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  1. #31
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    Eccoli pronti a servire il nuovo padrone !!


    ed a pregare il vecchio Dio in una nuova veste




    immagine tratta da:

    http://www.politicaonline.net/forum/...0&pagenumber=2

  2. #32
    Veneta sempre itagliana mai
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    A questa giornalista credete?


    09/APR/03 - 224

    IRAQ: GIORNALISTA AL JAZEERA, LA GENTE E' DAVVERO FELICE

    Baghdad, 9 apr. - (Adnkronos) - ''La gente e' davvero felice'': lo ha riconosciuto Maha Abdullah, un giornalista di al Jazeera inviato a Baghdad, parlando ai microfoni della Cnn. ''Non c'e' dubbio, ha detto il reporter della televisione araba - ci sono state manifestazioni di sincero giubilo''.

  3. #33
    PADANIA LIBERA!
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    Predefinito Re: Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    In Origine Postato da FLenzi
    UNA COSA SOLA, LEI E' SENZA SPERANZA, SICURAMENTE I 500 MORTI AL GIORNO CHE SONO SOTTO TERRA SONO TUTTI LI A SVENTOLARE LA BANDIERA DELL'INVASORE, SE QUALCUNO DI QUEI MORTI FOSSE UN SUO PARENTE PROBABILMENTE EVITEREBBE DI SCRIVERE CERTE CAZZATE.
    E i 50000,o 500.000 o chissà quanti morti uccisi dal regime di saddam?
    I curdi gasati col nervino?Gli sciiti uccisi perchè si sono ribellati?
    Difendere saddam è come difendere hitler o stalin....
    Saluti Padani

  4. #34
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    Predefinito Re: Re: Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    In Origine Postato da Wyatt Earp
    E i 50000 morti uccisi dal regime di saddam?
    I curdi gasati col nervino?Gli sciiti uccisi perchè si sono ribellati?
    Difendere saddam è come difendere hitler o stalin....
    Saluti Padani
    certo, però domani non dimenticatevi dei curdi e degli sciiti per favore.

  5. #35
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    In Origine Postato da bom-bim-bom
    certo, però domani non dimenticatevi dei curdi e degli sciiti per favore.




    IL PRIMO MITO AMERICANO SULL'IRAK

    "Nel 1991 l'Irak ha massacrato alcuni sciiti che si erano ribellati al regime. Secondo le stime del governo statunitense, da 30000 a 60000 sciiti sono stati uccisi"

    Gli oppositori al regime irakeno hanno condotto un'offensiva contro il potere nel 1991, dopo la campagna di bombardamenti della coalizione internazionale. Ma, come testimoniano alcuni, tra cui Jawad Bashara, simpatizzante del Partito Comunista Irakeno e membro del Forum Irakeno che riunisce oppositori a Saddam Hussein, residenti a Parigi, "nel 1991 il sollevamento popolare aveva liberato quattordici grandi città e mezza Bagdad, ma gli americani non volevano un potere alternativo (a Saddam) dominato dagli sciiti, sotto il pretesto che essi avrebbero potuto allearsi con l'Iran. Gli americani hanno quindi allentato il blocco attorno alla guardia repubblicana e hanno permesso a Saddam di utilizzare le armi di distruzione di massa, i missili terra-terra, l'aviazione, nonostante che tutto ciò era stato proibito dagli accordi del cessate-il-fuoco, per reprimere il sollevamento nel sangue" [1].

    La realtà è più complessa della propaganda. La politica degli Stati Uniti in questa regione è dominata, dalla rivoluzione komeinista in poi, dalla volontà di indebolire i movimenti sciiti in generale e l'Iran in particolare. E' per questo che gli Stati Uniti hanno finanziato e armato il movimento di Saddam Hussein affinché attaccasse l'Iran. Poi, dopo la guerra del Golfo, essi hanno continuato a utilizzare il regime di Saddam Hussein, questa volta per reprimere il movimento degli sciiti irakeni.

    Obbiettivo: fare di Saddam un nuovo Stalin, attribuendo a lui la responsabilità esclusiva di una repressione di massa

    [1] L'Humanité du 20 novembre 2002 : http://www.humanite.presse.fr/journa...1-20-003.html.

