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    Predefinito Gli Stati Uniti e Israele contro il resto del mondo:verso una resistenza mondiale.

    Michel Schneider

    Irak





    Dietro l’ambiguità dei pretesi fini della guerra americana, l’opinione pubblica mondiale scopre progressivamente gli obiettivi non dichiarati, perché non dichiarabili, degli Stati Uniti, nuovo impero di pretesa mondiale. Nel momento in cui gli Americani pensavano di poter commettere in piena impunità il primo grande crimine contro l’umanità del XXI secolo, un numero crescente di paesi membri dell’ONU, e non dei minori, entrano in rivolta e si oppongono sempre più apertamente alla volontà di guerra di Mr Bush. Alla grande domanda: l'Irak rappresenta una minaccia per la comunità internazionale? L'America risponde sì. Il resto del mondo, no. L'America in effetti ha praticamente perduto la prima fase della guerra, la battaglia dell’opinione. Ogni giorno che passa vede sfaldarsi, vede crollare la stessa argomentazione bellicistica degli anglosassoni, fondata su delle contro-verità e delle menzogne sempre più flagranti. Per vendere la prima guerra del Golfo all’opinione mondiale, l’agenzia di pubbliche relazioni Hill & Knowlton aveva inventato la leggenda dei neonati kuwaitiani uccisi dagli irakeni nelle loro incubatrici. Questa volta, la catena televisiva di Rupert Murdoch, Fox News, insegna agli Americani che Saddam Hussein non ama nient’altro come il "fare la doccia con il sangue delle sue vittime". Un "Ufficio delle comunicazioni globali" (che si potrebbe anche chiamare "UniversalPropagandaStaffel") coordina da Washington, con l’aiuto di Alastair Campbell, il "signor immagine" di Tony Blair ed ex redattore di riviste pornografiche che aveva già prestato servizio durante la guerra del Kosovo, tutte le operazioni di propaganda, di corruzione di giornalisti e di più grossolana disinformazione. Lo scopo è quello di far passare delle voci e delle pure e semplici menzogne, per delle certezze attraverso la sola forza della loro ripetizione. La questione delle "prove" secondo le quali l'Irak sarebbe in possesso delle « armi di distruzione di massa » illustra bene questa strategia. Il 5 febbraio, Tony Blair, poco prima di Colin Powel, faceva sentire "la voce del suo padrone" e dichiarava senza mettersi a ridere che il dossier della Gran Bretagna sull’Irak era « molto molto chiaro » e che era « del tutto evidente » che Saddam Hussein disponesse di armi di distruzione di massa. Alcune ore più tardi, Colin Powel, presentava davanti ad un Consiglio di Sicurezza a giusto titolo dubbioso, un pugno di prove concepite dai servizi americani, autentico catalogo di farse e tranelli, montature e manipolazioni di ogni genere. Egli approfittava per qualificare come “eccellente” il dossier inglese. Ahimé, l’8 febbraio si apprendeva che il dossier di 10 pagine di « prove » di M. Blair comprendeva 11 pagine scritte da studenti alcuni anni fa! La sera dell'11 febbraio, ancor prima della sua diffusione attraverso la catena ormai « sotto controllo » di Al-Jazira, Colin Powel annunciava una cassetta autenticata (e fabbricata) dal Pentagono del terribile Bin Laden, il terrorista che ricompare sempre quando gli Americani hanno bisogno di lui. Ora si sa che anche la CIA e il FBI si rifiutano di far proprie le menzogne di Bush e Rumsfeld sui pretesi legami tra l'Irak e Al-Quaïda. La missione essenziale dei servizi d’informazione inglesi e americani è di fornire ai loro padroni delle informazioni che li confortino nella loro paranoia o nel perseguimento di una politica già bloccata nonostante sembri il contrario. Manipolando l’informazione, inventandola quando serve, essi manipolano l’opinione. Il 7 marzo davanti all’ONU, Hans Blix e Mohamed El Baradei si sono apertamente lamentati di essere stati oggetto di grossolani tentativi di disinformazione da parte dei servizi anglosassoni che li hanno alimentati con « documenti falsi ». Già il 10 febbraio, per la prima volta ufficialmente a fianco di un Vladimir Putin favorevole, Chirac ha manifestato a due riprese qualche dubbio sull’esistenza stessa di armi di distruzioni di massa in Irak. E Scott Ritter, ex capo degli ispettori fino al 1998, lo ripete da parecchi mesi: "L'amministrazione Bush fabbrica degli elementi di prova. Niente è vero". Egli rivela anche come gli ispettori dell’ONU abbiano già manipolato nel dicembre 1998 per ingannare il Consiglio di Sicurezza e fornire al Pentagono il pretesto per una nuova campagna di massicci bombardamenti. In realtà, tutti i governi lo sanno, l'Irak non dispone più e da molto tempo, delle infrastrutture necessarie alla produzione o anche alla conservazione di “armi di distruzione di massa”. Hans Blix e El-Baradei non cessano di ripetere che le loro squadre di ispettori non hanno trovato alcuna prova dell’esistenza di armamenti proibiti in Irak, né tantomeno di collegamenti con l’ex agente della CIA Bin Laden. Con sinistro umorismo, Donald Rumsfeld ha ribattuto che "l'assenza di prove non è la prova dell’assenza di armi di distruzioni di massa". Si esige dunque che il popolo irakeno accusato dal tribunale divino di Bush provi la sua innocenza quando tutti sanno che in diritto romano è ben certo che è compito dell’accusa fornire le prove della colpevolezza. Il popolo irakeno è come quell’uomo nudo senza avvocato che comparisse davanti ad un tribunale il quale esigesse da lui la dimostrazione di non portare alcuna arma su di sè. È il grande ritorno di un’Inquisizione kafkiana e grottesca con Bush nel ruolo di grande inquisitore ispirato dalla Bibbia e dalle compagnie petrolifere... Sotto la guida di Bush, la nazione americana si crede ormai il nuovo popolo eletto che ha la missione di vincere il fantomatico « asse del male ». Questa teoria della guerra di religione è una nuova forma di spirito totalitario. Bush inizia la sua giornata con una preghiera in ginocchio e studia quotidianamente un passo della Bibbia. Anche le riunioni del suo gabinetto iniziano regolarmente con una preghiera. Il capo dei repubblicani alla Camera ritiene che Dio l’abbia scelto per promuovere una “visione biblica del mondo”. Questi atteggiamenti fanno irresistibilmente pensare a quelli degli ebrei ortodossi e degli integralisti musulmani. Attorno a Bush, una curiosa ed assai inquietate alleanza tra ebrei neoconservatori ed una estrema destra evangelica, ha fatto propria la teoria di Robert Kagan, storico e cantore del nuovo impero americano. Queste persone non hanno che disprezzo per la “vecchia Europa”, in ogni caso per un’Europa che avesse la minima velleità di esistere per se stessa. Perché, in realtà, dietro questa squadra tutta improntata ad una religiosità devota, si nasconde il perseguimento di interessi perfettamente secolari. Più che mai, Bush ha sottomesso la sfera pubblica agli interessi del mercato e più in particolare dell’oligarchia texana. I suoi soci in affari, come per suo padre, sono presenti nel commercio delle armi, nei servizi finanziari, nell’alta tecnologia e nella petrolchimica. Bush e Dick Cheney sono entrambi usciti dal settore petrolifero che ha largamente finanziato la loro campagna elettorale. Aprire l’Irak alla Exxon, alla Mobil e all’Amocco è un modo per rimborsare questo debito. Il 24 gennaio, il Pentagono ha riconosciuto che era stato preparato un piano per prendere il controllo dei circa 1500 pozzi di petrolio irakeni che, a termine, sono suscettibili di produrre nell’ordine di 9 milioni di barili. Ora si sa che con circa il 4% della popolazione mondiale, gli Stati Uniti consumano il 25% dell’energia del pianeta! Fra vent’anni, essi dovranno importare il 75% del loro petrolio. Facendo man bassa sulla seconda riserva mondiale di idrocarburi, Bush e i suoi associati potranno sovvertire del tutto il mercato petrolifero planetario ed esercitare un ricatto permanente a livello delle forniture e del loro prezzo. Gli Stati Uniti non tollerano che una potenza regionale indipendente possa avere il diritto di esercitare un’influenza reale sullo sfruttamento del suo petrolio e sul suo prezzo. Il vero crimine dell’Irak è stato quello e non l’invasione del Kuwait nel 1990, incoraggiata d’altronde dall’America come pretesto per una prima guerra giudicata auspicabile e benefica per l’impero. Nell’occasione dell’attuale crisi, bisogna segnalare che la maggior parte delle compagnie petrolifere avendo fissato i loro investimenti e i loro costi sulla base di 10 dollari il barile, le grandi compagnie anglosassoni si apprestano, con un barile spinto ad oltre 40 dollari in caso di guerra, ad incassare dei colossali benefici sulle spalle dei consumatori europei e giapponesi. Già l’Asia centrale, ricca di riserve petrolifere e di gas naturale, diviene una base al seguito degli Stati Uniti. Ed è Condoleezza Rice, che ha trascorso nove anni alla Chevron prima di diventare direttore del Consiglio Nazionale di Sicurezza, che sovrintende a colpi di decine di milioni di dollari, l’estromissione dei Russi dalla regione. L'attuale presidente afghano, ad esempio, altro non è che un ex consulente della società petrolifera americana Unocal... Oltre a rendere perenne lo Stato coloniale israeliano permettendo a questo di mettere in atto la « soluzione finale » del problema palestinese, l’altro grande scopo di guerra di questa « teocrazia plutocratica » diretta dal nuovo "führer del Potomac" è di assicurarsi un’egemonia mondiale secolare per mezzo del controllo delle riserve, della produzione e della distribuzione del petrolio e, naturalmente, del suo prezzo, mezzo di ricatto efficace nei confronti dell’Europa, della Cina e del Giappone. In questo senso, la guerra contro l'Irak è una guerra contro il resto del mondo. Dal 1° ottobre 2002, gli Stati Uniti spendono un miliardo di dollari al giorno per la loro difesa (comprese le loro ingerenze armate, le loro aggressioni « preventive »). All’inizio del 2002, Rumsfeld ha chiaramente spiegato che