L'Acton Institute distingue la visione cattolica dell'ambiente dal neopaganesimo
GWN _ «Una delle più grandi preoccupazioni della Chiesa odierna in termini di amministrazione dell'ambiente è il sorprendente emergere, all¹interno di molti ambientalisti religiosi e non, di ciò che si potrebbe chiamare "neo-paganesimo". Sebbene l'espressione di questo nuovo paganesimo possa essere di gran lunga più sfumata e ricercata di quella propria delle culture antiche, di fondo molti degli errori filosofici e politici rimangono gli stessi».

Così è scritto in un documentato saggio scritto e pubblicato dall'Acton Institute.
Lo scritto fa parte di una serie di saggi nata da una collaborazione protrattasi nell' arco di diversi mesi fra L'Acton Institute for the Study of Religion and Liberty e l ŒInterfaith Council for Environmental Stewardship (ICES) ed ha come argomento il ruolo di amministratore dell' ambiente che, secondo la tradizione giudeo-cristiana, è stato conferito all'uomo direttamente da Dio.
Il saggio in questione dal titolo: «La Chiesa cattolica e Il ruolo di Amministratori del Creato» è stato tradotto in italiano e disponibile all'indirizzo: <a href="http://www.acton.org/ital/publicat/ambient.html">http://www.acton.org/ital/publicat/ambient.html</a>
L'articolo riportato è tratto da una raccolta di saggi, nata da una collaborazione protrattasi nell¹arco di diversi mesi fra L'Acton Institute for the Study of Religion and Liberty e l ŒInterfaith Council for Environmental Stewardship (ICES) ed ha come argomento il ruolo di amministratore dell'ambiente che, secondo la tradizione giudeo-cristiana, è stato conferito all'uomo direttamente da Dio.

Interessantissima la parte del docuemnto dell¹Acton in cui si spiega la distinzione tra uomo e creature
«Il Catechismo della Chiesa Cattolica - sottolinea il saggio- avvalora che :"L'uomo è il vertice dell'opera di Dio, come viene espresso nel racconto ispirato distinguendo nettamente la creazione dell' uomo da quella delle altre creature".
Come vertice della creazione di Dio, l'uomo riflette l'immagine di Dio nel modo più eccellente possibile. Cosa essenziale in questa immagine divina è la nostra capacità di ragionare, che ci rende capaci di conoscere Dio, il mondo e noi stessi. Inoltre siamo anche dotati delle facoltà dell'immaginazione e del libero arbitrio che ci permettono di riflettere sulle nostre esperienze, di scegliere un modo d agire, così da divenire cooperatori nell'opus della creazione. Si potrebbe dire che noi stessi siamo co-creatori insieme a Dio, e di conseguenza siamo privilegiati nella nostra abilità di accogliere ciò che Dio ha creato e di dare vita a nuove cose, a cui la creazione, di per sé, non avrebbe potuto dar vita. Questo privilegio ci conferisce una dignità che supera le altre creature, perché con esattezza noi partecipiamo spiritualmente nella creatività di Dio in misura tale da eccedere le capacità puramente fisiche delle altre creature. In più, poiché la natura dell'agire umano è libera e auto-determinante, queste azioni hanno valore morale. (...)

Agostino parla di Dio che meravigliosamente crea, ordina, guida e orchestra tutte le cose, " come la grande melodia di un qualche ineffabile compositore". Come riflesso di ciò, l¹uomo, che è fatto ad immagine e somiglianza di Dio, compone, scrive, dipinge, danza, produce il cibo, fabbrica utensili, produce manufatti, e trae fuori dall'intelligibilità iscritta nell'ordine sostanziale della creazione molti oggetti nuovi.

<b>Il lavoro tra concezione cristiana e governo del creato</b>
GWN _ Abbastanza originale la definizione del lavoro presentata dal saggio dell'Acton Institute. Come da tradizione, la Chiesa ha attribuito grande valore al lavoro umano come forse nessun¹altra religione ha mai fatto.
Il mondo dei cristiani non è, come suggeriscono gli ecologisti, una semplice miniera di materie prime, di risorse e di energia da imbrigliare a piacimento degli uomini. Non è un mondo fisso.
«Non desta alcuna sorpresa, che l¹imperativo del lavoro umano, (...) implicito nel processo di sviluppo, compaia nelle Sacre Scritture. Ad Adamo ed Eva era stato dato il compito di custodi del paradiso terrestre. Caino praticava l'agricoltura e Abele pascolava i greggi, cosa che anche molti dei patriarchi giudei facevano; e David, l'Unto del Signore, era un pastore prima di diventare re D'Israele. Nel Nuovo Testamento, Gesù stesso imparò a fare il falegname nella bottega di Giuseppe, e ciò sta a significare che persino la sacra famiglia doveva provvedere al proprio mantenimento foggiando umilmente dal legno prodotti utili. Parecchi degli apostoli si guadagnavano da vivere facendo i pescatori,e San Paolo fabbricava le tende per non risultare un peso per gli altri. Persino il più sacro dei sacramenti della Chiesa cattolica, l'Eucarestia, non utilizza il grano e l¹ uva, ma il pane e il vino, "che sono stati dalla terra e che mani umane hanno prodotto", riflettendo in questo modo la cooperazione far la grazia divina e il nostro lavoro al fine dell¹ opera della salvezza».
In tempi recenti, Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato a proposito: «la terra, in ragione della sua floridezza e della sua capacità di soddisfare i bisogni umani, è il primo dono fatto da Dio per il sostentamento della vita umana. Ma la terra non ottiene i suoi frutti senza nessuna particolare replica da parte dell'uomo al dono di Dio, che equivale a dire, senza il suo lavoro.
E' attraverso il lavoro che l¹uomo, facendo uso dell¹intelligenza e esercitando il suo libero arbitrio, riesce a dominare la terra e a renderla una casa adatta a lui».

