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    ANTIMASSONE
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    Predefinito Il presidente ombra della RAI ha la tessera dei DS

    IL PRESIDENTE OMBRA DELLA RAI HA LA TESSERA DS
    Gigi Moncalvo
    La Rai ha da pochi giorni una nuova figura aziendale, che non è prevista da nessun organigramma, da niente e da nessuno (a parte Lucia Annunziata): il presidente-ombra, il plenipotenziario-ombra, il consigliori-ombra. Si chiama Luigi Mattucci, ha 68 anni, non è indipendente, ma vanta e non nasconde la sua militanza politica, visto che da anni ha una tessera, quella dei Ds. Alla faccia del cambiamento, del rinnovamento, dell’adeguamento dell’importante azienda di Stato a quello che è il colore della nuova maggioranza che da due anni il popolo ha scelto e votato: il centro-destra.
    Mattucci è stato nominato capo della segreteria del presidente. In altre parole la Annunziata l’ha scelto come suo braccio destro. Sarebbe più opportuno dire che Mattucci ha scelto di avere la Annunziata come braccio destro, e non viceversa. Anche se, abile com’è, lui fa credere a lei che è un devoto, umile, modesto suo servitore.
    Mattucci - che è anche presidente di Rai Sat, e siamo certi che si dimetterà al più presto da questo incarico -, è uno dei più profondi conoscitori dei meccanismi del partito-Rai, naturalmente dall’angolazione favorevole alla sinistra. Ex socialista, ex craxiano, poi iscritto ai Ds non appena Bettino è caduto in disgrazia, Mattucci è stato per alcuni.anni direttore della sede Rai di Milano, messo in quel posto proprio da Craxi. Assiduo frequentatore di salotti, in costanti e frequenti relazioni col sovrintendente della Scala, Carlo Fontana, con Andrè Ruth Shammah, l’anima del Teatro Carlo Parenti, habitué di via Andegari nella casa di Inge Feltrinelli, Mattucci a Milano ha tessuto una rete di amicizie molto fitta grazie anche alla frequentazione di colei che è diventata la sua compagna di vita, Daniela Maffezzoli, una delle ex mogli (o compagne, c’è da perdersi nel tourbillon coniugale dell’ex delfino che poi divenne Caino) di Claudio Martelli. La signora lavora, guarda caso, nel campo della comunicazione, gestisce eventi e uffici stampa, e naturalmente ha avuto (e forse ha) qualche contrattino con la Rai. Nel periodo trascorso in Corso Sempione, Mattucci si distinse per un lavoro che, dopo il suo approdo in casa Ds, assunse i contorni di quello che era stato il suo compito e la sua mission autentica: fingere di decentrare a Milano, per conto del Psi, produzioni e poteri, ma invece, per conto dei Ds, fare in modo che il disegno romanocentrico e comunista dell’epoca di Guglielmi e della nascita della rete Pci con la riforma del 1975, non venisse turbato da trasferimenti di poteri ed effettivi decentramenti a favore di Milano. Mattucci, in sostanza, fece il doppio gioco. Di fatto era uno dei più silenziosi e spietati killer delle aspettative milanesi anche se, tra un salotto e un altro, tra una prima e l’altra, tra un convegno e una tavola rotonda, dice di voler fare l’esatto contrario e proclamava in interviste e forum: Milano deve avere più potere per quanto riguarda la Rai. Poi, ricevuti gli applausi e strappata un’intervista col Corriere e un’inquadratura al Tg3 Lombardia, tornava nel suo ufficio e si comportava in modo esattamente opposto.
    Che egli sia stato un vero e proprio affossatore di Corso Sempione e che questo fosse il suo compito primario, eseguito su direttiva e su mandato dei Ds, lo si capì non appena Craxi e il socialismo meneghino entrarono nell’occhio del ciclone. Fu lestissimo a passare sotto le insegne comuniste, prendendo addirittura la tessera, rapidissimo nel voltare la schiena a chi lo aveva favorito e portato al potere. Mattucci venne subito chiamato a Viale Mazzini dai “nuovi padroni”. Questo fece capire che si fidavano di lui, che non era un convertito dell’ultima ora, che era un socialista che lavorava per il re di Prussia. Altrimenti lo avrebbero tenuto in naftalina per qualche anno...
