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    Dalla parte del torto!
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    Predefinito Destra e sinistra, per non parlarne più

    La riflessione sulla «destra» italiana affidata al precedente numero della rivista, ha suscitato un vespaio. Intanto ha provocato le dimissioni di Isabella Rauti dal comitato di redazione, cui in verità ha dato un contributo di impegno davvero irrilevante. Dimissioni, va detto, non accompagnate da alcuna motivazione, da nessun commento. Sarebbe stato sufficiente contestare quelle opinioni magari polemizzando duramente, come usa fare tra noi. Evidentemente, al posto degli argomenti c'era una lunga coda di paglia. Se ne liberi presto la permalosa Isabella, prima di inciamparvi ancora. Ben altro discorso per il collega Ostidich, il quale mi ha rappresentato una certa perplessità avendo interpretato le mie considerazioni sulla situazione attuale e sulle prospettive di AN come un'apertura di credito. Il che, ovviamente, non è.

    Tuttavia, non tanto per Alberto, cui la lunga ed affettuosa telefonata spero abbia fugato ogni dubbio, quanto per i lettori di Tabularasa è bene tornare sull'argomento, per precisarlo meglio.

    Confermo che l'intervento sul tema mi è stato sollecitato da alcuni amici, particolarmente cari. Da cui il «tono» pacato del «pezzo», nella sostanza tutt'altro che tenero.

    Del resto, un limite di natura emotiva, ben grave per chi svolge la professione dello psichiatra, mi rende aggressivo e spietato nei confronti dei vincenti soprattutto quando diventano, come spesso accade, arroganti e presuntuosi, quanto comprensivo e tollerante verso i potenti caduti in disgrazia, che soltanto allora si ricordano delle loro debolezze e fragilità.

    Ho rivisto nei giorni scorsi quegli amici, in piena crisi di identità se non addirittura di appartenenza, e ho trovato conferma delle gravissime difficoltà in cui versa il partito dell'on. Fini, al punto che potrebbe derivarne una stagione di instabilità interna con il rischio di implosione e, di conseguenza, con scenari del tutto imprevedibili. Il che, ovviamente, non autorizza a coltivare illusioni circa evoluzioni favorevoli alla «nostra» visione della vita e del mondo, inconciliabile con le scelte compiute da Alleanza nazionale, da Fiuggi in poi. Epperò, resto convinto che su tutto ciò che si muove sia possibile in qualche modo agire, al contrario delle situazioni cristallizzate. D'altra parte, l'irruzione sulla scena politica di un Andreotti riabilitato dalle due sentenze di Perugia e di Palermo comporterà indirettamente la riesumazione, sia pure in forme diverse, della prima repubblica, della Democrazia Cristiana e di gran parte del ceto politico uscito a pezzi da "Tangentopoli". Il nuovo che presumeva di avanzare rischia, pertanto, di essere precipitato negli abissi e nei prossimi mesi ed anni assisteremo, probabilmente, alla frammentazione degli attuali equilibri, alla nascita di nuove formazioni politiche, alla semplificazione dell'attuale galassia moderata, all'ulteriore rafforzamento di Forza Italia: tutto questo, è facile prevedere, a spese dei post-comunisti e dei post-missini, della destra come della sinistra.

    Ci troviamo, dunque, dentro una stagione non di cambiamento e di innovazione, ma di trasformismo e ambiguità, decadente e mediocre, nella quale ci tocca rintracciare i segni, e il seme di un nuovo inizio.

    No! non possiamo davvero perdere altro tempo dietro questa faccenda della destra e della sinistra, distinzione puramente fittizia, al più virtuale, alla quale qualcuno tra noi continua ad appassionarsi ancora. Per quanto mi sforzi, non riesco a rintracciare differenza alcuna. Tanto di qua, quanto di là dilaga un indistinto, magmatico liberismo in parte annacquato da propositi umanitari, solidaristici. È il trionfo dell'omologazione, del pensiero unico, del politicamente corretto. È la gran palude che tracima e sommerge ogni differenza, ogni anelito di libertà, ogni sussulto di opposizione e antagonismo.

    La sinistra, in tutto questo, mio caro Alberto, è stata per chi scrive la grande illusione, un abbaglio affogato nella delusione e nello scoramento. Dov'è questa sinistra? Cos'è? Quali idee propugna? Quali interessi difende?

