Il nonno della moglie del premier fu ucciso dai nazisti
Un superstite della strage: ne parli con Berlusconi
25 aprile, Veronica Lario
una lettera per Marzabotto
BOLOGNA - Forza Italia cerca di ribaltare sui partigiani la responsabilità della strage nazista di Marzabotto, ma proprio ad Arcore c'è qualcuno che considera sacra la memoria di quei luoghi: Veronica Lario, consorte del premier Silvio Berlusconi. Il nonno di Veronica, che all'anagrafe si chiama Miriam Bartolini, fu fucilato dai tedeschi a Vizzano, tra Sasso Marconi e i colli di Marzabotto, assieme ad altri sei civili, nell'autunno del 1944, appena venti giorni prima del più feroce eccidio di civili compito dai nazisti in Italia. "La signora Lario mi ha scritto una bellissima lettera", rivela Dante Cruicchi, presidente del Comitato per le onoranze ai caduti di Marzabotto, "di lei ho grande stima e rispetto, da tempo siamo in ottimi rapporti, la teniamo costantemente informata di tutte le nostre iniziative, e spero che prima o poi venga a trovarci".
Del contenuto della lettera, ricevuta alcuni mesi fa, quindi prima delle recentissime polemiche, Cruicchi per discrezione non riferisce le parole esatte. Ma di recente è stata la stessa Veronica Lario a parlare in modo intenso e commosso della tragedia di suo nonno, in un passaggio della lunga intervista concessa al mensile Micromega sui temi della guerra e della pace. "Sono cresciuta ascoltando racconti di guerra e ricordi strazianti", ha raccontato rievocando le dolorose vicende di quell'8 settembre del 1944. "Il nonno fu ucciso per rappresaglia. C'era stato un combattimento in cui morirono dei tedeschi e poi ci fu il rastrellamento".
Raffaele Bartolini, classe 1907, viveva con la famiglia vicino a Monzuno, sulle colline del bolognese. "Mia madre si vede ancora oggi, bambina di undici anni, uscire dall'aia dove i tedeschi stanno caricando sui camion pollame, cavalli, buoi, maiali; si vede correre dietro il camion che sta portando via suo padre, insieme ad altri rastrellati dai tedeschi. Corre per lasciargli un fagottino con dentro un pezzo di pane e formaggio, pensando: 'Papà avrà fame e avrà bisogno di mangiare'. Convinta che sarebbe tornato di lì a poco, lo aspetta invano. I tedeschi appena fuori dal paese lo uccideranno".
"Spero che la signora Lario abbia raccontato le stesse cose a suo marito", commenta da Marzabotto Franco Lanzarini, uno dei superstiti della strage, "e che Berlusconi ne parli a sua volta ai suoi compagni di partito". Brucia, nel paese martire, la polemica innescata dal portavoce di Forza Italia Sandro Bondi, per il quale fu la condotta dei partigiani a scatenare la reazione dei nazisti, che alla fine del '44 sterminarono centinaia di civili innocenti, donne e bambini, nelle valli tra il Reno e il Setta. "E' un tentativo di negare la storia", scatta Cruicchi. "Se poi a Bondi per conoscere la verità storica non bastano i libri e i documenti pubblicati in questi anni, si rilegga almeno le parole di papa Giovanni Paolo II su coloro che 'offrirono la vita per la causa giusta, la causa della dignità dell'uomo, affrontando la morte da vittime inermi offerte in olocausto'".
(m.s.)
(25 aprile 2003)
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E ora abbiamo i nazialleati al governo...