Dopo dieci anni d'un criminale embargo, le forze anglo-statunitensi hanno forzatamente attaccato l'Irak, violando l'integrità nazionale di uno Stato sovrano.

Non sono bastate tante sofferenze, non sono bastate le morti di migliaia e migliaia di inermi esseri umani, dettate da un luciferino e assassino embargo che ha nella sostanza privato di medicine e di aiuti primari gli iracheni, a far sì che la junta petroliera di Bush junior desistesse da una nuova guerra.

La nuova guerra per il petrolio, la nuova guerra per rassicurare le richieste dell'entità sionista, provocherà ancora lutti al mondo, oltre ad aver provocato una ulteriore ed irrimediabile catastrofe a livello ambientale.

Oltre al popolo iracheno saranno inglesi ed americani a pagare il conto. Lo pagheranno i loro soldati per aver armeggiato ogive all'uranio impoverito; lo pagheranno questi soldati, così come nel post Vietnam e la prima guerra del Golfo, quando tornati a casa diventeranno cavie per psichiatri e neurologi, ingrossando ancora una volta la già lunga lista di un Occidente paranoico e malato che sopravvive con "Prozac" e "Tavor".

Dopo le ispezioni dell'ONU alla ricerca del casus belli, le armi di distruzione di massa rimaste ancor oggi un mistero, e le assicurazioni che Saddam Hussein non poteva nuocere ad alcuno, nel pieno delle operazioni belliche, l'amministrazione degli Stati Uniti ha minacciato altri due Stati sovrani, la Siria e la Repubblica Islamica dell'Iran. Riporta un noto quotidiano nazionale: «II 21 marzo di quest'anno, tre giorni dopo l'inizio della guerra in Iraq, Kristol, Perle e Leeden (alcuni dei c.d. "falchi" dell'amministrazione Bush - N.d.R.) all'American Institute hanno preannunciato le prossime tappe: "cambiamento di regime" in Iran e Siria, "contenimento" di Francia e Germania».

Il messianesimo calvinista del quale è totalmente impregnata l'amministrazione Bush e che ha sempre pervaso lo spinto «pionieristico-imperialista» degli statunitensi ha oramai, attraverso la dottrina della «guerra preventiva», interamente gettato la maschera e palesato i suoi intenti guerrafondai ed apocalittici. «L'Iraq può essere considerato la prima battaglia della quarta guerra mondiale» ha tuonato James Woolsey, probabile titolare d'un dicastero-chiave del governo provvisorio americano in Iraq, durante la conferenza della Nato a Praga, alcuni mesi fa. «Dopo due guerre mondiali calde -ha continuato il falco Woolsey, ex direttore della CIA ai tempi di Clinton- e una fredda, tutte centrate sull'Europa, la quarta guerra mondiale sarà per il Medio Oriente» [cfr. "la Repubblica", del 9 aprile 2003, p. 7]

Tutto il mondo dovrà servire i dettami della «impresa privata» e del liberismo, che sono alle radici degli Stati Uniti d'America. Qualsiasi peculiarità, qualsiasi tratto che segna le differenze che il Creato ci ha donato, dovrà essere omogeneizzato ai canoni dell'affare sull'affare. Il mondo intero dovrà vivere sotto le insegne della Coca-cola, dei Mcdonald's, dell'obesità e del diabete, del protestantesimo e del consumo, costi quel che costi. I popoli del mondo sono avvertiti.

In parole povere questo è quanto muove la guerra all'Irak.

Non altro!

Quando su pressioni statunitensi Saddam Hussein accese la guerra all'Iran, quando kurdi e sciiti furono gasati e militarmente repressi (con le armi ed i gas statunitensi), la sensibilità statunitense (quale?) e la civiltà dell'Occidente plutocratico e mercantilista non vennero sensibilizzati, né tradotti in una «guerra per la libertà». Non poteva essere al contrario dato che, e in certo senso ci spiace oggi affermarlo, Saddam Hussein era un avamposto economico-militare dell'amministrazione USA e della loro strategia imperialista nel Medio Oriente. Un avamposto che serviva a controllare l'Iran, una nazione libera che, attraverso la cacciata d'un despota al servizio degli USA, aveva riacquistato la propria indipendenza e minacciava gli interessi geo-economici degli americani nell'area del petrolio.

