Telekom, Marini ripete le accuse
Interrogatorio fiume a Berna. Il faccendiere davanti a pm torinesi fa i nomi (non più i soprannomi) di Prodi, Fassino e Dini. L'ex ministro "querelato" da due giornalisti di Repubblica.
BERNA - Quasi dieci ore sotto torchio: nessun cedimento, nessuna ritrattazione. Davanti ai pm torinesi Igor Marini ha ripetuto quanto aveva già raccontato alla commissione parlamentare su Telekom Serbia. Indicando cioè Romano Prodi, Piero Fassino e Lamberto Dini come percettori di tangenti. Solo che stavolta l'ha fatto citando i tre vecchi rappresentanti del governo di centrosinistra non più coi soprannomi (Mortadella, Cicogna, Ranocchio) ma coi i nomi veri.
Erano le dieci di mattina quando Marini, attualmente detenuto in Svizzera e indagato in Italia per truffa e riciclaggio, è entrato a Berna negli uffici del ministero pubblico della confederazione elvetica per essere ascoltato dai giudici torinesi che indagano sull'affaire Telekom Serbia
Il suo interrogatorio è terminato verso le 18. L' audizione ha luogo per rogatoria, ed è uno degli ultimi atti di indagine della Procura di Torino, in quanto i termini scadono il 21 maggio ed è possibile ottenere una proroga solo per particolari esigenze investigative.
"Marini ha confernato la propria versione dei fatti", ha spiegato ai giornalisti il suo legale Stefano Camponovo. L 'invio in Svizzera di una delegazione della Commissione Telekom Serbia per ascoltare nuovamente Igor Marini sarà decisa mercoledì prossimo. La missione - secondo quanto si è appreso - potrebbe svolgersi presto, forse anche entro la fine del mese, sempre che le autorità elvetiche diano l'assenso sulla base di rapporti di assistenza giudiziaria. L'ufficio di presidenza della Commissione, allargato ai rappresentanti dei gruppi, discuterà mercoledì 22, alle 12.00, quali parlamentari si recheranno in Svizzera per sentire il consulente finanziario arrestato a Lugano lo scorso 8 maggio, quando le autorità svizzere fermarono Marini e i cinque componenti della delegazione della Commissione (tra cui Kessler dei Ds e Nan di Forza Italia) che lo avevano accompagnato.
Intanto i giornalisti del quotidiano La Repubblica Carlo Bonini e Giuseppe D'Avanzo hanno annunciato con un comunicato di aver "dato mandato ai propri legali di agire nelle opportune sedi giudiziarie" nei confronti di Lamberto Dini in seguito delle dichiarazioni rilasciate dall'ex ministro al settimanale del Tg5 "Terra" il 17 maggio scorso. "L'ex ministro ha accusato i due giornalisti di essere stati consapevolmente manipolati da non si sa quale servizio di informazione straniero, compilando l'inchiesta Telekom Serbia sotto dettatura. I giornalisti di Repubblica - conclude la nota - sono convinti che Lamberto Dini, uomo d'onore qual è, si difenderà in un'aula di giustizia, con la più ampia facoltà di prova, senza invocare quell'immunità parlamentare di cui è severo censore".
Pure i giornalisti di Repubblica? Ora i sinistri che diranno?
Se si è creduto alla signora Ariosto si dovrebbe credere anche al signor Marini