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  1. #21
    SENATORE di POL
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    da un vecchio articolo su www.analisidifesa.it

    " Alle iniziative diplomatiche e militari tese a esercitare pressioni sui paesi che appoggiano il terrorismo islamico si affianca un'intensa attività delle agenzie di intelligence di tutti i paesi coinvolti direttamente o indirettamente nella crisi. Gli agenti anglo-americani, ma anche russi e dei paesi che hanno deciso di sostenere la lotta al terrorismo islamico sono impegnati nella ricerca di informazioni relative alla fitta rete di interessi che unisce i gruppi terroristici ad alcune leadership mediorientali e ai traffici di droga e armi. Tradizionalmente molto forte in tutta l'area ex coloniale l'MI-6 britannico fornisce in queste ore una gran mole di informazioni raccolte dagli agenti disseminati in tutta l'area compresa tra Cipro e l'India, che integrano i dati raccolti dalla CIA e dai satelliti. Gli 007 statunitensi sono da sempre in stretto contatto con il Mossad che è massicciamente presente anche con agenti di etnia araba in tutti i paesi della regione incluso Irak, Siria e Iran. La decisione del regime militare di Islamabad di appoggiare Washington dovrebbe consentire l'accesso alle banche dati dell'ISI (l'intelligence militare pakistana) che ha finanziato la costituzione e l'organizzazione del movimento talebano e dovrebbe essere anche piuttosto aggiornato circa i movimenti di Bin Laden e la struttura della Al Queda.



    Anche l'india ha rafforzato negli ultimi anni la presenza dei suoi agenti in Afghanistan soprattutto dopo l'intervento diretto delle truppe pakistane a sostegno dei talebani contro la resistenza guidata da Massoud e dopo l'avvio di una campagna terroristica orchestrata da Bin Laden e da Islamabad nel Kashmir. Dalle poche informazioni trapelate da ambienti vicini a diverse agenzie di intelligence emerge la possibilità che Laden possa aver già lasciato l'Afghanistan rifugiandosi nella Valle del Ferghana, "santuario" della guerriglia islamica tra il Kirghyzistan ed il Tagikistan, dove si troverebbero anche i campi d'addestramento dei guerriglieri uighuri che combattono per l'indipendenza del Sinkiang da Pechino. Pare inoltre che gran parte degli uomini di Al Queda abbiano iniziato smantellare ed abbandonare i campi d'addestramento e le basi già alcuni giorni prima degli attacchi terroristici a Washington e New York disperdendosi nelle regioni più inaccessibili dell'Afghanistan . Gli agenti russi del FSB, il Servizio di Sicurezza Federale erede del KGB che può contare su personale di etnia uzbeka e tagika in ogni regione del paese, ha concentrato gli sforzi sulla raccolta di informazioni circa gli spostamenti del leader della Al Queda che, secondo il capo degli 007 russi Nikolay Petrushev, sarebbe nascosto nella regione di Kandahar dove lo cercano anche gli agenti infiltrati dell'Alleanza del Nord, la resistenza anti talebana.

    Negli ultimi anni l'attenzione dell'intelligence occidentale si è focalizzata sui collegamenti tra il terrorismo islamico e i servizi segreti di molti paesi della regione captati dai satelliti spia e dai centri intercettazione e ascolto britannici a Cipro e in Oman. Complicità che coinvolgono pesantemente il Mukhabarat (Dipartimento per le Informazioni)e lo Amn al Khas (Servizio Speciale di Sicurezza) irakeni che dispongono di conti bancari, beni immobili e imprese in tutto il mondo con i quali finanziano rispettivamente le attività terroristiche all'estero e l'organizzazione dei movimenti terroristici basati in territorio irakeno . Anche il Mukhabarat siriano è attivo nel supporto ai gruppi terroristici che combattono contro Israele e che sono basati soprattutto nella Valle della Bekaa, nel Libano posto sotto "tutela" di Damasco. Jihad Islamica, Hamas, Hezbollah, oltre ai gruppi palestinesi FDLP, FPLP e le formazioni di i Abu Nidal godono del supporto dell'intelligence siriano che trarrebbe parte dei suoi floridi bilanci dall'export di droga. Hamas, Hezbollah e Jihad Islamica ricevono supporto e finanziamenti dal Vevak iraniano, il Servizio Informazioni e sicurezza di Teheran che può contare su circa 10.000 agenti attivi anche nel traffico di materiali chimici, biologici e nucleari e che supportano direttamente i gruppi estremisti in tutto il mondo grazie a cellule segnalate dal controspionaggio Occidentale in Svizzera, Olanda, Belgio, Germania e Italia.
    "