Sulle organiche connivenze tra Saddam Hussein e l'amministrazione statunitense, scrive bene in "la Repubblica", del primo aprile 2003 p. 17, l'ex-parlamentare Massimo Riva. Egli tra le righe afferma: «… (la) linea cambia, però, radicalmente dal 1981 con l'ingresso alla Casa Bianca di Reagan. Il neopresidente si trova dinanzi a una situazione mediorientale assai complicata: dal settembre 1980 è in corso un aspro conflitto fra Iraq e Iran. (...) A Washington prende piede un timore (...): che l'egemonia dell'area finisca in mano all'Ayatollah Khomeini. CIA e servizi militari ricevono un brusco contrordine: bisogna sostenere il regime di Bagdad. Questa svolta filo-Saddam si dispiega su un largo ventaglio di opzioni. Sul versante militare, si fanno arrivare informazioni segrete ai comandi iracheni e si attiva un flusso clandestino di armi. Sul versante finanziario, l'Iraq è ammesso agli aiuti creditizi di due importanti enti federali, la Credit Commodity Corporation e la Export-Import Bank. (...) La cosa più stupefacente è che gli aiuti americani a ... Bagdad continuano anche dopo la fine (agosto 1988) della guerra con l'Iran (...) Anzi, con l'arrivo di George Bush senior alla Casa Bianca (20 gennaio 1989), la politica filo-irachena subisce un rilancio con più copiosi aiuti finanziari». Nel novembre del 1989 a firma di George Bush sr venne firmata, in segreto, una direttiva (Direttiva per la sicurezza nazionale numero 26) che ordinava di incrementare il sostegno all'Iraq.

Tanti ipocriti che oggi si alternano tra carta stampata e studi televisivi hanno in malafede dimenticato questo spezzone di storia. Tanti utili idioti hanno dimenticato quante armi, quanta sussistenza, gli USA hanno dato all'Irak. E lo stesso è accaduto col fantomatico terrorismo di Osama bin Laden, a suo tempo armato, finanziato e addestrato dall'intelligence e dall'amministrazione statunitense, per destabilizzare l'Unione Sovietica all'indomani dell'invasione dell'Afghanistan. Questa è la verità, questa è la realtà.

Scomodo per molti affermarla, dato che adesso emerge nitidamente quali sono le reali intenzioni degli imperialisti.

Anche sui maggiori quotidiani nazionali viene riportata la notizia che la strategia dell'amministrazione Bush, concorde e pianificata con quella della destra sionista, è diretta a cancellare dal Medio Oriente ogni identità che non accetti le regole del Pentagono insieme a quelle del mercato globale, oltre a non accettare l'usurpatore sionista. Adesso la guerra imperialista serve ad occultare la crisi strutturale del capitalismo che imperversa sopratutto negli Stati Uniti.

Nelle metropoli alienate degli USA, trenta milioni di disperati mangiano ciò che i cassonetti dell'immondizia riservano loro. Nient'altro, in un'amministrazione liberista che ha cancellato ogni carattere di solidarietà e di socialità.

La guerra di Bush e di Cheeney, della Rice e di Powell, serve a mascherare questi traumi e questi contrasti insiti nella società nordamericana. Questa strategia guerrafondaia non viene celata; al contrario viene sbattuta in faccia al mondo intero come per dire «noi siamo i più forti, vi possiamo bombardare quando, come e dove vogliamo; le risorse della terra appartengono a noi, per il nostro benessere».

Siria ed Iran sono stati avvertiti, domani potrebbe toccare a loro.

Ma l'ingordigia sionista-americana non ha limiti. Adesso, ipoteticamente, se Siria ed Iran decidessero di attaccare le forze anglo-statunitensi in Iraq li distruggerebbero.

Centinaia di milioni di mussulmani nel mondo hanno un risentimento verso USA e Gran Bretagna tale da scuotere i continenti.

USA ed Israele ricorrerebbero all'arma atomica? E se lo facessero, contemporaneamente, anche la Cina, la Russia e la Corea del Nord, cosa ne sarebbe del mondo?

