Da Rinascita Nazionale


Ci ricordiamo quando - qualche mese fa, meno di un anno fa, i venti di guerra contro l’Iraq cominciavano già a farsi insistenti, ma ancora non devastanti...- una delegazione di parlamentari, medici e veterani di guerra di vari paesi europei arrivò in Iraq per indagare sugli effetti dell’impiego di armi all’uranio impoverito (effetti derivati dalla prima guerra del Golfo) e sulle conseguenze dell’embargo.
La decisione di inviare questa delegazione “mista”, composta da differenti componenti militari, civili, politici, per un totale di centrotrenta persone, era stata presa in seguito alla denuncia di alcuni veterani della Guerra contro l’Iraq, colpiti da quella che è stata chiamata “sindrome del Golfo”.
Il governo di Baghdad denunciava allora - e la denuncia venne ripresa dall’ANSA dell’11 aprile dell’anno scorso - che erano state almeno 800 le tonnellate di uranio impoverito utilizzate contro l’Iraq dalle truppe USA e britanniche, ai tempi della prima Guerra del Golfo (fra il 16 gennaio e il 28 febbraio 1991) . Gli effetti devastanti di questi bombardamenti “umanitari”e, in particolare, l’aumento di casi di tumore tra la popolazione e di malformazioni genetiche, erano riscontrabili da anni nel Paese.
E’ il Ministro degli Esteri iraqeno, Naji Sabri, aveva esposto questa denuncia al segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
Naj Sabri sottolineava allora che gli effetti dei proiettili all’uranio impoverito, usato per rinforzare le ogive dei proiettili anticarro e aumentare la capacità di penetrazione, “hanno provocato gravi conseguenze all’ambiente e alla salute degli abitanti”, provocando la morte per cancro o linfoma di migliaia di iraqeni, soprattutto di bambini, come ha più volte visto e testimoniato anche Padre Jean-Marie Benjamin.
Il problema non riguardava, ovviamente, allora come adesso, solo l’Iraq, ma anche la Somalia, i Balcani, l’Afghanistan, e, scandalo nello scandalo, i poligoni sperimentali di tiro situati sul territorio italiano.
Alcuni “esperti” di argomenti militari (onnipresenti ormai anche nelle trasmissioni di calcio, in quelle di cucina, in quelle dedicate alla cellulite, ecc.) quando si pose il problema dell’uranio impoverito in Afghanistan, dapprima ne avevano escluso l’impiego, poi avevano rimandato il problema diicendo “Per ora il problema non esiste (!), quando avremo altri elementi se ne parlerà...”.
Ora, evidentemente “gli altri elementi” sono arrivati, visto che un’altra guerra di aggressione, con “intelligenti e “umanitari” e “chirurgici” bombardamenti a tappeto, ha colpito e devastato l’Iraq.
Occorre sottolineare che, se le truppe d’invasione possono difendersi dalle radiazioni nelle zone colpite (anche se agli Italiani non è stata data in passato alcuna informazione nè alcun equipaggiamento di protezione), questo non è possibile per la popolazione civile.
“L’uso di queste armi, così come l’impiego delle armi a “cluster” ( a grappolo) - dice ancora Falco Accame - E’ PROFONDAMENTE INCIVILE E ANTIUMANITARIO e nulla ha a che fare con l’antiterrorismo. Semmai è un atto di terrorismo contro la popolazione civile.”
Ora gli USA , aggiungendo, come di consueto, al danno la beffa, affermano di non avere in progetto di rimuovere l’Uranio Impoverito (DU) derivato dalle armi da loro utilizzate in Iraq. La motivazione è che la bonifica non si rende necessaria in quanto le ricerche sull’Uranio Impoverito non hanno dimostrato che quest’ultimo abbia effetti a lungo termine.
Affermano anche che uno studio del 1990 che riporta i rischi per la popolazione locale e per i veterani può dirsi “antiquato”.
Eppure, sia gli Stati Uniti che l’Inghilterra, sono stati costretti a riconoscere che la polvere è pericolosa se inalata, benché affermino che si tratti di un pericolo di breve durata, localizzato, e più simile al risultato di un’arma chimica piuttosto che a una contaminazione radioattiva. Ma una ricerca fatta per l’uso dell’esercito USA nel luglio 1990, un mese prima della prima guerra del Golfo, afferma: “I rischi per la salute associati all’esposizione ad Uranio Impoverito durante i combattimenti sono inferiori agli altri rischi derivanti dai combattimenti. Nel tempo, comunque, la condizione del campo di battaglia e i rischi sulla salute a lungo termine per la popolazione locale e per i veterani possono mettere in dubbio l’accettabilità dell’uso dell’Uranio Impoverito”. Un portavoce del Pentagono, il tenente colonnello David Lapan, ha affermato: “da allora ci sono stati molti studi sui rischi dovuti all’uso di Uranio Impoverito. E’ giusto dire che la ricerca dl 1990 è stata sorpassata. Abbiamo riscontrato che non vi sono effetti a lungo termine dell’Uranio Impoverito e, considerato questo, non credo che sarà fatto alcun programma di bonifica da Uranio in Iraq”. -Evidentemente è per questo che negli Stati Uniti ci sono circa 300.000 persone che soffrono di effetti relativi all’esposizione a sostanze radioattive o a uranio impoverito durante la prima guerra del Golfo: non solo, si sono riscontrati tanti e tanti casi di malformazioni in bambini nati da reduci della guerra...questo tanto per confermare che l’uranio impoverito non va bonificato...
