Francesco Storace 18/3

Roma, 18 mar. (Adnkronos) - ''La mia opinione vale uno e per quell'uno che vale dico che se la guerra non e' deliberata dall'Onu e' sbagliatissima''. Lo ha detto il presidente della regione Lazio, Francesco Storace, a margine del quinto rapporto della Federlazio sull'attivita' della Regione. ''C'e' da essere preoccupati su quello che sara' il ruolo delle Nazioni Unite -ha affermato Storace- poi e' chiaro che il governo facendo parte di un alleanza ha il dovere di dare supporto logistico cosi' come avrebbe fatto qualsiasi altro governo. La preoccupazione -ha aggiunto il governatore- e' per questa partenza di Bush, che francamente non riesco proprio a condividere''.
A chi, poi, gli chiedeva quanto questo conflitto potra' influire sull'economia del Lazio, Storace ha risposto: ''Influira' nella misura in cui saremo coinvolti. E' evidente che si pone il problema di come un sistema economico regge rispetto al conflitto e quanto dura, cosa che e' difficile prevedere. Noi oggi in una situazione pre-bellica siamo ancora una regione che puo' dire di essere fortissima nella competizione con le altre regioni europee. La preoccupazione pero' -ha concluso il presidente della Regione Lazio- e' piu' per il conflitto che per l'economia''.

Da Azione Giovani, Movimento giovanile di An, 21/3

Il Reggente Nazionale di Azione Giovani, movimento giovanile di Alleanza Nazionale, Carlo Fidanza, esprime la propria preoccupazione per il conflitto in atto.

“Si doveva evitare l’intervento unilaterale anglo-americano in Iraq; le ragioni della diplomazia hanno lasciato troppo presto il campo alla diplomazia delle bombe e questo rappresenta un grave pericolo.

Questa guerra rappresenta l’umiliazione, forse definitiva, delle istituzioni internazionali ed un duro colpo all’unità politica europea.
Ogni missile su Baghdad è una ferita al cuore dell’Europa, che si è rivelata ancora una volta incapace di svolgere un ruolo centrale nella soluzione di una crisi internazionale gravida di conseguenze.

Siamo convinti che questo conflitto, potrà causare un’ulteriore destabilizzazione dell’area ed una recrudescenza del terrorismo internazionale, e potrà essere sfruttato ad arte da chi vuole alimentare uno scontro tra civiltà.
L’Europa culla della politica, e l’Italia suo avamposto nel Mediterraneo, non possono accettare questa logica.

C’è in gioco la prospettiva di portare pace con giustizia in Iraq ed in tutto il Medio Oriente.
In questo quadro l’Italia, anche in previsione del semestre di presidenza europea, deve farsi carico di una ricomposizione dell’unità politica delle nazioni europee e dell’apertura di un canale di dialogo con i paesi arabi moderati che la porti ad un ruolo di rinnovato protagonismo nel Mediterraneo”.

“Il primo punto nell’agenda del dopo-Iraq” conclude Fidanza “non può non essere la risoluzione della questione israelo-palestinese, secondo la logica “due popoli in due stati”.
Chiediamo al Governo di impegnarsi da subito in questa direzione”.