Ecco quanto l'amministrazione Bush insieme ai sionisti stanno provocando nel pianeta. Un sudario di fiamme e di fuoco, pronto a cancellare l'umanità dalla faccia della terra. L'altro ieri il pretesto è stato Hitler e la Germania Nazionalsocialista, ieri la Russia sovietica, oggi Saddam Hussein e l'Islàm. Ma il mondo, nella sua totalità, ha capito ed ha compreso benissimo chi sono gli schiavisti ed i negrieri di sempre, chi sono i veri autentici razzisti che opprimono il mondo.

È la politica imperialista e guerrafondaia degli USA, sono i dettami economicisti dello sfruttamento multinazionale che alimentano e tengono vivo e forte l'antiamericanismo in tutto il mondo. Se milioni di persone in Europa come a Giakarta, al Cairo come a Buenos Aires scendono in piazza bruciando la bandiera a stelle e strisce significa che esistono delle motivate e fondate ragioni. Se nel mondo monta la rabbia e la protesta contro gli Stati Uniti d'America e contro Israele vuoi dire che ne esistono le ragioni.

Se il Sudamerica attraverso le ricette economiche imposte dal Fondo Monetario Internazionale, dall'Organizzazione Mondiale del Commercio e dalla Banca Mondiale è alla fame e ivi la rabbia dei poveri esplode a catena vuoi dire che ne esistono le ragioni.

Il pianeta ed i suoi popoli non sono una bottega, né uno sportello bancario che esige continuamente un credito inestinguibile.

Vogliamo reprimere e punire anche la rabbia delle madri degli scomparsi argentini e cileni, durante le dittature militari di Pinochet e di Videla sostenute dagli USA e dalla CIA, che dopo l'11 settembre hanno salutato con compiacimento il crollo delle Twin Towers? Oppure vogliamo fare di tutto il mondo una bandiera a stelle e strisce con in mezzo la Stella di David?

Come accade, in questa direzione, è il mondo intero a perdere. Poiché è l'equilibrio e l'armonia di esso ad esser lesi, irrimediabilmente. Guai se divenissimo tutti americani, guai se tutti ci conformassimo all'ipermercato globale: il pianeta andrebbe in agonia, verso il collasso definitivo.



Le istituzioni democratiche vogliono reprimere gli oppositori al capitalismo

Riteniamo di non affermare una frase grossolana.

Lunedì 31 marzo 2003 siamo stati oggetto, insieme al fraterno amico e collaboratore di "Avanguardia" Husseyn Ugo Lazzara, di una perquisizione domiciliare (oltre ad una visita in ufficio, la perquisizione dell'autovettura per chi scrive e della bicicletta per Lazzara) e siamo stati investiti di un avviso di garanzia con ben quattro ipotesi di reato (peggio di Saddam Hussein e di Osama bin Laden messi insieme ...): dalla tentata ricostituzione del Partito Fascista (?!), alla onnipresente Legge Mancino (ma non siamo al fianco dei popoli semiti, del popolo nero afro-americano, contro le aggressioni, le ingerenze e i soprusi di Stati Uniti e Israele?), dall'associazione sovversiva (?) a un altro tipo di reato, dato che a quanto ci sembra intendere non è più possibile criticare il capitalismo né il neoliberismo, ossia l'ordinamento economico dello Stato. Abbiamo sempre scritto su "Avanguardia" che noi osserviamo le regole dettate dalla Costituzione della Repubblica, ed abbiamo sempre continuato ad affermare, con lo stesso spirito di libertà e di giustizia, ciò che abbiamo sempre detto e scritto, oramai da oltre venti anni.

Che dire?

Che fare?

S'è mossa la sinagoga, o lo Stato, attraverso i suoi organi giuridici e polizieschi, non ammette più la libertà d'espressione e di pensiero?

Affermiamo che alla «ricostituzione del partito fascista» potrebbe mirare solo un ignorante o un imbecille e noi non siamo né ignoranti né imbecilli: il Fascismo è stato un periodo storico e basta, altro è coglierne lo spirito sociale e rivoluzionario, antiborghese e anticapitalistico che lo ha caratterizzato.

Solo un pazzo penserebbe di «sovvertire con la forza» l'ordinamento politico-economico dello Stato; ciò non rientra affatto nei nostri canoni dottrinari politico-culturali e non siamo affatto dei pazzi. Abbiamo sempre affermato che ciò che conta è il consenso attraverso la conquista della società civile. E ci battiamo per questo.


Leonardo Fonte-Avanguardia