  6. #36
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    [QUOTE]In Origine Postato da Oliviero
    [B]IL PRIMO MITO AMERICANO SULL'IRAK



    IL SECONDO MITO AMERICANO SULL'IRAK

    "Saddam ha gassato più di 5000 Curdi a Halabja nel 1988"

    La sola informazione di cui siamo sicuri è che una battaglia tra Iran e Iraq ha avuto luogo nella zona di Halabja, che i due fronti hanno utilizzato armi chimiche proibite e che alcuni civili curdi, presi tra i due fuochi, sono stati uccisi da questi gas. Il massacro d'Halabja non aveva sollevato la protesta della comunità internazionale,nel marzo 1988. All'epoca si era detto che i civili erano stati uccisi "collateralmente" a seguito di un errore di maneggiamento dei gas di guerra. Due anni più tardi, quando la guerra Irak-Iran era finita, e gli occidentali avevano cessato di sostenere Saddam Hussein, il massacro di Halabja fu attribuito agli irakeni. Un rapporto dell'Army War College dimostrò, nel 1990, che questa accusa era poco credibile. Il Washington Post del 4 maggio 1990 la riassume in questi termini: "L'affermazione iraniana del 20 marzo [1990] secondo la quale la maggior parte delle vittime d'Halabja è stata avvelenata da cianuro è stata considerata come un elemento-chiave [...]. Noi sappiamo che l'Irak non utilizza il gas cianuro. Noi abbiamo una buona conoscenza degli agenti chimici che gli Irakeni producono e utilizzano e sappiamo quello che ciascuno fa". Recentemente, Stephen C. Pelletiere, un analista politico per l'Irak presso la CIA durante la guerra Iran-Irak, in seguito professore all'Army War College tra i redattori del rapporto [sopra citato], ricorda dalle colonne del New York Times che il massacro d'Halabja era un crimine di guerra, probabilmente commesso dalle armate iraniane, e non un crimine contro l'umanità commesso dalle armate irakene. E, in ogni caso, non si tratta di un assassinio deliberato della popolazione civile (vedere il riassunto di Stephen C. Pelletiere nelle Tribunes libres internationales).

    Obbiettivo: fare di Saddam Hussein un nuovo Hitler, imputandogli crimini contro l'umanità

  7. #37
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    Predefinito Re: Re: Re: Re: Re: Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    [QUOTE]In Origine Postato da Oliviero
    [B][QUOTE]In Origine Postato da Oliviero
    [B]IL PRIMO MITO AMERICANO SULL'IRAK



    IL SECONDO MITO AMERICANO SULL'IRAK



    IL TERZO MITO AMERICANO SULL'IRAK

    "Bagdad pretende che in dodici anni l'embargo ha causato la morte di centinaia di migliaia di bambini e di persone anziane, quando invece esse sono state vittime del regime di Saddam Hussein"

    I titoli della stampa sulle sanzioni inferte all'Irak cominciano spesso con la seguente frase: "Saddam pretende che...". Sull'argomento esistono in materia delle analisi precise provenienti da organisi internazionali riconosciuti. A partire dal marzo 1996, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblicava un rapporto allarmante sul degrado della situazione sanitaria in Irak (Rapporto-Sintesi). L'OMS attribuiva direttamente alle sanzioni l'aumento del 600% della mortalità giovanile e infantile dopo il 1990. L'OMS imputava ugualmente all'embargo la riapparizione e lo sviluppo di malattie infantili che erano in via di sparizione. L'UNICEF ha pubblicato un rapporto nell'agosto 1999 che dimostra che le sanzioni contro l'Irak hanno contribuito alla morte di 500.000 bambini.

    Obbiettivo: mascherare la responsabilità degli Stati Uniti e del Regno Unito nel mantenimento dell'embargo e occultare che ciò che viene mantenuto è un crimine contro l'umanità. In una occasione, tuttavia, la responsabilità statunitense era stata riconosciuta e assunta come dato di fatto. Ci si ricorda in effetti che il 12 maggio 1996, Madeleine Albright, allora segretario di Stato, era stata interrogata sulle conseguenze delle sanzioni dalla giornalista Leslie Stahl, la quale le aveva domandato: "Noi abbiamo saputo che mezzo milione di bambini [ne] sono morti. E' una cifra superiore al numero dei bambini uccisi a Hiroshima. Tutto ciò ne valeva veramente la pena?". La signora Albright rispose: "Io penso che sia stata una scelta difficile, ma noi pensiamo che ne sia valsa la pena".[2]

    [2] Emissione « 60 minutes » su CBS, 12 maggio 1996. Leslie Stahl : - We have heard that a half million children have died. I mean that's more children than died in Hiroshima. And - you know - is the price worth it ? Madeleine Albright : - I think this is a very hard choice, but the price - we think the price is worth it.

  8. #38
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    Predefinito Re: iracheni festeggiano la liberazione e inneggiano agli USA e a Bush !