gli Stati Uniti si sarebbero dati i mezzi militari per rovesciare un regime dove i loro interessi esigono che essi occupino la capitale. Gli Stati Uniti sono da lungo tempo abituati all’utilizzo unilaterale della forza e, senza risalire troppo nel tempo, si può citare gli interventi a Grenada (1983), in Nicaragua (1979-1989), a Panama (1989), in Somalia (1992). Nel suo "Rapporto sull’utilità delle guerre" presentato da J.K.Galbraith nel 1970, una quindicina di esperti americani concludeva che una situazione di pace permanente presenterebbe per la « stabilità della società » tali pericoli che bisognerebbe puntare al mantenimento di un « sistema fondato sulla guerra » come preferibile a quello fondato sulla pace. In questo rapporto, si può leggere: "Vi è una certa ironia nel constatare che questa funzione di primaria importanza a cui adempie la guerra – essere la principale fonte di stabilità di una società -, non è stata riconosciuta dagli storici che nei confronti delle società che lo riconoscono espressamente da sole, cioè le società pirata dei grandi conquistatori ..". La società americana risponde sempre più a questi criteri: una società sempre più totalitaria e predatrice, in stato di guerra permanente contro dei nemici più sovente suscitarti e mantenuti da se stessa per assicurare la perennità del « sistema ». Gli attentati di New York e di Washington, nel settembre 2001, sono stati una « occasione » se così si può dire, caduta dal cielo. Ma assai prima di questi attentati, Donald Rumsfeld e Paul Wolfowitz peroravano già una guerra utile » contro l'Irak. Senza nemici, l’America è una nazione senza scopo e senza direzione. Il governo di Bush si autorizza ormai, con il pretesto della lotta contro il terrorismo. A sospendere le libertà pubbliche e i diritti civili più elementari dei cittadini americani. Il Patriot Act, dell’ottobre 2001 e l’Homeland Security Act, accompagnati da una serie di misure regolamentari, portano gravi attentati alle libertà individuali. Da un anno, 625 cittadini di 42 paesi sono internati nelle gabbie di Guantanamo, primo campo di concentramento offensivo dell’impero, senza uno status, senza difesa e senza processo (si è appena registrato il ventesimo tentativo di suicidio). Sono gli ostaggi della benevolenza del nuovo crociato della democrazia George Bush. Ricordiamo che Washington non ha mai avuto il minimo scrupolo, in particolare i signori Cheney e Rumsfeld, nel sostenere l’orribile dittatore Saddam Hussein fino alla fine degli anni 80, e altri grandi democratici: Marcos nelle Filippine, Suharto in Indonesia, lo sha in Iran, Somoza in Nicaragua, Batista a Cuba, Trujillo a Saint-Domingue, Pinochet in Cile, Mobutu nel Congo-Zaire. Teodoro Obiang, sanguinario satrapo della Guinea Equatoriale è stato ricevuto con tutti gli onori da George Bush, non più tardi del settembre 2002. Ricordiamoci che all’ONU, nel 1982 e 1983 gli Stati Uniti furono i soli a votare contro la dichiarazione che stabiliva che il diritto all’educazione, al lavoro, alla sanità, ad una adeguata alimentazione e allo sviluppo nazionale fanno parte dei Diritti dell’Uomo. È così che la punizione e l’esclusione che gli Stati Uniti hanno inflitto all’Irak per dodici anni sono anche più severi di quelli che subirono la Germania e il Giappone dopo la Seconda guerra mondiale. 500.000 bambini morti in condizioni abominevoli sotto il regime dell’embargo e dei bombardamenti. Il 23 ottobre 1999, Madeleine Albright dichiarava, col cipiglio dell’assassino abituale, "Gli Stati Uniti sono buoni. Noi cerchiamo di fare dappertutto del nostro meglio". L’11 ottobre 2001, Bush riaffermava: "Noi siamo buoni". Eppure il dottor Stranamore reincarnato in mister Bush scatena una guerra senza averne svelato le autentiche ragioni, né al suo popolo né ai suoi « alleati ».. E’ proprio incredibile, ma purtroppo vero, come sempre con gli Stati Uniti. Bush vuole a tutti i costi scatenarsi in una nuova corrida tecnologica, in una nuova spedizione punitiva elettronica. Dopo avere ridotto in schiavitù i neri, sterminato gli Indiani, nuclearizzato i Giapponesi ed elargito il napalm ai Vietnamiti, era nella logica degli Americani volersi occupare degli Arabi. Essi lo hanno già fatto dal 1991 uccidendo sotto le bombe e sotto l’embargo, nel disprezzo di ogni convenzione internazionale, centinaia di migliaia di Irakeni, in gran parte bambini. Senza risoluzione delle Nazioni Unite, o contro la volontà della comunità internazionale, i prossimi « danni collaterali » sulle popolazioni civili costituiranno tanti atti criminali i cui responsabili saranno giudicabili da un tribunale come quello di Norimberga. Evidentemente, nel fatto di lanciare bombe e missili sulle città e sulle persone vi è qualcosa che attira i dirigenti americani, politici e militari. Di fronte al terrorismo di Stato praticato dagli Stati Uniti, come dal suo principale alleato Israele, un terrorista è qualcuno che possiede una bomba ma non ha esercito dell’aria. Per un’America che non aveva mai subito bombardamenti, ma li aveva sempre inflitti agli altri, i 2.950 morti dell’11 settembre 2001 sono delle perdite civili dovute alla guerra. Un recente libro ha appena ricordato ai nostri alleati tedeschi il terribile bilancio dei bombardamenti a tappeto degli anglosassoni alla fine della guerra : 635.000 civili. Allora, dei 2.950 morti a New York, certi forse commenteranno: "non sono un gran che".... La stampa americana oggi si scatena contro la Francia e il "New-York Post", sotto la foto di un cimitero americano, pensa bene di ricordare: "Essi sono morti per la Francia, ma la Francia ha dimenticato". No, non ha dimenticato e vi sono delle statistiche di cui bisogna effettivamente ricordarsi. Per "liberare l'Europa", in realtà perché essi ritenevano loro interesse parteciparvi, gli Americani lamentarono in tutto, perdite nell’ordine di 220.000 morti, militari. A fronte di questa cifra, i nostri compatrioti devono ricordarsi che il 27 maggio 1944, in una sola giornata, i bombardamenti americani uccisero altrettanti, se non più, civili francesi innocenti rispetto alle vittime civili a New York dell’11 settembre 2001: 1.752 morti ed oltre 100 dispersi a Marsiglia, 525 ad Avignone, 256 a Nîmes, 146 ad Amiens, 270 a Sartrouville e Maisons-Alfort, 50 a Rouen. In totale, dal 1940 al 1945, sono circa 70. 000 civili francesi, uomini, donne e bambini che sono stati falciati dalle bombe anglo-americane. Il 12 settembre 2001, Colin Powel condannava "le persone che credono di potere ottenere uno scopo politico con distruzione di edifici e morti". Eppure è lo stesso che diresse gli orribili bombardamenti di Panama e dell’Irak, che nel 1999 sovrintese al bombardamento della Yugoslavia per 78 giorni e notti. È logico che Washington ricusi "ogni potere d’indagine, di inchiesta o di perseguimento del Tribunale penale internazionale, il cui giudizio non si estende agli Americani". E’ per evitare che molti dirigenti degli Stati Uniti, ex o attuali, finiscano, come sarebbe normale, come dei volgari Milosevic.... Il 13 febbraio, Bush dichiarava: "L'America agirà in modo ponderato con il più grande esercito del mondo"... Il 6 marzo, il "predicatore-presidente" aggiungeva in un nuovo delirio mistico: "La mia fede mi porta perché io prego tutti i giorni (...) prego per la pace. Pregherò per i soldati, per la loro sicurezza. E pregherò anche perché siano risparmiate le vite di Irakeni innocenti"! La sera prima, il 5 marzo, il capo di stato maggiore di questo nocivo Mickey Mouse degenerato, Richard Myers, esponendo il suo piano d’attacco, non aveva nascosto che "delle persone sarebbero morte". "Noi dobbiamo far capire alle persone che è la guerra e quelli che pensano che sarà « asettica » si ingannano". Tanto poco “asettica” che sul campo di battaglia e di sperimentazione irakeno rischiano di essere utilizzate – per la prima volta dal 1945 – delle “mini-bombe” nucleari. Il costante bellicismo della politica estera americana e il suo carattere distruttivo sistematico sono oggi riconosciuti dall’opinione pubblica mondiale. La maggioranza dei popoli non vede in che cosa l’Irak minacci la pace del mondo più di Israele, della Corea del Nord o del Pakistan. Il 30 settembre 2002, Bush dichiarava: "Saddam Husseinè una minaccia per il mondo, per Israele e per l’America". E il 5 febbraio 2003, davanti alla commissione affari esteri del Senato, Colin Powel sosteneva che un successo militare contro l'Irak "potrebbe rimodellare a fondo questa regione in una maniera fortemente positiva che favorirebbe gli interessi americani". Egli avrebbe potuto aggiungere, per essere ancora più onesto, "e israeliani". Il "Washington Post" d’altronde titolava il 9 febbraio: "Bush e Sharon hanno punti di vista praticamente identici sulla politica del Medio Oriente". Per chi avesse dei dubbi, Zalman Shoval, consigliere di Ariel Sharon, è assai chiaro: "Il solo modo per la strategia americana di lottare contro il terrorismo, di dare prova di serietà, è di portare a conclusione i suoi piani contro l'Irak". Consiglio d’amico.... Robert Kagan, uno degli "intellettuali in tuta mimetica" ispiratori di Bush lo ha detto chiaramente: "Le ragioni della guerra in Irak non sono né la democrazia in Medio Oriente né il petrolio. Si tratta di un problema di sicurezza regionale". Egli ricorda anche: Noi non entrammo in guerra nel 1943 per democratizzare la Germania e il Giappone". Possano queste frasi illuminare chi non capisce! Già il 20 gennaio 1991, su TF1, Mme Simone Veil affermava: "Questa guerra è giusta e utile per i nostri interessi". L'imperium americano nella regione si basa effettivamente sul bipede turco-israeliano. Ora una maggioranza di paesi sta prendendo coscienza della realtà che l’imperialismo americano sta passando la misura e della totale impunità accordata alle ripetute esazioni delle sue staffette israeliane da più di cinquant’anni che favorisce la crescita dell’integralismo musulmano e