Un giudizio da un nemico

**Paul Atreides** · 09-04-03, 15:33

Mattino di Padova' 8 aprile

>> La voce di Negri a Scienze Politiche
Occupata l'aula magna negata, il professore parla attraverso radio Sherwood
«Il preside mi ha escluso con un gesto pusillanime, si dimetta per decenza»
«In Comune un ascaro rispolvera gli opposti estremismi ma non ha la personalità di Freda»

PADOVA. Esorcizzato dall'ateneo, sgradito al centrosinistra, messo al bando dalla destra istituzionale, minacciato da quella estrema. Dal 7 aprile 1979, l'«annus horribilis» dell'Autonomia padovana, è trascorso un secolo politico ma per il professor Toni Negri - ospite abituale delle maggiori università europee e autore di saggi scientifici tradotti in una decina di lingue - la Facoltà cittadina di Scienze Politiche, che lo vide per anni «cattivo maestro», resta zona proibita.
Ma, da buon fantasma marxiano, il professore aleggia ugualmente nell'aula magna di via del Santo, occupata dagli studenti del "Laboratorio saperi critici" dopo il rifiuto del preside Franco Todescan a concederne l'accesso. L'occasione è la presentazione del volume «Ritratto di un cattivo maestro», che Negri dedica alla figura di Luciano Ferrari Bravo, il docente padovano scomparso che scontò cinque anni di carcere prima di essere scagionato dalle accuse di terrorismo. E il colpo di scena, davanti a una platea affollatissima, arriva verso le 16.30, quando radio Sherwood si collega in diretta con lo studioso settantenne, accolto da un applauso fragoroso.
La voce di Toni Negri, amplificata dagli altoparlanti anche all'esterno della facoltà, è calma eppure nervosa. «Sono stato molto colpito dalla posizione assunta dal preside di Scienze Politiche che ha negato l'aula perché temeva una mia venuta» esordisce «ma da chi può avere ricevuto la notizia? Non certo dalla polizia, alla quale, essendo in stato di affidamento giudiziario, sono tenuto a comunicare in anticipo i miei spostamenti, che escludevano Padova. Quindi si tratta di una volontà di esclusione priva perfino di motivazioni di ordine pubblico, dettata esclusivamente da una pusillaminità vergognosa oltre la misura. E chiedo a Todescan se dopo una porcheria del genere non senta il dovere di dimettersi».
E' sferzante il tono del grande assente: «L'università dovrebbe chiedere scusa, non certo a me, che sono un cattivo maestro lieto di esserlo, ma alle persone incarcerate per anni e poi assolte. Resto esterrefatto davanti a certi vecchi professori che ebbero il loro momento di gloria legittimando i teoremi di una magistratura di parte: se un tempo a ispirarli era il Pci, ora è soltanto l'Alzheimer».
Invita a "guardare finalmente all'8 aprile", Toni Negri, ma non rinuncia a pungere la destra che lo addita a pericolo pubblico: «C'è chi vorrebbe replicare gli opposti estremismi ma occorre personalità: quel piccolo ascaro che siede in Comune non vale Freda». Placata la polemica, il ricordo corre a Ferrari Bravo, vecchio amico e compagno di lotta: «Luciano era un docente formidabile. Conosceva, studiava e amava la cultura americana come pochi. Era un amico, il migliore. Siamo stati, reciprocamente, allievi e maestri, a lui devo moltissimo dei miei successi accademici. Ma Luciano era anche un uomo squisito, con la gioia di vivere del bambino. I suoi occhi luminosi regalavano felicità. Vorrei onorarlo. Arrivederci compagni».