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  1. #1
    Le fondamenta di POL
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    Predefinito IMI SIR-Lodo: Condanna per Previti a 11 anni (la storia dei processi)

    L’ex ministro della Difesa, Cesare Previti, imputato nel processo IMI-Sir/Lodo Mondadori, è stato condannato dai giudici della sezione penale del Tribunale di Milano a 11 anni di reclusione.
    Sentenza annunciata la cui notizia è stata ricevuta da Previti nel suo studio romano di via Cicerone dove è rimasto in attesa durante le oltre sette ore della riunione dei giudici in camera di consiglio. Tutti gli imputati del processo sono stati condannati, fatta eccezione per il giudice Verde, assolto. Per Attilio Pacifico la condanna è a 11 anni, l’ex giudice Vittorio Metta a 13 anni, l’ex capo dei gip romani Renato Squillante a 8 anni e 6 mesi, Giovanni Acampora a 5 anni e 6 mesi, Felice Rovelli a 6 anni e Primarosa Battistella a 4 anni e 6 mesi.

    I PROCESSI IN BREVE
    IL PROCESSO Imi-Sir
    Dal crac Rovelli al risarcimento dell’Imi:972 miliardi
    Nino Rovelli era il proprietario del gruppo chimico Sir, crollato sotto i debiti all’inizio degli anni ’80. Nell’82 aveva fatto causa all’Istituto Mobiliare Italiano (Imi) accusando l’istituto bancario di aver determinato il fallimento della Sir negandogli un credito che invece gli era dovuto sulla base di vari accordi contrattuali. Rovelli chiedeva un risarcimento di 2mila miliardi di lire. Nel novembre ’94 la Cassazione dette ragione agli eredi di Rovelli (morto nel dicembre 1990), condannando l’Imi a pagare 972 miliardi di lire.
    Il processo per una presunta corruzione giudiziaria sull’esito di quella sentenza ha coinvolto numerosi imputati: tra gli altri, Primarosa Battistella e Felice Rovelli, i due eredi di Nino; l’ex ministro della difesa Cesare Previti; l’ex capo dei gip romani Renato Squillante; l’ex giudice Filippo Verde, accusato di aver concorso alla sentenza del 1986 che condannò l’Imi a un primo risarcimento.

    IL PROCESSO LODO MONDADORI
    La guerra di Segrate tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi
    Nel dicembre 1989 la famiglia Formenton, azionista della Mondadori, abbandonò Carlo De Benedetti per allearsi con Silvio Berlusconi, cui conferì il controllo della casa editrice. Seguirono due anni di dura battaglia legale che finì con una spartizione: a De Benedetti andarono La Repubblica e L’Espresso e i quotidiani della Finegil; a Berlusconi i libri e i periodici del gruppo, tra cui Panorama. L’intesa arrivò al termine di una serie di processi civili. A decidere fu la Corte d’Appello di Roma, che nel gennaio 1991 dichiarò nullo il lodo arbitrale che aveva dato ragione a De Benedetti.
    Il gip di Milano decise di archiviare l’inchiesta aperta dal pool con l’ipotesi di corruzione. Successivamente la Corte d’appello rinviò a giudizio gli indagati ad eccezione di Silvio Berlusconi perché il reato era prescritto. Nel gennaio del 2002, anche perché molti degli imputati erano gli stessi del processo Imi-Sir, i due processi sono stati unificati.

    BERLUSCONI: Confermata la persecuzione Previti
    “Si conferma la persecuzione contro Previti”. Così il presidente del Consiglio Berlusconi dopo la sentenza di condanna a Cesare Previti da parte del Tribunale di Milano.
    “La politicizzazione di certa magistratura volta a condizionare la nostra vita politica – ha aggiunto Berlusconi – è un problema che dovrà essere risolto per il bene del Paese, delle sue istituzioni, dei cittadini italiani”.
    Il premier ha espresso piena solidarietà all’amico Previti.