del terrorismo che esso alimenta. "Forse che tentare di rimettere piede in casa propria costituisce un’aggressione imprevista?" chiedeva Michel Jobert l’8 ottobre 1973... Più che reticente alla prospettiva di una seconda risoluzione dell’ONU, Rumsfeld ha esclamato: "Non sarebbe la seconda, ma la diciottesima sull’Irak!". Bisogna dunque ricordargli che Israele e la Turchia, suoi alleati molto cari e molto privilegiati, assommano da sole più dei tre quinti delle violazioni non sanzionate commesse dai 181 Stati membri delle Nazioni Unite. Dal 1968, Israele non ha rispettato 32 risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Bush non ha mai speso una parola per condannare la continua estensione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania. Israele, che sfida l'ONU da 35 anni in tutta impunità possiede sì delle armi di distruzione di massa, biologiche, chimiche e nucleari e occupa militarmente territori stranieri dal 1967. È Israele che attaccò l’Irak, in tempo di pace nel giugno 1981 a Tamuz, facendosi beffe, come al solito, di ogni regola di diritto internazionale (uno degli autori di questo bombardamenti, il pilota israeliano e terrorista di Stato Ilan Ramon, ha d’altronde appena subito un giusto castigo nell’esplosione della navetta spaziale americana). Le stesse ONG israeliane ritengono che il 46% delle terre di Cisgiordania siano già « di fatto israeliane ». Il "Grande Israele", sintesi quasi conclusa della teocrazia, del colonialismo e della discriminazione etnica è già una realtà concreta, edificata tappa per tappa con il continuo sostegno finanziario, diplomatico e militare degli Stati Uniti. Nella sua seduta plenaria del 10 novembre 1975, l'Assemblea generale dell'ONU aveva già considerato che "il sionismo è una forma di razzismo e di discriminazione razziale". Gli ascoltatori di "Radio Arouts" saranno stati edificati il 7 e l’11 agosto 2002 ascoltando le incredibili argomentazioni di Jacques Kupfer, presidente del Likud mondiale, che qualificava i Palestinesi come "orde di barbari" e di "squatters arabi in Eretz Israël". "Non si può più vivere con loro ammesso che essi abbiano il diritto di vivere" e auspicava il loro "trasferimento". "Non bisogna mancare le occasioni come abbiamo disgraziatamente fatto nel 1948 o nel 1967". Il 25 gennaio scorso, durante la cena annuale del CRIF, è Roger Cukierman che ha mostrato, una volta di più, il volto dell’odio e auspicato che la Francia partecipi, “come in passato” alla guerra contro l'Irak. Altra intollerabile argomentazione espressa dal presidente di Francia-Israele, Michel Darmon, il 6 giugno 2002: "Da dieci anni, la comunità ebraica ha sbagliato battaglia. Non è Le Pen il nostro nemico, ma la politica estera della Francia". Quali parole anti-francesi sentiremo ora da parte di questi membri rappresentativi della lobby sionista? Qual è il punto comune di M.M.Glucksmann, Lellouche, Kouchner o Bruckner, rari difensori « francesi » della guerra americana? Le pressioni molteplici delle lobbies ebraiche internazionali e l’ossessivo pathos olocaustico di tutti i grandi media sotto controllo permanente di una « polizia del pensiero », sono giunte fino ad oggi a garantire una rendita di posizione, una immunità permanente a Israele. Ma nel contesto attuale, per quanto tempo ancora i membri della comunità internazionale tollereranno “l’eccezione israeliana”? Nella sua cronaca del 30 gennaio scorso, Jacques Attali scriveva: "Bisogna riservare la guerra ai regimi espansionisti". Non è precisamente il caso di Stati Uniti ed Israele? Tutte le cancellerie sono al corrente del pian Bush-Sharon secondo il quale la guerra contro l'Irak non farebbe che precedere un attacco contro l’Iran e uno smantellamento dell’Arabia Saudita auspicato dal vice-presidente Richard Cheney. Folle manifestazione del piano Sykes-Picot del 1915, prevede la deportazione in massa dei Palestinesi in Giordania la cui monarchia hashemita, sotto controllo americano, riceverebbe in compenso il cuore del territorio irakeno e una buona parte del regno saudita, giudicato ormai poco sicuro. Favorire l’egemonia anglosassone nel Vicino Oriente e la politica di colonizzazione israeliana in terra araba non poteva essere la politica di un’Europa europea, da Dublino a Vladivostok. Una guerra contro l'Irak sarebbe certo una guerra in più contro gli Arabi, ma soprattutto una guerra contro l’Europa. L'eccezionale e precoce politica di resistenza della Francia e della Germania, ben presto appoggiata esplicitamente o tacitamente dalla Russia, dalla Cina ed infine da una maggioranza di paesi membri dell'ONU, come ha mostrato la storica seduta del Consiglio di Sicurezza del 14 febbraio, confermata il 7 marzo, costituisce già una memorabile sconfitta per l’impero, ormai costretto, sia ad arretrare che ad andare unilateralmente alla guerra come un vero “Stato-criminale”. La schiacciante maggioranza dei giuristi europei afferma: "Non c’è alcuna giustificazione nella legislazione internazionale per l’uso della forza militare contro l'Irak". Gli anglosassoni intendono tuttavia presentare al voto del Consiglio di Sicurezza una risoluzione di guerra e l’ambasciatore americano Negroponte, con un’incredibile tracotanza, ha precisato: "E’ nostra opinione che non ci sia bisogno di dibattito su questa risoluzione molto semplice e diretta"! Il testo di "risoluzione-ultimatum" messo in circolazione da Jack Straw il 7 marzo, rimaneggiato in peggio il 12 marzo, è particolarmente ignobile nella sua formulazione e resterà negli annali come un nuovo esempio del cinismo e della doppiezza della diplomazia inglese. Giungendo immediatamente dopo il rapporto positivo degli ispettori, l'ultimatum del 17 marzo è uno schiaffo alla comunità dei paesi civilizzati. La posizione dei settari della guerra non cessa di degradarsi in proporzione all’enormità della sinistra farsa interpretata dagli anglosassoni all’ONU. Blair vacilla ogni giorno di più e l’esercito inglese ha dubbi. Sulla loro pelle, Aznar e Blair pagheranno il giusto prezzo della loro « esibizione di docilità » di fronte agli psicopatici della Casa Bianca. All’indomani del fiasco immediato dell’ultima buffonata del Foreign Office, Blair ha riconosciuto, il mattino del 13 marzo, che gli Americani molto probabilmente scatenavano la loro guerra senza il voto di una seconda risoluzione, il cui rifiuto porrà ufficialmente gli Stati Uniti e i loro piccoli complici bulgaro, spagnolo e inglese, al bando delle nazioni. L'aggressione programmata contro l'Irak avrà avuto il merito di mettere in rilievo la divisione fondamentale che mina l’Europa di Bruxelles. Una metà dell’Europa rifiuta di considerare una politica estera che non si inscriva in quella degli Stati Uniti. Questa Europa è essenzialmente l’Europa periferica: il Regno Unito, la Spagna di Aznar, i paesi a « vocazione satellitare » (il gruppo detto "di Vilnius") e la Turchia. Per quanto riguarda quest’ultima e nel momento in cui i generali turchi si apprestano a portare contro i Curdi dell’Irak una « guerra nella guerra », è significativo ricordare la risposta di Bush al ministro turco che lo metteva al corrente dei suoi scrupoli di fronte al « processo europeo ». “Ma l'Europa, io l’ho spezzata in tre!". Donald Rumsfeld lo ha recentemente ammesso spingendo in tutti i modi per l'allargamento indefinito dell’Europa – in particolare alla Turchia – e facendo lo stesso con la NATO, l’America insegue il suo obiettivo di distruzione sistematica di tutte le velleità franco-tedesche di un’Europa europea. L’Europa deve essere americana o non essere proprio. A fronte di questo obiettivo dichiarato, l’Europa « europea », quella dei paesi fondatori, erede dell’impero di Carlo Magno e saldata attorno al binomio franco-tedesco, avanguardia e nocciolo duro di un’Europa potente, ha preso coscienza del pericolo mortale che incombe su di sé. Opponendosi in seno alla NATO, alla messa in atto della logica di guerra imposta dagli Americani, la Francia, la Germania e il Belgio hanno mostrato di aver infine compreso che la NATO non ha più lo scopo di difendere l’Europa contro un pericolo inesistente, ma di uccidere il suo stesso progetto. Bisogna abbandonare una NATO divenuta una macchina da guerra politico-commerciale al servizio dell’impero USA. Perché l’Europa – senza per il momento tener conto di una Russia la cui presenza eppure s’impone – rappresenta una popolazione di 375 milioni di abitanti ed un PIL di circa 10.000 miliardi di dollari, di contro ad una popolazione di 280 milioni di abitanti ed un PIL di 7.000 miliardi di dollari per quanto riguarda gli Stati Uniti. Gli Europei, oggi potenza virtuale perché disarmata, potrebbero senza il minimo dubbio destinare alla loro difesa delle somme che li metterebbero alla pari con gli Americani. La politica estera e la difesa restano ad oggi i frutti più stentati del processo di normalizzazione burocratica perseguito da Bruxelles. Bisogna avere l’audacia di approfittare di questa crisi per rifondare l’Europa attorno al nucleo franco-tedesco aperto alla Russia. Qui è l’avvenire, la sola possibilità di un’Europa europea “da Dublino a Vladivostok". Ma ci sono gli uomini di Stato suscettibili di mettere in opera questo processo storico? La seconda guerra del Golfo assomiglierà di certo ad « un confronto tra integralisti evangelici, musulmani ed ebraici » ma, al di là di questo, la sua realtà sarà quella di un vero conflitto di potenze che oppone già gli Americani e gli Europei. In questa prospettiva e di fronte all’ordine mondiale imposto sotto le bombe dai nuovi barbari d’oltre Atlantico, i paesi di antica civiltà come quelli dell’Europa, dell’Asia e del mondo musulmano, sapranno trovare nel loro seno le generazioni di resistenti uniti nella stessa lotta di liberazione contro il nuovo “impero del male”. Alla grande domanda: l'America del Signor Bush rappresenta oggi una minaccia per l’insieme della comunità internazionale? La risposta è: SI.

