IL PROFESSORE: «FUI PRATICAMENTE COSTRETTO A SCENDERE IN CAMPO NEL ‘95 PER EVITARE AL PAESE UN FUTURO ILLIBERALE»
«Guerrieri della libertà anti-fascismo»
La Stampa, 19/5/2003
ROMA
«Siate apostoli, missionari, direi guerrieri della libertà, siate contro il fascismo», ha detto il professore rivolgendosi in diretta tv via satellite a tutti gli ulivisti collegati dalle 126 città italiane dove ieri si sono svolte le Feste della Pace. Prodi si è calato nei panni del leader dell'Ulivo e ha recuperato le argomentazioni della sua «discesa in campo» del ‘95. Così, dalla sala del cinema di Villa San Martino, trasformata per l'occasione con una scenografia da convention, ha ricordato quando fu «praticamente costretto» a gettarsi nell’agone politico («per evitare al mio, al nostro Paese, che correva un grande rischio, un futuro soffocante e illiberale»). Nessun riferimento alle leggi sull'immunità e al processo Sme, ma una stoccata agli avvocati-deputatii non poteva mancare: libertà è anche avere «il diritto ad avere un parlamento imparziale, che non abbiano pregiudizi contro di noi e non considerino la Giustizia il nemico da abbatterei». Poi, una puntigliosa ricostruzione dei fatti del ‘95 quando «dei matti in due mesi fondarono l'Ulivo». «Ci voleva coraggio - ha aggiunto Prodi -, presi la decisione dopo molte angosce. Ma non c'erano alternative». Una scelta frutto di «una sana, lungimirante, visionaria follia. I partiti fondanti la Costituzione erano stati cancellati». E il futuro che si presentava agli italiani era «soffocante e illiberale» a causa del «fascismo». Nella sala tv da dove il Professore ha trasmesso il messaggio sono scattati gli applausi dei militanti appositamente invitati a Bruxelles, soprattutto quando Prodi recita la «preghiera laica», quel «credo cristiano e liberale»: «La nostra religione si chiama libertà. Io mi congratulo con voi che siete apostoli, missionari, anzi direi guerrieri della libertà, dentro a queste 126 giornate della libertà di altrettante città».a. l. m.
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