    PREVITI: “E’ PERSECUZIONE GIUDIZIARIA”
    Così Cesare Previti ha commentato la sentenza della quarta sezione del Tribunale di Milano. “E’ stato condannato un innocente”. E stato commesso “un gravissimo errore giudiziario”, ha detto uno dei legali di Previti, l’avvocato Alessandro Sammarco. Ma la storia non finisce qui. Il prossimo passo è la presentazione dell’appello.

  2. #2
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    Predefinito quando Di Pietro apre la bocca

    L’INTERVISTA

    Di Pietro: «Craxi aveva ragione, strapazzai Prodi sull’affare Sme»


    MILANO - «Quel giorno del ’93, nel mio ufficio di pubblico ministero, strapazzai Romano Prodi sulla storia della mancata vendita della Sme a De Benedetti. Gli dissi in faccia: "Non ho ancora capito se l’hanno fatto fesso o se lei sta facendo il fesso"...». Antonio Di Pietro torna indietro con la mente, a quando era Tonino Il Giustiziere. Quella mattina di giugno l’uomo-simbolo di Mani Pulite tentava di orientarsi tra gli intricatissimi fili dell’affare Sme: il pre-accordo nell’85 tra Prodi, allora presidente dell’Iri, e De Benedetti; il no di Craxi; la successiva cordata con Barilla e Berlusconi; gli strascichi giudiziari e i veleni. Quel giorno, appostati nei corridoi semideserti della Procura milanese, i cronisti udirono e riportarono brandelli della burrascosa conversazione: Tonino che gridava «e allora, professore, i soldi alla Dc chi li ha dati?» e Prodi sulla difensiva, tra «non so» e «non ricordo». Solo tre anni dopo, nel ’96, l’inquisitore e l’interrogato divennero una delle coppie fisse della politica italiana. Di Pietro ministro dei Lavori Pubblici nel governo presieduto da Prodi. Di Pietro super ulivista. A tal punto ultrà prodiano da figurare tra i fondatori del partito dei Democratici, che sul verbo politico dell’attuale presidente Ue nacque e vive.
    Eppure, ancora oggi, Di Pietro, leader dell’Italia dei Valori ed europarlamentare, ammette di «non poter dire in coscienza se Prodi sapesse o non sapesse qualcosa sull’affare Sme». Riconosce, e sentirlo da lui fa una certa impressione, che «Craxi aveva ragione di incazzarsi per il prezzo con cui si voleva svendere a De Benedetti la finanziaria alimentare dell’Iri». Perché, aggiunge, «delle due l’una: o chi voleva l’accordo con la Buitoni era poco accorto oppure aveva un rapporto clientelare tutt’altro che trasparente». Per questo, prosegue l’ex pm, «l’ostruzionismo attuato ora da Berlusconi e Previti, con l’appoggio del Guardasigilli Castelli, per impedire lo svolgimento del processo milanese è deleterio, di questo passo la vicenda Sme resterà sempre un enorme buco nero della Prima Repubblica, mentre invece va fatta luce sul comportamento di tutte le cordate di allora».

    Onorevole Di Pietro, a quando risalgono i suoi primi sospetti sulla vicenda Sme?
    «Al ’93, quando alcune persone si presentarono spontaneamente nel mio ufficio di pm per riferire di anomalie da parte delle due cordate che si fronteggiarono per l’acquisto della Sme».

    Che idea si era fatto della proposta d’acquisto avanzata da De Benedetti e accettata, con un’intesa preliminare, dall’allora presidente dell’Iri, Romano Prodi?
    «Che fosse una cordata i cui contorni erano tutti da accertare. Perché vendere una realtà imprenditoriale come la Sme al prezzo che veniva offerto da De Benedetti (497 miliardi) era chiaramente una svendita. Capisco che Craxi si incazzasse... Era evidente che da parte della presidenza Iri e di alcuni settori della Dc, di chi insomma voleva l’accordo con De Benedetti, c’era stato un atteggiamento poco accorto o addirittura clientelare».