    Michel Schneider
    Già direttore delle riviste
    "Stratégie & Défense" e
    "Nationalisme & République"
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Predefinito Cos'altro Israele non ha detto all'America?

    Certo, i bulldozers israeliani distrussero la meta' del campo profughi di Jenin, ma l'altra meta' resiste ancora, e lotta. Certo, Israele occupo' il Libano per promuovere i suoi interessi strategici, ma venti anni dopo sperimento' una sconfitta amara.
    Ero ancora un adolescente, ma ricordo vividamente le immagini del primo canale della televisione israeliana, le quali mostravano alcune donne libanesi che lanciavano fiori verso i tanks israeliani che andavano ad occupare il cuore di Beirut nel 1982. Israele invase il Libano con una lunga lista di pretesti; uno era quello di "liberare" il popolo libanese dalla Siria e dai "gruppi terroristici" palestinesi. Dopo la "liberazione", Israele insceno' un'elezione che fu "vinta" dal suo principale alleato falangista, Bashir Gemayel.
    Abbiamo gia' capito il ruolo di Israele nella guerra contro l'Iraq. Ma a parte i politici, i media americani ed israeliani ci hanno informato, in molte occasioni, che unita' dei marines sono stati addestrati in Israele secondo le riuscite tattiche dell'esercito israeliano usate per "spezzare la resistenza palestinese nel campo profughi di Jenin" (US News & World Report- 17 febbraio 2003).


    Ma se la coraggiosa America si e' umiliata fino al punto di accettare lezioni dal piccolo stato di Israele, allora e' il momento di imparare la lezione libanese dall'inizio alla fine.
    Quando milioni di persone in tutto il mondo si sono unite per evitare l'ingiustificabile invasione americana all'Iraq, essi sono stati spinti da un semplice ragionamento: uno, la democrazia non puo' essere imposta, e due, non si libera una nazione con le bombe a frammentazione, per non considerare la mancanza di legittimita' e gli incredibili interessi economici che hanno macchiato "l'avventura bellica irachena" sin dall'inizio.
    Altri vedevano il loro risentimento contro la guerra come parte di una immagine piu' grande e piu' complessa.

    Negli ultimi anni, c'e' stata piu' di una dottrina auto-imputabile, composte dai membri al top nell'amministrazione di George Bush e miranti al dominio del mondo, anche prima degli sfortunati eventi dell'11 settembre 2001. Una rapida scorsa al documento in 90 pagine: "Ricostruire la difesa americana: strategie, forze e risorse del nuovo secolo", bibbia della futura politica estera americana tracciata dagli stessi famosi elementi che hanno orchestrato e realizzato l'invasione dell'Iraq, da' luce al progetto americano di conquista e dominio per motivi economici e di controllo strategico.

    La marginalizzazione delle Nazioni Unite, la creazione di un'alleanza di guerra con la GRan Bretagna e l'invasione dell'Iraq era scritto nel documento ed e' stato realizzato, parola dopo parola. Ma "se anche Saddam uscisse di scena, le basi in Arabia Saudita e Kuwait rimarrebbero permanentemente - nonostante l'opposizione interna ai regimi del Golfo - poiche' l'Iran potrebbe rivelarsi una minaccia molto maggiore dell'Iraq agli interessi USA".

    Molti di noi temono tale scenario, essendo testimoni dell'impazienza del governo americano nel riformare il futuro del nostro mondo e quello delle prossime generazioni.

    Per coloro che hanno creduto ai proclami dei falchi del governo USA sull'immane minaccia irachena, la guerra e' finita.
    Ma coloro che sono svegli abbastanza da ammettere che la fine della guerra all'Iraq e' solo l'inizio di un'occupazione illegale che ha preso lezioni dalla brutale ed altrettanto illegale occupazione israeliana del Libano e della Palestina, devono capire che la loro responsabilita' di manifestare per la pace e la giustizia e' cresciuta enormemente.
    Alcuni segmenti del governo USA (che sono ideologicamente affini ed alleati di ferro del moralmente fallito partito Likud della destra israeliana) si sono dedicati a cio' che i neo-conservatori (o meglio, i neo-imperialisti) definiscono "guerra totale".

    Mentre tali guerre possono in effetti deviare l'attenzione dalla crisi economica che gia' spazza il paese, e compiacere i fanatici delle profezie di Armageddon ed i cercatori d'oro del mondo moderno, esse sono presagio di disastri per la maggior parte di noi: coloro che sono genuinamente preoccupati di creare un mondo piu' pacifico in cui far crescere i nostri figli.
    So che la vittoria e' dolce, ma cosa c'e' di dolce in una vittoria fraudolenta, che e' solo il primo stadio verso future incertezze?

    Ero un adolescente, ma ricordo ancora i fiori lanciati sui "liberatori" del Libano. Due decenni dopo quella "liberazione", e dopo la "restaurazione" della democrazia, come asseriva certa stampa compiacente, ha prevalso la lotta collettiva del popolo libanese, e gli israeliani occupanti sono stati scacciati dal suolo libanese in una delle sconfitte piu' brucianti per lo stato ebraico.

    A parte la propaganda fraudolenta, Israele aveva invaso il Libano per motivi di dominio, espansionismo, controllo strategico e risorse naturali (acqua). Molto interessante, poi, il fatto che la sua sconfitta giunse per mano di una generazione nata dopo l'invasione israeliana del Libano, nel 1978.
    E' umiliante vedere una "grande democrazia" come l'America prendere lezioni da una "piccola democrazia" come Israele. Ma la piccola democrazia avrebbe dovuto essere onesta abbastanza da insegnare agli USA l'altra meta' della lezione. Certo, i bulldozers israeliani distrussero la meta' del campo profughi di Jenin, ma l'altra meta' resiste ancora, e lotta. Certo, Israele occupo' il Libano per promuovere i suoi interessi strategici, ma venti anni dopo sperimento' una sconfitta amara.

