La devolution torna alla Camera, è subito scontro
Ripreso l'esame del ddl federalista. Banchi deserti (solo una quarantina i deputati presenti), la tensione in aula sale quando volano parolacce tra leghisti e verdi. Casini rinvia tutto ad aprile.


ROMA - E’ passato esattamente un mese, ma sulla devolution la Camera appare ancora in situazione di stallo. Anche se magari le sedute parlamentari sull’argomento si animano comunque per via degli insulti che rimbalzano talvolta fra i banchi di Montecitorio. Stamani però lo scarso seguito che il provvedimento ha raccolto (appena quaranta deputati presenti in aula) ha costretto proprio gli onorevoli della Lega ad una tattica paradossalmente attendista.

L’ordine del giorno di un dibattito senza tempi contingentati prevedeva infatti anche l’inizio delle votazioni. Ma poiché l’accordo tacito fra tutti gli alleati della Casa delle libertà è di aspettare il varo governativo della riforma del titolo V della Costituzione prima di far procedere la devolution, bisognava tirare per le lunghe la mattinata parlamentare. Ben sapendo che all’ora di pranzo il provvedimento sarebbe stato aggiornato a data ad aprile.

A fine giornata è proprio il ministro Umberto Bossi a dichiarare: "quello che è accaduto mi pare far parte di una serie di trappole per cercare di non portare avanti la devolution''. "I rappresentanti della Lega oggi hanno parlato. Adesso vedremo in aula, con il tempo contingentato, credo settimana prossima, dall'1 al 3 aprile''.

Di fatto, una qualsiasi votazione effettuata stamani avrebbe rischiato di mandare sotto la maggioranza. Troppe infatti le assenze “fisiologiche” nel centrodestra, legate al fatto che l’afflusso di tutti gli onorevoli (senza distinzione di partito) dai rispettivi collegi avviene di solito nel pomeriggio del martedì. Cosa ben nota d’altronde al centrosinistra, che infatti ha premuto per passare quanto prima al voto sugli emendamenti visto che era dotato nella circostanza di una provvisoria maggioranza tattica.

Un blitz quello ulivista che però non ha avuto successo, visto che un po’ tutti i parlamentari leghisti presenti in assemblea hanno chiesto la parola per degli interventi di “melina”. E tra l’altro hanno anche ben presto stimolato una rissa verbale con il Verde Marco Boato che non ha fatto che rallentare ancora di più l’iter mattutino del disegno di legge costituzionale.

A Boato sono infatti scappate alcune parolacce all’indirizzo di qualche leghista che contestava con veemenza un suo intervento nel dibattito; e dal Carroccio si è polemicamente replicato invitando l’esponente del Sole che ride ad “andare a fare lo scudo umano in Iraq”. Poi il presidente di turno Publio Fiori ha ristabilito la calma. Riservandosi però di sottoporre all’Ufficio di Presidenza della Camera la questione delle ingiurie che sono riecheggiate in aula stamattina.

Intanto non è ancora ben chiaro se il fatidico testo di riforma del titolo V della Costituzione riuscirà a ricevere l’ok del Consiglio dei ministri già venerdì prossimo. Il ministro per gli Affari Regionali Enrico La Loggia, estensore materiale del ddl, si dice fiducioso in tal senso, e preannuncia tra l’altro che proprio stasera ci sarà una riunione tecnica di maggioranza che limerà il testo da sottoporre al governo.

Va del resto ricordato che per l’Udc non si può e non si deve andare avanti con il federalismo spinto voluto da Umberto Bossi se prima non viene abbinato ad esso il suddetto testo approntato da La Loggia. Resta il fatto che la Lega scalpita perché si ricominci a legiferare al più presto sull’argomento, mentre le perplessità in altri ambienti di maggioranza rimangono robuste.

Oggi per esempio sia il Nuovo Psi che il Partito Repubblicano non hanno nascosto il loro dissenso su alcuni aspetti dell’impianto devolutivo fornente voluto dal Carroccio. E tra l’altro il partito di Bobo Craxi ha già fatto sapere che si asterrà comunque al momento del voto sulla devolution, come segno di protesta per non essere stato consultato dalla Casa delle libertà sul merito del ddl. Dal canto suo Giorgio La Malfa si appresta a sostenere in aula alcuni suoi emendamenti soppressivi che non sono stati concordati con il resto della coalizione, e che potrebbero suscitare nuovi attriti nel centrodestra.

Inutile dire che nel frattempo dal fronte dell’opposizione si continuano ad affilare le armi parlamentari per contrastare in tutti i modi procedurali una legge che viene considerata in qualche misura addirittura eversiva. Per l’Ulivo e Rifondazione infatti l’idea di delegare alle regioni poteri prioritari rispetto a quelli statali su sanità, istruzione e ordine pubblico rappresenta quasi l’anticamera della secessione; o comunque un forte rischio di disgregazione del tessuto nazionale.


(25 MARZO 2003, ORE 120, aggiornato alle 20:00)


Rinvii,rinvii,sempre rinvii...