    In Origine Postato da Libero
    Gli irakeni assaporano la LIBERTA' !!
    A bagdad e in tutto l'Iraq la gente festeggia l'arrivo degli americani, sorride, alza le dita in segno di vittoria e urlano "Saddam è il nemico di Allah", "thank you mister Bush!", "U.S.A. !! U.S.A. !! U.S.A. !!", " Bye Bye Saddam" si legge su un cartello.
    .................................................. .................................................. ...........................


    La festa è finita.

    La festa è finita.
    I “liberatori” sono tornati nei carri, negli autoblindo. Le jeep “Hammer” hanno ripreso a fare le staffette per le strade della città.
    I 150/200 giovani iracheni che erano serviti come comparse per la festa in mondovisione in Piazza Paradiso sono scomparsi. Tornati nelle loro case senza luce e senz’acqua. Ma con i pacchi di cibo che gli sono stati donati dai “furieri” dell’armata americana.

    Ed i combattimenti sono ripresi: a Saddam City, lungo la Shaab, sulle due sponde del Tigri, intorno a ciò che rimane del Ministero dell’Informazione. Combattimenti duri ed impari. I marines si confrontano con uomini e ragazzi che impugnano armi leggere e perfino bottiglie incendiarie.

    I cannoni e le mitragliatrici rispondono schiantando sulle facciate delle case migliaia di proiettili che sbriciolano infissi e finestrte, fanno saltare i vetri inutilmente coperti di nastro adesivo.

    Ed ancora sangue, feriti e vittime che sembrano non interessare più nessuno. Certo interessano e preoccupano quella parte della stampa che alloggia al “Palestine” e che non ha accolto come “liberatori” i soldati che di forza hanno fatto irruzione nell’hotel, scandendo ad alta voce e ritmando i nomi dei colleghi uccisi dal fuoco amico dei “liberatori”.

    Sara è una giovane fotografa europea “ufficiale”, a Baghdad con un contratto a tempo per conto di una importante agenzia stampa. Sara ha sempre seguito diligentemente tutte le indicazioni che le venivano fornite dai funzionari del Ministero dell’Informazione, è in posseso di tutti i visti, i passi e le autorizzazioni necessarie per lavorare alla “luce del sole” nella capitale.
    Per due settimane Sara è rimasta nella sua stanza d’albergo con l’obiettivo puntato verso l’esterno. Pronta a correre fuori ogni qualvolta si presentava la possibilità di uscire con i pulman messi a disposizione dalle autorità irachene per arrivare nelle aree della città dove i funzionari del Ministero avevano deciso di portare i giornalisti.

    E così sono andate avanti le giornate di Sara, giovane fotografa alla sua prima esperienza come inviata di guerra, nell’inferno di Baghdad.
    Fino ad oggi. Fino all’arrivo dei “liberatori”.
    Passato l’entusiasmo derivato dall’ abbattimento della statuta un po’ buffa e un po’ tragica di Saddam Hussein, Sara ha pensato davvero che Baghdad fosse stata “liberata”.
    E allora, cosa stare a fare lì in mezzo alla piazza in “festa”?

    Sara si è butatta a piedi per le strade subito dietro il “Palestine” e lo “Sheraton”.
    Gli autoblino ed i carri armati erano messi di traverso e puntavano le armi contro centinaia di civili niente affatto desiderosi di unirsi ai “festeggiamenti”. Poco oltre e Sara assiste ai primo scontri a fuoco: militari americani che inseguivano uomini e donne sparando raffiche di mitra, carri armati che salivano e scendevano dai marciapiedi tritando sotto i congoli tutto quanto si trovavano davanti come automobili, biciclette, carretti di legno.
    E poi i colpi di cannone, secchi che mandavano in frantumi le facciate delle case, con la popolazione che usciva piangendo, terrorizzata.

    Sara ha paura. Si ferma. Scatta una dietro l’altra una serie di foto.
    Non crede ai suoi occhi Sara: ma come, pensa, Baghdad non è stata “liberata”?

    Una jeep dei marines si avvicina da dietro, scendono tre soldati mentre uno rimane alla guida. Le chiedono i documenti, i passi e le autorizzazioni. Lei, che ha tutto, li mostra senza timore. Poi le viene detto che non poteva fare foto, perché quella era zona di guerra.
    Ma siamo a centocinquanta metri dagli albeghi dei giornalisti, prova a giustificarsi. Le sequestrano le pellicole, e dopo averle strappato dal collo uno degli accrediti le ordinano di andare via, di tornare in albergo.

    Sara, con la preoccupazione di salvare le sue macchine fotografiche, si incammina tornando sui suoi passi.
    Ancora una raffica, ancora colpi, ancora urla,pianti, ancora quei rumori e quei tonfi di vetri esplosi. E poi ancora urla, pianti, quei rumori e quei tonfi……..

