieri espressione della maggioranza e da un direttore generale probabilmente di uguale orientamento, ritiene il neo-presidente sufficientemente controllabile nelle sue future iniziative.

    Dirà il tempo se i ragionamenti che hanno dettato le reazioni di centrosinistra e centrodestra sono fondati e, soprattutto, adeguati alla scelta innovativa e irrituale effettuata da Pera e da Casini. Quel che per ora si può ragionevolmente affermare è che la presidenza Rai è oggi in mani salde e competenti, e che l’azienda può adesso tentare l’invocata riscossa. Anche questa, se si vuole, è una novità. E una novità fuori dai soliti schemi.
    "

    Cordiali saluti

  7. #7
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    da www.giornale.it

    " Fuori dagli schemi
    14 marzo 2003

    di Federico Geremicca

    PER quanto le vicende legate alla Rai abbiano abituato addetti ai lavori e opinione pubblica a convulsioni politiche e colpi di scena fin oltre l’ultimo minuto, stavolta il dado è tratto davvero. Con una assunzione di responsabilità diremmo quasi esclusivamente personale ed una rapidità nella quale pochi ormai speravano, Marcello Pera e Pierferdinando Casini hanno scelto il nuovo presidente della Rai, indicando per la poltrona più importante di viale Mazzini Lucia Annunziata. La proposta, secca, l’ha avanzata Casini: diciamo subito che si tratta di una scelta professionalmente eccellente, come testimoniato anche dai commenti largamente positivi che l’hanno accompagnata. Ma soprattutto di una scelta che si caratterizza per il suo essere fuori dagli schemi tradizionalmente consolidati. E non ci vuole poi molto a capire perché.

    Andando incontro alle ripetute sollecitazioni giunte dall’opposizione parlamentare, Pera e Casini hanno individuato in Lucia Annunziata quella presidenza di «garanzia» chiesta a gran voce dai leader dell’Ulivo. Eppure, è proprio dal centrosinistra - area politica alla quale la Annunziata ha fatto sempre trasparente riferimento - che è giunto alla neo-presidente qualche apprezzamento prudente e tiepido; mentre attestati di stima calorosi e incondizionati sono arrivati dal centrodestra. Si tratta di reazioni, dunque, se si vuole sorprendenti. Fuori dagli schemi, appunto. E comprensibili, al contrario, proprio e solo alla luce degli schemi così nettamente infranti dai presidenti di Senato e Camera.

    L’Ulivo, infatti, non riconosce a Lucia Annunziata quel profilo di garanzia sollecitato perché il suo nome - questo è il punto - non era tra quelli (Fabiani, Mieli ed Eco) indicati ai presidenti Pera e Casini. Il centrodestra, al contrario, applaude alla nomina di una giornalista non precisamente «amica» intanto perché vede così chiudersi una vicenda (la crisi Rai) politicamente imbarazzante; e soprattutto perché, considerando Lucia Annunziata circondata da quattro consiglieri espressione della maggioranza e da un direttore generale probabilmente di uguale orientamento, ritiene il neo-presidente sufficientemente controllabile nelle sue future iniziative.

    Dirà il tempo se i ragionamenti che hanno dettato le reazioni di centrosinistra e centrodestra sono fondati e, soprattutto, adeguati alla scelta innovativa e irrituale effettuata da Pera e da Casini. Quel che per ora si può ragionevolmente affermare è che la presidenza Rai è oggi in mani salde e competenti, e che l’azienda può adesso tentare l’invocata riscossa. Anche questa, se si vuole, è una novità. E una novità fuori dai soliti schemi.
    "

    Cordiali saluti

  8. #8
    Mannysta
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    E adesso è cambiato qualcosa?

  9. #9
    Hanno assassinato Calipari
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    "Il programma YURI il programma"
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    Per la milionesima volta: non ammetto che tu venga qui a dare del mafioso a chicchessia.

 

 

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