4 settembre 2017, ore 4:00 del mattino ora della Russia centrale, scatta l'operazione "Pietro il Grande": da Mosca parte l'ordine in codice “il deserto è coperto di neve”. Dai silos in Siberia e dai sottomarini stazionati nel mare d’Okhotsk, nel Mar del Giappone e nel Pacifico sfrecciano nel cielo notturno 70 missili nucleari intercontinentali. Destinazione: Pechino, Harbin, Lushun, Shangai, Nanchino, Wuhan, Canton ed altre città ed obiettivi militari in Cina. Simultaneamente l’artiglieria apre il fuoco su tutta la linea del confine in Manciuria, annichilando i posti di frontiera e le unità cinesi stazionate al confine.
L’Operazione sorprende completamente i cinesi. I centri di comando sono distrutti, l’esercito più grande del mondo tarda a rispondere, come un gigante colpito alla testa. Nel frattempo 30 divisioni russe attraversano l’Argun, l’Amur e l’Ussuri, con l’obiettivo di occupare rapidamente la Manciuria e prendere Pechino ormai ridotta per il 40% ad un cumulo di rovine fumanti. La resistenza è debole, e l’esercito russo può avanzare sino ad Harbin in 3 giorni polverizzando la resistenza cinese.
La flotta cinese offre un’accanita resistenza. Si scatena una gigantesca battaglia navale al largo della penisola dello Shantung. I sottomarini d’attacco russi riescono a decimare la flotta sottomarina cinese, e lo stesso avviene con le unità di superficie. Il mare della Cina è dominato dai russi.
A quattro giorni dall’attacco, i cinesi dispiegano 40 divisioni a 50 kilometri a nord di Pechino, fermando la fulminea avanzata russa. Il “first strike” ha dato un vantaggio iniziale agli attaccanti, ma ora si dispiega la potenza militare cinese in tutta la sua terribile entità. Il primo attacco ha causato 40 milioni di morti civili, e 2 milioni militari, ha distrutto completamente la capacità nucleare del paese, ha eliminato il 70% dell’aviazione e, dopo la battaglia navale dello Shantung, anche la flotta cinese è distrutta. Ma la resistenza è fortissima su una linea che dal Mar Giallo segue a nord la Grande Muraglia sino al deserto delGobi. Le perdite russe sono ingenti: 47.000 uomini solo nella battaglia di Chengde.
L’alto comando russo ordina allora la fase 2, il “piano Gengiz Khan”, ultrasegreto, il cui obiettivo distruggere definitivamente la capacità demografica della Cina. Partono i bombardieri dalle basi siberiane e dalle portaerei al largo di Vladivostok. La maggior parte di essi porta un carico convenzionale, destinato a distruggere le dighe e gli argini del Fiume Giallo e dello Yang-Tze, ma una ventina porta un carico di morte come mai si era visto nella storia dell’umanità: le bombe contengono virus e batteri micidiali: antrax, peste bubbonica, vaiolo, sars (una varietà alterata nei laboratori russi) ed ebola.
Il bombardamento convenzionale apre enormi varchi negli argini dei grandi fiumi cinesi. L’incubo millenario della Cina ritorna come nemesi. Un diluvio colossale inonda la pianura gialla, annegando 120 milioni di cinesi nel giro di ventiquattr’ore. Nel frattempo cadono le bombe biologiche. Iniziano a spargersi le epidemie come piaga biblica. 10 milioni di morti nei primi due giorni, 50 milioni entro una settimana, e di lì a un mese si conteranno 600 milioni di morti.
A due settimane dall’attacco, il 18 settembre, il generale cinese Min Lu Shang chiede la resa. Si firma un armistizio. Le trattative di pace si svolgono a bordo dell’incrociatore russo “Rogentvenskij”. Le condizioni sono durissime: occupazione militare russa totale del paese per 10 anni, cessione alla Russia di tutta la Manciuria sino alla Grande muraglia, includendo la costa mancese e la vecchia base russa Port Arthur, cessione alla Russia dell’isola di Hainan. Indipendenza del Tibet, indipendenza del Sinkiang (ribattezzato Uighuristan) annessione della Mongolia interna alla repubblica mongola. Il confine nord della Cina passerà sulla Grande muraglia, dal Mar Giallo al deserto mongolo. Disarmo cinese per 70 anni, altissime riparazioni di guerra.
L’Operazione Pietro il Grande è un successo. Talmente fulmineo e totale, che nessun stato obietta o si oppone. Gli Stati Uniti accettano il fatto compiuto, l’Europa e il Giappone si affrettano a fare lo stesso.
Anche il Piano Gengiz Khan ha funzionato: gli attacchi nucleari, convenzionali e biologici elimineranno 1100 milioni di cinesi entro tre mesi dal primo attacco, principalmente per l’infuriare delle epidemie che solo a stento vengono controllate da unità speciali russe.
La potenza demografica e geopolitica cinese è distrutta. La russia si erge nuovamente come massima potenza eurasiatica. La futura partita si giocherà contro gli Stati Uniti.