    Rinfacciò questo a Prodi nell’interrogatorio?
    «Gli chiesi se era o faceva il fesso e poi gli domandai: "Ma lei che era a capo dell’Iri, possibile che non mi sappia riferire alcunché?"».


    Piuttosto diretto.
    «L’ho semplicemente trattato come gli altri...».

    E Prodi che rispose?
    «Disse che non aveva conoscenza di fatti penalmente rilevanti. Lessi poi sui giornali che, dopo l’interrogatorio, Prodi si sarebbe recato da Mancuso, avrebbe telefonato a Scalfaro. No so...».

    Tre anni dopo lei diventò ministro di Prodi, un suo fedelissimo: avete mai riparlato di quell’interrogatorio?
    «Mai. E ancora oggi non posso dire in coscienza se sapesse o no qualcosa sulla Sme. Processualmente non è mai uscito nulla».

    Aveva sospetti anche sulla cordata di cui facevano parte Barilla e Berlusconi?
    «Ci furono segnalazioni. L’ipotesi era che si trattasse, in un primo tempo di una cordata nata solo per stoppare De Benedetti, poi diventata operativa. Chissà cosa c’era dietro...».

    Che esito ebbero le sue indagini?
    «Scarso. E per un semplice motivo: allora non era ancora comparsa la teste Omega, Stefania Ariosto, colei cioè che ha riferito di mazzette, consentendo di ipotizzare la corruzione. All’epoca, invece, l’unica eventualità di reato che potevo formulare era quella di abuso in atti d’ufficio, che però la riforma dell’articolo 323 del codice penale aveva reso irrilevante. Mi mancava un’ipotesi investigativa sulla quale formulare un capo d’imputazione come quello di corruzione. E questo dimostra anche un’altra cosa...».

    Quale?
    «Che è un falso storico sostenere, come fanno Berlusconi e i suoi, che dietro all’attuale processo c’è la lunga mano del solito Francesco Saverio Borrelli. La verità è che questo processo ha fatto un salto di qualità con la comparsa del teste Omega. E il teste Omega non proviene dalle file degli odiati comunisti, ma dall’entourage berlusconiano».

    Ora il processo Sme rischia l’azzeramento...
    «E’ evidente il tentativo, da parte delle forze di governo e di maggioranza, di bloccare il procedimento. Come se il fatto di essere stati eletti dal popolo garantisse a questa gente l’impunità. L’atteggiamento del Guardasigilli Roberto Castelli, poi, si configurerebbe come un chiarissimo abuso in atti d’ufficio se non fosse che la riforma dell’articolo 323 prevede che ci sia un dolo specifico, che non potrà mai essere provato».

    E allora la Sme resterà, come dice lei, un «buco nero»?
    «La mia proposta è quella di istituire una commissione d’inchiesta parlamentare che accerti se vi sono stati da parte delle varie cordate comportamenti politicamente scorretti, anche se penalmente irrilevanti. Ma temo che non se ne farà niente, dato che le due cordate di allora si rispecchiano negli attuali schieramenti, Casa delle Libertà e Ulivo».

    Francesco Alberti

    Corriere della Sera
    5 gennaio 2002
    Saluti Liberali
    Giorgio

  3. #3
    brescianofobo
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    Predefinito

    Dovete sapere che Previti, Acampora e Squillante, Metta si telefonavano 5 volte al giorno per prenotare il campetto di calcio dove gli arzilli sessantenni (perseguitati dai PM, dai giudici, dalle corti d'appello e dalla corte di cassazione) si esibivano in memorabili partite.

    Il fatto che la partita cadesse proprio nei giorni della sentenza non c'entra niente.

    I 67 miliardi che si sono cuccati erano un compenso di 20 anni prima di 3 miliardi che poi è salito grazie agli interessi. Previti si era dimenticato di richiederli, ma gli eredi Rovelli sono persone che non dimenticano i servigi.

    I soldi che Previti versava sui conti dei giudici erano caparre per l'acquisto di case.

    Il Pacifico faceva da spallone per conto del Ministro della Difesa in carica e portava i miliardi in nero in Svizzera. Alcuni sono serviti per le caparre, altri sono finiti alle Bahamas.