    Cordiali saluti

  2. #22
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    da www.corriere,it

    " L’immagine delle Torri gemelle scaricata in un computer della moschea di via Quaranta sette giorni prima dell’attacco


    Una foto collega Milano all’11 settembre

    La scoperta indicherebbe la presenza in Italia in quella data di un esponente di spicco di Al Qaeda


    MILANO - L'immagine notturna di New York, con lo sky-line dove spiccano le due Torri gemelle, fu registrata dal computer la mattina del 4 settembre 2001, alle ore 11.42 minuti e 14 secondi, presa da Internet e memorizzata. Una settimana più tardi, l'11 settembre, quell'immagine rappresentava un pezzo di storia: lo sky-line non esisteva più, irrimediabilmente sfregiato dall'attentato aereo che fece crollare le Torri uccidendo migliaia di persone. Ma perché sette giorni prima, attraverso uno dei computer della moschea milanese di via Quaranta, qualcuno è voluto andare a vedere la foto di ciò che una settimana dopo non c'era più? Perché l'immagine delle Twin Towers è stata scaricata da Internet, archiviata e poi precipitosamente cancellata (insieme a tutta la memoria della macchina), prima che la polizia arrivasse a sequestrare i computer nel novembre 2001? L'indagine sulle cellule del terrorismo islamico in Italia passa anche attraverso questi interrogativi, sorti dopo che due esperti informatici consulenti della Procura di Milano hanno fatto riemergere da quelle apparecchiature manomesse la foto delle Torri che stavano per essere abbattute. E una prima risposta - un sospetto basato su diversi indizi - è che qualcuno sia venuto a sapere dell'imminente attentato con una settimana di anticipo e abbia avuto la curiosità di guardare il simbolo degli Stati Uniti che stava per essere colpito.
    La moschea di via Quaranta era frequentata fino al luglio 2001 dall'estremista egiziano Es Sayed Abdelkader, che di quel centro divenne imam subito dopo il suo sbarco in Italia nel 1999. Dopo essere stato seguito e intercettato dalla polizia che lo considerava un anello di congiunzione con le cellule di Al Qaeda all'estero, nell'estate 2001 Es Sayed è sparito dalla circolazione. Meno di due mesi dopo c'è stato l'attentato alle Torri, e alla luce di quella strage alcuni suoi dialoghi con un altro personaggio più che sospetto, lo yemenita Abdulsalam Ali Abdulrahaman, registrati l'anno precedente, sono apparsi premonitori di quel che sarebbe accaduto a New York. Lo yemenita annunciava infatti a Es Sayed la preparazione di un attentato fatto con aerei «di cui parleranno tutti i giornali del mondo... Chi ha fatto questo programma è un pazzo da manicomio, ma è un genio. Lascerà tutti di ghiaccio».
    Dopo l’Italia, secondo gli investigatori italiani Es Sayed sarebbe andato in Afghanistan, e forse è rimasto ucciso durante la guerra seguita all'11 settembre. Ma dall'estero, prima di quella data fatidica, lui o qualcun altro venuto a conoscenza della strage imminente potrebbe aver avvertito un «discepolo» della moschea di via Quaranta. Suscitando una curiosità soddisfatta con la vista delle Torri «creata - scrivono i periti della Procura - dall'applicazione Internet Explorer come salvataggio temporaneo di immagine presente in pagina Web/Html visitata in tale momento», cioè le 11.32'14" del 4 settembre 2001. Il che confermerebbe che in Italia c'era all'epoca un esponente della «rete» di Bin Laden così importante da poter essere informato prima dell’attentato.
    Ma la foto newyorkese non è l'unico spunto d'indagine scaturito dall'analisi del contenuto dei computer di via Quaranta. Nella relazione depositata agli atti del processo contro alcuni estremisti islamici si dice anche che decine di immagini prese da Internet sono state certamente «manipolate», attraverso l'alterazione dei colori e altre modifiche. «Una delle metodologie di comunicazione mediante scambio di immagini contenenti messaggi codificati con metodo steganografico - si legge nella relazione - potrebbe consistere nella simulazione di attività di navigazione in siti web contenenti queste immagini che vengono scaricate e successivamente decodificate. L'attività ha portato all'individuazione di files d'immagine con un'altissima probabilità di contenere messaggi codificati».
    Del resto gli stessi indagati, intercettati dalla polizia su telefoni che ritenevano sicuri, chiudevano molte loro conversazioni dandosi appuntamento «sul Web» per proseguirle. Forse attraverso la visione e la manipolazione delle immagini riemerse dalla memoria cancellata dei computer: adunate islamiche, scene di guerra e guerriglia nelle città del Medio Oriente, foto di attentati e di campi di addestramento, istantanee di moschee e ritratti di leader politici, da Berlusconi ad Arafat passando per Putin, Bush, Colin Powell, Kofi Annan. E, mescolate a questi files, immagini ad alto contenuto pornografico di donne, uomini e ragazzine.
    A coordinare l'indagine su questo nuovo, possibile modo di comunicare della rete di Al Qaeda in Italia è il pubblico ministero Elio Ramondini, che dice: «Le prime indicazioni sulla possibilità di messaggi segreti attraverso immagini manipolate sono venute proprio dagli Stati Uniti. Ma su questa materia, a differenza che in altre, la collaborazione delle autorità di Oltreoceano è stata deludente. Dopo i primi contatti, non abbiamo avuto alcun tipo di riscontro».