    La "guerra totale" e' un concetto elettrizzante che puo' scaricare quintali di adrenalina nelle vene degli agitatori di bandiere, dei segmenti "nucleare sugli arabi" del popolo americano. Ma la "guerra totale", non potendo mai raggiungere la "vittoria totale", corre i rischi concreti di una "sconfitta totale", una lezione per imparare la quale ad Israele sono occorsi vent'anni, in Libano, e che e' destinato ad imparare anche in Palestina.
    All'America occorrera' altrettanto tempo prima di capire il sentiero disastroso verso cui si e' incamminata?
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

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    Tracce di veleno Post #1 di 1

    La storia buia di Israele svelata
    di Salman Abu Sitta*




    Israele, non l'Iraq, e' il primo paese dell'area ad aver usato armi di distruzione di massa con intenti genocidi. Salman Abu-Sitta* scava in questa buia storia
    In un periodo in cui gli schermi TV sono pieni di immagini di false armi di distruzione di massa in Iraq, tra gente al limite della sopravvivenza, l'occidente finge di non vedere il primo terrorista biologico del Medioriente, Israele, in cui e' collocata la piu' vasta quantita' di armi di distruzione di massa (ADM) tra Londra e Pechino.
    Messo a confronto con tale anomalia, l'ambasciatore statunitense alle NU, John Negroponti, risponde col cinismo tipico: "Israele non ha mai usato queste armi contro il suo popolo o i suoi vicini". Supponendo che l'ambasciatore sia ben informato, questa dichiarazione e' una bugia flagrante. Israele ha usato armi biologiche ancora prima che venisse creato su suolo arabo nel 1948. L'obiettivo, secondo Ben Gurion, era il genocidio o almeno fare in modo che i palestinesi dispossessati non tornassero a casa.


    AVVELENAMENTO DELLE FORNITURE IDRICHE AD AKKA: Dopo l'occupazione sionista di Haifa il 23 aprile 1948, sotto il naso delle forze mandatarie britanniche guidate dal Generale Stockwell, un uomo storicamente screditato per i suoi fallimenti, migliaia di uomini si diressero ad Akka, la citta' vicina ed il prossimo obiettivo sionista. Akka era ancora sotto il controllo delle forze britanniche. I sionisti assediarono la citta' dalla parte terrestre e cominciarono a tempestare la popolazione con colpi di mortaio giorno e notte. Famosa per le sue storiche mura, Akka resistette per molto tempo. Le forniture d'acqua alla citta' giungevano da un villaggio vicino, Kabri, 10 km a nord, attraverso un acquedotto. I sionisti iniettarono agenti tifoidi nell'acquedotto ad un punto intermedio che passava attraverso gli insediamenti sionisti. (vedi mappa).
    La storia puo' essere finalmente raccontata grazie all'archivio della Commissione Internazionale della Croce Rossa, disponibile oggi, 50 anni dopo l'evento. Una serie di rapporti, denominati G59/1/GC, G3/82, inviati dal delegato della CICR de Meuron dal 6 al 19 maggio 1948, descrive le condizioni della popolazione cittadina, colpita da un'improvvisa epidemia di tifo, e gli sforzi per combatterla.

    Di particolare importanza sono i verbali di una conferenza d'emergenza sull'epidemia tenuta all'Ospedale della Croce Rossa Libanese di Akka il 6 maggio. All'incontro parteciparono il brigadiere Beveridge, capo dei servizi medici britannici, il colonnello Bonnet dell'esercito britannico, il dottor MacLean del Servizio Medico, il signor de Meuron, delegato della CICR, ed alti dirigenti della citta'. I verbali stabilirono che almeno 70 civili erano tra le vittime, ma molti altri potevano non essere stati registrati. Si stabiliva, inoltre, che l'epidemia aveva avuto origine dall'acqua e non dalle precarie condizioni igieniche, come sostenevano gli israeliani. Si decideva che ulteriori rifornimenti d'acqua dovessero provenire da pozzi artesiani o stazioni agricole a nord di Akka e non dall'acquedotto. Fu utilizzata soluzione clorina, la popolazione comincio' ad essere vaccinata, i profughi furono sottoposti a rigorosi controlli (essi avrebbero potuto allargare l'epidemia ai campi profughi del Libano, come i sionisti avrebero voluto).

    In altri rapporti, de Meuron menziono' 55 contagi tra i soldati britannici, che furono trasportati a Port Said ed ospedalizzati. Il Generale Stockwell chiese a de Meuron di arrivare a Gerusalemme con volo militare per recuperare i medicinali. I britannici, che avevano lasciato la Palestina nelle mani dei sionisti, non volevano che altri imbarazzanti incidenti ritardassero la loro partenza.

    Il Brigadiere Beveridge disse a de Meuron che "era la prima volta che capitava in Palestina". Questo smentisce la pretesa israeliana, condivisa anche dallo storico israeliano Benny Morris, che l'epidemia fosse dovuta a "condizioni igieniche precarie dei profughi". Se fosse stato cosi', come mai lo stesso numero di soldati britannici fu contagiato? E come mai tali condizioni non causarono epidemie in simili concentrazioni di profughi in condizioni ancora piu' precarie, come a Jaffa, Lydda, Nazareth e Gaza?

    Il delegato della CICR ammiro' grandemente gli sforzi eroici dei medici palestinesi, al-Dahhan e al-Araj, dell'ospedale della Croce Rossa Libanese ad Akka, del dottor Dabbas e della signora Bahai di Haifa.
    La citta', colpita dall'epidemia, divenne facile preda dei sionisti. I loro bombardamenti divennero piu' intensi. Camion con altoparlanti invitavano la popolazione ad "arrendersi o commettere suicidio. Vi annienteremo fino all'ultimo uomo". E non si trattava di semplici parole. Lo ricorda Palumbo nel suo "The Palestinian Catastrophe", il quale cita il caso di Mohammad Fayez Sufi. Questi, insieme ad alcuni amici, usci' per prendere del cibo, ma alcuni membri del gruppo furono catturati dai sionisti e costretti a bere del liquido, probabilmente cianide. Morirono in mezz'ora.

    Il luogotenente Petite, un osservatore francese dell'ONU, riporto' che l'esercito si dedico' a saccheggi sistematici delle case palestinesi, rubando mobilio, abiti e tutto cio' potesse servire ai nuovi immigrati ebrei. In parte, i saccheggi furono parte di "un piano sionista per impedire il ritorno dei profughi". Il luogotenente Petite riporto' che i sionisti uccisero 100 civili arabi che si rifiutavano di lasciare le loro case.
    De Meuron riporto' orrori ancora peggiori. Parlo' di un "regno del terrore" e dello stupro di una ragazza da parte di soldati dopo che ne avevano assassinato il padre. Scrisse inoltre che tutti i civili maschi furono portati in campi di concentramento e considerati "prigionieri di guerra" anche se non erano soldati. A causa di cio', donne e bambini restarono senza casa e senza protezione, soggetti a molti atti di violenza. Egli chiese ai sionisti una lista dei civili detenuti come "prigionieri di guerra", chiese di sapere dove fossero e se potessero essere visitati. Piu' importante ancora, chiese che Akka fosse posta sotto protezione della CRI. Chiunque legga i rapporti de Meuron da Akka non puo' non notare il tono di forte ripugnanza verso le azioni che i sionisti stavano commettendo nella citta' palestinese.
    L'episodio, iniziato con l'avvelenamento del rifornimento idrico di Akka e terminato con il collasso della citta', la pulizia etnica dei suoi abitanti e l'occupazione da parte degli immigrati ebrei, eccito' l'appetito sionista verso nuove imprese del genere.

    L'AVVELENAMENTO DI GAZA: Due settimane dopo il "successo" di Akka, i sionisti colpirono di nuovo. Questa volta a Gaza, dove avevano trovato rifugio centinaia di migliaia di profughi dopo che i loro villaggi della Palestina del sud erano stati occupati. La fine fu comunque differente.

    Il seguente cablogramma fu inviato dal comandante delle forze egiziane in Palestina al Quartier Generale del Cairo:

    "24 maggio [1948], ore 15:20. Le nostre forze dell'intelligence hanno catturato due ebrei, David Horeen e David Mizrahi, che gironzolavano intorno alle postazioni dell'esercito. Sono stati interrogati ed hanno confessato di essere stati inviati dall'ufficiale Moshe per contaminare le riserve d'acqua dell'esercito. Portavano con se' bottiglie d'acqua divise a meta'. La parte superiore era riempita d'acqua potabile, mentre la parte inferiore era piena di liquido contaminato con agenti di tifo e dissenteria, equipaggiata con un'apertura sul retro da cui il liquido poteva essere rilasciato. Hanno confessato di essere parte di un team di 20 elementi inviati dal Rehovot con lo stesso obiettivo. Entrambi hanno scritto la confessione in ebraico e l'hanno firmata. Abbiamo preso le necessarie precauzioni mediche".