    Pollisti, come darvi torto: Previti è un perseguitato.

    Queste sono le motivazioni della condanna di Acampora, il socio di Previti già condannato a 6 anni dai persecutori, senza che gli eversivi di destra montassero tutto questo casino.




    Nella motivazione, scritta dal giudice Marco Tremolada, si evidenziano «le plurime anomalie della sentenza Metta», e la straordinaria coincidenza di quei 67 miliardi che rappresentano il 10%: che non è un caso ma «il compenso dell'intermediazione per l'attività di corruzione prestata» da «tre avvocati che non hanno saputo giustificare il compenso, non avendo svolto alcun incarico lecito nella causa stessa o altro incarico in qualche modo documentato.... Gli intensi e anomali rapporti di questi tre avvocati, tra loro e con giudici e altri pubblici ufficiali che hanno partecipato alla vicenda processuale, rappresentano un ulteriore fortissimo indizio dell'attività di corruzione prestata, soprattutto se si tiene conto che questi giudici hanno ingentissimi patrimoni all'estero che non hanno saputo giustificare in modo esauriente e completo... Gli accertati episodi di condizionamento della causa a favore di Rovelli (ivi comprese le reiterate sostituzioni di giudici "sgraditi") rappresentano un ulteriore grave indizio della attività di corruzione sottostante... In quest'ottica il mondo descritto dalla teste Ariosto si è rivelato del tutto verosimile... e le sue dichiarazioni sono direttamente confermate da numerosi elementi obiettivi... Se Previti infatti garantiva rapporti sociali di elevato livello (viaggi, conoscenze con il potere politico, Pacifico gestiva una serie di rapporti personali forse meno appariscenti ma altrettanto importanti, sia con i magistrati, a loro volta con funzione di intermediari o di collettori (in particolare il giudice Squillante), sia con dipendenti del Palazzo di giustizia, sia infine con soggetti che garantivano canali di trasferimento del denaro all'estero o viceversa... Questa struttura di intermediazione aveva nel Squillante il suo "cavallo di Troia", perchè proprio grazie a Squillante, giudice influente all'interno del palazzo di giustizia di Roma, godeva di una capacità di infiltrazione tanto insospettabile quanto efficiente e in grado di espugnare qualsiasi settore di esercizio del potere giudiziario... Squillante era l'epicentro di un autentico "sistema" di gestione alternativa e illecita degli affari giudiziari. Perfino il coimputato Previti definisce l'amico Squillante come un giudice generoso, sempre pronto ad aiutare chiunque avesse un problema... Le tesi difensive degli altri due imputati (Previti e Pacifico, ndr) appaiono parimenti inverosimili (come quelle di Acampora, ndr), anche perchè entrambe contraddette da elementi documentali... In conclusione, non vi possono essere dubbi che, pur nell'ambito di una ricostruzione indiziaria dei fatti, venne operata la corruzione di alcuni pubblici ufficiali per ottenere, nella controversia Imi-Sir, un esito favorevole a Rovelli, tanto ingente quanto ingiustificato, come pure non vi possono essere dubbi che questa attività corruttiva per conto dei Rovelli venne svolta dagli avvocati Pacifico, Previti e Acampora, tanto che agli stessi, dopo il pagamento da parte dell'Imi, venne versato un compenso astronomico, del quale tuttavia nè gli eroganti nè i riceventi hanno saputo fornire una seria giustificazione».

  4. #4
    cittadino
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    Predefinito quando la bocca si scuce ...

