Dreyfus, non solo antisemitismo

di Franco Cardini

Che buffa e tragica cosa, la storia. Ricorre quest'anno il centenario di un paradosso, e non se ne è accorto nessuno. Com'è invece noto, e se ne sono accorti quasi tutti, cento anni fa scoppiò l'affaire Dreyfus: un triste pasticcio patriottardo e antisemita, nel quale giocò tuttavia un ruolo da protagonista l'informazione con tutto il suo potere di distruzione nei confronti della persona. _ stato altresì giustamente notato come tre anni dopo quella data ma ancora nel medesimo clima, proprio a Parigi verso il 1897, fossero confezionati da un agente dell'Ochrana czarista i falsi Protocolli dei Savii Anziani di Sion, paradigmi tanto grotteschi quanto ormai classici della teoria del "complotto ebraico". Che poi non è il solo al mondo: essendovi notoriamente anche un complotto capitalista, uno comunista, uno fascista, uno massonico, uno cattolico, uno musulmano eccetera. _ meno noto, ma non proprio inedito, che una delle basi su cui furono elaborati i Protocolli non era certo il Talmud babilonese, bensì un romanzo-feilleuton dal titolo Biarritz pubblicato da tal Hermann Goedsche, collaboratore del giornalaccio antisemita "Kreuzzeitung".

I Protocolli e l'affaire Dreyfus sono stati citati spesso quest'anno come basi e radici della malapianta antisemita. Non v'è dubbio che lo siano stati: ma, al riguardo, due o tre precisazioni non saranno inopportune.

Primo. L'antisemitismo non si alimenta soltanto di propaganda scandalistica, come nulla ha da spartire con il vecchio antigiudaismo cristiano (quello, per intenderci, dell'oremus pro perfidis Judaeis), per quanto gli antisemiti fra Otto e Novecento possano aver pescato anche lì (è noto che Martin Lutero ha scritto pagine violentissime contro gli ebrei). Ciò nondimeno, l'antisemitismo moderno, con le sue premesse biologiche e scientifiche, resta figlio diretto dell'evoluzionismo.

Secondo. É stato scritto che l'affaire Dreyfus poteva nascere in Francia proprio perché essa era all'avanguardia delle libertà: in Germania, non v'erano ufficiali ebrei. É vero: ma è vero anche che il paese d'elezione dell'antisemitismo era la Russia (infatti è russa la parola pogrom) e che l'antisemitismo francese — che trovò un legittimatore illustre in Charles Maurras, pensatore di alto livello — nacque essenzialmente dopo la grande migrazione in Francia e soprattutto a Parigi degli ebrei russi nella seconda metà del XIX secolo.

Terzo. L'antisemitismo francese si presentò in occasione dell'affaire Dreyfus all'interno di un brutale scenario del quale facevano parte anche militarismo, antidemocrazia e desiderio di révanche dopo la sconfitta del 1870. Ma se le libertà dei cittadini cattolici francesi non fossero state brutalmente conculcate dai governi laicisti succeduti al Boulanger, e di cui la massoneria era struttura-base, le fandonie antisemite non avrebbero attecchito.

Al di là di tutto ciò, si parla sempre, e a ragione, del Dreyfus ebreo: ma si dimentica che oggetto dell'odio delle destre francesi era altresì il Dreyfus alsaziano di Mulhouse, il "tedesco": anche se egli aveva optato per la Francia dopo il 1870 e condivideva il mito disgraziato della Révanche.

Perché questo è il punto. Nelle scuole non s'insegna abbastanza che la rovina dell'Europa ha inizio col 1870 e con la volontà folle della Francia, appoggiata alla Russia, di far qualsiasi cosa per vendicarsi della sconfitta subita dai prussiani. Questo è stato uno dei germi della guerra del 1914. Dreyfus è stato con la sua tragedia il primo sintomo della finis Europae. Sia anche per questo un ammonimento ai giovani d'oggi.

Avvenire - 11 Gennaio 1995