    Si capì perfettamente, dagli incarichi che ebbe subito dopo il suo personale ribaltone - o meglio ribaltoncino -, al servizio di chi e di che cosa era sempre stato: i comunisti e il loro disegno di mettere le mani sulla Rai. Era la persona adatta: dietro le quinte sapeva lavorare benissimo. E poi era presentabile nei convegni, aveva buone frequentazioni, il suo tic di sistemare ripetutamente gli occhiali che gli scivolavano sul naso, lo rendeva anche simpatico. La sua abilità dietro le quinte, la sua vocazione per il potere nell’ombra non a caso gli dischiuse, al momento del suo arrivo a Viale Mazzini, l’attribuzione dell’incarico di segretario del Consiglio di amministrazione. In sostanza egli partecipava a tutte le sedute del Cda, verbalizzava, metteva a punto l’ordine del giorno, spostava, rinviava, ritardava, insabbiava, ascoltava, prendeva nota. E soprattutto, grazie a quel punto di osservazione privilegiato, tesseva la tela dei suoi rapporti politici, informando, sussurrando, telefonando, avvertendo, consigliando, con sollecite telefonate nelle sedi del potere della sinistra che conta, quella poco popolare ma molto salottiera e bancaria.
    Ora i suoi referenti lo hanno riesumato mandandolo a fianco della Annunziata. Lei, come una tontolona alle prime armi, è caduta nella trappola ed è stata catturata dalla rete, anzi dalla tela del ragno: crede di aver scelto e nominato il capo della sua segreteria, ma è una corrente dei Ds che le ha messo in casa, e in ufficio, un controller di prima qualità. Con lo scopo di influenzarla, condizionarla, consigliarla, farle fare certe cose e certe altre no, e soprattutto impedirle di prendere certe decisioni o di muovere certi passi. Lucia crede che Mattucci sia un amico del suo (di lei) amico D’Alema ma ha sbagliato i conti. Mattucci negli ultimi anni ha risposto a quel potere vero che, ai tempi delle Botteghe Oscure e ora, fa capo ai veltroniani, agli uomini-ombra che detestano D’Alema, che amano Cofferati ma solo in chiave strumentale e quindi in spregio a Baffino, che controllano in Viale Mazzini alcuni centri di comando, nonostante l’arrivo al governo di Silvio Berlusconi. E che Lucia non abbia capito questo e creda che Mattucci sia legato a D’Alema è un errore che da una come lei non ci si sarebbe proprio aspettati. Ma Mattucci, probabilmente, è talmente bravo da aver fatto credere a lei, e anche a D’Alema, che di lui ci si può fidare...
    Lucia crede di avere accanto a sé un uomo del gruppo d’alemiano ma ha sbagliato i conti. Ha un consigliori, un Richelieu che la tiene in pugno, che riferisce a chi di dovere in casa Ds e Margherita che cosa lei si è messa in testa e vuole fare, ha un uomo che anziché darle consigli e insegnarle a condurre il Cda, a partire dall’ordine del giorno, le sottopone invece decisioni già prese da altri, e altrove, facendole credere che è invece lei a decidere in ultima istanza. Insomma Mattucci ce l’ha in pugno e le fa e le farà fare ciò che egli vuole, o meglio ciò che i suoi (di lui) referenti vogliono e decidono. Attenta, dunque, Lucia!
    Una prova di quello che diciamo arriva da quanto è accaduto mercoledì. La Annunziata ha accettato la proposta di quell’incantatore di serpenti - per chi non lo conosce bene - che si chiama Giancarlo Elia Valori e ha accettato di diventare la sua vice al vertice dell’Unione Industriali di Roma, la Confindustria del Lazio. Il fatto che la presidente Rai abbia accettato un tale incarico è un sintomo gravissimo. Da una parte non ha poteri reali ma serve solo a infiocchettare la libido e la sete di potere di Valori (il quale ha bisogno di qualcuno che gli mandi una troupe e gli dedichi qualche minuto nei Tg ogni volta in cui parla). In secondo luogo poiché è grave che la presidente di un’azienda nazionale accetti un simile incarico in un’associazione di categoria “territoriale”. Lucia dirà che anche il suo predecessore, il prof. Baldassarre, aveva accettato l’incarico. Ma qui ci troviamo di fronte a una giornalista, che va a far parte di una associazione di categoria imprenditoriale, in cui proprio non c’entra un fico secco. La Rai è un’azienda che ha sede a Roma, d’accordo. Ma ha una rilevanza tale per cui semmai la Annunziata avrebbe dovuto rifiutare la proposta di valori rispondendo: “Grazie, ma io potrei accettare solo la vicepresidenza della Confindustria. Quella nazionale, non quella del Lazio... Altrimenti si tratterebbe di un’offesa alla Rai”.
