IERI... "La popolazione serba in Kosovo dovrebbe essere cacciata il prima possibile. I coloni serbi vanno ammazzati" (Il leader fascista albanese Mustafa Kruja, giugno 1942).

...OGGI "Come molti ufficiali UCK, anch'egli dice apertamente che sogna un Kosovo libero dai serbi" (Descrizione de "Il Maestro" Comandante di uno squadrone della morte UCK, "Agence France Presse", 19 agosto 1999). "Quando la Germania invase la Jugoslavia nel 1941, il popolo kosovaro fu liberato dai tedeschi. Tutti i territori albanesi di questo stato, come il Kosova, la Macedonia occidentale e le regioni di confine del Montenegro furono riunificate con l'Albania propriamente detta. Furono ristabilite le scuole in lingua albanese, l'amministrazione del governo, la stampa e la radio" (Da: http://www.klpm.org, sito web affiliato all'UCK).

L'Italia di Mussolini occupo' l'Albania nell'aprile 1939 e insedio' un regime collaborazionista con l'evidente entusiasmo di molti albanesi (1). Dopo che Hitler ebbe invaso ed occupato la Jugoslavia nella primavera 1941, il grosso dell'attuale Kosovo-Metohija fu posto sotto il controllo del governo collaborazionista italo-albanese ed annesso all'Albania (2). Quando le forze italiane entrarono in Kosovo, erano accompagnate da albanesi d'Albania. Gli albanesi che vivevano in Kosovo si unirono alle forze di invasione che aprivano loro la strada verso nord ed ovest, e tendevano agguati alle unita' dell'esercito jugoslavo che affrontavano gli invasori. Questi albanesi, nativi sia dell'Albania che del Kosovo, scatenarono una campagna di assassini e deportazioni nei confronti dei serbi. Inizialmente, la mattanza era portata avanti in modo disorganizzato da unita' di "Kachaki" irregolari. Si trattava di briganti albanesi di entrambi i lati del confine che avevano combattutto la Jugoslavia durante gli anni '20 e '30 (3). Nondimeno, venne presto costituita una milizia kosovara locale. Tale milizia, detta "Vulnetari", insieme ad altre unita' di polizia, inizio' persecuzioni piu' sistematiche (4).

I FASCISTI ITALIANI COLTI ALLA SPROVVISTA Le autorita' italiane in Kosovo parvero alquanto spiazzate dal terrore contro i serbi, e occasionalmente intervennero per prevenire attacchi albanesi, per lo meno nelle aree urbane. Cosi' scrive uno storico serbo: "Le truppe italiane furono dislocate nelle citta' del Kosovo e agivano come forza contenitrice..." (5). Carlo Umilta', un ausiliario civile del Comando delle forze di occupazione italiane, descrisse diversi episodi in cui le truppe italiane aprirono il fuoco sugli albanesi per evitare massacri di serbi (6). A causa della scarsita' di forze e dell'alleanza de facto fra albanesi e forze dell'Asse, questi tentativi di contenimento costituirono ben poca cosa. Tuttavia, gli occupanti italiani riferirono il loro disgusto per le azioni degli albanesi alle autorita' di Roma. L'esercito italiano riferi' che gli albanesi "stavano dando la caccia ai serbi", e che "la minoranza serba viveva in condizioni veramente miserevoli, continuamente perseguitata dalla brutalita' degli albanesi che alimenta l'odio razziale" (7). Carlo Umilta' descrive alcune delle atrocita' nelle sue memorie e osserva che "gli albanesi stanno sterminando gli slavi" (8). Alle sue parole fanno eco quelle di Hermann Neubacher, il rappresentante del Terzo Reich per l'Europa sud-orientale: "Gli schipetari avevano fretta di espellere il maggior numero possibile di Serbi dal paese" (9).

Le atrocita' furono commesse deliberatamente, come parte di un piano volto a creare una "grande Albania" libera dai serbi. Nel giugno 1942, il presidente fantoccio fascista dell'Albania Mustafa Kruja dichiaro' candidamente i suoi principi davanti ai suoi seguaci kosovari: "La popolazione serba in Kosovo dovrebbe essere cacciata il prima possibile. Tutti i serbi indigeni dovrebbero essere qualificati come colonizzatori, e in quanto tali, attraverso i governi albanese e italiano, mandati in campi di concentramento in Albania. I coloni serbi vanno ammazzati" (10). Sentimenti simili furono espressi da un capo albanese-kosovaro, Ferat-Bej Draga: "E' arrivato il momento di sterminare i serbi. Non rimarra' alcun serbo sotto il sole del Kosovo" (11). I pogrom anti-serbi si intensificarono dopo il collasso italiano nel settembre '43. I nazisti tedeschi assunsero il controllo dell'Albania, incluso il Kosovo. Le unita' militari italiane furono cacciate e rimpiazzate da tre divisioni del XXI corpo alpino tedesco. La presenza militare tedesca lascio' agli albanesi piena liberta' d'azione.

