Urne aperte agli immigrati
A Genova in dirittura d'arrivo il diritto di voto agli stranieri. Ma la destra fa muro
AUGUSTO BOSCHI
GENOVA
Forse già da luglio prossimo Genova potrebbe estendere il diritto di voto per le elezioni amministrative ai cittadini stranieri che risiedono in città. Questo se il progetto, portato avanti da tempo da associazioni quali Città Aperta, dalla Cgil, dall'Arci, dalle Acli e intorno al quale si è coagulata l'intera maggioranza di centrosinistra del consiglio comunale, non incontrerà ostacoli insormontabili sulla sua strada. «E' un tema sul quale abbiamo iniziato a ragionare da tempo - dice Roberto De Montis, di Città Aperta - perché il diritto di voto è alla base delle associazioni che si occupano di immigrati. Ed è un discorso che facciamo a livello locale, sempre pensando che le nostre istanze di allargare i diritti vengano messe all'ordine del giorno a Roma». Un diritto che a Genova potrà essere esercitato da circa 25 mila stranieri anche se, come dice l'assessore comunale con delega alle politiche dell'immigrazione Dante Taccani, probabilmente non tutti lo eserciteranno. In ogni caso è bastata la notizia delle riunioni intercorse tra i rappresentanti della maggioranza consiliare e delle associazioni per mettere a punto un documento sulla questione da presentare al sindaco Pericu, per scatenare la reazione del centro destra, An e Lega in testa. Gianni Plinio, vicepresidente della Regione, è quello che si agita di più: non solo ritiene che far votare gli stranieri (non importa se algerini o americani) sia incostituzionale, ma addirittura giudica «un'offesa» per gli italiani che altri cittadini possano godere del diritto di voto. E tira in ballo l'ostruzionismo fatto per consentire il voto agli italiani all'estero.
«In realtà l'estensione del diritto di voto ha un significato politico profondo - risponde a distanza Laura Tartarini, avvocato del Genoa legal forum e consigliere comunale del Prc - e per quello che riguarda il discorso del voto degli italiani all'estero, quello che dice Plinio è una buffonata. Nel territorio deve decidere chi ci vive e non si capisce perché questi cittadini regolari che vivono a Genova da anni non possano esprimersi sull'amministrazione di quella che è a tutti gli effetti la loro città». L'altra obiezione è che la Costituzione dice (art. 48) che «sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età», frase che quale gli avversari del progetto interpretano come «sono elettori tutti quelli che hanno la cittadinanza italiana». «E' vero - continua Tartarini - ma è anche vero, per esempio, che all'articolo 3 si dice che "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge". Cosa vuol dire? Che chi non è italiano è diverso davanti alla legge? E' chiaramente una norma che non fa riferimento al termine cittadinanza in senso tecnico e che si applica a tutti quelli che risiedono sul territorio, e la Costituzione parla sempre di cittadini e lo fa in maniera a-tecnica». Del resto di diritto di voto per gli stranieri si parlava già nella legge sull'immigrazione Turco-Napolitano, come ricorda l'assessore Taccani: «anche dopo le modifiche apportate dalla Bossi-Fini è rimasto intatto l'articolo 9 della Turco-Napolitano che prevede espressamente pari diritti per gli stranieri con la possibilità di partecipare al voto, ed è una norma in armonia con quanto stabilito dalla Convenzione di Strasburgo del '92».
Adesso il progetto sul voto agli immigrati dovrà affrontare alcuni passaggi cruciali. Dapprima il documento, che è ancora in fase di stesura, sarà sottoposto al sindaco Giuseppe Pericu per vedere se ci sono eventuali obiezioni nella sua formulazione. A questo punto il sindaco deciderà se esporsi in prima persona e quindi appoggiare la riforma oppure se defilarsi e lasciare ad altri il compito. Quindi il progetto approderà alla Commissione affari istituzionali e da lì al Consiglio, dove dovrà essere approvato con maggioranza qualificata. Cosa assolutamente possibile, sempre che il centrosinistra resti unito. Di certo c'è che l'iniziativa suscita interesse anche al di fuori dei confini genovesi, da Venezia a Firenze.
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