    Ritornata sulla piazza, la grande statua di Saddam stavolta è a terra. Decapitata. Sul basamento di cemento gli stivali di bronzo del rais appaiono come flosci, piegati su loro stessi.
    La festa è finita. Solo carri armati e soldati. Ma nel silenzio ritrovato si sentono, proprio lì dietro a due passi, ancora raffiche di mitra, ancora colpi, ancora urla, pianti, quei rumori e quei tonfi di vetri esplosi.

    Che la notte sia leggera.
    r.

  9. #39
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    DEARBORN, Michigan (CNN) -- Shortly after television pictures Wednesday showed U.S. troops toppling a huge statue of Iraqi President Saddam Hussein in Baghdad, about 2,000 people in the heavily Arab-American community of Dearborn, Michigan, gathered to celebrate.

    Many held signs that read "Free Iraq" and "Thanks USA!" One read "Saddam gone with the wind." Many women, wearing headscarves, happily held their children, who waved American flags.

    "We are 4 million in exile," said Husham al-Husainy, a leader of the Muslim Iraqi community here. "Two million people got killed by Saddam. Hundreds of thousands of men, women and children in prison. What do you expect? It is a celebration. Thanks God."

    The peaceful crowd came together along the city's Warren Road, which is a main street of the area's Arab-American neighborhood, said Dearborn Police Sgt. Walter Anhut.

    The street is lined with Arab-American businesses, many displaying signs written in Arabic.

    Ralliers spilled from the parking lot of a Marathon gas station, blocking the intersection of Warren and Yinger roads, Anhut said.

    The seemingly spontaneous rally apparently was sparked by TV pictures of Iraqis dragging the head of a larger-than-life statue of Saddam through the streets of Baghdad Wednesday evening.

    A U.S. Marine armored recovery vehicle toppled the statue from its pedestal in the capital's Firdos Square as a crowd of Iraqis danced and waved the country's pre-1991 flag.


    Iraqis cheered Wednesday as U.S. Marines toppled a large statue of Saddam Hussein in Baghdad.
    In Dearborn, many celebrators shouted their thanks to President George W. Bush and the U.S.-led coalition forces in Iraq, Anhut said.

    As cheerful Arab-Americans filled the streets, Defense Secretary Donald Rumsfeld in Washington declared Wednesday "a good day for the Iraqi people" amid evidence that Saddam's rule was crumbling under the weight of U.S.-led military attacks on the Iraqi military.

    At one point the crowd turned on a three-person television crew from the Arab language news network Al-Jazeera, crowding around them and chanting "Down, down Al-Jazeera!"

    Many in the crowd waved their hands in the air -- their thumbs pointed down -- and accused the network of being in cahoots with Saddam's regime.

    "Saddam paid Al-Jazeera $20 million a year for their reports, and they never reported how many people he killed," said demonstrator Kevin Altamimi.

    The protest grew tense as it dragged on for 45 minutes, with at least seven police officers having to protect the Al-Jazeera reporter, producer and cameraman.

    The police quietly suggested that the crew duck into a nearby satellite truck and they complied, although some in the crowd continued to stare intently at the vehicle.

    Al-Jazeera reporter, Nedam Mahdawi, told CNN, "We came here to cover a celebration here, and I am very surprised to see their anger."

    He added, "We are doing our job. We are working very hard to be balanced in our news coverage. We want to show Arabs in Arabic countries their views about what is happening in Iraq."

    Dearborn is an older suburb of 97,000 on Detroit's working class west side. It is home to Ford Motor Co. and the heart of one of the largest Arab-American populations in the United States, home to 12 mosques.

    About 90,000 Americans of Iraqi descent live in the entire Detroit metropolitan area and as many as 300,000 area residents are of Middle Eastern descent, according to the University of Michigan-Dearborn.



    Che ne dici, Oliviero?

  10. #40
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    A questa giornalista credete?


    09/APR/03 - 224

    IRAQ: GIORNALISTA AL JAZEERA, LA GENTE E' DAVVERO FELICE

    Baghdad, 9 apr. - (Adnkronos) - ''La gente e' davvero felice'': lo ha riconosciuto Maha Abdullah, un giornalista di al Jazeera inviato a Baghdad, parlando ai microfoni della Cnn. ''Non c'e' dubbio, ha detto il reporter della televisione araba - ci sono state manifestazioni di sincero giubilo''.
    Bhe dopo che il giorno prima gli avevano raso al suolo la sede magari se diceva un altra cosa chissà cosa sarebbe successo...

 

 
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