    Parlo con ex comunisti, con anziani operai e contadini di Calabria, e con le lacrime agli occhi mi sento ripetere: «è finito... finito tutto, siamo nelle mani di impostori e filibustieri».

    La sinistra al governo, in Calabria come in Italia. Qualcuno se ne accorge?

    Berlusconi o D'Alema, Fini o Veltroni, Casini o Castagnetti, Pisanu o Cossiga, Sgarbi o Folena che differenza fa? Dove sono le divergenze di impostazioni e di programmi? Dov'è lo scontro? In politica estera, c'è differenza? Rispetto alle distorsioni del capitalismo c'è differenza? Chi è più capitalista Berlusconi o Agnelli, Moratti o De Benedetti, Tronchetti Provera o Fossa, chi sta di qua o chi sta di là? E più liberale tra Dini, Ciampi, Visco, Fisichella, Martino? E più tecnocrate? E più massone?

    Smettiamola di prenderci per il culo. Questo è il sistema. Ci sono dentro tutti. Accettarli in blocco o in blocco combatterli. E se la decisione è di combatterli, bisogna attendere tempi migliori. Quelli attuali mal si addicono alla tenzone.

    Aspettiamo dunque quei tempi e ognuno viva il presente come gli pare. Altra strada non vedo.

    In ogni caso resto tra quelli che si oppongono alla fine della storia. Perché con la storia finirebbe la vita e si andrebbe tutti all'inferno. Figurarsi il purgatorio.

    Credo anzi che, al di là del contingente e delle apparenze, dovremo fare presto i conti con problemi e questioni drammatiche che tentiamo invano di esorcizzare. Altro che Polo ed Ulivo.

    Non credo, ad esempio, che ci libereremo presto di arabi, africani, asiatici. Né con le cannonate, né con i security day. Neppure con il falso solidarismo, con l'accoglienza indiscriminata.

    Le grandi questioni ecologiche, ambientali, il lavoro che non c'è più, la criminalità, la droga, la crisi esistenziale, sono tutte questioni che abbiamo davanti, non alle spalle.

    Dice l'usignolo dal canto ammaliatore: ma questi temi e queste analisi trovano ampio spazio di trattazione nel Movimento Sociale-Fiamma Tricolore. Oppure in altri gruppi e gruppuscoli dell'ultra destra. Già, per questo non decollano. Chi vuole potrà anche illudersi che con le fiammelle ad uso familiare, i vari e nazionali «fronti», le «posizioni» terze, le «arie» fritte, si faccia la rivoluzione. Io non ci credo più. Perciò me ne frego.

    Non voglio più far parte di una setta, avere a che fare con razzisti, teste rasate e teste di cazzo. Voglio la mia autonomia ed indipendenza. Quanto meno di pensiero.

    Detesto l'ordine mondiale, quanto l'ordine costituito. E vado avanti, cercando l'ordine dello spirito. Se qualcuno dovesse rintracciarlo me lo faccia sapere.

    Di politica elettorale, caro Alberto, manco a parlarne. Altrimenti, un posto in Consiglio regionale non l'avrei buttato alle ortiche.

    Al momento preferisco occuparmi di «pazzi». Sognando che diventino i savi del mondo che verrà...

    Nel frattempo, se qualche amico mi chiede un consiglio, un aiuto o semplicemente una riflessione, non mi va di negarlo.

    ... Aspettando tempi migliori.

    Beniamino Donnici

    Poscritto: a differenza dell'amico Platania continuo a pensare all'Occidente come un punto cardinale. Spero che l'ago della bussola della storia vibri verso altre direzioni.
    Sinistra Nazionale!

  2. #2
    Affus
    Ospite

    Predefinito Re: Destra e sinistra, per non parlarne più

    "Poscritto: a differenza dell'amico Platania continuo a pensare all'Occidente come un punto cardinale. Spero che l'ago della bussola della storia vibri verso altre direzioni. [/B][/QUOTE] "


    indovina indovinello

    l'ago della bilancia del mondo sta ancora una volta in occidente .
    si affaccia pure sul mare mediterraneo . ......

 

 

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