<b>Dominio e salvaguardia del Creato</b>
GWN _ L'uomo fu collocato qui sulla terra da Dio e gli fu ordinato di essere fecondo e di moltiplicarsi, di nutrire la terra e di dominarla. (Gen.1:28).
Nel dibattito sui temi dell'ambiente c'è molta polemica riguardo a questa frase della Genesi. A questo proposito il saggio dell'Acton cerca di fare chiarezza su cosa vuol dire dominio. «Sin dal primo momento della creazione, Dio ha provveduto ai bisogni delle sue creature, e, similmente, ha uniformato tutta la creazione alla sua perfezione. Dunque, il dominio degli uomini sul creato deve preservare il bene degli esseri umani e tutto il creato allo stesso tempo. Per questa ragione il dominio richiede un'amministrazione responsabile. E perciò il nostro compito di amministratori deve perseguire il bene comune dell¹ umanità, e rispettare allo stesso tempo il fine per il quale ogni creatura era stata concepita, Se l'uomo esercita sulla natura un dominio che alla fine si rivela distruttivo per il suo potenziale produttivo o nega alla famiglia umana i frutti della creazione, un tale gesto costituisce un'offesa al piano originario della creazione voluto da Dio.
Proprio in nessun luogo la rivelazione suggerisce (come fanno molti religiosi contemporanei e molti ambientalisti laici) che il creato, senza l'intervento dell¹uomo, è l¹ordine finale voluto da Dio».
Il saggio dell'Acton sottolinea che: «Se l'uomo non esercitasse il proprio dominio sulla natura, sarebbe quest'ultima ad esercitare il proprio dominio sull'uomo causando così tremende sofferenze per la comunità umana. Se non ci fosse stata concessa la possibilità di esercitare il nostro dominio sulla natura, la natura, per conto proprio, non avrebbe chiaramente prodotto risultati vantaggiosi al fine del benessere umano. Ci sarebbe la siccità, i fiumi strariperebbero, scoppierebbero i terremoti, i vulcani erutterebbero, divamperebbero gli incendi e si diffonderebbero le malattie, causando così danni agli uomini come a tutte le altre creature della terra».

<b>Non utilitarismo ma virtù per governare l'ambiente naturale</b>
GWN _ Il saggio dell'Acton si conclude spiegando che: «l'agire umano nei confronti dell'ambiente deve essere guidato da qualcosa di più dei meri calcoli utilitaristici» e indica nella pratica delle virtù: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, «l'approccio fondamentale cattolico alla vita morale»
Da qui alcune considerazioni:
1. La natura palesa in Dio il suo Creatore. Per questo, noi esseri umani possiamo imparare cose su Dio e su noi stessi contemplando il potere, l'intelligibilità e la bellezza del nostro pianeta. Faremmo meglio a questo proposito a conoscere meglio la natura nella sua immediatezza e a coltivare l'antica pratica del riflettere sulla natura al fine di ampliare la nostra conoscenza spirituale e il nostro amore per il mondo creato da Dio.
2. Persino la contemplazione della natura, comunque, ci guiderà, come ha fatto per molte delle primissime civiltà, a comprendere come la natura rimandi a qualcosa nascosto dietro di sé e trascini l'essere umano all¹estrema fonte del benessere. Ci prendiamo cura del creato come una responsabilità data da Dio, ma l'amare il prossimo come un essere con un destino eterno è un ordine ancora più grande. Noi dovremmo salutare l'arrivo di nuovi membri nella nostra famiglia proteggendo la santità della vita umana, dal concepimento fino alla morte, e facendo tutti i tentativi possibili per soddisfare i bisogni primari di ogni singolo individuo. La Conferenza Cattolica degli Stati Uniti ha posto questo interrogativo: Se non rispettiamo la vita umana, "come possiamo veramente aspettarci che la natura possa ricevere dalle nostre mani un trattamento rispettoso?"
3 Il soddisfare i bisogni umani non dovrebbe essere pensato come un sistema privo di senso che contiene inevitabilmente in sé un ulteriore deterioramento della natura o uno sfruttamento del prossimo. Le menti creative e le mani agili possono compensare piuttosto facilmente e persino ridurre l¹impatto attuale dell¹uomo sul creato e possono ampliare la capacità dell'uomo di soddisfare i bisogni del prossimo attraverso uno scambio spontaneo.
4 L'ecologia e l'economia devono procedere di pari passo. (Una sana amministrazione ambientale è l'unione delle due cose). Esiste un¹economia della salvezza, un¹economia dell¹esistenza umana, e un¹economia dell'ambiente. (...)
6. Dovremmo fare a meno del pregiudizio che una pianificazione economica centralizzata sia più responsabile a livello ambientale delle libere istituzioni. Nello scorso secolo i paesi che hanno avuto i sistemi politici più centralizzati sono stati anche quelli che hanno recato più danni all'ambiente.
7. L'imprenditoria è una faccia della natura umana. Descrivere tutti gli imprenditori come gente spinta solo dall'avidità è un giudizio allo stesso tempo scorretto e irrispettoso nei confronti di uno dei mezzi donatici da Dio per rispondere ai nostri sempre più variegati bisogni.
E qui bisognerebbe meditare a lungo sulla parabola dei talenti.
Come ha dichiarato Papa Giovanni Paolo II, «E' il collocare il benessere dell'uomo al centro dell'interesse per l'ambiente in realtà il modo più sicuro per salvaguardare il creato; questo infatti suscita la responsabilità del singolo individuo rispetto alle risorse naturali e ad un loro uso giudizioso».

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