...Israele e' piu' sicuro?
di R. Baroud



Il proposito di Wolfowitz, che in seguito guadagno' terreno ed ottenne il supporto di grossi nomi all'interno dell'amministrazione, manipolo' vergognosamente la tragedia dell'11 settembre, trasformandola in una vittoria a basso costo affinche' Israele potesse soggiogare i suoi "rivali" in Medioriente.
Israele sembra essere molto a suo agio, ora che le bombe angloamericane stanno cadendo sull'Iraq, mietendo le vite di centinaia di innocenti.
Eppure, nonostante il ruolo poco ambiguo giocato da Israele in tutto cio', pochi hanno collegato questo ruolo e quello dei portavoce di Israele negli USA all'eccidio che si sta consumando in Iraq. L'obiettivo di Israele era distruggere uno dei pochi paesi nell'area non sottomesso allo strapotere del vice-USA in Medioriente. Dopo l'Iraq, ha promesso John Bolton ad un estasiato Sharon, tocchera' alla Siria, all'Iran, agli Hezbollah libanesi ed alla resistenza palestinese.
Molti hanno giustamente incolpato di questa guerra i "neo-conservatori" dell'amministrazione Bush, alcuni di essi arruolati in quelle strutture che hanno enorme influenza nel processo decisionale della Casa Bianca, ma la relazione tra questi neo-conservatori e lo stato d'Israele non e' stata ancora esposta.


Coloro che ricordano gli eventi precedenti la guerra, sanno molto bene che le "colombe" all'interno dell'amministrazione almeno per un po' si opposero all'opzione militare per l'Iraq, contro coloro che difendevano la "strategia della guerra totale" emanata nel 1992 (e non successiva agli attacchi dell'11 settembre, come molti credono) ed esposta nella "dottrina Wolfowitz". Paul Wolfowitz, uno dei piu' vibranti difensori della politica israeliana all'interno dell'amministrazione USA era, all'epoca, sottosegretario politico al Pentagono.

Nel marzo 1992, Wolfowitz, delegato a tracciare la "Guida per i Piani di Difesa", traccio' invece le sue personali ambizioni, in cui proponeva che "le nazioni dovrebbero essere dissuase dallo sfidare la nostra leadership". Wolfowitz fu uno dei primi a proporre la "guerra preventiva" (usata gia' da Israele contro gli arabi nel 1967) con la scusa di "impedire la proliferazione di armi di distruzione di massa". Wolfowitz, che e' molto amico dei membri piu' radicali del governo israeliano, ha accidentalmente trascurato che il programma nucleare d'Israele e' attivo sin dal 1952, data in cui fu creata l'IAEC (Commissione israeliana per l'Energia Atomica). Ovviamente Wolfowitz si preoccupa poco di Israele, mentre l'obiettivo e' "disarmare" un paese devastato dalle sanzioni.

Il proposito di Wolfowitz, che in seguito guadagno' terreno ed ottenne il supporto di grossi nomi all'interno dell'amministrazione, manipolo' vergognosamente la tragedia dell'11 settembre, trasformandola in una vittoria a basso costo affinche' Israele potesse soggiogare i suoi "rivali" in Medioriente.
I neoconservatori segnarono un'altra vittoria con la nomina di Elliott Abrams da parte del presidente Bush, un uomo che una recente newsletter del Consiglio per l'Interesse Nazionale di Washington definiva "un criminale di spicco nel disgraziato affare Iran-Contra, portavoce di Israele e critico del processo di pace". Per quanto possa sembrare strano, il consigliere anti-pace e' stato nominato da Bush "consigliere principale per il Medioriente".

Il circolo filo-israeliano dell'amministrazione, feroce difensore della strategia della guerra preventiva e la cui lealta' non e' assolutamente a favore degli interessi americani, era completo. Abrams si uni' alle fila dei falchi della guerra filo-israeliani, che includono Richard Perle, Douglas Feith e Donald Rumsfeld, il cui infame riferimento ai Territori palestinesi "cosiddetti" occupati, risultato di una guerra vinta da Israele (cosi' disse), lascio' stupefatti tutti coloro che si chiedevano fino a che punto gli USA fossero interessati alla pace ed alla stabilita' del Medioriente.

Molta gente negli Usa dubita delle presunte relazioni tra l'Iraq ed al Qaida (persino George Tenet, della CIA, ha dichiarato, di fronte ad una Commissione del Congresso, che tale connessione e' indimostrabile).
Perche' gli USA hanno improvvisamente deciso di saltare nel vuoto di una risistemazione geo-politica del Medioriente, considerato che ne' le importazioni di petrolio ne' l'influenza nell'area delle sue corporazioni multinazionali erano a rischio (escluso il malumore suscitato dai sentimenti anti-americani, essi stessi ispirati dalla crudelta' dell'esercito israeliano all'interno dei territori palestinesi occupati. Non e' un mistero il fatto che Israele usi armi americane per assassinare i palestinesi, soldi americani per costruire ed espandere le sue colonie illegali e sostegno politico americano per infischiarsene della legge e della comunita' internazionale)?