Le milizie nazionaliste kosovaro-albanesi, chiamate "Balli Kombaetar" (o "Balisti") portarono avanti una campagna di deportazione e sterminio di serbi nel '43-'44. Poi, su ordine esplicito di Hitler, i tedeschi formarono la 21¡ "Waffen-Gebirgsdivision SS" - la Divisione Skanderbeg. Con capi tedeschi e ufficiali e truppa kosovaro-albanesi, gli hitleriani speravano che usando gli Skanderbeg, la Germania avrebbe potuto "raggiungere il suo ben noto obiettivo politico": creare una "grande Albania" vitale (cioe' pura) che includesse il Kosovo (12).

In generale, la politica tedesca era quella di organizzare unita' militari volontarie fra i simpatizzanti nazisti dei paesi occupati. Fra tutte le nazioni occupate, solo i serbi, i greci e i polacchi rifiutarono di formare unita' volontarie naziste. Piuttosto che unirsi ai nazisti, come avevano fatto gli albanesi in Kosovo, i serbi organizzarono la piu' grande resistenza antinazista in Europa. Sia i partigiani comunisti che i monarchici cetnici erano principalmente serbi, e entrambi i gruppi combatterono i tedeschi e i loro alleati locali in tutta la jugoslavia. I tedeschi reclutarono i 9000 uomini della divisione Skanderbeg per combattere questi gruppi di resistenza, ma gli albanesi della Skanderbeg non avevano interesse ad affrontare soldati; essi volevano principalmente terrorizzare i civili serbi, zingari ed ebrei locali. Molti di questi albanesi kosovari avevano prestato servizio in precedenza nelle divisioni SS bosniaco-musulmane e croate, note per i loro massacri di civili.

Come si spiega l'odio furioso per i non-albanesi? Un fattore importante era la militanza islamica. La fondamentalista "Seconda Lega di Prizren" fu creata nel settembre '43 da Xhafer Deva, un albanese kosovaro, per collaborare con le autorita' germaniche. La lega proclamo' una jijad (guerra santa) contro gli slavi. Essi erano supportati dal Gran Mufti di Gerusalemme El Haj Emin Huseini, filonazista, che aspirava a liberarsi di tutti gli ebrei in quella che al tempo era la Palestina occupata dai Britannici. L'intolleranza religiosa albanese si manifesto' con evidenza negli attacchi a chiese e monasteri ortodossi (13).

Non ci sono dati certi sulle perdite umane subite durante l'olocausto fascista albanese. Le stime vanno da 10.000 a 30.000 serbi uccisi; per lo meno 100.000 furono cacciati e rimpiazzati da persone "immigrate" dall'Albania propriamente detta (14).

Nel giustificare l'attuale aspirazione kosovaro-albanese a secedere dalla Serbia, i media hanno ripetuto come un mantra: il 90 per cento della popolazione e' albanese. Anche se queste proporzioni sono molto esagerate (nessuno lo sa con certezza, perche' i kosovaro-albanesi hanno boicottato i censimenti per anni!) - la provincia e' certo in massima parte albanese. Ma una causa determinante dell'attuale sproporzione demografica fu il successo degli albanesi nel ruolo di volonterosi esecutori di Hitler durante la II Guerra mondiale (15). Oltre tutto, le loro attenzioni non si limitarono ai serbi. Non si sa quanti zingari furono eliminati. E gli albanesi kosovari, sia da soli che sotto la direzione tedesca, eliminarono molti degli ebrei del Kosovo. L'opera principale sulla "soluzione finale" di Hitler in Jugoslavia (16) stima che 550 ebrei vivessero in Kosovo al momento dell'invasione nazista. 210 di essi, ossia il 38 per cento, furono uccisi in Kosovo, per lo piu' da albanesi. Infatti, la prima operazione della divisione Skanderbeg come "Einsatztruppen" fu un'incursione contro gli ebrei, e la seconda fu lo sterminio del villaggio serbo di Velika, dove piu' di 400 serbi furono uccisi (17).

Ceda Prlincevic, capo della Comunita' ebraica di Pristina e dirigente degli archivi provinciali, ha spiegato alla Emperors-Clothes che gli ebrei che non furono uccisi subito furono inviate dalla Skanderbeg nei campi di sterminio tedeschi di Treblinka e Bergen-Belsen. Un treno diretto a quest'ultimo prese la tratta sbagliata e fu intercettato dalle truppe russe che avanzavano. Secondo Prlincevic, senza questo fortunato errore, l'intera popolazione ebraica del Kosovo sarebbe stata eliminata. Sebbene i sostenitori dell'UCK oggi proclamino che non siano stati uccisi ebrei in Kosovo e che gli ebrei siano stati difesi dagli albanesi-kosovari, tali affermazioni sono false e dovrebbero essere trattate allo stesso modo in cui tratteremmo le altre smentite sull'olocausto.

