Imbarazzi e silenzi nella Casa delle libertà del Friuli Venezia Giulia dopo il violento attacco del quotidiano La Padania ai quattro forzisti «nemici della Guerra»
Tondo a Bossi: «La scartina farà perdere la Lega»
Sempre più probabile la formazione, assieme a Saro, di una lista autonoma che lo vedrà candidato presidente


TRIESTE - Potrebbe costare caro alla Casa delle libertà l’articolo apparso domenica sulle pagine del quotidiano leghista La Padania, nel quale si denunciano «per nome e cognome» i veri nemici della candidata presidente Alessandra Guerra: Ferruccio Saro il massone, Ettore Romoli lo scomparso dalla circolazione, Renzo Tondo la scartina e Roberto Antonione «il più pittoresco e innoquo del quartetto». La pesantezza delle espressioni e dei concetti contenuti nel servizio giornalistico sembra abbiano contribuito a recidere l’ultimo esile filo che tratteneva in Forza Italia Saro e Tondo. Quest’ultimo, in particolare, in mancanza di una ferma presa di posizione da parte del suo partito contro l’attacco «padano», appare ormai pronto a spiccare il gran balzo e a trasformarsi dall’oggi al domani in acerrimo rivale elettorale dell’Alessandra da Buia: appoggiato nella svolta da buona parte del suo entourage, il presidente della Regione sarebbe in procinto di dire «sì» a quanti gli chiedono di presentarsi al voto regionale come candidato presidente alternativo anche a Riccardo Illy. Tondo si metterebbe alla guida di una lista autonoma in cui confluirebbero di botto la maggior parte degli ex socialisti che adesso si ritrovano, insoddisfatti, sparpagliati in partiti e partitini, nonché più di qualche leghista insofferente alla Guerra, tipo l’assessore regionale Pietro Arduini.
La «sparata» della Padania ha gettato nello scompiglio la Casa delle libertà del Friuli Venezia Giulia. L’imbarazzo di molti forzisti è palpabile: dopo tutto, se è vero che Saro e Tondo vengono ormai dati per persi, gli altri due bersagli dei siluri sparati dal quotidiano leghista rimangono pur sempre due parlamentari azzurri e Antonione, nonostante non sia più coordinatore nazionale di Fi, è addirittura inquilino della Farnesina. Probabile che il Carroccio abbia voluto rendere pan per focaccia al sottosegretario agli Esteri, che un paio di settimane fa aveva detto a un quotidiano nazionale: «I leghisti? Li caccerei tutti dal governo». Però, con quanta veemenza...
Fatto sta che la linea scelta per l’occasione da Forza Italia sembra quella del «lasciar perdere». Roberto Rosso, commissario regionale di Fi, sbuffa: «Ma che commenti e commenti, queste sono cose del passato. Gli attacchi facciamoli contro Illy: noi siamo qui per vincere le elezioni...». Altrettanto laconico in proposito Aldo Brancher, deputato forzista veneto, sottosegretario del ministro Umberto Bossi, che in Fvg fa da raccordo tra Fi e Lega: «Non ho letto i giornali - asserisce, raggiunto nel pomeriggio - mi prendete alla sprovvista, non so che dire...». Poi la linea con il suo cellulare cade.
Poca voglia di dare un parere anche da parte di Roberto Menia, segretario regionale di An. «No comment» esordisce, per poi aggiungere infastidito: «Certo che questi della Padania hanno esagerato, sono cose che non si fanno, insomma...».
Sulla difensiva Beppino Zoppolato, segretario della Lega in Fvg, che sillaba: «Non voglio fare polemiche di nessun tipo». L’ipotesi di un Tondo a capo di una lista autonoma lo lascia freddo: «Non commento le ipotesi», risponde il leghista.
E Qui-Quo-Qua, così li ha definiti La Padania, che ne pensano? Saro la butta sull’ironico: «I leghisti sono ripetitivi - spiega il deputato di Martignacco -. Se devono attaccarti o ti dicono che sei massone o uomo dei servizi segreti o succube dei comunisti. Ma io non provengo da questi ambienti. Non sono mai stato massone e non sono mai stato iscritto neanche al Rotery o al Lion, al massimo ai circoli parrocchiali e alla bocciofila». E se la Guerra lo definisce «il Voldemort» del Friuli Venezia Giulia, prendendo in prestito il malvagio di Henry Potter, lui replica graffiante: «Io sono molto buono. Sono talmente buono da aver sopportato la Guerra per molti anni, accettando le sue decine di stupidaggini, dai Celti alle fiabe friulane, dalle farfalle agli aiuti ai bebè».
Meno rilassato appare Renzo Tondo: «Io una scartina? Non replico a questi insulti, rappresentazione fedele del livello culturale medio della Lega Nord. Bossi, che frequenta le osterie, dovrebbe sapere - aggiunge sibillino - che alle volte anche un due di briscola può far perdere la partita se calato al momento giusto». E alla domanda esplicita se abbia o meno intenzione di correre autonomamente alle regionali, il presidente uscente risponde minaccioso, senza smentire, citando la lettera spedita a Silvio Berlusconi venerdì scorso: «Sono ancora in attesa di una risposta dai vertici nazionali di Forza Italia». Salvo poi apprendere dagli amici più stretti che per Tondo & Co. la misura sarebbe ormai colma, che «il ticket imperialista che questa regione deve pagare a Bossi, Calderoli e Brancher è inaccettabile» e che la speranza, sia pur flebile, sarebbe quella di agganciare nell’operazione anche Sergio Cecotti (nel caso remoto andasse a monte la sua intesa con Illy). «Ci diamo ancora un paio di giorni di tempo - conferma Alessandro Colautti, portavoce del capo della giunta -. L’importante è che, se davvero nascerà, questa lista abbia uno spiccato profilo di terzietà, che forse il sistema elettorale non consente ma che la situazione politica attuale fa diventare inderogabile».
Alberto Bollis

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