    GIUSTIZIA DA RIFARE
    Respinte le eccezioni sul giudice Brambilla, ma la partita si sposterà al Tar. Interrogati alcuni testimoni
    Il processo Sme va avanti
    Legittima suspicione, i legali ne discuteranno con Berlusconi
    MARCO MENSURATI - PIER FRANCESCO FEDRIZZI

    da Repubblica - 12 gennaio 2002

    MILANO — Al processo Sme Ariosto il caso Brambilla è archiviato. Anzi no. Nell'udienza di ieri, la presidente Luisa Ponti ha respinto a suon d'ordinanze l'assalto delle difese dopo la decisione di applicare il giudice a latere. «Il collegio ha una composizione irregolare» hanno ripetuto in aula gli avvocati di Berlusconi, Gaetano Pecorella e Niccolò Ghedini, invitando all'astensione — invano — lo stesso Brambilla.
    Via da Milano. La partita continuerà nell'aula di un altro tribunale, quello amministrativo. «Ci stiamo già lavorando. Il caso non si chiude in questo tribunale che da tempo non è la sede idonea per questo processo», ripetono gi avvocati che all'inizio della prossima settimana incontreranno il Cavaliere. Tema dell'incontro (che segue quello di due giorni fa a Roma tra Berlusconi e Previti): definire la strategia per portare via il processo da Milano, attraverso una istanza di legittima suspicione.
    Ariosto risparmiata. L'attesa, ieri, era ancora una volta tutta per lei, la «teste Omega», la donna che con le sue rivelazioni sui salotti romani ha messo nei guai Cesare Previti e le toghe della capitale. Un patto tra il pm Ilda Boccassini e le difese ha evitato l'ennesima audizione di Ariosto. Nel processo Sme entreranno le dichiarazioni rese dal «teste Omega» al processo gemello ImiSir. Ma Stefania tornerà in aula, più avanti, su richiesta delle difese.
    Le tangenti di Barilla. Deposizione vera, invece, quella del "re del grano", Francesco Ambrosio. Il titolare della Italgrani ha raccontato della richiesta di Pietro Barilla — «amico personale e maggiore cliente» — di un prestito in contanti per pagare una tangente da 3 milioni e 873 mila euro (7 miliardi e mezzo di lire) da pagare alla Dc e al Psi. «Quei soldi servivano — ha ricordato Ambrosio — per l'acquisto nel 1989 dell'Alivar». E l'Alivar era una delle azienda Sme, venduta separatamente sul mercato dopo lo smembramento del gruppo e la cancellazione (politica e giudiziale) del patto tra l'Iri e la Cir di Carlo De Benedetti.
    La prima inchiesta. L'ex magistrato, oggi avvocato, Luciano Infelisi non pronuncia mai il nome di Romano Prodi. Ma al «presidente dell'Iri» negli anni caldi della privatizzazione (mancata) della Sme, Infelisi, teste dell'accusa, ha più volte fatto riferimento. Lui era il magistrato che indagò negli anni '85 e '86 per aggiotaggio e per le speculazioni in Borsa sui titoli del gruppo alimentare pubblico. Al centro dell'inchiesta c'era anche il prezzo, «troppo basso» per la vendita alla Cir di Carlo De Benedetti. Il magistrato avrebbe quindi sollecitato una perizia che non gli venne però concessa dai vertici della procura e che lo portò quindi a chiedere l'archiviazione. «Fu un'inchiesta scomoda, scomodissima» ha concluso amaramente.
    Le carte di Vaduz. In conclusione di udienza, aggiornata al 18 gennaio, il pm Boccasini ha chiesto l'acquisizione degli atti dell'inchiesta per riciclaggio aperta in Liechtenstein e già entrati nel processo Imisir. «I documenti — ha motivato — dimostrano che tra il '96 e il 2000, circa 40 miliardi nella disponibilità di Renato Squillante, sono stati trasferiti più volte su conti aperti in quel Paese da fiduciari».
    Saluti Liberali
    Giorgio

  5. #5
    Le fondamenta di POL
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    Predefinito

    IL FORUM SUL LEGNO STORTO - http://www.legnostorto.com/node.php?id=3927


    Previti mi sta antipatico
    Mandato da anonimo Mercoledì, 30 aprile 2003, 21:02 uur.
    Previti mi sta antipatico, è antipatico agli italiani e non riesco a capire perchè i politici della maggioranza lo debbano sostenere in questo modo così plateale. Il processo è politico, ma lo è ancora di più oggi e con esso le conseguenze. Bene, sul piano del gradimento elettorale questo significa perdere appoggio, esser visti come chi vorrebbe difendere un personaggio che, per una serie di ragioni, non ha la simpatia degli elettori. Ritengo questo un grossolano errore del centro destra.