    Nel Diario di Guerra di Ben Gurion, il 27 maggio 1948, viene segnata questa nota:

    [Il Capo di Stato Maggiore Yigel Yadin] ha raccolto un cablogramma da Gaza il quale sosteneva che erano stati catturati due ebrei con germi della malaria e dava istruzioni di non bere acqua". Cio' e' tipico della visione obliqua della storia da parte di Ben Gurion. Lui era pienamente consapevole del peso della storia allorche' tali crimini fossero stati scoperti. Il processo di Norimberga si era tenuto appena tre anni prima. Molto di piu' su tale cablogramma viene invece detto nel libro di Yeruham Cohen, Nel buio del giorno e della notte, Tel Aviv, 1969, pg 66-68.

    I criminali furono giustiziati tre mesi dopo. Il 22 luglio 1948, l'Alta Commissione Araba [palestinese] sottopose alle Nazioni Unite un rapporto in 13 pagine in cui si accusavano i sionisti di utilizzare armi "disumane", mirando al genocidio mediante l'uso di batteri e germi, sviluppati in laboratori speciali. Il rapporto accusa inoltre i sionisti (il termine Israele non viene mai adoperato) di aver diffuso il colera in Egitto e Siria nel 1947-48. La storia fu ripresa dal superpremiato giornalista del New York Times Thomas J.Hamilton e pubblicata il 24 luglio 1948. Essa dimostra che l'Egitto e la Siria erano gia' entrate nel campo di "operazioni" da parte dei sionisti.

    IL COLERA IN EGITTO E SIRIA: L'estate del 1947 fu fervida di attivita' diplomatiche. La Speciale Commissione delle Nazioni Unite sulla Palestina (UNSCOP) era occupata in tours diplomatici in Palestina e paesi arabi per proporre la partizione della Palestina cosi' che la nuova comunita' di immigrati ebrei, che controllava solo il sei per cento della Palestina mandataria, ottenesse oltre la meta' del territorio (circa il 54%) per fondarvi uno stato estero nel mezzo della terra araba.
    Gli arabi dibattevano su come resistere allo schema occidentale di portar loro via il loro territorio. Le forze su cui contare erano i paesi vicini confinanti con la Palestina. Il Libano era debole. La Trans-giordania era ancora controllata dai britannici ed il re-fantoccio, Abdallah, era conciliante verso i sionisti. Restavano l'Egitto, il paese arabo piu' forte, e la Siria, recentemente liberatasi dalle catene del mandato francese. La Siria era il centro della resistenza araba all'occupazione straniera della Palestina. A Qatana furono approntati speciali centri per l'addestramento di giovani volontari che entrassero in Palestina sotto la bandiera dell' "Esercito arabo per la Riscossa". Essi erano dunque gli obiettivi piu' importanti.

    Nel suo rapporto di 220 pagine continuamente aggiornate, intitolato "Bioterrorismo e biocrimini: l'uso illecito degli agenti biologici a partire dal 1900", datato febbraio 2001, il dott. W. Seth Carus del Centro per la ricerca sulla controproliferazione, Universita' della Difesa Nazionale, Washington DC, lista il seguente sottotitolo a pg.87: "Caso 1947-01: Terrorismo sionista 1947-48".

    In tale sezione, egli sostiene che l'epidemia di colera in Siria ed Egitto ebbe molta attenzione da parte della stampa internazionale. Il primo articolo sul colera in Egitto apparve sul Times di Londra il 26 settembre 1947. Fino all'ultimo caso apparso nel gennaio 1948, morirono 10.262 persone. L'articolo dichiara che l'epidemia in Siria fu molto piu' limitata, con pochi casi in due cittadine a sud di Damasco, presso il confine con la Palestina. In quel caso, l'esercito siriano formo' un cordone sanitario e le vittime furono davvero limitate. Poco dopo, il giornale di Beirut in lingua francese, Orient, riporto' che erano stati arrestati molti agenti sionisti, colpevoli di aver diffuso il colera per impedire la mobilitazione dell'esercito dei volontari. Il loro destino e' sconosciuto.
    Questi incidenti, come l'avvelenamento di Gaza, furono citati nel rapporto dell'ACA alle Nazioni Unite, afferma Carus, aggiungendo informazioni di fonte diversa per quanto riguarda l'avvelenamento di Gaza. Rachel Katzman, la sorella di Horeen, disse: "Incontrai uno dei comandanti di mio fratello in una conferenza a Gerusalemme. Gli chiesi se effettivamente mio fratello avesse tentato di contaminare le sorgenti d'acqua. "Queste erano le armi che avevamo", rispose, "e questo e' quanto".

    COME BEN GURION COMINCIO' TUTTO QUESTO? Il 4 maggio 1948, Ben Gurion scrisse una lettera a Ehud Avriel, un operatore in Europa della Jewish Agency, chiedendogli di arruolare scienziati ebrei dell'Europa dell'est per "aumentare la nostra capacita' di uccidere le masse o di curare le masse; entrambe sono importanti". Questa citazione tronca e' data da Avner Cohen il quale cita un autore del Centro di Ricerca Ben Gurion a Sdeh Boker.

    Per capire il significato di questa citazione, dobbiamo ricordare la dottrina di Ben Gurion: la distruzione della societa' palestinese in Palestina e' la condizione necessaria per la creazione dello stato d'Israele sulle sue rovine. Come corollario a questa dottrina, la pulizia etnica divenne parte integrante del sionismo. Se non fosse stato possibile "rimuovere" i palestinesi con i massacri e le espulsioni, sarebbero stati "rimossi" con lo "sterminio". Tali parole sono usate specificamente nella lettera dell'ACA menzionata precedentemente. Il termine "sterminio" e' stato usato raramente dagli arabi riguardo il loro destino. Gli orrori dell'Europa erano lontani o forse non ben conosciuti.

    Il riferimento di Ben Gurion a "curare le masse" e' un altro trucco della sua visione distorta della storia. Nessun paese arabo, nel 1948, aveva la capacita' o la volonta' di causare "assassinio di massa" degli ebrei usando armi biologiche. Come avvenne, fu Ben Gurion il primo ad utilizzare tali armi. La sua eredita', amplificata e raffinata, persevera fino ad oggi.

    Avendo creato Israele nel mezzo del mondo arabo, Ben Gurion era determinato a raggiungere questo straordinario obiettivo malgrado tutto. "Siamo inferiori agli altri popoli in quanto a numero", rimarco', "ma nessun altro popolo ci e' superiore in quanto ad abilita' intellettuale'.
    Negli anni '40, raduno' attorno a se' Ernst David Bergmann, Avraham Marcus (Marek) Klingberg (dell'Armata Rossa) ed i fratelli Aharon ed Ephraim Katachalsky (Katzir) - tutti esperti di microbiologia. Essi formarono il nucleo del Corpo Scientifico dell'Hagana durante il periodo del mandato Britannico. Ephraim Katachalsky fu nominato comandante di questa nuova unita', ribattezzata HEMED, nel maggio 1948. Sorse poi una disputa tra Chaim Weizmann, che desiderava creare un istituto scientifico per una scienza "pulita", e Ben Gurion, che insisteva sulla creazione di un centro "sporco" per lo sviluppo di armi biologiche. Entrambi realizzarono i loro desideri. L'Istituto Weizmann per la Ricerca Scientifica fu costruito a Rehovot. Una nuova unita' all'interno della HEMED, dedicata alle armi biologiche e chiamata HEMED BEIT, fu creata come ramo dell'esercito israeliano. Il suo capo fu Alexander Keynan, un microbiologo dell'Universita' ebraica di Gerusalemme.

    Con lo spopolamento di 530 villaggi e citta' palestinesi durante la Catastrofe del 1948, molte case rimaste vuote furono "regalate" agli immigrati ebrei, che ne presero possesso negli anni '50. Il Capo di Staff Yigal Yadin seleziono' per la nuova unita' sullo sviluppo di armi biologiche una villa situata in un grande giardino di aranci ad ovest di Nes Ziona. Questa unita', conosciuta con il nome di Istituto Israeliano di Ricerca Biologica (IIBR), e' ancora oggi sita in quel luogo. La costruzione e' stata ampliata e circondata da un muro alto tre metri, sensori e torrette di controllo.

    Mentre l'IIBR rappresenta il fronte di un'istituzione scientifica, che produce documenti "puliti" e viene invitata alle conferenze scientifiche, le vere armi biologiche vengono sviluppate all'interno dell'istituto, in un centro altamente classificato (Machon 2, uno di quattro) fondato e controllato direttamente dal ministro della difesa.
    Ephraim Katzir fu ricompensato per i suoi servigi allo stato con l'elezione a presidente di Israele nel 1973. Aharon Katzir rimase ucciso nell'attacco all'aeroporto di Lydda il 30 maggio 1972.