I FASCISTI ALBANESI CONTINUANO A COMBATTERE I tedeschi si arresero nel 1945, ma i resti dei gruppi nazisti e fascisti kosovaro-albanesi continuarono a combattere il governo jugoslavo per sei anni, con una grande ribellione durata dal 1945 al 1948 (Drenica e' stata il focolaio del reclutamento UCK nel '98-'99) sotto il comando di Shabhan Paluzha. Violenze sporadiche continuarono fino al '51. E' vero alla lettera dire che gli ultimi spari della II Guerra mondiale furono sparati in Kosovo.

IN CONCLUSIONE... La scorsa estate, quando i Tedeschi sono entrati a Prizren per la prima volta dopo la II Guerra mondiale, un corrispondente della NBC ha riportato: "L'altra sera ero a cena con una gentile famiglia di kosovari musulmani, quando il discorso e' caduto sulle truppe NATO tedesche che entravano in citta' per farne il quartier generale del loro distretto di peacekeeping. Il capofamiglia, un uomo abbastanza anziano da ricordare l'ultima volta che le truppe germaniche erano entrate a Prizren, disse che si sentivano tutti al sicuro ora. 'I soldati tedeschi sono eccellenti', egli disse. Poi aggiunse: 'Lo so ben io, ero uno di loro'. Allora ha sollevato il braccio in un saluto nazista, ha detto 'heil' e si e' messo a ridere tutto contento" (NBC, 18 giugno 1999).

FOOTNOTES

(1) Professor Nikalaos A. Stavrou, KFOR: Repeating History, The Washington Times (August 11, 1999).

(2) Hugo Wolf, Kosovo Origins (1996) chapter 10. Portions of northern Kosovo, from Mitrovica to the provincial border with Serbia, were administered by Germany from the outset, primarily to exploit the mines in the area. An eastern sliver of Kosovo was ceded to Bulgaria.

(3) Dr. Smilja Avramov, Genocide in Yugoslavia, Part 2, Chapter 5, "Genocide in Kosovo and Metohija" (1995): "The crimes were begun by the ‘kachak’ guerrilla detachments which had been sent into Kosovo from Albania, but members of the Shqiptar minority quickly joined in. Judging from Italian reports, at first the situation resembled more the marauding of bandits than a deliberate policy."

(4) Dr. Dusan Batakovic, The Kosovo Chronicles (1992); Avramov, supra.

(5) Dr. Smilja Avramov, supra.

(6) Carlo Umilta, Jugoslavia e Albania, Memoire di un diplomatico (1947), in Avramov, supra, note 141.

(7) Dr. Smilja Avramov, supra, note 117.

(8) Carlo Umilta, Jugoslavia e Albania, Memoire di un diplomatico (1947), in Avramov, supra, note 137.

(9) Hermann Neubacher, Sonderauftrag Sudost (1953), quoted in Dr. Slavenko Terzic, Old Serbia and Albanians.

(10) Dr. Slavenko Terzic, Kosovo, Serbian Issue and the Greater Albania Project.

(11) Batakovic, supra, citing H. Bajrami, Izvestaj Konstantina Plavsica Tasi Dinicu, ministru unutrasnjih poslova u Nedicevoj vladi oktobra 1943, o kosovsko-mitrovackanm srezu, Godisnjak arhiva Kosova XIV-XV (1978-1979) at 313.

(12) Avramov, supra, note 151.

(13) Avramov, supra, note 148, citing Bishop Atanisije Jevtic, From Kosovo to Jadovno.

(14) Batakovic gives a conservative estimate of 10,000 dead while Dr. Slavenko Terzic cites a contemporary American intelligence report that 10,000 died in the first year of occupation alone. Terzic, supra, citing Serge Krizman, Maps of Yugoslavia at War (1943). Carl Kosta Savitch, in Genocide in Kosovo: Skanderbeg Division, quotes a wartime account that 30,000 to 40,000 Serbs were killed by Albanians. In addition, an unknown number of Serbs dies in the German-operated work camps of Pristina and Mitrovica, or were killed by the Germans as reprisals against resistance activity.

The reported number of expelled Serbs also varies depending on the source. Dragnich and Todorovich cited the figure of 70,000-100,000, based on a review of wartime refugee records. Dmitri Bogdanovich estimates 100,000, but acknowledges that the exact number has never been determined. Dmitri Bogdanovich, The Kosovo Question: Past and Present (1985). Dr. Avramov notes that wartime records showing 70,000 refugees from Kosovo counted only those persons in need of government assistance who registered with the Commissariat for Refugees in Belgrade. Records of those who did not register, or who fled to Montenegro, apparently do not exist. Avramov, supra.

(15) Before world war 2 Serbs constituted a slight majority of the Kosovo population. Avramov, supra. In addition to the murder and expulsion of Serbs, the relative ethnic population balance was further skewed by the entrance of hundreds of thousands of ethnic Albanians from Albania proper during the war. Relying on Italian records from the time, Dr. Avramov estimates that 150,000 to 200,000 Albanians moved into Kosovo between 1941 and 1943.

(16) The Crimes of Fascist Occupants and Their Collaborators Against the Jews of Yugoslavia (1952, revised 1957) (published by The Federation of Jewish Communities of Yugoslavia).

(17) Avramov, supra.