    Picar

  6. #6
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    Predefinito Equilibrio

    Non è un problema di simpatie o meno, ma le polemiche scatenate dalla maggioranza, ed in particolare dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio, indipendentemente dalla loro fondatezza, sono fuori luogo. Non hanno senso perché la condanna era già scritta. E visto che lo si ammette, le critiche più severe già le si sono lanciate. Potremo continuare a farlo, ma attualmente non c'è affatto bisogno di uno scontro muro contro muro con la magistratura. Inoltre credo che una spietata critica possa essere mossa solo alla luce delle motivazioni della sentenza e per fare questo occorre attenderne la pubblicazioni.
    Credo anche che Previti non possa richiamare l'intervento del Parlamento, come ha fatto nella recente conferenza stampa, perché è tutelato da tutte le garanzie previste per i cittadini italiani. Insomma, non è questo il modo di cambiare il sistema. Un sistema che è marcio, che va rifondato, ma con calma, intelligenza e scaltrezza. Essere politici e rappresentanti delle istituzioni comporta azioni ragionate e pacate.
    Paolo

  7. #7
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    Predefinito La dea della giustizia è bendata

    Mandato da NIKON Mercoledì, 30 aprile 2003, 20:51 uur.

    La storia insegna come i regimi totalitari abbiano, nella maggior parte dei casi, un periodo in vita relativamente breve. Fatta dunque questa breve premessa, mi duole comparare Cuba (unica eccezione vivente di un regime tanto totalitario quanto assurdo), al sistema giudiziario Italiano. Sono ben 58 anni che l’Italia è un paese totalitario (lato giudiziario), quindi rimane evidenza palpabile la condanna dell’on Previti. Un processo mirato non a colpire il deputato in questione, ma orientato a minare tutta la coalizione di centro destra mettendola in imbarazzo davanti al Paese.
    Vedo già i commenti della sinistra che, a ragion veduta, monteranno questo cavallo di Troia per attaccare il presidente del Consiglio ed il suo governo: “ ecco, questo è un chiaro esempio di quello che è il centro-destra rappresenta, un nido di corrotti, corruttori, affaristi, etc. etc., Italiani volete continuare a tenere al governo queste persone?”. Trovo poi, le dichiarazioni del ministro della Giustizia, Castelli, estremamente giuste, coerenti ed altrettanto sagge, una chiara prova di correttezza politica ed istituzionale, all’altezza della sua persona e dell’incarico ricoperto.
    Passando dall’altro lato, sarebbe interessante poi, conoscere le motivazioni che hanno portato il CSM, a “cestinare” la richiesta di “don” Saverio F. Borrelli, dietro sua richiesta di rientrare in magistratura. Senza dubbio sono motivazioni di fondo che porteranno, a mio giudizio, ad una sua candidatura politica nel supremo soviet, pardon: supremo “italiet Duma”, anche perché è di pura anima politica e professionale, in fin dei conti cosa ha fatto di male sino ad oggi, se non avere dei colpevoli e ricercare il reato da contestargli? (al contrario di quanto previsto dall’ordinamento giudiziario).
    Vorrei parlare poi, anche dell’altro “paladino” della giustizia italiana, il bell’Antonio, reo solo di aver ricevuto (quando era ancora magistrato), un Mercedes, un prestito di cento milioni, altri benefici e regalie che ometto volontariamente di elencare, dalla persona che lui stesso ha fatto condannare (senza considerare che sua moglie lavorava per questo imprenditore). Ma io poi ho restituito tutto; ed io mi domando: è forse questa una giustificazione? Intravedo in questo, i seguenti reati: corruzione, peculato, interessi privati in atti d’ufficio, insomma, non solo una condanna penale ma anche interdizione da cariche pubbliche ma, non solo è stato assolto, “poverino era solo vittima di circostanze e di uomini cattivi”, ma è stato in precedenza premiato da D’Alema con la nomina a senatore e ministro, successivamente ha fondato il partito delle “mani pulite” (credo che neanche il vetriolo riuscirebbe minimamente ad intaccare lo spesso strato di luridume che le ricopre).
    Andrebbero, a mio parere, riaperti tanti di quei processi (mai avviati), istruttorie ed indagini che, abilmente e per mezzo di forti interessi politici, non si sono mai aperti ma al contrario “infognati”.
    Ecco perché l’attinenza e la contiguità tra Cuba e Italia.
    Scusatemi, ma il muro di Berlino è stato realmente abbattuto? Credo proprio di no. Ed allora proporrei di riunire tutti gli italiani (parte ), attorno ad un tavolo, a sorseggiare comodamente un cuba-libre e a fumare autentici sigari. Cubani naturalmente. Adesso capisco anche perché la dea della Giustizia è bendata, sicuramente per l’orrore e lo schifo di vedere lo scempio di questa magistratura in grado di armare abilmente processi sommari quanto ingiusti e, per intenderci, nello stile di santa inquisizione. Ma a quando la definitiva sconfitta di tutti i Torquemada che infestano i tribunali e le procure?
    Ai “poster” l’”ardita” sentenza…!



