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    brescianofobo
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    Predefinito Analisi elezioni 2001: i flussi elettorali.

    Riporto un interessante studio UNICAB dedicato all'analisi dei flussi elettorali nelle elezioni 2001.

    I FLUSSI ELETTORALI


    L’alleanza tra Polo e Lega Nord ha rappresentato il punto focale del successo
    istituzionale della Casa delle Libertà. Il centrodestra, nelle elezioni politiche del
    2001, ha presentato agli elettori un allargamento dei propri confini politici rispetto
    all’offerta del ‘96.
    Nel centrosinistra, al contrario, la frattura con Rifondazione Comunista, la
    cui uscita dalla maggioranza aveva determinato la caduta del governo guidato da
    Romano Prodi, non si è ricomposta neanche in chiave elettorale alla vigilia del
    voto. L’assenza del partito di Fausto Bertinotti ha avuto un peso sostanziale negli
    esiti politici del Senato. I risultati sono assai significativi:



    Nell’elezione della Camera dei Deputati la competizione a sinistra non c’è
    stata in quanto Rifondazione Comunista, nei collegi uninominali, non ha presentato
    candidati. Conseguentemente la competitività elettorale del centrosinistra non ne è
    risultata compromessa, come si evince anche dai flussi elettorali tra proporzionale e
    maggioritario relativi agli elettori di Rifondazione Comunista.
    Infatti, il 97% degli elettori che nel proporzionale hanno votato Rifondazione
    Comunista, nel maggioritario si sono orientati verso candidati dell’Ulivo.





    La mancanza di competizione alla Camera tra Ulivo e Rifondazione
    Comunista si è trasformata, quindi, in adesione sostanziale da parte degli elettori. A
    limitare la competitività politica ed elettorale del centrosinistra nell’elezione della
    Camera dei Deputati è stato il mancato accordo con l’Italia dei Valori di cui si era
    più volte ventilata l’ipotesi. In complesso quasi un terzo degli elettori dell’Italia dei
    Valori ha votato per candidati dell’Ulivo.



    Ma il movimento fondato da Antonio Di Pietro non ha presentato candidati
    in tutti i collegi della Camera e laddove non era presente la scelta degli elettori è
    stata inequivocabilmente verso il centrosinistra, segno evidente della collocazione
    politica di fondo degli elettori. L’analisi dei flussi ha messo in evidenza una
    mobilità elettorale tra voto proporzionale e voto uninominale che non si era
    registrata nelle elezioni politiche del ’96. Tra proporzionale ed uninominale la Casa
    delle Libertà ha perso 1,5 milioni di voti e l’Ulivo ne ha guadagnati 1,6 milioni.
    Nonostante l’apparenza lo scambio di voti non è stato, però, solo diretto.



    Un milione di voti sono passati direttamente dal centrodestra al centrosinistra
    compensati da 168 mila voti che hanno seguito il percorso inverso. Ma ha votato
    Ulivo anche il 32% degli elettori che nel proporzionale hanno scelto partiti diversi
    dalle due coalizioni. Ad avvicinare le due coalizioni nel maggioritario hanno
    contribuito le terze forze come abbiamo visto ma, soprattutto la maggiore fedeltà
    degli elettori del centrosinistra. Il 95% di questi, infatti, ha scelto i candidati
    dell’Ulivo anche nel maggioritario mentre solo il 5% di elettori ha scelto candidati
    che non si riferivano alla stessa area politica del partito votato nel proporzionale.
    Tra proporzionale e maggioritario la Casa delle Libertà ha perso il 12% di elettori e
    la metà di questi si è orientata verso i candidati dell’Ulivo.