    Giovanni Bianconi
    "

    Shalom!!!!

  3. #23
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    dalla rete

    " Come i nazisti e i bolscevichi»

    LO STORICO TEDESCO: UNA VIOLENZA CHE NASCE DALLA PAURA

    Nolte: nell’integralismo l’odio per il diverso

    inviato a TRIESTE
    L’INTEGRALISMO islamico con il suo furore teologico che s’aggrappa all’odio per il diverso e «giustifica», santificandolo, il massacro, è un volto ben noto nella Bacheca della Storia: ha lo stesso ghigno del bolscevismo e del nazismo, è figlio d’una uguale voglia d’oppressione travestita da difesa d’una civiltà «in pericolo». Ernst Nolte, storico, docente della libera Università di Berlino, è a Trieste per le Giornate internazionali del pensiero filosofico organizzate dalla Fondazione Liberal attorno al tema «Il futuro di Dio, le religioni nell’era della globalizzazione» (con una relazione che chiude oggi il convegno): fa metaforicamente ruotare questo prisma a tre facce sull’asse della memoria. E commenta: «I bolscevichi volevano sostituire l’economia capitalistica tesa al profitto con un’economia pianificata». Ma, secondo lo studioso, per aver ragione d’una classe nemica con una potenza «superiore», i socialisti radicali dovettero attingere forza da una sorta di religione che, in linea di principio, mirava a includere il «nemico» nell’uguaglianza generale e, in realtà, lo liquidò nel terrore.
    E il nazismo? Dov’è la saldatura tra questo regime e l’Islam più demoniaco? Nolte fruga «nei primi periodi» di Hitler quando, imitato da Mussolini, si dichiarava «difensore della civiltà cristiana. Ma ecco che l’antisemitismo, specie dopo la guerra d’aggressione all’Urss, mostrò il suo vero volto nello sterminio biologico». Oggi l’islamismo più intransigente proietta sullo scenario del pianeta un analogo capro espiatorio: «La nostra cultura viene considerata una minaccia che potrebbe portare alla distruzione d’un modo diverso di concepire la vita». In altre parole c’è il timore che l’Occidente strappi quel «velo dietro il quale - come ha sostenuto il filosofo André Glucksmann, premiato ieri a Trieste con il "Liberal" - l’Islam vuole proteggere la propria purezza».
    In questi giorni anche nei discorsi di Bush si parla di lotta tra Bene e Male, tra chi ha dalla propria parte Dio e chi, invece, ha scelto Satana: che cosa pensa Nolte di quest’intreccio tra politica e religione? «E’ una vecchia tradizione Usa quella di sentirsi protetti dal Signore. Sottolinearlo dà ovviamente un impulso molto forte e fortificante, ma tutto ciò non è giusto. La politica deve stare da una parte, la religione dall’altra. Certo islamismo radicale insegna».
    Lo storico non nasconde poi la sua critica all’ipotesi d’un attacco in forze da parte degli Stati Uniti: «Loro parlano di contrattacco, ma l’attentato è stato, probabilmente, compiuto da un centinaio di terroristi e sovvenzionato da una cinquantina di miliardari. Il rapporto di forze è sproporzionato in misura addirittura grottesca».