    Angelo Falleti - http://www.legnostorto.com/node.php?id=3925

  8. #8
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    Predefinito Non c'è limite alla spudoratezza ...

    toh un (più di uno, ma sempre gli stessi) magistrato super partes che si associa ed un unico argomento: Berlusconi !


    -------------
    da
    http://www.lordinesociale.it/articoli/13cc.htm
    ------------
    WWW.DEMONIZZARE.IT
    Un sito giacobino contro il prof. Pio F. Ronconi.
    di Gieffe

    C’è stato segnalato, da un nostro conoscente, un indirizzo nella rete che a suo giudizio avremmo giudicato molto interessante, noi l’abbiamo esaminato e siamo d’accordo con lui. E, sarà importante che anche molti dei nostri lettori, tra i quali vogliamo sperare ci sia qualche esperto informatico, possano “visitarlo” per bene ed attentamente perché merita esame approfondito. Il sito in questione si trova in rete all’indirizzo WWW.SOCIETACIVILE.IT , ed è la trasposizione in internet di un circolo, nato a Milano nel 1985 per volontà di Nando dalla Chiesa, i cui fini sono quelli classici del giacobinismo illuminista e giustizialista a senso unico; i pezzi forti sono, manco a dirlo, il ripristino della legalità, la lotta alla corruzione e allo strapotere dei partiti e via di seguito. Il tutto, costruito secondo gli schemi classici del leninismo che usa demonizzare i propri avversari politici. Non a caso, tra i fondatori spiccano nomi eccellenti ed inquietanti per il ruolo che rivestono nell’ambito delle istituzioni, quali: Ilda Bocassini, Gherardo Colombo, Piercamillo Davigo ed Armando Spataro; seguono poi i soliti noti, Giorgio Bocca, Gianpaolo Pansa e persino l’attuale ministro Giuliano Urbani. Quindi, i link, i collegamenti ai quali è possibile collegarsi potete immaginare quali siano, per esempio: WWW.MANIPULITE.IT , WWW.ITALIADEMOCRATICA.IT , WWW.GIUSTIZIAELIBERTA.IT . Naturalmente, gli argomenti preferiti sono la legge sulle rogatorie, i girotondi contro l’occupazione istituzionale, i servizi deviati, la mafia, la P2, gli attacchi alla magistratura; e chi è l’autore di tutti questi misfatti? E chi se non il Cavaliere? Infatti, troviamo notizie sugli affari di Berlusconi, sui debiti della Fininvest, si parla degli amici di Dell’Utri, dell’indignazione di Dario Fo e Nanni Moretti. In sostanza, si rispetta il copione, si dirà. Tutto rientrerebbe nella “dialettica distorta” di certi personaggi in astinenza di potere, rosi dalla beffa che un “esterno” abbia messo nel sacco una pletora di politicanti di professione e di loro vassalli, che ben si guardano dal palare dei misfatti dei loro partiti di riferimento. Ma, come in ogni pubblicazione che si rispetti e che si ammanti di democrazia, sia essa scritta, orale od elettronica, non poteva mancare un attacco al fascista. Nella sezione “memoria”, infatti, abbiamo trovato un velenosissimo articolo dedicato a “Il nazista che scrive sul Corriere della Sera”, cioè il Prof. Pio Filippani Ronconi. Oggetto del “pezzo” e degli strali è anche Armando Torno, responsabile delle pagine culturali del quotidiano, il quale è stato, poi, “impalato” dal cdr del