    Che l’Ulivo, come coalizione, rappresenti un elemento di riequilibrio nella
    bipolarizzazione dei consensi se ne trova documentazione nell’analisi dei flussi tra
    il ’96 ed il 2001 relativi alla quota maggioritaria. Tra i due appuntamenti politici la
    coalizione di centrodestra (Polo più Lega) ha perso 2.2 milioni di voti e l’Ulivo 322
    mila.
    In complesso l’Ulivo, rispetto alla Casa delle Libertà, non solo ha mostrato
    una maggiore capacità di tenuta dei consensi rispetto alle elezioni del ’96 ma anche
    una capacità attrattiva maggiore verso gli elettori dell’altra coalizione.
    2.1 milioni di elettori che nel ’96 avevano votato Polo o Lega, non sono
    andati a votare nell’appuntamento del 13 maggio e 435 mila hanno votato per i
    candidati dell’Ulivo.
    Nello schieramento opposto: 856 mila elettori che avevano votato Ulivo nel
    ’96 nel 2001 non hanno votato e 243 mila hanno votato Casa delle Libertà.



    Se la coalizione ha rappresentato il punto di forza dei partiti del
    centrosinistra, il partito ha rappresentato, al contrario, la leva politica del
    centrodestra.
    Nella parte proporzionale, dove gli elettori dovevano scegliere i singoli
    partiti, la differenza tra centrosinistra (compresa Rifondazione Comunista) e
    centrodestra è stata di circa 10 punti percentuali.
    La Margherita ha fatto registrare un saldo positivo rispetto al ’96 pari a
    +3,3% ed a 1.2 milioni di voti, mentre Forza Italia, che è stato il partito che ha
    ottenuto il miglior risultato elettorale rispetto al ’96, è cresciuta di 3.2 milioni di
    voti passando dal 20,6% delle politiche del 1996 al 29,4% del 2001 (+8,8%).



    A segnare il successo di Forza Italia non è stata tanto la capacità di
    mantenere il bacino elettorale del ’96 (1,3 milioni di elettori che avevano votato nel
    ’96 FI non hanno confermato il proprio voto nel 2001) quanto l’essere diventato il
    partito di riferimento degli elettori di centrodestra.
    Infatti, 898 mila voti sono arrivati da AN, 761 mila dalla Lega Nord, 153
    mila dal Biancofiore e 2 milioni dal non voto.
    Forza Italia è stato il partito che più ha cambiato la propria base elettorale
    guadagnando, contemporaneamente, consensi sul ’96.


  2. #2
    brescianofobo
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    Predefinito

    La forza attrattiva del partito di Silvio Berlusconi si evidenzia dal
    comportamento di quanti nel ’96 non avevano votato: il 57% ha continuato a
    disertare le urne mentre il 17% ha scelto FI, il 6% la Margherita, il 5% i DS.



    E’ evidente che la competizione bipolare, incentrata sulle leadership di
    Berlusconi e Rutelli, ha prodotto effetti più significativi nell’area elettorale più
    mobile ed in quella del non-voto.
    Forza Italia e La Margherita hanno beneficiato dell’amplificazione mediatica
    dei due candidati premier. Ma mentre la Margherita, ha trovato i voti soprattutto
    all’interno della coalizione (755 mila voti derivano dal non voto e 1,2 milioni da
    chi nel ’96 aveva votato DS), Forza Italia ha beneficiato anche, ed in modo
    consistente dei consensi degli elettori che nel ’96 non avevano votato.
    La forza attrattiva di Forza Italia risulta ancora più evidente analizzando il
    flusso di consensi dalle elezioni europee del ’99 alle politiche del 2001.
    Nell’appuntamento elettorale europeo i non votanti furono 18,5 milioni. Di questi,
    il 48% non ha votato nelle politiche del 2001, il 18% (3.3 milioni) ha votato Forza
    Italia, il 7% (1.4 milioni) i Democratici di Sinistra ed un altro 7% La Margherita.
    Il voto delle europee fu caratterizzato dalla straordinaria performance della
    lista Bonino che superò l’8% dei voti validi (2.6 milioni); nelle politiche del 2001 i
    voti alla lista della Bonino sono stati 841 mila.
    L’analisi degli spostamenti elettorali ha evidenziato lo spostamento del 14%
    dei voti verso i Democratici di Sinistra (365 mila voti) ed il 9% verso Forza Italia
    (243 mila voti).
    In complesso gli ex elettori della Lista Bonino si sono divisi tra centrosinistra
    e centrodestra: 615 mila voti sono andati ad uno dei partiti dell’Ulivo ed a
    Rifondazione Comunista, 534 mila ad uno dei partiti della Casa delle Libertà.




 

 

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