29/04/2003 - di Matteo
TIFOSI—Rientrati in serata i Boys bloccati dall'incendio del loro pullman in Calabria
«Siamo salvi per un soffio»
Lori: «In pochi secondi tutto è stato divorato dalle fiamme»
Alle 9 dovevano essere a Parma, e alle 9 sono ripartiti dal monte Pollino: con quasi tutta l'Italia ancora da attraversare. La trasferta dei Boys si è conclusa solo alle 20 di ieri, quando i 55 tifosi parmigiani sono sbarcati davanti alla sede da un pullman «di riserva». Di quello «ufficiale» della spedizione gialloblù, noleggiato dall'Apt di Verona, non è rimasto che uno scheletro annerito dal fuoco. Una carcassa lungo la Salerno-Reggio Calabria: per ridurlo così, alle fiamme sono bastati pochi secondi. All'interno del rottame, le ceneri di bandiere, sciarpe, striscioni e bagagli. Ma nessuno se la sente di parlare di sfortuna. «E' un miracolo che siamo tutti incolumi _ sottolinea Mirco L., responsabile dei Boys _. Siamo scesi appena in tempo: tutti dalla porta anteriore, perché quella posteriore era bloccata».
Una corsa attraverso i sedili, mentre i finestrini esplodevano per il calore. «Proprio come in un film, nel quale ci si salva all'ultimo istante _ prosegue Lori _. E' difficile che anche nella realtà le cose vadano così». Erano quasi le 22. Il pullman, con la frizione messa fuori uso dall'incendio (che, stando a una prima ipotesi tutta da verificare, si era sviluppato nel vano motore per un corto circuito nel motorino d'avviamento) aveva arrancato su per una salita. «L'autista _ ricorda il responsabile dei Boys _ ha fatto il possibile per uscire da una galleria dell'autostrada, mentre seminavamo una scia di fumo». Cinquanta metri dopo, il finimondo. Le fiamme sono dilagate, mentre il pullman accostava.
Due pattuglie della Polstrada sono intervenute nel giro di pochi minuti. I vigili del fuoco appena più tardi. «Ma non c'era più nulla da fare». E per i Boys, scampati a quell'inferno di fuoco, è cominciata una gelida notte. Che nessuno parli loro del caldo del sud, per un po'. Perché c'è stato da battere i denti, in maglietta e calzoncini corti _ in tenuta da spiaggia e da spalti baciati dal sole _ ai mille metri di quota del Pollino. «C'erano cinque gradi _ ricorda Mirco_. E le nostre giacche, le maglie e i pantaloni erano bruciati sul pullman. Si sono salvate solo alcune bandiere infilate nel bagagliaio inferiore. Dello storico striscione da trasferta (usato da oltre 20 anni in tutta Italia e tutta Europa) è rimasto ben poco».
La giornata era stata estiva. «Avevamo fatto il bagno a Scilla. Poi, restando in tenuta da spiaggia, c'eravamo concessi una bella mangiata di pesce. Allo stadio c'erano 26 gradi: di vestirsi più di tanto non era certo il caso». Nessuno, alle 18, salendo sul pullman per il rientro, poteva pensare a una notte in quota, dove fino a una settimana fa c'era la neve. «Il Parma calcio, appena avvisato del nostro problema, ci ha trovato una sistemazione per la notte a pochi chilometri da lì. Nel giro di un'ora e mezzo un pulmino dell'Anas, facendo la spola, ci ha portati all'albergo».
Oltre alla solidarietà dei dirigenti della società, quella di Cesare Prandelli. «Una vera fortuna che nessuno si sia fatto del male _ ha detto l'allenatore gialloblù _. Sono stupito per come li ho sentiti preoccupati per striscioni e bandiere, quando hanno rischiato così. La presenza dei Boys in trasferta per noi è fondamentale. Sono ragazzi encomiabili, perché fanno molti sacrifici per seguirci». Anche senza code incandescenti, come quella che ha allungato la trasferta più faticosa del campionato.
Lo storico striscione da trasferta dei Boys è stato portato via dal fuoco. Nessuna mano nemica lo ha mai sfiorato, malgrado le migliaia di chilometri percorsi in ogni posto in cui giocasse il Parma Associazione Calcio. Con esso le bandiere, i vessilli, i drappi storici dei Boys Parma 1977. Solo un miracolo ha salvato le vite dei ragazzi sul pullmann. Questo è un giorno di lutto per il tifo di Parma e per tutti coloro che dietro ad un pezzo di stoffa mantengono ideali, valori e spirito di sacrificio.