Zelman Shuval, ex-ambasciatore israeliano a Washington fece un po' di luce a tale domanda in un articolo pubblicato il 16 gennaio 2003 sul quotidiano in lingua ebraica Yediot Ahronot. Shuval disse che Israele avrebbe dovuto agire "dietro le quinte" per spingere l'amministrazione Bush ad attaccare l'Iraq "meglio presto che tardi". Ritardare, rinviare o cancellare la guerra, asseri', creerebbe "conseguenze molto negative per Israele".

Naturalmente, il governo USA ha le sue buone ragioni per attaccare l'Iraq: supremazia globale, controllo strategico, naturalmente petrolio, il fallimento della guerra in Afghanistan di garantire la sicurezza agli americani, il tentativo di deviare l'attenzione dai colossali scandali finanziari che coinvolgevano dirigenti del governo al top, distrarre il pubblico dall'economia in rovina e dalla disoccupazione rampante. Ma, anche con tutte queste ragioni, Israele, la sua forte lobby di Washington ed i suoi sostenitori all'interno dell'amministrazione, erano in cima a tutte le considerazioni, e spingevano verso una guerra che era stata rifiutata con vergogna da gran parte del mondo.

Non solo il ruolo di Israele in questa guerra e' stato trascurato, ma gli "esperti" filo-israeliani hanno dato il meglio (il peggio) di se' per deviare lo sguardo del pubblico americano dai motivi reali di questa guerra. Jerry Falwell e la sua cricca di fanatici hanno avuto l'opportunita' di predicare a milioni di persone di come Israele sia "un elemento chiave negli eventi della fine del mondo", perche' "secondo le scritture, le cose si stanno muovendo nella direzione del ritorno di Gesu' ... la grande Tribolazione, Armageddon ed il millenario regno di Cristo".

Allo stesso momento, i collaboratori dei media filo-israeliani hanno pensato ad ogni buona ragione per giustificare la guerra, dal liberare l'Iraq, al rendere il mondo un posto migliore, allo spiegare come questa guerra si adatti alla teoria dello "scontro di civilta' ", una teoria che mira, essenzialmente, ad impegnare il mondo in un dibattito disonesto su faide culturali, mentre il vero interesse risiede negli affari, nel potere, nel controllo e nella politica. D'altro canto, pochi hanno osato proporre che Israele non sia in grado di continuare a praticare le sue politiche illegali in Medioriente, quali confisca delle terre, ingiuste proposte di "pace", pulizia etnica, ed a coecire i vicini arabi nell'accettare la sua supremazia regionale. (Chi oserebbe dire no ad Israele una volta che l'Iraq fosse occupato, e con la macchina militare USA pronta e presente per schiacciare ogni dissenso? Di piu': chi oserebbe discutere dell'illegale occupazione israeliana della Palestina e delle altre terre arabe in violazione della legge internazionale quando gli stessi Stati Uniti occupano un paese arabo in violazione della legge internazionale?
Non e' stata una coincidenza quando, il 30 marzo scorso, Powell si e' precipitato a parlare ai lobbisti dell'American-Israeli Public Affairs Committee, l'AIPAC, appena due settimane dopo l'inizio dell'aggressione all'Iraq. Powell ha ribadito l'impegno americano per Israele, condannando come "azioni vigliacche" gli attacchi kamikaze palestinesi (ovviamente senza menzionare le decine di palestinesi assassinati prima di ogni attacco), ed ha rassicurato Israele ed i suoi agenti negli USA sul sacro legame esistente tra i due paesi. Ma, cosa ancora piu' importante, ha promesso ad Israele un Medioriente molto piu' sicuro dopo l'abbattimento del governo iracheno e del presidente Saddam Hussein. Sia Powell che i membri dell'AIPAC sapevano molto bene che Israele ha, da anni, oltre 200 ordigni nucleari, inclusi alcuni termonucleari (bombe all'idrogeno), un segreto rivelato da Mordechai Vanunu, ex-tecnico nucleare israeliano, e da fotografie dell'aereo spia U-2. (All'improvviso un arsenale gigantesco di armi di distruzione di massa non ha piu' significato).






Piazzare la maggior parte dell'esercito americano in mezzo al deserto per combattere un nemico illusorio, permettendo al tempo stesso ad Israele di minacciare un'intera regione e di sfidare la legge internazionale con la sua oppressione del popolo palestinese, non potra' assolutamente portare pace o prosperita' al Medioriente. L'ipocrisia, il doppio standard e, di certo, le guerre ingiuste non hanno mai portato ne' pace ne' sicurezza. Cio' che hanno fatto e' evocare piu' rabbia, odio, ribellione e, oserei dire, terrorismo. Forse, prima di combattere il terrorismo nelle montagne di Tora Bora, dovremmo esaminare da dove ha origine il terrorismo: dalle politiche ingiuste in cui, da oltre mezzo secolo, si crogiola l'America.