falchi pensano già al «dopo Iraq»
Onu, Iran, Siria, Francia, Germania nel mirino
dell'America Enterprise Institute
ANGELA PASCUCCI
Li chiamano Black Coffee Breefing, ma non è la
versione americana del «Caffè dello Sport», purtroppo.
Sono gli incontri che l'American Enterprise Institute
(Aei), uno dei più influenti nidi di falchi americani,
promuove da qualche tempo a Washington sotto la
dicitura «The Road to War...and Beyond» (La via verso
la guerra...e oltre). Vale la pena di soffermarsi su
quell' «oltre», come ha fatto ieri, con qualche
preoccupazione, il Financial Times. In un incontro
«speciale» tenuto venerdì mattina è stato infatti
praticamente ridisegnato il globo terracqueo, una
volta che sia stato, rapidamente, «raddrizzato»
l'Iraq. A tale scopo si sono riunite alle 8,30 del
mattino alcune delle teste d'uovo più influenti della
destra, parte importante dell'avanguardia ideologica
dell'amministrazione Bush. Il parterre comprendeva,
tra gli altri, Richard Perle, capo del Consiglio della
Difesa al Pentagono, Bill Kristol, del Project for the
New American Century, direttore del Weekly Standard,
fonte di ispirazione dei neo conservatori americani,
nonché Radek Sikorski, della New Atlantic Initiative.
Con loro alcuni membri dell'Aei.
In appena un'ora e mezza, davanti a un pubblico di
pochi e qualificati invitati, è stata ridisegnata una
riforma radicale dell'Onu; prefigurato un cambio di
regime in Iran e in Siria; abbozzata una politica di
«contenimento» nei confronti di Francia e Germania.
Allacciate dunque le cinture, perché questa guerra
all'Iraq, «radicalmente diversa» dalla prima guerra
del Golfo condotta da Bush padre, è solo l'inizio.
Se tutto va come deve andare, e l'inizio lo fa ben
sperare, finirà presto, anche perché ci sono più
manifestanti contro la guerra a San Francisco che
iracheni vogliosi di battersi per Saddam Hussein,
parola di Richard Perle. Il quale si è detto anche
convinto che la caduta del dittatore di Baghdad darà
l' «ispirazione» giusta agli iraniani per liberarsi
dei loro mullah, con una opportuna azione maieutica
degli Stati uniti, beninteso. Poi toccherà alla Siria
«illuminarsi». Nel frattempo, toccherà occuparsi di
Francia e Germania. Più della prima, assai sfrontata,
che della seconda, per la verità. Anche se, come ha
affermato Kristol, una vera diplomazia comincerebbe a
darsi da fare per dividerle seriamente. Ma questo
«sarebbe sperare troppo dal Dipartimento di stato».
Con il che, anche Colin Powell ha ricevuto la sua
razione.
Se si trattasse davvero solo dei deliri di un gruppo
di tifosi del «Bar dello Sport», ci si potrebbe
limitare a lasciarli chiusi al 12esimo del Wohlstetter
Conference Center di Washington. Invece sono voci che
riflettono in pieno la visione del mondo della fazione
più agressiva e unilateralista del governo Usa, che ha
i suoi più autorevoli rappresentanti, come ormai anche
le pietre, terrorizzate, sanno, in Dick Cheney, il
vice della Casa Bianca, in Donald Rumsfeld, capo del
Pentagono, e nel suo vice Paul Wolfowitz. Tutti in
piena ascesa, come missili.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano...003/art32.html
Il manifesto 23 marzo 2003 p.5