In un comunicato, distribuito per volantino e via e-mail, il M.I.L.-Movimento Indipendentista Ligure evidenzia come le dichiarazioni rilasciate dai Savoia ai quotidiani facciamo finalmente comprendere bene perché i Savoia “si sono dati tanto da fare” per ottenere il diritto di essere “cittadini Italiani”! Non potendo pretendere la restituzione dei beni sequestrati come “casa dinastica”, oggi dichiarano, ed i loro avvocati confermano, che “...valuteremo se esistono dei beni che non appartengono allo Stato ma alla famiglia che possono essere reclamati” (“La Repubblica” 17/03/03).
Vittorio Emanuele Savoia, che dichiara di avere rispetto della Storia, alla precisa domanda del giornalista Pierangelo Sapegno, su “La Stampa” (17/03/03): “Ieri fra i contestatori c’erano anche quelli di Genova. Dicono che nel 1849 avete massacrato 2 mila genovesi...” risponde: “Verrò a Genova. Ma non vedo come dovrei sentirmi responsabile di una storia del 1800”.
“Non c'è peggior sordo ci chi non vuol sentire” è la puntuale risposta degli Indipendentisti che evidenziano la contraddizione secondo cui Vittorio Emanuele pretende, come semplice cittadino, di avere la restituzione dei beni ereditati dai suoi avi, ma non vuol sentirsi responsabile di quello che i suoi avi hanno fatto alla città di Genova!
Per questo il Mil invita tutti i cittadini a contribuire alla sottoscrizione per finanziare manifesti che, in occasione della annunciata visita dei Savoia a Genova, ricordino i danni che la città dovette subire nel 1849, quando perse la vita, tra le altre centinaia di vittime, lo studente savonese Alessandro De Stefanis, cui è intitolata una via di Marassi.