Assisi, 31 marzo 2003

On. Gianfranco Fini
Vice Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
00186 Roma

e p.c.: Dott. Bruno Vespa
Viale Mazzini, 114
00195 Roma



Signor Vice Presidente,

durante la trasmissione “Porta a porta” su RAIUNO del 20 marzo u.s., Lei ha affermato che non sarei degno di portare il mio abito religioso perché, secondo Lei, e secondo il prestigioso Dr. Bruno Vespa, non ho mai condannato il regime di Baghdad e Saddam Hussein.

Le confesso che non ho mai preteso di essere degno dell’abito che porto; su questo sono d’accordo con Lei, ma che Lei usasse questa argomentazione in una diretta televisiva, per quello che ho potuto capire da e-mail e telefonate che ho ricevuto, è apparso quanto meno di cattivo gusto. Tutto quanto ho sostenuto negli ultimi anni, nei miei libri, film, conferenze ed interventi alle Nazioni Unite, è documentato, vissuto sul terreno e in difesa della verità sulle tragiche condizioni di vita della popolazione irachena e sugli effetti nell’ambiente e sulla popolazione dell’uranio impoverito usato contro di essi: il sostegno che ho ricevuto per le mie attività a favore del popolo iracheno, per via epistolare, dal cardinale Angelo Sodano a nome del Santo Padre, da vescovi, dai religiosi di Assisi, da personalità italiane e non, lo testimoniano. Non ho mai trattato di politica, ma soltanto lavorato per la difesa della verità contro le numerose bugie che sono state dette sulla questione irachena, manipolazioni delle coscienze e dell’opinione pubblica.

Non sono certamente degno del mio abito religioso, ma è dimostrato che Lei non è degno della fiducia dei Suoi elettori, che ormai manifestano a decine di migliaia contro questa guerra e per la pace.

Riguardo al Dr. Vespa: un giornalista professionista dovrebbe sapere cosa significa “preservare le fonti”. Se avessi nel mio primo libro o filmato denunciato la dittatura in Iraq, non avrei mai più potuto mettere piede in questo paese e dunque mai più viaggiare, conoscere il popolo e le sue condizioni di vita, proseguire le mie ricerche sulle drammatiche conseguenze dell’uranio impoverito, avere interessanti colloqui con il Vice Primo ministro Tareq Aziz, il quale, come Lei sa, non è un militare, ma un diplomatico. E’ una metodologia di lavoro che ho avuto occasione di praticare sia quando ero funzionario dell’ONU per l’UNICEF, che, soprattutto, durante i quattro anni al fianco del cardinale Agostino Casaroli, nelle sue missioni all’estero.

Lei ha anche messo in dubbio la mia credibilità e La ringrazio per la Sua preoccupazione. Posso, tuttavia, rassicurarLa che senza credibilità non sarei stato invitato due volte, da parlamentari dello stesso partito di Tony Blair, ad intervenire sulla questione irachena al Parlamento britannico (House of Commons, nel 2000 e 2001); né il mio lavoro sarebbe stato citato a più riprese in dibattiti sulla questione dell’uranio impoverito a Montecitorio fra l’altro per la Risoluzione n. 7-00795 della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati dell’11 novembre 1999; e neppure sarei stato invitato alla sessione annuale 2000 della Commissione dei Diritti Umani dell’ONU a Ginevra, per parlare della situazione dei curdi e degli sciiti in Iraq. Le confermo, peraltro, che godo anche di piena credibilità presso il governo francese e nella Confederazione Elvetica.

Sul versante religioso: ho avuto il piacere di portare a Baghdad la prima delegazione della Chiesa Anglicana di Londra nel 2001 e senza credibilità, non avrei potuto godere della fiducia necessaria per organizzare la recente visita in Italia del Vice Primo ministro Tareq Aziz e l’udienza presso il Santo Padre. Anche i miei rapporti nei paesi arabi con l’Islam sono eccellenti e questo mi permette di avere con il mondo musulmano un dialogo sincero e costruttivo, l’unica via che penso sia percorribile per raggiungere la pace e il reciproco rispetto.

Mi dispiace di essere stato costretto a queste incresciose precisazioni, che non modificano la mia stima per Lei e il mio rispetto per le istituzioni che Lei rappresenta.

Con i miei più distinti saluti.


Sac. Jean-Marie Benjamin