15.05.2003
Fini annuncia l’accordo nella maggioranza per far sospendere il processo contro il premier
di f. fan.
Gianfranco Fini procede a grandi passi lungo la strada della proposta chiamata ancora Lodo Maccanico sebbene questi abbia espresso più di una perplessità.
Ieri il presidente di An aveva detto che si tratta della «soluzione giusta» in questa fase «così aspra» del confronto politico. E in un’intervista a Panorama mette i puntini sulle «i». In termini che appaiono poco inclini al dialogo trasversale: sul lodo nella CdL «l’accordo è fatto» e adesso «i tempi dipendono dalla sola agenda parlamentare». Nessun dubbio poi sull’esito positivo dell’impresa: il lodo «rinvierà» la sentenza nei confronti del presidente del Consiglio sul processo Sme «a quando Berlusconi non occuperà più nessuna carica».
Fini definisce, invece, «bizzarra» la proposta di Francesco Cossiga di sospendere il processo Sme solo per la durata del semestre europeo: «È certo un appuntamento di grande rilievo. Ma finito quello ci saranno altre occasioni delicate. Meglio aspettare che Berlusconi non rivesta più una carica protetta».
Immediato il no di Quercia e Margherita. Nel merito, poiché trattandosi di materia costituzionale, sostiene l’opposizione, servirebbe una legge di revisione costituzionale con una «discussione condivisa» in un quadro complessivo ben più ampio. E nel metodo, tacciando le «sbrigative» dichiarazioni di Fini di «arroganza» e «non rispetto delle istituzioni».
Oltre alla contrarietà dei Ds, arriva subito il no del responsabile giustizia Dl Fanfani: «Fini sbaglia a pensare che le riforme istituzionali si possano fare a maggioranza, con il loro accordo interno. Così si pone sullo stesso piano di non rispetto delle istituzioni mostrato da Berlusconi».
E dunque una «chiusura piena», spiega l’esponente dielle: «Finché il clima è questo con il centrodestra non si tratta nulla». Conclusione condivisa da Arturo Parisi, che pure in linea di principio non sarebbe contrario a congelare i processi per i vertici istituzionali: «Per ora non ci sono le condizioni». Secco il no del Verde Pecoraro Scanio, che non esclude il ricorso al referendum. E boccia l’intesa rivelata da Fini: «La CdL è la casa della confusione, discutono ogni giorno e si mettono d’accordo solo sui patti di potere, quindi non so che accordo abbiano raggiunto». Più possibilista Clemente Mastella (Udeur) mentre Enrico Boselli dello Sdi coglie un punto: «Difficile affrontare in questi giorni un tema che si riproporrà dopo le elezioni».
Tutto rinviato, dunque, in attesa del risultato delle amministrative. Intanto Fini lima i contenuti della proposta cercando sponde fra gli avversari. L’esclusione di ministri, sottosegretari e coimputati - annunciata dal leader di An - già esclude Previti (almeno dagli effetti diretti dell’eventuale lodo). Ma si riaffaccia l’immunità parlamentare. Fini sostiene di voler lasciare ai tecnici gli aspetti giuridici della questione, però: «Mi limito ad osservare che dal '93 sono passati dieci anni e si può fare riferimento a legislazioni in questo campo più avanzate delle nostre. Basta trovare un ragionevole equilibrio tra chi vorrebbe tornare meccanicamente alla vecchia legislazione e chi bolla come “vergognosa impunità” qualunque tentativo di garantire al potere legislativo autonomia rispetto al potere giudiziario».