    In Occidente assistiamo a un’adesione al dolore e alla rabbia d’Oltreoceano che si riassume nel refrain: «Siamo tutti americani». Lei, professore, si sente americano? «Rispondo dicendo che oggi gli europei dovrebbero più che mai sentirsi - se mi si perdona il termine - fratelli maggiori degli alleati Usa. Dobbiamo mantenerci più freddi per valutare gli avvenimenti con saggezza ed essere loro d’aiuto anche grazie a questo distacco emozionale».
    E come giudica, invece, la parte di pianeta che manifesta indifferenza o, peggio, gioisce di fronte alla tragedia? «Vede, l’invidia è uno dei sentimenti elementari dell’umanità e gli Usa sono un popolo così potente... Certo, spesso, attuano una politica unilaterale, non di giustizia, ma di interesse. E per molti questa scelta è motivo d’offesa. Badi bene: il mio non è un modo di giustificare, ma solo di comprendere».

    La Stampa
    Sabato 22 Settembre 2001
    "

    Cordiali saluti

  4. #24
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    Forse è il caso di aggiornare i contributi di Nolte!


  5. #25
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    da www.shalom.it

    " L'ebraismo americano di fronte all'attacco agli USA nell'intervista a Donato Grosser
    "Il terrorista? E nemico del mondo"


    --------------------------------------------------------------------------------

    I terribili attentati che hanno colpito gli Stati Uniti rappresentano alcune delle pagine più drammatiche della storia recente. Si è trattato di attacchi criminali al cuore di una nazione e ai suoi inermi cittadini. Per avere un'opinione a caldo, SHALOM ha ascoltato Donato Grosser, ebreo di origine italiana che da anni vive a New York, dove è imprenditore di successo e leader comunitario.
    Quale è stata la reazione dell'ebraismo americano alla serie di attentati che hanno così drammaticamente colpito il Paese?

    Non si può parlare di una reazione dell'ebraismo americano in senso ufficiale perché gli ebrei in America non sono organizzati con un'Unione comunitaria come in Italia. Parlando con la gente per la strada, la reazione degli ebrei come quella degli altri è la stessa: choc e incredulità che una cosa del genere sia potuta capitare. L'America, nel suo isolamento continentale, ha sempre avuto questo senso di sicurezza. Ora è finito. La globalizzazione ha portato anche i terroristi globali. Nel New York Times del 12 settembre l'inviato a Gerusalemme, Clyde Haberman, scriveva: "Do you get it now?" Lo capisci ora? (cosa vuol dire abitare a Gerusalemme). Certamente molti ebrei americani la pensano così. Però il disastro è stato di dimensioni americane. Enorme. Nessuno pensava che un aereo avrebbe potuto abbattere il World Trade Center che era stato costruito a prova di aereo.