    Ma pensiamo che la Annunziata debba aver un minimo di riguardo in più per le forme, i conflitti di interesse, le compatibilità, i ruoli che il suo nuovo incarico le impone. Anche e soprattutto dal punto di vista dell’immagine, alla quale lei tiene molto. La signora deve ricordare che da qualche settimana non è più “soltanto” Lucia Annunziata. È Lucia Annunziata, presidente della Rai.
    Che la signora forse non sia ancora consapevole del ruolo che incarna e dei doveri che esso le impone, ci pare di leggerlo nel suo esordio proprio in sede di Unione Industriali del Lazio. Secondo quanto riferisce un giornalista solitamente bene informato sul fronte di Viale Mazzini, Aldo Fontanarosa di Repubblica (il quale dovrebbe però leggere bene la famosa delibera del Cda dove si parla di Rai Nord, ma anche di Rai Sud), l’altro giorno in occasione della sua nuova nomina «la Annunziata ha toccato, sia pure indirettamente, il tema di Raidue a Milano, trasferimento deciso dal precedente Consiglio di amministrazione». «Annunziata - riferisce Repubblica - chiede che il cervello editoriale dell’azienda resti unico, e saldamente piantato nella Capitale».
    A questo punto il giornale riferisce tra virgolette le parole pronunciate dalla Annunziata davanti al Consiglio d’amministrazione dell’Unione Industriali di Roma e del Lazio: «Se noi prendessimo un grande quotidiano nazionale e lo spezzassimo in tre tronconi, otterremmo “tre quotidianini”, e non sarebbe un gran risultato». Repubblica si affretta ad aggiungere che «nello stesso tempo Annunziata è favorevole a una redistribuzione delle risorse aziendali sul territorio, in maniera più diffusa». La signora non ha ancora le idee ben chiare: ad esempio, è di cattivo gusto parlare delle decisioni dei suoi predecessori senza magari aver letto bene le carte. In secondo luogo, il paragone che lei ha fatto è completamente sbagliato, e rivela la sua inesperienza (in questo può supportarla il marito che sicuramente ha fatto e visto più televisione di lei): basta andare in Germania e vedere il modello della Ard per capire che cosa è e come si fa servizio pubblico tenendo conto dell’identità culturale, delle radici, delle tradizioni, dell’appartenenza delle singole realtà. È un modello di servizio pubblico, quello tedesco, che viene indicato in tutti i manuali. Lucia non si fermi dunque a paragoni che non c’entrano nulla, ma stia attenta ai consigli che le dà il suo fido Mattucci. Non ha capito la presidente che quello che continuamente lui le insuffla nelle orecchie, a partire dal tema di Rai Nord e di Rai Sud, altro non è che una canzone che arriva da certi centri di potere cosiddetti di sinistra, ma invece molto vicini a certi poteri tutt’altro che tali? Giù le mani da Rai Nord e da Rai Sud, signora Annunziata, e più rispetto per le delibere del Consiglio d’amministrazione che l’ha preceduta, delibere dalle quali non si torna indietro. Non gliel’ha spiegato il suo esperto e “fidato” Mattucci?
    Gigi Moncalvo

  2. #2
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    'O padus, sei uscito dai tuoi antri ? bene.

    Vedo che il compagno berlusconi sta facendo un'ottimo lavoro alla rai,
    dopo aver riempito mediaset di communisti ed extraparlamentari ora è il turno della rai, Cubba è vicina!

    HASTA LA VICTORIA SIEMPRE COMANDANTE SILVIO!

  3. #3
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    Gigi Moncalvo? E chi è questo? E' stato su Marte fino a ieri? Mah..

  4. #4
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    Moncalvo, quella testolina che è sempre da Biscardi........

    Per la cronaca la Annunziata è presidente della Rai grazie a Berlusconi, Fini e Casini, rifatevela con loro!

  5. #5
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    Gigi Moncalvo era "nemicissimo" di Berlusconi, gliene diceva di tutti i colori..........................prima!

 

 

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