    Subito dopo gli avvelenamenti a Akka e Gaza, Ben Gurion lancio' un progetto per sviluppare una "capacita' non convenzionale economica" nel 1955. Perche' questa fretta? Come riporta Cohen, Munia Mardor, fondatore del RAFAEL (Autorita' Israeliana per lo sviluppo degli armamenti), disse che Ben Gurion "era evidentemente preoccupato di non rispettare le scadenze che aveva stabilito, e del fatto che, se il nemico avesse ottenuto tale capacita', Israele non avrebbe posseduto deterrenti". Si scopri' poi che la fretta era per rispettare la scadenza dell'Aggressione Tripartita a Suez nel 1956. Ben Gurion era pronto a bombardare l'Egitto con armi biologiche se la sua campagna fosse fallita. Come se non fosse abbastanza, quello stesso anno Israele firmo' un accordo con la Francia per costruire un programma nucleare. L'emissario di Ben Gurion in Francia non era altri che il "pacifico diplomatico" Shimon Pensky (Peres).

    DOVE SI TROVA L'IIBR? Negli anni '30, la strada da Ramleh a Nabi Rubin, un sito religioso popolare visitato annualmente, passava attraverso Wadi Hunein, un bel suolo sabbioso con piccoli acquitrini. La ricca famiglia al-Taji al-Farouki di Ramleh acquisto' vasti appezzamenti di questa terra e li trasformo' in giardini di cedri talmente importanti da essere esportati in centinaia di migliaia di cassette in Europa. Shukri al-Taji acquisto' una bellissima villa - una costruzione rettangolare a due piani in cima ad una collina, in una grande appezzamento di terra, 134.029 metri quadrati di area. Il numero dell'appezzamento e' 549/32 e l'atto di proprieta' e' contenuto nel catasto al numero E42/260 del 16 marzo 1932. Egli costrui', inoltre, una moschea sulla strada asfaltata da Jaffa a Qubeiba. Su un'altra collina, un kilometro ad ovest, suo cugino Abdel Rahman Hamed al-Taji costrui' una villa consistente di diverse costruzioni. Le due ville nel mezzo di vasti giardini d'aranci suggeriscono una scena idilliaca di tranquillo raccoglimento.

    Questo fu il luogo scelto da Yigal Yadin per le sue ricerche sulle armi biologiche. La villa di Shukri al-Taji divenne la sede dell'IIBR. Il sito web dell'Istituto (www.iibr.gov.il) mostra con orgoglio nella pagina iniziale l'entrata della costruzione, la quale non e' altro che la villa di Shukri, con la sua facciata ad archi ed alti alberi rigogliosi. Shukri mori' di crepacuore al Cairo meno di dieci anni dopo, da profugo.
    Le altre proprieta' della famiglia furono espropriate ed usate. La moschea fu trasformata in sinagoga e chiamata "Gulat Israel". La casa di Abdel Rahman divenne un ospedale psichiatrico.

    CACCIA AI COLPEVOLI: Sara Leibovitz-Dar e' una pignola giornalista investigativa. Il trauma sperimentato dai suoi genitori nella nativa Lituania lascio' un segno indelebile in lei. Caratterialmente, aborrisce le ingiustizie e, soprattutto, l'accettazione di esse. Sara investigo' sugli avvelenamenti di Gaza ed Akka e sull'abbattimento di un aereo civile libico. Lo storico militare israeliano Uri Milstein identifico' per lei i nomi degli ufficiali responsabili di crimini biologici.
    Nel 1993, Sara cerco' di intervistare il comandante responsabile dell'avvelenamento di Akka. Questi rifiuto' di parlarle. "Perche' cerca grane per un episodio avvenuto 45 anni fa?", chiese. "Cosa ci guadagnera' pubblicandolo?"

    Anche l'ufficiale responsabile dei fatti di Gaza rifiuto' di risponderle. "Non otterra' alcuna risposta a queste domande, ne' da me ne' da altri". Sara insiste'. Chiese al colonnello Shlomo Gur, ex-capo dell'HEMED, se fosse stato al corrente delle operazioni segrete a Gaza nel 1948. "Abbiamo avuto notizia delle epidemie di tifo a Akka e delle operazioni di Gaza. Vi erano molte voci, ma non posso confermare se esse fossero vere o no", rispose.

    Queste dichiarazioni furono pubblicate su Hadashot con il titolo "Microbi al servizio dello stato" il 13 agosto 1993. Sara, che oggi lavora per Ha'aretz, concluse l'articolo con il commento seguente:
    "Cio' che allora fu fatto con profonda convinzione e zelo viene oggi coperto con vergogna".

    Non tutti hanno paura di parlare. Naim Giladi e' un ebreo iracheno adescato in Israele da agenti del Mossad nei primi anni '50. Con lo zelo e la dedizione di un novello sionista, scopri' immediatamente che, all'interno dell'establishment ashkenazita "non c'erano molte opportunita' per quelli di noi che erano cittadini di seconda classe", come disse all'editore di The Link di New York, dove emigro' dopo aver lasciato Israele. "Cominciai a scoprire i metodi barbarici di come liberarsi del maggior numero possibile di palestinesi. Il mondo oggi inorridisce al pensiero della guerra batteriologica, ma Israele e' stato probabilmente il primo ad usarla in Medioriente. Le forze ebraiche "svuotavano" i villaggi palestinesi uccidendo dozzine di giovani, minacciando gli altri ed avvelenando con batteri di tifo e dissenteria le sorgenti d'acqua, cosicche' i profughi non potessero tornare a casa" (The Link, Vol.31, numero 2, Aprile-Maggio 1998).
    Un altro testimone che parlo' fu l'ex agente del Mossad Victor Ostrovsky, il quale affermo' che test letali venivano fatti su prigionieri arabi all'interno del palazzo dell'IIBR.

    L'INVESTIGAZIONE OLANDESE: Il 4 ottobre 1992, alle ore 6.21, il volo 1862 della El Al lascio' l'aeroporto Schiphol di Amsterdam per Tel Aviv, con a bordo tre membri dell'equipaggio, un passeggero e 114 tonnellate di merce. Sette minuti dopo, si schianto' su di un palazzo di Bijlmer. Il volo 1862 della El Al divenne il peggiore disastro aereo nella storia olandese: esso provoco' la morte di almeno 47 persone (il numero esatto e' sconosciuto, dal momento che nell'area vivevano molti immigrati) e distrusse la salute di oltre 3.000 cittadini olandesi. Gli abitanti di tutta l'area colpita cominciarono a manifestare malattie sconosciute, eritemi, difficolta' respiratorie, disordini nervosi, malformazioni neonatali e cancro.
    Il governo olandese, in collusione con quello israeliano, menti' ai suoi cittadini affermando che l'aereo trasportava profumi e fiori. Che fiori! All'energico e persistente editore scientifico del quotidiano olandese NRC Handelsblad,Karel Knip, ci vollero molti anni per scoprire i fatti. Knip pubblico', il 27 novembre 1999, l'investigazione piu' accurata e fattuale del lavoro di terrorismo biologico dell'IIBR.

    All'inizio egli scopri' che l'aereo trasportava 50 galloni, tra l'altro, di DMMP, una sostanza usata per preparare un quarto di tonnellata del letale gas nervino Sarin, venti volte piu' letale del cianuro. Esso trasportava un carico per conto della Solkatronic Chemicals di Morrisville, Pennsylvania, all'IIBR in Israele, con il permesso del Dipartimento del Commercio USA. Questo e' in violazione della Convenzione sulle Armi Chimiche, di cui gli USA, ma non Israele, sono parte contraente.

    Con ostinata determinazione, Knip controllo' la letteratura scientifica prodotta dall'IIBR e dai dipartimenti di microbiologia della Facolta' di Medicina dell'Universita' di Tel Aviv e dell'Universita' Ebraica a partire dal 1950. Egli riusci' ad identificare 140 scienziati coinvolti in ricerche su armi biologiche. Il numero potrebbe essere piu' elevato, dal momento che molti di essi avevano forti collegamenti con il Walter Reed Army Institute, l'Uniformed Services University, l' American Chemical and Biological Weapons (CBW) Center di Edgewood e l'Universita' dello Utah.

    Ancora piu' importante, Knip riusci' ad identificare tre categorie di produzioni dell'IIBR: malattie, intossicanti e convulsivi, ed il loro sviluppo in ogni decennio degli ultimi 50 anni.
    La ricerca si sposto' dai virus e batteri alle tossine poiche' queste ultime sono molto piu' velenose. I gas nervini conosciuti col nome di Tabun, Soman, Sarin, VX, Ciclo-Sarin e Amiton sono tutti gas letali ed agiscono allo stesso modo.
    Knip ando' oltre. Chiese l'assistenza di esperti nel settore, come il professor Julian Perry Robinson, dell'Universita' del Sussex, Brighton, il dottor Jean Pascal Zanders del SIPRI di Stoccolna e il professor Malcolm Dando, dell'Universita' di Bradford. Essi spiegarono le sue scoperte. Inoltre, Knip scopri' delle strette cooperazioni tra l'IIBR ed il programma anglo-americano di armi di distruzione di massa. Questo programma si occupava di virus e batteri trasmessi attraverso roditori ed insetti e copriva vaiolo, avvelenamenti da funghi e legionella.

    La tendenza nuova e pericolosa nella ricerca dell'IIBR sulle armi biologiche e' lo sviluppo di incapacitanti che paralizzano, disorientano, causano movimenti incontrollabili e forti dolori allo stomaco. La maggior parte di questi incapacitanti hanno antidoti in grado di riparare ai danni arrecati. Questi incapacitanti sono stati e sono ancora usati contro i palestinesi dell'Intifada.