    Si hanno notizie delle vittime di religione ebraica ?

    Ci sono centinaia di ebrei tra le vittime. Il World Trade Center era sede degli uffici dello Stato di New York, di Deloitte Touche, di Morgan Stanley e, specialmente nelle posizioni amministrative e di elaborazioni dati, c'è una percentuale elevata di ebrei.

    E poi New York "is a Jewish City" con circa un milione di ebrei. E'inevitabile, pertanto, che in ogni disgrazia ci sia un'alta percentuale di ebrei. Del resto siamo tutti newyorkesi e disturba persino fare calcoli di quanti ebrei sono morti. Sono morti tutti insieme, vittime della stessa criminalità. Ognuno qui ha amici, parenti o conoscenti che sono rimasti sotto le macerie.

    In Italia qualche commentatore ha criticato l'amministrazione Bush accusandola, nel momento in cui ha assunto una posizione filo israeliana, di aver quasi provocato l'escalation terroristica. Come ha reagito l'opinione pubblica americana nei riguardi del mondo ebraico e di Israele?

    Solo una mente malata può pensare che "se gli arabi uccidono gli americani è colpa degli israeliani" .

    Come valuta da ebreo americano il comportamento dell'amministrazione Bush in merito al Medio Oriente e quali sviluppi auspica in tal senso la comunità ebraica statunitense?

    Bush sta facendo il suo lavoro di Presidente in equilibrio tra i vari interessi del Paese, cercando di non compromettere principi di etica come fanno invece altri Paesi tra cui ad esempio la Francia che vende tranquillamente armi all'Irak. In questo senso Bush è stato una sorpresa positiva ed ha segnato un miglioramento rispetto a suo padre. Speriamo che continui. Ora è necessario, come dopo Pearl Harbour, armarsi e combattere i terroristi, colpendoli direttamente e non trascurando coloro che li ospitano e proteggono. Nel 1945 il Giappone si arrese solo dopo la seconda bomba atomica su Nagasaki: Hiroshima non era bastata. E' probabile che senza la bomba, saremmo ancora noi, i nostri figli e i figli dei nostri figli, sul fronte giapponese a combattere i soldati dell'Imperatore. Oggi il terrorismo islamico è in guerra contro tutto il mondo: in Indonesia, in Sudan, in Nigeria, in Israele, in Algeria. Il mondo civile ora forse saprà dire "Basta" a questi assassini e saprà reagire . Kissinger ha suggerito che anche questa volta dovrebbe finire come con i giapponesi.Non so se parlava di bomba atomica. E' certo, però, che se non si dà un segnale forte, il terrorismo islamico non si fermerà mai.

    Claudio Morpurgo
    "

    Cordiali saluti

  6. #26
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    da www.cnnitalia.it

    " 11 settembre: al Qaeda
    pianificava un altro attentato

    Ultimo aggiornamento 14 maggio 2003, 101 ora italiana (081 GMT)


    RICHMOND, Virginia (CNN) -- Zacarias Moussaoui, l'unica persona sotto processo per l'attentato terroristico alle torri gemelle, ha ammesso di aver preso parte ai preparativi di un'altra operazione di al Qaeda, da compiersi in un altra nazione dopo l'11 settembre 2001.

    Le rivelazioni, tra le più dettagliate rilasciate finora da Moussaoui, sono state rese pubbliche dalla quarta Corte d'Appello statunitense, che ha tuttavia classificato come 'top secret' alcune informazioni contenute nel fascicolo.

    Gli avvocati di Moussaoui chiedono di poter realizzare ad un interrogatorio via satellite con il presunto coordinatore degli attentati al World Trade Center, Ramzi Bilnashibh, catturato l'anno scorso in Pakistan ed attualmente sotto custodia americana oltreoceano.

    Il governo Usa continua ad opporsi a tale richiesta per motivi di sicurezza nazionale, aggiungendo che l'intervento degli avvocati potrebbero disturbare gli interrogatori di Bilnashibh, tuttora in corso.

