dal manifesto :

Importando a tutta forza. Tutto il mondo lavora per gli Usa che esportano guerre (e dollari appena fabbricati). Se il dollaro è debole i dati della bilancia commerciale di marzo degli Stati Uniti segnano il secondo peggior risultato di sempre con un passivo di 43,5 miliardi di dollari. La debolezza del biglietto verde non è stata di aiuto.


Il deficit commerciale degli Stati uniti è cresciuto in marzo rispetto al febbraio precedente, raggiungendo i 43,5 miliardi di dollari. Si tratta del secondo peggior risultato di tutti i tempi, superato soltanto dal record negativo assoluto di 44,9 miliardi di dollari: il deficit registrato nel dicembre del 2002. La strategia preannunciata era quella di un rilancio delle esportazioni: con le nostre merci, hanno detto, ottime e competitive, per la debolezza del dollaro riusciremo a migliorare di molto la nostra bilancia commerciale. Invece non è andata così: anzi, oltre che aumentare il deficit nella parte delle merci, gli Usa stanno perdendo di velocità anche nella parte dei servizi (trasporti, turismo, viaggi e così via). Questa parte rimane in attivo ma l'attivo si riduce in fretta.

Non sembra peraltro che i governanti Usa si siano stracciate le vesti per la preoccupazione; essi, apparentemente, assorbono bene il colpo, continuano a stampare moneta e si dichiarano contenti del fatto che il dollaro perda valore nei confronti delle altre monete forti, in particolare dell'euro. Anzi, le autorità monetarie mostrano sicurezza, come se avessero effettivamente pilotato il biglietto verde in una rapida discesa contro l'euro e lo yen per recuperare terreno alle merci con il prezzo in dollari sui vari quadranti del mercato mondiale.

A prima vista, il risultato sembra lo abbiano mancato. Le esportazioni non hanno dato segni significativi di ripresa, mentre le importazioni sono notevolmente peggiorate. Gli osservatori specializzati fanno notare che le merci acquistate qualche mese fa e da pagare per esempio in euro, al momento della consegna, in marzo, costavano ai compratori americani, dieci dollari in più ogni cento preventivati.

Per esempio Bloomberg nota che che la discesa del dollaro potrebbe essere la causa principale dell'aumento in valore delle importazioni, del 2,9%, fino ai 126,3 miliardi di marzo, livello superato solo dal record del settembre 2000. La media di 58 diverse previsioni di altrettanti uffici specializzati (quante braccia sottratte all'agricoltura!) indicava un risultato di 41 miliardi di deficit complessivo. Lo scostamento di 2,5 miliardi (un po' superiore al 6%) tra previsione e risultato effettivo, non è gigantesco, ma dimostra ancora una volta che l'unica previsione appropriata è che il risultato sarà diverso da quello atteso.

Si può anche notare che i rumori di guerra imminente hanno avuto l'effetto di far crescere il prezzo del petrolioe e quindi appesantire la bilancia commerciale degli Stati uniti importatori di laghi di petrolio ogni mese; d'altro canto la guerra in arrivo e l'aumento del prezzo reale o atteso del prezzo del petrolio hanno causato un'effettiva caduta nei consumi e nell'economia dei paesi clienti degli Stati uniti stessi, mettendo in funzione un classico meccanismo che ruota all'indietro.

Sono problemi che gli Usa pensano di risolvere con la forza dei loro armamenti, in grado di imporre al mondo il dollaro e la sua verità. In ogni caso le importazioni di petrolio sono arrivate in marzo a 9,1 miliardi di dollari, pari a 300,7 milioni di barili, contro i 7,5 miliardi e 247,1 milioni di barili di febbraio e anche considerando i tre giorni meno di febbraio rispetto a marzo, la crescita degli acquisti è significativa e corrisponde a un possibile accumulo da parte dei grossisti in previsione di crisi, aumenti dei prezzi, eventuali scarsità nel caso di una guerra prolungata.

A fianco del petrolio, due altri comparti merceologici sono significativi tra quelli in cui le importazioni superano le esportazioni Usa. In marzo le importazioni di auto estere hanno fatto il record: 3,53 milioni di pezzi , qualcuno di più del fantastico ottobre 2001 quando, dopo l'attentato dell'11 settembre al Trade World Center , i venditori di auto fecero proposte assai vantaggiose ai loro clienti che ne comprarono 3,52 milioni.

Ma se gli Usa sono tradizionalmente importatori di auto, è meno intuitivo che essi siano compratori netti anche nel comparto dei computer e affini. Certo il mercato americano è molto appetibile per tutti i fornitori del mondo, ma il potere delle multinazionali Usa sembrava insuperabile. E' possibile invece che gli scambi avvengano proprio all'interno delle stesse multinazionali del settore, utilizzando al meglio il lavoro che costa meno e il mercato che paga di più.

In definitiva l'andamento di marzo e quello di tutto il trimestre che con marzo si conclude (e quello dell'anno 2002 e quello di molti anni precedenti, andando a ritroso nel tempo), lasciano l'impressione che gli Usa si serviranno della loro forza militare per imporre il dollaro e comprare con esso le merci e i servizi necessari per completare l'offerta di quando serve al paese imperiale.