Uno studio del Programma di Studio Ambientale dell’ONU, pubblicato nel marzo 2003, ha rilevato Uranio Impoverito nell’aria e nel suolo della Bosnia sette anni dopo l’uso delle armi.
I ripetuti attacchi da aerei USA con Uranio Impoverito sono ora stati portati fin nel centro di Bagdad. L’Inghilterra ha dichiarato che “le forze britanniche dispiegate nel Golfo hanno munizioni all’Uranio Impoverito tra i loro armamenti”.
Un veterano di guerra britannico, che fu impiegato nel Golfo, è Ray Bristow, un ex maratoneta. Nel 1999 disse alla BBC: “mi accorsi gradualmente che, ogni volta che correvo, le distanze che percorrevo divenivano più brevi e il tempo di recupero sempre più lungo. Ora, nei miei giorni migliori, cammino decentemente con un bastone da passeggio, per percorsi brevi. Per il resto devo essere spinto su di una sedia a rotelle”. Ray Bristow si è sottoposto a un test, in Canada, per rilevare l’Uranio Impoverito: il test ha rilevato che sono stato esposto a cento volte la quantità di Uranio Impoverito che è ritenuta pericolosa per un individuo in un anno intero.”
Gli Stati Uniti hanno fatto tre guerre nucleari. La prima contro il Giappone nel 1945, la seconda in Kuwait e Iraq nel 1991, la terza in Iraq, adesso.
E ricordiamo ancora qualche riferimento tecnico sull’uranio impoverito. Il Depleted uranium - DU è il prodotto di scarto, altamente tossico e radioattivo, del processo di arricchimento dell’uranio. E’ chiamato ‘impoverito’ perché il suo contenuto di Uranio 234 fissionabile è ridotto dallo 0.7% allo 0.2% in seguito al processo di arricchimento. L’uranio impoverito ha circa il 60% della radioattività rispetto all’uranio naturale, e un tempo di decadimento pari alla metà, cioè 4,5 miliardi di anni. Dopo 50 anni di produzione di uranio arricchito per le armi e i reattori nucleari, gli USA hanno un eccesso di 500.000 tonnellate di uranio impoverito da smaltire. All’inizio degli anni ‘70, il governo americano ha cominciato a studiare delle soluzioni per smaltire il DU senza doverlo immagazzinare in depositi per scorie a bassa radioattività.
Il DU ha diverse caratteristiche che lo rendono utilizzabile per le munizioni: è molto denso, disponibile in grandi quantità, e soprattutto viene fornito gratuitamente ai fabbricanti d’armi. Negli anni ‘70 e ‘80, i test condotti in oltre una dozzina di località americane, fra cui l’Aberdeen Proving Ground nel Maryland, il Jefferson Proving Ground nell’Indiana, e lo Yuma Proving Ground in Arizona, hanno dimostrato che proiettili di calibro grande e piccolo fatti di DU erano quanto mai efficaci nel perforare le corazze. E si è pure scoperto che incorporando uranio impoverito nelle corazze dei carri armati le si rendeva meno vulnerabili alla penetrazione da proiettili convenzionali. Ma l’esercito si è limitato a condurre test, seppur numerosi, sull’efficacia dei proiettili e dei rivestimenti in DU, senza però mai “coordinare la programmazione e l’effettuazione degli esperimenti sull’impatto del DU sull’ambiente e sulla salute”.
Dopo anni di ricerche, sviluppo e test, l’Operazione Desert Storm ha offerto al Pentagono la prima opportunità per testare le munizioni al DU in combattimento. (Metal of Dishonor, compiled & edited by the DU Education Project, International Action Center; 212-633-6646.)
Ramsey Clark ha dichiarato che 350 tonnellate di uranio impoverito avvelenano l’Iraq. Clark, fondatore dell’International Action Center, già U.S. Attorney General, ha detto: “Ho potuto osservare l’effetto di questa nuova sostanza tossica [DU - Depleted Uranium] in occasione della mia visita agli ospedali per l’infanzia in Iraq. Inizialmente, nel dramma dei bombardamenti e della carestia causata dalle sanzioni, i dottori non si erano resi conto dell’enorme aumento dei tumori infantili, come leucemia, sindrome di Hodgkin e linfomi. C’è stata anche una notevole crescita percentuale delle malattie congenite e delle deformità dei feti: un aumento analogo a quello riscontrato nei bambini nati da reduci della Guerra del Golfo.Stati Uniti e Gran Bretagna hanno usato così tanto DU nelle armi della Guerra del Golfo che 350 tonnellate di residui permeano ancora la terra e l’acqua, e contamineranno l’intera regione per generazioni.
Dobbiamo rendere note il più possibile queste informazioni. Dobbiamo mettere fine all’insabbiamento attuato dal governo riguardo alla diffusione delle sostanze nocive.”
(Dichiarazioni di Ramsey Clark da Workers World Service. e-mail: ww@wwpublish.com. http://www.workers.org/) E a proposito di insabbiamento, quando i comandi anglo-americani decideranno di fornire l’elenco delle località iraqene più a rischio, perchè bombardate più intensamente con munizionamento all’uranio impoverito?