    Moussaoui ha in precedenza ammesso davanti ad una Corte di essere un guerrigliero islamico e di aver giurato fedeltà al leader di al Qaeda, Osama Bin Laden, ma ha sempre negato ogni complicità negli attentati alle torri gemelle.

    Nel documento di 101 pagine rilasciato sei settimane fa, ma solo ora diffuso pubblicamente e commentato in una conferenza stampa dai suoi avvocati, Moussaoui sostiene che al tempo dell'attentato "faceva parte di un'altra operazione da compiersi al di fuori degli Stati Uniti dopo l'11 settembre insieme ad altri membri di al Qaeda".

    "Ci sono anche prove - hanno aggiunto i legali - che Moussaoui stesse facendo progetti per attività da svolgersi dopo l'11 settembre, il che dimostra che riteneva di restare vivo oltre quella data".
    "

    Cordiali saluti

  7. #27
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    La nuova ondata di terrore, sia in Israele che nel resto del mondo (paesi arabi e islamici...."traditori") è ora sotto gli occhi di tutti.

    Shalom!!!

  8. #28
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    da www.lastampa.it

    " Al Zawahri, braccio destro di Bin Laden:
    «Colpite gli Usa e i loro amici»
    Il numero due di Al Qaeda ai musulmani: imitate l'11 settembre

    21 maggio 2003

    BEIRUT. Il braccio destro di Osama bin Laden Ayman al Zawahri ha esortato oggi a compiere altri attacchi contro americani in un'audiocassetta trasmessa da al Jazira.

    In particolare ha esortato i musulmani ''ad attaccare le ambasciate degli Usa, Gran Bretagna, Australia e Norvegia ed i loro interessi ed il loro personale a mettere il fuoco sotto i loro piedi''

    ''Tutti i paesi arabi sono ipocriti perche' in apparenza hanno rifiutato la guerra all'Iraq, ma allo stesso tempo hanno lasciato le basi militari dei crociati sui loro territori, come le basi che abbiamo visto in Giordania per proteggere Israele', ha detto nel messaggio.

    Al Zawahri ha inoltre citato tutti quei paesi arabi che - a suo dire - hanno aiutato le forze anglo-americane nel conflitto contro l'Iraq. Il numero due di Al Qaida ha citato espressamenre Arabia Saudita, Kuwait, Qatar, Bahrein, Egitto, Yemen e Giordania.

    Rivolto infine agli iracheni, ha detto ''ricordate i vostri 19 fratelli che hanno attaccato l'America con i loro aerei a New York e Washington''. ''Possano i vostri fratelli mujaheddin (combattenti per la guerra santa) portarvi nei prossimi giorni buone notizie'', in riferimento a nuovi attentati, ha concluso.

    CHI E' AL ZAWAHRI

    Egiziano, chirurgo di formazione, sulla cinquantina, al-Zawahri era stato indicato come la mente di al Qaeda, prima di scomparire dalla circolazione con l'inizio dell'intervento militare in Afghanistan nell'ottobre del 2001.

    A capo dell'organizzazione integralista islamica egiziana al-Jihad, al-Zawahri aveva lasciato l'Egitto a metà degli anni Ottanta, dopo aver scontato tre anni di carcere per il suo coinvolgimento nell'omicidio del presidente Anwar Sadat, il 6 ottobre 1981, rivendicato dal movimento politico da lui capeggiato. Aveva quindi cercato di costituire una base della Jihad egiziana in Cecenia, prima di confluire con il suo gruppo in al Qaida e divenire il braccio destro di bin Laden.

    Al-Zawahri è stato più volte ripreso accanto al saudita in fotografie e video. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti, l'Interpol ha spiccato contro di lui un mandato di cattura. Il Dipartimento di stato americano ha offerto 5 milioni di dollari in cambio di informazioni che
    portino al suo arresto.

