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Discussione: La rapina fiscale

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    Predefinito La rapina fiscale

    Tax free day: fino ad agosto si lavora per il fisco


    In Italia la giornata dell'indipendenza contributiva cade il 4 agosto. Per più di metà anno, il contribuente italiano lavora per il Fisco. Comunque siamo in buona compagnia: nell'Unione europea la pressione fiscale è simile a quella del nostro paese.
    "In Italia si lavora principalmente per pagare le tasse". Un luogo comune tante volte ripetuto che però nasconde dietro di sé un'amara realtà. Conti pubblici e studi economici dimostrano che nel nostro paese, come del resto nella maggior parte degli Stati dell'Unione europea, la pressione fiscale si attesta su livelli talmente elevati da far sì che per oltre sei mesi l'anno i contribuenti lavorino solo ed esclusivamente per assolvere i loro doveri nei confronti dei Fisco. Situazione questa dai gravi riflessi sia micro che macroeconomici. Un'eccessivo carico fiscale, infatti, non solo pesa sulle tasche dei cittadini, ma tende anche a disincentivare l'iniziativa economica limitando crescita e sviluppo.

    In Italia solo dal 4 agosto si incomicia a lavorare per proprio conto. In media il lavoratore europeo impiega 204 giorni per scrollarsi di dosso il fardello fiscale contro i 135 dello statunitense e i 127 del nipponico.
    La distribuzione della pressione fiscale tra le diverse categorie di contribuenti, oltre a rispondere al criterio di equità, deve anche rispettare il principio dell'efficienza economica. In altre parole, il prelievo fiscale deve risultare neutrale rispetto all'efficiente allocazione delle risorse produttive, evitando di interferire nella scelta della destinazione dei capitali e assecondando lo sviluppo e la creazione di ricchezza. Solo così l'imposizione fiscale può andare oltre il mero ruolo di mezzo di finanziamento della spesa pubblica e diventare anche strumento di politica economica. Tutto questo, però, a livello teorico. Basta fermarsi un attimo a riflettere, infatti, per rendersi conto che, in pratica, le cose non stanno proprio così. Quante volte ci è capitato di ascoltare discorsi del tipo: "A che pro lavorare di più? Tanto, più guadagni e più il Fisco ti tartassa!", "In Italia più della metà dei guadagni se li mangia il Fisco". Solite chiacchere da bar, semplici luoghi comuni o fonte di saggezza popolare? A giudicare dai conti pubblici e dai risultati di alcuni studi condotti da esperti e addetti ai lavori c'è da pensare che, effettivamente, quelle affermazioni non siano poi così lontane dalla verità.
    Il calendario dell'indipendenza contributiva
    Dati di bilancio alla mano, è possibile notare che per quanto sia scesa dello 0,50% nel corso del 2002, la pressione fiscale complessiva in Italia continua ad aggirarsi attorno al 41,6%. Cifra che, se opportunamente rapportata al numero di giornate lavorative di un anno, permette di giungere ad interessanti conclusioni. Ogni anno l'Unice, l'associazione che raggruppa le confindustrie europee, si cimenta nella stesura del calendario della pressione fiscale europea, un singolare almanacco dal quale è possibile dedurre, paese per paese, i giorni necessari ad un addetto del settore manifatturiero per pagare tasse e oneri sociali di un anno. In base all'ultimo calendario pubblicato, lo Stato europeo meglio posizionato risulta essere la Svizzera, dove il giorno di completa liberazione dalle tasse, il cosiddetto Tax free day, cade "solamente" il 1° maggio, in felice coincidenza con la festa del lavoro. All'estremo opposto, con il 2 settembre, il Belgio guida la classifica assoluta, seguito da Svezia, Danimarca, Germania, Finlandia, Norvegia, Francia, Austria ed Olanda. Fra i cittadini dell'Ue, sono gli inglesi e gli irlandesi a sbarazzarsi del Fisco prima degli altri rispettivamente il 7 e il 18 giugno. E l'Italia? Nel nostro paese, il giorno dell'indipendenza contributiva cade il 4 agosto: sino a quel momento i frutti del lavoro del cittadino italiano sono esclusivamente appannaggio del Fisco. Sempre l'Unice fa sapere che, in media, nel Vecchio Continente, il primo giorno di libertà dalle tasse è il 24 luglio. Più di due mesi dopo rispetto agli Stati Uniti, dove il Tax free day cade il 16 maggio, e al Giappone dove i lavoratori assolvono i loro doveri nei confronti del Fisco già l'8 maggio. In pratica, il lavoratore europeo medio impiega 204 giorni per scrollarsi di dosso il fardello fiscale contro i 135 dello statunitense e i 127 del nipponico.
    La pressione fiscale come principale freno allo sviluppo
    Un quadro internazionale, quello dipinto dal calendario dell'Unice, in cui l'Europa spicca per la gravosità del suo sistema tributario. Infatti, mentre nell'Ue il carico fiscale complessivo supera il 40% del Pil, negli Usa e in Giappone questo è di ben 10 punti più basso e si attesta attorno al 28%. In questo contesto, già di per sé poco roseo, all'Italia spetta poi un posto di tutto rilievo con una pressione fiscale, come detto, del 41,6%. In risposta a chi sostiene che tale percentuale rientri nella media europea, è possibile obiettare che, se questo può essere vero per quanto concerne le persone fisiche, il discorso non regge per le attività produttive. Considerando Irpeg, Irap e imposte immobiliari si arriva ad un carico fiscale complessivo sul reddito d'impresa del 50%, contro il 31% del Regno Unito o il 36% della Francia. Non bisogna poi scordare che, oltre a subire un'elevata tassazione degli utili e del valore aggiunto, le imprese sono anche gravate da contributi sociali particolarmente pesanti. Tra contributi obbligatori e volontari, accantonamenti per il trattamento di fine rapporto e provvidenze aziendali che non rientrano nella retribuzione, gli oneri sociali superano la metà della retribuzione e sono per i 4/5 a carico dell'azienda.
    Non c'è dunque da meravigliarsi se da una ricerca promossa da "Il Sole 24 Ore" in collaborazione con la Fondazione Nord Est di Venezia ed effettuata su un campione di imprese con oltre 10 dipendenti, risulta che l'intervento ritenuto più urgente per il rilancio dell'economia nazionale è la riduzione del carico fiscale considerato da tutti il principale responsabile della lenta crescita economica sia italiana che europea. Particolarmente avvertita anche l'esigenza di intensificare la lotta all'evasione fiscale al fine di utilizzare le risorse recuperate per allentare la morsa sui contribuenti onesti. Ritenuta altresì indispensabile la riduzione il "cuneo fiscale" tra costo del lavoro e salario netto.

  2. #2
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    Tutto giustissimo, tristemente giusto direi, tranne la criminalizzazione dell'evasore, che a mio avviso compie solo un sacrosanto atto di autodifesa.

  3. #3
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    Originally posted by ARI6
    Tutto giustissimo, tristemente giusto direi, tranne la criminalizzazione dell'evasore, che a mio avviso compie solo un sacrosanto atto di autodifesa.
    Naturalmente sono d'accordo con te. Il testo l'ho postato per i dati interessanti che conteneva.

    Saluti

  4. #4
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    Da segnalare, sull'argomento, anche un articolo di Mingardi in prima pagina su Libero del 25.
    Se lo ritrovo lo posto.

 

 

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