Corriere per aver osato chiamare il professore come esperto orientalista. Il Filippani-Ronconi, è descritto, nella sezione della pagina web, come un aderente alle SS italiane durante la guerra, come una spia dei servizi segreti in Oriente, come uno stragista teorico della guerra rivoluzionaria e della strategia della tensione. Che sia un orientalista di fama universalmente riconosciuta, autore di numerosi testi di storia del sacro, ordinario di religioni e filosofia dell’india all’Istituto orientale dell’Università “Federico II” di Napoli, tanto per rimanere all’accademia, è solo un dettaglio del tutto accessorio. Ciò che conta è che il Professore, in gioventù, sia stato volontario con i tedeschi, cioè viene fatto passare per una belva feroce che ha mangiato bambini, autore di chissà quali misfatti, politicamente scorrettissimo. Figurarsi se poteva scrivere sul “Corsera”. Capiamo, certamente, tanto astio da parte dei paladini della legalità e della democrazia, essi sono incapaci di capire concetti come Onore, Fedeltà, Patria, termini completamente sconosciuti al loro vocabolario illuminista. Che ne vogliono capire, questi, di misteri iniziatici, di Pantheon degli Dei di Budda o di Krsna? Essi sono abituati ad innalzare altari alla dea ragione, e per chi non si converte altari della morte, cioè ghigliottine. << Dopo l’8 settembre, l’Italia era solo vergogna…Mi arruolai come soldato semplice nel primo reparto delle Waffen SS in cui mi imbattei>>, dice in un’intervista a Pierangelo Buttafuoco, figuriamoci travasi di bile di un Bocca nel leggere queste parole. Loro che preferivano le bombe ed il terrorismo anche contro gli inermi civili nel miglior stile comunista. Come possono comprendere una scelta così scomoda e così solare: difendere la propria terra, la propria storia dal disonore? Allora, giù fango e denigrazione, anche se si è valenti studiosi, rispettati e riconosciuti, perché il passato non deve passare, se così fosse a molti professionisti dell’antifascismo non rimarrebbe che rotolarsi nella loro melma immonda; perché quelle scelte devono sempre pesare, neanche per sbaglio si tenta di capire. Condanna a vita! Per questo, la redazione dell’Ordine Sociale” esprime pieno sostegno al Prof. Pio Filippani-Ronconi, combattente sul campo per l’Onore dell’Italia ed autorevole esploratore della sapienza religiosa ed iniziatica. Invitiamo tutti i nostri lettori a rispondere a questo vile attacco dettato dall’odio, dalla sopraffazione e dai limiti mentali imposti da una visione del mondo povera, materialista ed ai confini della bestialità, inviando una E-mail di solidarietà al sito dell’URRI (Unione rinnovamento ragazzi d’Italia) associazione nella quale il professore tiene le sue conferenze, e di protesta al sito www.spaziocivile.it il cui messaggio potrebbe essere: “Il vostro odio ci farà più forti!”
    Saluti Liberali
    Giorgio

  9. #9
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    E indovinate chi sono i proprietari dei siti ?
    Non ve li immaginereste mai .


    Saluti Liberali
    Giorgio

  10. #10
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