    Dopo l'11 settembre, al-Zawahri avrebbe pubblicato un libro intitolato '«Cavalieri sotto la bandiera del Profeta», nel quale racconta i suoi ricordi sui dirigenti del movimento islamico da lui conosciuti. Il 21 marzo scorso, in piena offensiva anglo-americana contro l'Iraq, il quotidiano internazionale arabo Asharq Al Awsat pubblicò un appello di al Zawahri agli iracheni in cui li esortava a resistere e a morire con dignità.
    "

    Cordiali saluti

  9. #29
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    Guarda Pieffebi, io non ho alcuna intenzione di credere a complotti e cavolate simili, e sono stato tra i primi, con gli altri aeroplanini, a postare l'11 settembre 2001 una lunga lettera che aveva per titolo "nessuno tocchi la nostra libertà"... Detto questo mi chiedo se però, senza partecipare direttamente all'attentato, non ci sia stato qualcuno all'interno dei nostri sistemi di sicurezza che l'abbia lasciato avvenire, pur avendone notizia, per puro calcolo...

    In questa direzione ci sono alcuni fatti che non lasciano presagire complotti, ma che gettano delle ombre su chi avrebbe dovuto garantire la nostra sicurezza e di fatto non ne è stato capace.

    Il giorno 10 settembre 2001 c'era stato un grosso scossone dei mercati azionari trascinati al ribasso da ordini di vendita abnormi e concentrati nelle mani di grandi gestori di fondi... La borsa di Tokio subì un vero tracollo poche ore prima degli attentati, non se ne parlò perchè gli attentati presero tutta l'attenzione dei media, ma anche le borse europee quella mattina facevano segnare ribassi record...

    In particolare alcuni personaggi vicini all'amministrazione USA ed alla CIA il giorno dieci settembre fecero, attraverso le loro finanziarie, operazioni a dir poco spericolate. Vennero acquistati da questi signori titoli put (cioè che scommettono sulla discesa del titolo) delle compagnie aeree che saranno interessate dagli attentati, per una quantità che se non ricordo male fu di 6000 volte superiore al normale...

    Infine, per quanto ne so io, c'é la storia, raccontata da uno speciale Mixer di Minoli di quell'agente dell'FBI che si occupava di Bin Laden e che fu ostacolato in tutti i modi dai suoi superiori e dall'amministrazione Bush, mentre lui sosteneva che Bin Laden stava preparando un attentato negli USA dagli effetti devastanti... Alla fine, su intervento dell'ambasciatrice (repubblicana) degli USA in Yemen fu cacciato dell'FBI e trovò lavoro come capo della sicurezza alle Twin Towers.
    La mattina dell'11 settembre fu svegliato presto da una chiamata che lo avvisava di un allarme alle torri, lui ci arrivò, ma s`coprì che nessuno aveva fatto nessuna chiamata e che non c'era nessun allarme.
    Morirà di lì a pochi minuti con altre 3000 persone.

    Sono tutte coincidenze?

  10. #30
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    Le leggende metropolitane sull'11 settembre sono tantissime, alcune completamente false, altre si fondano su una parte di dati reali e le congiungono con elaborazioni fantasiose, altre sono coincidenze, altre sono inettitudini reali di servizi e organismi di sicurezza, altre ancora sono mezze verità gonfiate, ossia quattro quinti di menzogna. Su un noto sito antisemita e antiamerciano un tal professor taideitali fa calcoli sui profitti di presunti speculatori della CIA per presunte.,....operazioni .....e arriva all'astronimica cifra di 16 milioni di dollari. Cribbio tanto casino per 16 milioni di dollari. FOrse il professore è un sottopagato.... o Bush e Sharon hanno segreti debiti di giuoco.

    Sulla rete si possono trovare un'infinità di "documenti" che attestano tutto e il contrario di tutto. C'è chi ha visto nei fumi e nelle polveri delle due torri crollate formarsi sulla lastra fotografica l'immagine del demonio. In effetti questo ultimo fenomeno è l'unico che non è mai stato confutato o spiegato.

    Shalom!!!

 

 
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