Federalismo: una questione di Libertà
Di Giovanni Nicodemo
Una questione di fondamentale importanza, nonché punto di svolta per i governi democratici dell’occidente, è senza dubbio quella federalista. Con la fine dei mostri totalitari del xx secolo, che hanno rappresentato le forme di statolatria e statalismo più violente e repressive, il xxi secolo prospetta la svolta federalista. Con il federalismo possiamo parlare di svolta perché tutta l’attenzione è rivolta non più ai giganteschi e coercitivi apparati burocratici, ma finalmente all’individuo, alla persona umana. E tale persona è titolare di dirittie va rispettata proprio in quanto persona. Essa nell’ottica federalista è un fine e non un mezzo. Proprio per questa ragione, possiamo dire che il federalismo fonda i diritti inviolabili degli individui e, dunque pone le basi per il reciproco rispetto e per una civile convivenza. Parte importante del federalismo, inoltre, è il concetto di autonomia, che riconosce il diritto degli enti locali , ad esempio le regioni, ad autogovernarsi in quanto maggiormente coscienti delle diverse realtà territoriali, e perciò più vicini alle esigenze dei cittadini. Ma il federalismo va anche oltre; infatti non attiene solo alla forma dello stato, ma riguarda la forma della società civile nel suo complesso. Il rispetto delle autonomie implica il rispetto delle comunità locali costituitesi attraverso un patto volontario, e tutto ciò conduce all’esistenza di una società civile forte, articolata e ricca, capace di produrre autorganizzazione, buona amministrazione dal basso, democrazia diffusa. Di grande importanza in questo discorso è il federalismo fiscale, che va a concretizzare in buona parte gli ideali di autogoverno delle libere comunità locali. Senza una riforma del fisco in senso federalista non può esistere, infatti, una piena indipendenza rispettosa delle diverse culture , tradizione e caratteristiche territoriali, in quantogli enti locali rimarrebbero ancora intrappolati nelle pastoie liberticide ed iperburocratiche del potere centrale. Con estrema precisione e lucidità a tal proposito , già più di 50 anni fa scriveva Luigi Einaudi, uno dei padri nobili della cultura federalista italiana:
“La questione dei contributi è delicatissima e forse nessun paese è mai riuscito a risolverla. Quando lo stato dà contributi agli enti minori, tutti gli enti minori finiscono per chiedere sempre contributi all’ente centrale, e in questa situazione non vale stabilire in qualsiasi modo l’autonomia: gli enti locali dipenderanno dall’ente centrale che li sovvenziona.”
Lo strumento della sovvenzione è, più di ogni altra cosa, fonte di irresponsabilità, di corruzione, di inefficienza, in particolare nel Mezzogiorno. La vera autonomia ed il vero federalismo, allora, non possono non essere anche autonomia e federalismo fiscale. Una reale e concreta politica federalista per il Mezzogiorno è quella volta ad innescare i processi autopropulsivi di sviluppo attraverso una profonda trasformazione culturale che veda finalmente l’impresa come motore primo, e la cultura di mercato come suo ambiente naturale. In altre parole è necessario, per lo sviluppo del Sud, creare sempre più mercati aperti, e soprattutto è necessario porre le basi per una forte e radicata cultura della libera iniziativa, l’unica che vede come protagonista gli individui liberi e le autonomie locali. L’idea federalista è oggi, dunque, il miglior antidoto contro ogni forma di autoritarismo perché tende alla divisione radicale del potere (proveniente dal basso), al rispetto delle diversità, al policentrismo che valorizza tutte le comunità. Insomma, il federalismo è l’applicazione più coerente del principio di libertà e di rispetto dell’individuo.