L’ex ministro della Difesa, Cesare Previti, imputato nel processo IMI-Sir/Lodo Mondadori, è stato condannato dai giudici della sezione penale del Tribunale di Milano a 11 anni di reclusione.
Sentenza annunciata la cui notizia è stata ricevuta da Previti nel suo studio romano di via Cicerone dove è rimasto in attesa durante le oltre sette ore della riunione dei giudici in camera di consiglio. Tutti gli imputati del processo sono stati condannati, fatta eccezione per il giudice Verde, assolto. Per Attilio Pacifico la condanna è a 11 anni, l’ex giudice Vittorio Metta a 13 anni, l’ex capo dei gip romani Renato Squillante a 8 anni e 6 mesi, Giovanni Acampora a 5 anni e 6 mesi, Felice Rovelli a 6 anni e Primarosa Battistella a 4 anni e 6 mesi.
I PROCESSI IN BREVE
IL PROCESSO Imi-Sir
Dal crac Rovelli al risarcimento dell’Imi:972 miliardi
Nino Rovelli era il proprietario del gruppo chimico Sir, crollato sotto i debiti all’inizio degli anni ’80. Nell’82 aveva fatto causa all’Istituto Mobiliare Italiano (Imi) accusando l’istituto bancario di aver determinato il fallimento della Sir negandogli un credito che invece gli era dovuto sulla base di vari accordi contrattuali. Rovelli chiedeva un risarcimento di 2mila miliardi di lire. Nel novembre ’94 la Cassazione dette ragione agli eredi di Rovelli (morto nel dicembre 1990), condannando l’Imi a pagare 972 miliardi di lire.
Il processo per una presunta corruzione giudiziaria sull’esito di quella sentenza ha coinvolto numerosi imputati: tra gli altri, Primarosa Battistella e Felice Rovelli, i due eredi di Nino; l’ex ministro della difesa Cesare Previti; l’ex capo dei gip romani Renato Squillante; l’ex giudice Filippo Verde, accusato di aver concorso alla sentenza del 1986 che condannò l’Imi a un primo risarcimento.
IL PROCESSO LODO MONDADORI
La guerra di Segrate tra Carlo De Benedetti e Silvio Berlusconi
Nel dicembre 1989 la famiglia Formenton, azionista della Mondadori, abbandonò Carlo De Benedetti per allearsi con Silvio Berlusconi, cui conferì il controllo della casa editrice. Seguirono due anni di dura battaglia legale che finì con una spartizione: a De Benedetti andarono La Repubblica e L’Espresso e i quotidiani della Finegil; a Berlusconi i libri e i periodici del gruppo, tra cui Panorama. L’intesa arrivò al termine di una serie di processi civili. A decidere fu la Corte d’Appello di Roma, che nel gennaio 1991 dichiarò nullo il lodo arbitrale che aveva dato ragione a De Benedetti.
Il gip di Milano decise di archiviare l’inchiesta aperta dal pool con l’ipotesi di corruzione. Successivamente la Corte d’appello rinviò a giudizio gli indagati ad eccezione di Silvio Berlusconi perché il reato era prescritto. Nel gennaio del 2002, anche perché molti degli imputati erano gli stessi del processo Imi-Sir, i due processi sono stati unificati.
BERLUSCONI: Confermata la persecuzione Previti
“Si conferma la persecuzione contro Previti”. Così il presidente del Consiglio Berlusconi dopo la sentenza di condanna a Cesare Previti da parte del Tribunale di Milano.
“La politicizzazione di certa magistratura volta a condizionare la nostra vita politica – ha aggiunto Berlusconi – è un problema che dovrà essere risolto per il bene del Paese, delle sue istituzioni, dei cittadini italiani”.
Il premier ha espresso piena solidarietà all’amico Previti.
PREVITI: “E’ PERSECUZIONE GIUDIZIARIA”
Così Cesare Previti ha commentato la sentenza della quarta sezione del Tribunale di Milano. “E’ stato condannato un innocente”. E stato commesso “un gravissimo errore giudiziario”, ha detto uno dei legali di Previti, l’avvocato Alessandro Sammarco. Ma la storia non finisce qui. Il prossimo passo è la presentazione dell’appello.