    Vi e' inoltre una forte collaborazione con Germania ed Olanda sulle armi biologiche. Questa e', probabilmente, la ragione del silenzio del governo olandese sulla tragedia di Amsterdam.
    La cooperazione con gli USA e' abbastanza scoperta. Il "Programma della Difesa di Ricerca Medica, Biologica e Nucleare" del Congresso, descrive apertamente la cooperazione con Israele sugli agenti nervini e sui convulsanti sotto la guisa di ricerca sugli antidoti. E' chiaro che, per poter sviluppare l'antidoto, bisogna conoscere il veleno stesso. Il dottor Avigdor Shafferman, direttore dell'IIBR, contribuisce al programma.

    La Commissione Preparatoria per l'Organizzazione e la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) dell'Aja finge di ignorare completamente le attivita' criminali di Israele. Ironia della sorte, sono i ricercatori israeliani a guidare l'OPCW per quello che concerne i metodi per scoprire le armi chimiche. I ricercatori israeliani R. Barak, A. Lorber e Z. Boger dell' IIBR, della CHEMO Solutions e delle Rotem Industries rispettivamente, propongono i metodi per investigare sugli agenti di guerra chimica. Nessun corpo internazionale sembra che voglia applicare questi metodi ad Israele stesso. Il meccanismo per fare questo monitoraggio e' disponibile negli USA, ma e' impossibile pensare ad un team di ispettori guidati da un Blix americano che ispezioni le camere segrete dell'IIBR.
    Cio', comunque, potrebbe non applicarsi agli scienziati di coscienza. Il professor Keith Yamamoto, dell'Universita' della California e il Dottor Jonathan Kimg del MIT, hanno criticato il programma americano sulle armi biologiche dimostrando che il tentativo di modificare le tossine (come fa l'IIBR) puo' difficilmente catalogarsi come ricerca "difensiva". Ma un criticismo del genere verso Israele e' oggi praticamente impossibile da prendere in considerazione.

    LE VITTIME PALESTINESI: I crimini biologici perpetrati contro i palestinesi ad Akka e Gaza nel 1948 hanno luogo ancora oggi.
    Nel 1997, agenti del Mossad cercarono di assassinare Khaled Mish'al, direttore dell'Ufficio Politico di Hamas ad Amman. Re Hussein reagi' furiosamente a quella flagrante violazione della sovranita' della Giordania e del Trattato di pace con Israele. Poiche' il tentativo falli' grazie alla prontezza della guardia del corpo di Mish'al, Israele invio' una dottoressa con l'antidoto. La tossina usata era la SEB, che, applicata alla canna di una pistola speciale con un raggio di 50 metri, veninva iniettata direttamente nel collo della vittima.
    Abbondano i casi di gas nervini utilizzati contro scolari e scuole. Neil Sammonds enumera questi casi:



    Defoglianti chimici contro i raccolti palestinesi ad 'Ain al-Beida nel 1968, ad Aqraba nel 1972, a Medjel Ben Fadil nel 1978 e nel Negev nel 2002.
    Armi chimiche, incluso l'idrogeno di cianuro, gas nervino e proiettili al fosforo nella guerra del 1982 contro il Libano.
    Gas letale contro prigionieri palestinesi e libanesi.
    Ma il caso piu' ampiamente pubblicizzato e documentato in tutto il mondo da numerose ONG internazionali e' l'applicazione di incapacitanti, particolarmente a Khan Yunis, nel febbraio 2001. Le immagini delle vittime che si contorcevano dal dolore ed in preda a convulsioni incontrollabili fecero il giro del mondo.
    James Brooks di "Pace giusta in Palestina" fece un resoconto dettagliato di questi attacchi sui civili giorno dopo giorno. In un primo momento, le vittime credevano si trattasse di lacrimogeni. L'odore era penetrante, dolce come quello dello zucchero. Mutava colore come un arcobaleno. Quindici minuti dopo averlo inalato, la vittima "sentiva lo stomaco contorcersi ed un intenso bruciore al petto impediva di respirare". Poi iniziavano le convulsioni. La vittima cominciava a saltare ed a muovere le gambe come sotto l'effetto di una crisi isterica. Alcuni cadevano in stato d'incoscienza. Il dolore si alternava a vomito e il tutto poteva durare per giorni o settimane.

    A causa delle denuncie da parte di gruppi per i diritti umani, le vittime dei gas velenosi di Khan Yunis vennero filmate dal regista americano James Longley, in un documentario che "porta lo spettatore direttamente al centro dei tumulti nella Gaza occupata da Israele". Longley compilo' un rapporto di 43 pagine in cui venivano intervistati le vittime, i medici e gli infermieri che si occuparono di loro.
    Questi diabolici incapacitanti suscitarono le proteste di qualche ONG, ma niente piu' di questo. Non vi furono investigazioni internazionali ne' censure di alcun genere, e le stesse armi furono utilizzate a marzo ad al-Bireh, Nablus ed ancora a Gaza il mese successivo.
    Avvenne invece il contrario. Ci fu una vasta condanna orchestrata dal sionismo mondiale allorche', nel novembre 1999, Suha Arafat, moglie del presidente, accuso' Israele di usare "gas velenosi" in presenza dell'aspirante politica Hilary Clinton. Il picco di ipocrisia e cinismo venne raggiunto allorche' le incensate autorita' israeliane dichiararono che le accuse fattuali di Suha erano "una violazione del processo di pace"!

    Vi sono effetti sconosciuti ed a lungo termine delle tossine e degli incapacitanti chimici. Il 3 febbraio 2003, il dottor Khamis al-Najjar, direttore del Centro di Ricerca sul Cancro del ministero della Sanita' di Ramallah ha denunciato un allarmante incremento del cancro, specie tra le donne ed i bambini. Il rapporto del centro copre il periodo 1995-2000 e mostra 3.646 casi, piu' della meta' tra donne. I casi di Gaza sono piu' numerosi di quelli della Cisgiordania. Il rapporto, citando il tasso di incremento, prevede che i casi triplicheranno nel prossimo futuro. Prendendo in considerazione la paranoia israeliana circa la demografia palestinese e giudicando dai loro precedenti record, e' possibile che l'effetto cumulativo dell'esposizione a tossine ed incapacitanti abbia prodotto una accresciuta incidenza dei casi di cancro. Un simile studio sara' condotto tra breve sui feti ed i neonati.

    DOVE ANDIAMO DA QUI? Israele ha firmato ma non ratificato la Convenzione sulle Armi Chimiche e non e' parte contraente di quella sulle armi biologiche. Israele non riconosce l'applicazione della Quarta Convenzione di Ginevra sui territori palestinesi occupati di Cisgiordania e Gaza, come fa invece il resto del mondo. Non c'e' da sorprendersi. Israele viola tutte le leggi del libro.
    L'articolo 147 della Convenzione di Ginevra stabilisce che "causare volutamente grandi sofferenze o seri danni alla salute dei civili e' una violazione grave" che, secondo l'articolo 146, le persone colpevoli di tale condotta dovranno essere portate di fronte alle corti indipendentemente dalla loro nazionalita'". Se cio' fosse applicato, Sharon ed i suoi accoliti dovrebbero passare dietro le sbarre di una corte belga lunghi anni.
    C'e' una quantita' incredibile di convenzioni che Israele viola costantemente, a cominciare dal Protocollo di Ginevra del 1925 sui gas velenosi alla Convenzione sulla Proibizione dello sviluppo, produzione ed uso di armi chimiche del 1993.
    Con questi precedenti, sembra un insulto alla giustizia aver inviato centinaia di ispettori in Iraq per distruggere industrie e case private, mentre una quantita' incredibile di armi di distruzione di massa viene ammassata in Israele. Forse i 10 milioni di persone che manifestarono in 600 citta' del mondo contro la guerra all'Iraq il 15-16 febbraio cercarono di sottolineare questa amara ironia rifiutando questa guerra. Molti striscioni lo dicevano chiaramente.

    Probabilmente la voce interna in Israele potra' essere ascoltata piu' attentamente. Il sindaco di Nes Ziona, a circa 10 km dal centro di Tel Aviv, si e' lamentato del fatto che la vicinanza dell'IIBR alla citta' pone un grande pericolo sulla popolazione, in caso di incidente. Ha ragione. La Commissione Scientifica della Knesset ha riportato 22 casualita', inclusi tre casi fatali, negli ultimi 15 anni. Ma questi erano casi insignificanti.

    Quale potrebbe essere la situazione se avvenisse un grosso incidente in una giornata ventosa, che causasse l'esplosione di tonnellate di materiale tossico e la sua evaporazione nel cielo, in una periferia congestionata, dove vivono tre milioni di persone in un'area di appena 1000 km quadrati? Ben Gurion, mentre accarezzava il suo malvagio piano di "sterminare" gli arabi, non penso' a questo scenario imprevisto nei suoi sogni piu' folli.




    *L'autore e' presidente della Palestine Land Society di Londra.
    "Sarà qualcun'altro a ballare, ma sono io che ho scritto la musica. Io avrò influenzato la storia del XXI secolo più di qualunque altro europeo".

    Der Wehrwolf

 

 

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