Iraq libero senza se e senza ma
Di Gabriella Carlucci da Libero 30/03/03
Gli Stati Uniti sono in guerra, una guerra che non hanno dichiarato loro. L’11 settembre 2001 il terrorismo internazionale ha dichiarato guerra ad un paese amico e alleato dell’Italia. Passato lo sgomento, sono riemerse le analisi di politica internazionale di personaggi autorevoli, con cinica e sottintesa conclusione: in fondo l’America se l’è cercata. Questa considerazione fa ancora più orrore delle immagini che arrivano da New York.
E’ dunque una colpa essere cittadini americani? Si, perché nelle frettolose rimozioni ci si scorda che i morti delle Twin Towers erano cittadini inermi. Le vittime “civili” delle guerre sono tutte eguali. O queste vittime erano meno “civili” di altre?
Non è il caso di ricordare qual è il debito dell’Italia nei confronti degli Stati Uniti, non solo per il contributo essenziale alla fine della guerra e delle dittature in Europa, ma anche per la ricostruzione e soprattutto per aver preservato il nostro paese dall’espansionismo del comunismo. Spesso ci si chiede se le guerre siano giuste. Non credo che esistano guerre giuste, esistono guerre evitabili e guerre inevitabili. La guerra al terrorismo è inevitabile, come inevitabile fu quella di liberazione.
Il nostro Paese sembra essere pervaso da una sorta d’indifferenza e rassegnazione davanti agli avvenimenti di questi giorni . L’opposizione parlamentare, i movimenti, i girotondi, i sindacati e altri ancora hanno innalzato il vessillo arcobaleno, hanno riempito strade, piazze e balconi e si sono intestati il monopolio della pace. Perché i pacifisti non chiedono conto delle 360 tonnellate di armi chimiche, delle 3 mila tonnellate di precursori chimici necessari per ottenere armi chimiche, degli 8.500 litri di antrace, dei 100 missili Al Samoud e degli 80 missili Scud che mancano all’appello dalla fine del 1998, secondo gli ispettori Onu?
Perché nessuno ricorda che Khidir Hamza, che fu il responsabile del programma di riarmo nucleare iracheno, ha denunciatoche entro poco Saddam potrebbe essere in grado di produrre due bombe atomiche all’anno?
I pacifisti dovrebbero marciareper l’eliminazione delle cause della guerra. Forse non ritengono un problema che l’Iraq possieda armi di distruzione di massa. Perché non licitano mai i contratti stipulati da Francia e Russia con Saddam per il petrolio? E perché non si dice che solo l’11% delle importazioni di petrolio americane viene dal Golfo, che l’economia Usa dipende sempre meno dal petrolio perché il progresso tecnologico ne ha dimezzato i consumi rispetto a 30 anni fa e che elettricità e riscaldamento sono prodotti quasi interamente da gas naturale di produzione interna o canadese?
Siccome l’appetito vien mangiando, i pacifisti si sono pure intestati le condivisibili parole del Papa e lo hanno eletto, a loro uso e consumo, messaggero di pace contro gli Stati Uniti. Giovanni Paolo II non presiede nessun consiglio dei ministri, è il capo della Chiesa cattolica. E’ un’autorità religiosa e morale e parla alle coscienze, il suo monito è sempre rivolto a chi governa perché eviti il ricorso alle armi; il suo grido di dolore, e la sua preghiera, sono per chi soffre sotto qualunque bomba e qualunque dittatura. Il “mestiere” del Santo Padre non è politico, il Papa parla al mondo , cosa che altri capi religiosi non fanno. Perché confondere il realismo cristiano del Papa con il pacifismo utopico? Giovanni Paolo II sa che “la pace ad ogni costo” è impossibile perché il male che è nella società impedisce di realizzare la pace assoluta in questo mondo. Perché i pacifisti non ricordano che l’anello di collegamento tra Bin Laden e Saddam è dato dalla presenza nel Kurdistan iracheno delle basi dei terroristi di Ansar al Islam, almeno 600 combattenti di diverse nazionalità arabe, armati dal regime iracheno e affiliati ad Al Qaida?
In questa situazione desta non poco sconcerto la delega che il centro-destra sembra aver dato ad altri, senza preoccuparsi di elaborare un’idea, articolare un dibattito, sostenere una tesi. E’ possibile che non ci sia un’iniziativa della Casa delle Libertà a sostegno della lotta contro il terrorismo internazionale? Perché non siamo tra la gente a discutere, a sostenere un’idea? In una democrazia matura come la nostra conta solo la legittima protesta di piazza?
La pace è per tutti un valore supremo , ma la parola pace, separata dalla parola libertà, perde ogni valore. Per questo dico citando il collega Adornato: “Iraq libero senza se e senza ma!”.